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Autore: Noeru    02/01/2017    0 recensioni
"I BladeBreakers hanno un'amicizia in grado di fronteggiare le peggiori avversità, i cinesi sono una famiglia, gli americani si fanno reciprocamente il tifo alle partite e noi? Tentiamo di capire se una ragazza è fidanzata oppure no! è ridicolo!"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andrew McGregor, Gianni, Nuovo personaggio, Oliver, Ralph Jurges
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"è pronto, Signore?" Ralf rimirò un'ultima volta l'elegante completo in velluto nelle sfumature dell'indaco, i capelli viola che scoprivano la fronte ampia delineata da sopracciglia scure e dritte e le eleganti scarpe nere. Poi ricoprì lo specchio con un telo bianco; aveva ordinato di coprire qualsiasi superficie riflettente presente nel castello e i corridoi durante la notte sembravano invasi da spettri e fantasmi. Era una soluzione drastica, ma efficace a non distruggere ulteriormente la sua autostima già in pezzi. Le parti arrotondate delle armature erano come specchi deformanti al parco dei divertimenti e le normali superfici riflettenti non lo aiutvano per niente a dimenticare chi era.
Non avrebbe mai voluto mettere piede nel salone dei banchetti; sapeva benissimo chi lo stava aspettando e avrebbe addirittura preferito ci fosse Jens Christensen al suo posto.
Quel maledetto giorno era arrivato.
Percorse l'intera stanza inquieto: cosa lo attraeva davvero di Henriette?
Era una degna artista e blader, ma al di là...Aveva incontrato ragazze molto più belle, violiniste eccelse, i campioni mondiali di beyblade e girato i migliori teatri del mondo eppure nella norvegese c'era qualcosa in più a differenziarla dal resto del genere femminile.
Misurava sotto al metro e sessanta e la sua danza era molto meno acrobatica rispetto allo stile di Jens Christensen, ma Ralf adorava vederla girare su sé stessa, saltellare, sorridere agli spettatori elevandosi oltre la dimensione terrena.
Al di sopra di lui.
Discendeva da aristocratici possedenti terrieri e viveva in un grande e lussuoso castello, ma era povero in confronto a lei proprio perché aveva dentro di sé l'equivalente delle ricchezze appartenenti agli Jurgens.
Aveva sprecato l'unica occasione di parlarle balbettando futili castronerie.
Fosse stato più coraggioso...Davanti a lei ogni proposito cambiava; colpa dei sentimenti.
Desiderò rinchiuderli in uno scrigno e gettarlo nel caminetto bruciante.
Calore, fuoco, non di nuovo: durante i combattimenti ardeva come il sole e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
"Tutto bene?" Johann insisté dietro al portone che Ralf si limitò ad aprire, seguendo il maggiordomo attraverso i caldi corridoi fra le pesanti pietre.
Johann...Johansen...
Sfilò davanti a silenziose statue marmoree e bronzee, prendendo posto infine sulla comoda sedia ricoperta in seta porpora sullo schienale, presentandosi impassibile ad una sua coetanea mai vista e conosciuta prima.
Sfoggiava un costoso e raffinato coordinato giacca e gonna lunga in velluto marrone scurissimo contrastante coi bordi color sabbia.
Pesante come l'idea di sé stessa trasmessa mediante quel neo accanto alle labbra increspate e le sottili sopracciglia marcate dalla matita.
"Piacere!" Rispose marziale la nobile: "Il mio nome è Ingeborg von Helmholtz! La mia famiglia affonda le radici nel 1153, ovvero quando Alarico von Helmholtz ottenne in sposa la bella Ildebranda della dinastia Edelweiss" La sua voce suonava fastidiosamente nasale.
"In quale maniera prediligi trascorrere le tue ore libere?" Gli domandò, sistemandosi sul naso grossi occhiali rotondi: "Io adoro leggere, giocare a scacchi e studiare storia" Sottolineò saccente; aveva tirato fuori quelle parole, sperando di compiacerlo.
