Film > X-men (film)
Ricorda la storia  |      
Autore: _Eleuthera_    25/05/2009    11 recensioni
Rogue tacque, perché aveva già premesso da un pezzo che non era Logan a volere che lei tornasse, a voler impedirle quel gesto estremo. Lui l’avrebbe lasciata andare.
E sentì un’amarezza sottile e nervosa, un rimpianto implacabile.
Sapeva, in fondo, di voler essere salvata ancora una volta, di voler essere salvata da lui.

Conflitto finale. Rogue va a prendere la Cura. Ma mentre è nella sala d'aspetto, arriva Logan.
[Missing Moment] [X-Men 3: The Last Stand] [Logan/Rogue]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New Page 1

Fairytale gone bad

 

 

Seduta, immobile, li ascoltava attorno a sé.

Saranno stati una dozzina, stretti in una sala d’aspetto troppo grande e dispersiva per farli sentire veramente al sicuro.

Nervosi, agitati. Chi sprofondato in piccoli gesti ansiosi, tamburellandosi sulle gambe, chi congelato in una maschera assorta, fissando il pavimento.

Rogue li sentiva tutti. Seduta tra loro, ascoltava l’angoscia, riconoscendo in quelle persone che mai aveva visto prima d’allora la stessa trasparente agitazione. La stessa inquietudine impaziente e terrorizzata che ustionava anche lo sguardo di quelle migliaia di mutanti che aspettavano fuori dall’edificio in attesa del proprio turno.

Aspettavano da ore e ore per cambiare la propria vita.

Rogue sentiva la loro presenza e l’aria di pioggia e lacrime che portavano con sé.

Alla fine, si disse, non sarebbe poi stato diverso da fare un vaccino qualsiasi. Entravi, ti facevano una puntura, uscivi e attendevi quindici minuti prima di andartene.

Un vaccino contro una malattia chiamata “mutazione”.

Rogue si guardò le mani coperte dai guanti neri, lunghi, che correvano dalla punta delle dita al gomito.

Un vaccino contro sé stessi, già.

E intanto li uccideva, i propri pensieri che la sola presenza di quei mutanti attorno a sé le rovesciava addosso, li estirpava dalla propria testa cercando di riflettere su niente, su un bel niente e sulla bellezza di poter sentire la pelle di qualcuno – Bobby? - contro la propria, una bellezza infinita.

Ripeteva dentro di sé come un mantra quanto fosse stata fortunata, quanto fosse una benedizione quella Cura.

L’immagine di due occhi azzurri balenò nella mente di Rogue, gli occhi di un ragazzo che lei aveva lasciato all’Istituto senza pensarci neanche troppo, senza neanche salutarlo.

Seguì l’istantanea di un disordinatissimo interno di camper, ruote che correvano sulla neve.

I ricordi sono dei grandissimi bastardi.

E per ultimo venne il più bastardo di tutti.

«Ascolta, se vuoi andare vai, ma devi essere sicura di volerlo.»

«Non dovresti dirmi di restare? Di andare di sopra e disfare i bagagli?»

«Non sono tuo padre, sono tuo amico»

Le si aggrovigliò lo stomaco. Avvertì qualcosa di simile al sudore affiorare alla nuca fredda.

La tentazione di fuggire seduta stante le afferrò le caviglie, ma Rogue non si mosse.

Chiuse gli occhi, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, abbandonando la fronte tra le mani.

Rimase rinchiusa in quei gesti per pochi minuti, ma le parve un tempo infinito, cosparso di ombre e ricordi.

«Ciao, ragazzina»

Rogue sussultò, alzando la testa di scatto, spalancando gli occhi. La mente comprese subito l’immagine davanti a sé, fu il cuore ad attardarsi ad accettarla.

«…Logan?!»

Il ricordo bastardo era lì, in persona, con il suo giubbotto un po’ consunto e gli occhi verdi ben fissi nelle iridi della ragazza.

Rogue avvertì quel cuore diffidente rimbalzare nel petto – come sempre, come succedeva sempre e come sempre cercava di nascondere, di mettere a tacere, di ricordarsi che Bobby-

Logan sorrise «Sorpresa?»

Era stato uno di quei sorrisi belli e lineari che le rivolgeva di tanto in tanto, in circostanze normali, sempre che si potesse definire normale la vita di una come lei.

Ma c’era dell’altro sotto, un’amarezza, quasi quella stessa ansia che lei faceva fatica a definire.

«Sì» rispose schietta Rogue, avvertendo lo stomaco aggrovigliarsi ancora di più «Che cosa ci fai qui? Non vorrai mica-»

«Prendere quella roba?» Logan scosse la testa, il sorriso serio «No, non fa per me»

Rogue inghiottì un respiro di sollievo mentre Logan si sedeva nel posto vuoto accanto a lei. Osservandolo con la coda degli occhi, Rogue percorse il profilo marcato e lo sguardo intenso. Sì, il battito del cuore era decisamente innaturale, e non dovuto solo all’angoscia del momento. Era quella presenza. E il ricordo di pochi minuti prima. Se vuoi andare vai.

«Se non sei venuto per la Cura…» esordì Rogue, sentendo le parole formarsi lente sulle labbra, come se una frase sbagliata avesse potuto cancellare quella presenza accanto a sé che le sembrava tanto impossibile «…sei venuto per me, allora?»

Immediatamente gli occhi corsero di nuovo al profilo vicino, per cogliere immediatamente la risposta che già sapeva.

Era sempre stata molto impaziente, Rogue. Scrutava il mondo con occhi sbarrati per cogliere ogni particolare.

Ansiosa di avere risposte, soluzioni, certezze.

Forse era per quel motivo che si trovava in quel luogo, in quell’istante.

Logan non la fece aspettare troppo. Le lanciò un’occhiata di sottecchi, sembrò prendersi un istante per ascoltare la situazione, il solito istinto, l’abitudine al pericolo.

«Sì» rispose alla fine «Sono venuto per te».

Era una conferma a qualcosa che Rogue già sapeva. Si fissò le mani coperte dai guanti.

Rimasero in silenzio per un po’. Sapeva di dover parlare, di dover chiedere spiegazioni, o di dover fare una battuta divertente, qualcosa che strappasse ancora un sorriso – perché sì, quei sorrisi la facevano stare bene. Molto bene. Le sembravano una conquista incredibile.

«Non capisco» disse invece, maledettamente sincera «Avevi detto… Mi avevi lasciata andare. Avresti potuto fermarmi all’Istituto…»

«Ma non l’ho fatto. È una scelta tua e deve essere tua, e basta». Logan sospirò. Anzi, si corresse Rogue, respirò profondamente. Non aveva mai visto Logan sospirare. Erano respiri, respiri profondi.

«E allora, perché?»

«Il professore. Quando ha saputo le tue intenzioni, mi ha chiesto di parlarti».

Rogue corrucciò le sopracciglia. Lo sguardo di Logan che riuscì a catturare non le sembrava propriamente sereno, piuttosto stanco, molto stanco, una preoccupazione nascosta sotto metri e metri di sé stesso, un’inquietudine che non sarebbe dovuta trapelare, che riusciva ad intuire chissà come mai, che forse stava solo sognando.

Però le vennero i brividi.

«Vuole che io cambi idea».

«Tu che ne dici?»

Non era una domanda.

Rogue si tormentava l’orlo della maglietta. Si stupiva sempre della naturalezza che trovava quando parlava con Logan, nonostante su di lui incombesse sempre il ricordo di quanta soggezione le aveva messo addosso la prima volta che lo aveva visto.

«Perché proprio te? Perché non Tempesta?»

«Perché sapeva che mi avresti ascoltato».

Gli occhi di Rogue piombarono nel bel mezzo dello sguardo di Logan. Colpita e affondata, batté le palpebre, nervosa.

«Allora fallo» esclamò «Fammi cambiare idea».

Per un lunghissimo istante il silenzio penetrò nei loro corpi.

«Non è la prima volta che mi trovo a farti cambiare idea» disse Logan. Rogue lo guardò senza capire, ma bastò un istante perché il ricordo tornasse di corsa sotto le palpebre. Un treno e le sue lacrime.

«La situazione era diversa» precisò, lo sguardo basso.

«Non troppo» Probabilmente Logan non si era preparato nulla da dire. Seguiva il filo dei suoi pensieri e Rogue si chiese se ce l’avrebbe fatta, a convincerla. «Quello che ti dissi allora vale ancora adesso. Penso che il professore voglia aiutarti veramente. Penso che possa risolvere le cose in modo molto migliore che questa -»

«Ma quando? Fra quanto tempo?» aveva paura della logica di Logan, ribattere era una difesa istintiva «Quanto devo aspettare per poter riuscire a toccare qualcuno senza ucciderlo? Se tu…» lo guardò, e lo trovò assorto, con gli occhi nei suoi «Se tu potessi avere indietro la tua memoria, ora, adesso, non lo faresti?»

Vide negli occhi di Logan l’effetto della sua domanda. Scivolarono in un pozzo. Rogue ebbe paura di essersi spinta troppo in profondità, di aver varcato una zona buia.

«Sì» disse Logan, senza che la voce vacillasse «Lo farei».

Ormai, si rese conto Rogue, i propri pensieri avevano il comando sulle parole. Doveva seguirne il corso. Anche se facevano male.

«Cosa ti ha promesso il professore, perché tu venissi a convincermi di tornare?»

Logan sorrise, senza la minima allegria.

«Il servizio era compreso nel prezzo da pagare per la mia memoria».

Rogue tacque, perché aveva già premesso da un pezzo che non era Logan a volere che lei tornasse, a voler impedirle quel gesto estremo. Lui l’avrebbe lasciata andare.

E sentì un’amarezza sottile e nervosa, un rimpianto implacabile.

Sapeva, in fondo, di voler essere salvata ancora una volta, di voler essere salvata da lui. Come quella volta, su quel treno, quando si era rifugiata sulla sua spalla ed era stata colta da una sensazione di benessere disperato, e si era convinta per un istante che tutto sarebbe andato a meraviglia, che avrebbe anche imparato a vivere con quel potere orribile, che lui l’avrebbe aiutata – non il professore, non Tempesta o Jean o Bobby, ma lui, Logan.

Il ricordo bastardo che interruppe il silenzio.

«Non sono stato molto convincente questa volta, vero?»

L’ironia le scivolò addosso. Lentamente, tutte le sue difese stavano cadendo. Rogue strinse i pugni guantati sulle ginocchia.

«Anche tu vuoi che io non lo faccia, vero?» chiese, sussurrando «Altrimenti non saresti mai venuto qui. Non posso credere che tu stia tentando di fare una cosa che non ritieni giusta».

L’ombra del sorriso era rimasta sul volto di Logan, ma lo sguardo era serio, profondo.

«Ho già fatto parecchie cose che non ritenevo giuste, in passato»

«Ma questa…» cercava parole che non venivano alle labbra. Se le morsicò.

Le sembrò che Logan intuisse il suo conflitto, lo vide avvicinarsi impercettibilmente a lei. E capì che stava per dire qualcosa che l’avrebbe colpita come un temporale.

«Se sono qui è perché non voglio che tu ti penta di quello che stai facendo. E ad essere sincero non mi hai convinto quando mi hai detto di essere sicura.»

Si aspettava una tempesta, invece furono parole quasi rassicuranti.

Lui aveva capito.

E ciò la faceva sentire maledettamente indifesa.

«Rogue» proseguì lui. Rogue rabbrividì, perché sentire la sua voce sul proprio nome era… così familiare «So che sembra un’idiozia da frase dei cioccolatini, ma vai bene così come sei»

Rogue avvampò. «Oh, certo. La donna intoccabile, chi non ne vorrebbe una?»

«Uno che si ferma alla prima difficoltà non è da prendere sul serio».

Rogue si chiese se non fosse una velata allusione a Bobby. E rieccolo, il battito del cuore in gola.

«È da un bel pezzo che ci conosciamo» proseguì Logan «E non mi sei mai sembrata quel tipo di ragazza che preferisce arrendersi e piegarsi davanti alla realtà. Vuoi davvero farti vaccinare come se avessi il morbillo?»

«Magari fosse morbillo» era stanca, Rogue, stanca di quel dialogo, stanca di aver paura, stanca di sentire il cuore battere così forte. Avvicinò il proprio sguardo a quello di Logan, agguerrito e fisso nei suoi occhi «Non ce la faccio più a non essere baciata perché potrei fare del male a Bobby»

Eccola, la verità.

Gli occhi di Logan erano ancora più profondi di prima.

«Un ragazzo che ti ama davvero» disse, una voce che fece rabbrividire Rogue ancora più forte «ti bacerebbe e se ne fregherebbe delle conseguenze».

Rogue alzò lo sguardo, dimenticandosi anche di arrossire, e la voce le morì in gola.

Quando le labbra di lui trovarono le sue, Rogue si chiese quante volte avesse sognato quel momento, senza neanche osare sperarlo. E le sembrò lampante, le sembrò una risposta così meravigliosamente perfetta, è venuto perché mi ama, è venuto a salvarmi.

Gli sfiorò i capelli, il viso, sentì il suo sapore e dimenticò tutto.

Finché non avvertì troppo forte il vuoto completo nella mente, la sensazione di assenza.

Quando il contatto finì, la cosa più dolorosa fu lo smarrimento annebbiato negli occhi di lui.

«Mi dispiace…» mormorò, senza riuscire a guardarlo «Mi dispiace Logan, io… avrei dovuto dirtelo prima. Ho preso la Cura… prima che tu arrivassi… io…».

Logan scosse la testa, accarezzandole i capelli «Stai tranquilla.»

E Rogue scivolò sul suo petto proprio come quella volta su quel treno, quando lui era arrivato in tempo. Quando si era quasi convinta di poter risolvere le cose, senza fretta, aspettando.

Sentì le lacrime scivolare in gola, perché lui l’avrebbe portata in salvo, avrebbe rischiato la vita.

Ma ormai non c’era più nessuno da salvare.

 

 

..................................................corner A

Quasi non ci credo che sono tornata. Yes, era da settembre che non scrivevo una fan fiction e la concludevo.
Per questo devo ringraziare bambi88, alias Roberta, che, con le nostre conversazioni post X-Men le Origini, mi ha fatto tornare il lume dell'Ispirazione. Inoltre mi ha anche fatto da beta reader, e ne vado fiera, considerato che è una delle mie autrici preferite *___*

E' da un po' più di un anno che seguo la saga cinematografica di X-Men. Lo confesso, del fumetto so poco o niente, e non mi attira. Vedendo Le Origini, mi sono chiesta perché non scrivere una fan fiction.

Logan è decisamente il mio personaggio preferito. Ricordo di aver passato una buona conversazione con Roberta a discutere di come Jackman l'avesse interpretato magistralmente in tutti e tre i film. E l'unico personaggio con cui riesco a immaginare un paring è Rogue - forse perché sono innamorata della scena in cui lei arriva nel primo film e lo vede sul ring, forse perché adoro il loro dialogo quando sono sul treno e lei si appoggia a lui, forse perché tutto sommato è una fangirl di Wolvie innamorata persa.

Insomma, adoro il rapporto che c'è fra quei due. Quell'affetto un po' nascosto, quel modo di ammorbidirsi di Logan. L'imbarazzo di lei. Mi piacciono proprio.

Naturalmente oltre che missing moment questa fic è anche una what if, perché nel terzo film Logan non va assolutamente da Rogue per fermarla. In sostanza la trama non cambia molto, se non fosse che ho messo da parte il LoganJean che non mi è mai piaciuto. Rogue comunque prende la Cura. Neanche Logan riesce a salvarla da sé stessa, questa volta.

Ultima cosa: perché gli occhi di Logan sono verdi? Perché Hugh Jackman li ha verdi e io mi sono basata esclusivamente sul film. Io e bambi88 abbiamo discusso a lungo riguardo questo particolare.
Per il titolo mi sono ispirata alla canzone "Fairytale gone bad" dei Sunrise Avenue.

Ringrazio tutti i lettori e, ancora una volta, la collega mosca nera Roberta.

Sayonara,
Ele

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > X-men (film) / Vai alla pagina dell'autore: _Eleuthera_