Probabilmente le era stato assegnato un copione da recitare.
Davanti alla scacchiera non c'era affatto gusto a vincere facile.
Quando Andrew giocava agendo d'impulso delineava una strategia non sempre efficace, ma almeno suo marchio di fabbrica.
Al contrario, Ingeborg nascondeva le proprie lacune dietro ad un'insopportabile ostentata sicurezza di sé che non migliorò l'idea di Ralf.
"E in fatto di musica?" Baciandole la mano guantata si sentì un verme, più che mai infedele alla sua adorata Henriette.
"Wagner è il mio compositore preferito! Le sue opere trovo siano ricche di significati nascosti e rispecchiano il concetto di Gesamtkunstwerk alla perfezione, vale a dire..."
"E suoni qualche strumento?" Se non l'avesse interrotta avrebbe ripetuto pari pari le note biografiche sui libretti teatriali nell'apposito scaffale della fornitissima biblioteca del castello.
"Oh sì!" Trillò Ingeborg: "Pianoforte e violino! Iniziati a cinque anni!" Si sedette allo sgabello in ebano; gli Jurgens possedevano un vecchio pianoforte dai tasti in avorio ingiallito.
Ralf aveva provato a suonarlo molto piccolo senza mai brillare e presto aveva smesso, lasciandolo impolverare e scordare.
La brunetta sedeva impettita, picchiettando su bianco e nero un arcinoto motivetto mozartiano: "Potresti voltarmi la pagina?" Per avere cominciato presto non avrebbe retto il confronto con Tuomas Kovalainen, altro rivale in amore non improbabile. La solennità dei suoi zigomi taglienti incorniciati da morbide onde scarlatte contrastanti con gelidi occhi verdi si fondeva con l'individualità mostrata nel pentagramma avvolto intorno al bianchissimo ed affusolato braccio, facendo uscire il tedesco ancor più perdente che dal paragone con spigliatezza e fisicità armoniosa di Jens Christensen.
Durante la data a Helsinki dei Northern Lights, il finlandese era entrato in scena a braccetto con la norvegese e le aveva baciato la manina delicata, accrescendo la convinzione di Andrew e Gianni circa la sua mancanza di speranze con lei.
Eppure l'aveva tratta in salvo da quattro villani desiderosi di ferirla o abusarne; avrebbero solo maltrattato quel fisico minuto che in pochi sapevano apprezzare.
Dire Ralf era attratto da tale corpo era riduttivo: lo adorava e si sarebbe lasciato consumare ben oltre la morte pur di fornirgli la protezione che la sua proprietaria mai avrebbe chiesto direttamente.
"Non sei stato attento!" Sentenzio Ingeborg, ripetendo la romanza daccapo.
Ogni nota era priva di anima; tutto il contrario di Tuomas, il quale dava vita persino alle pause, servendosi della suspence nel pubblico.
"Perdonami...I brani di mio gradimento catturano la mia mente e l'abbandonano in un flusso di coscienza...Mi piacerebbe sentirti al violino invece..."
Si pentì di aver pronunciato quelle parole, udendo lo smorto sfregamento dell'archetto sulle corde tese; figurarsi se era capace di suonare ballando contemporaneamente.
Occupava il centro della sala più rigida del legno tenuto in mano.
Il quintetto nordico le avrebbe vivamente suggerito di darsi al ricamo, all'uncinetto, al decoupage...Qualsiasi cosa, ma non la musica.
A danzare si rivelò ancora più disastrosa. Mentre piroettavano sul liscio pavimento, Ralf immaginò Henriette al posto della contessina, la quale era un misero burattino e si lasciava condurre senza muoversi per davvero.
"Ti piacerà!" Gli ripeteva Andrew: "Poi le pagherai i migliori insegnanti presenti sulla piazza ed avrai la tua violinista ballerina!" Come se talento e leggiadria fossero trovabili in qualunque creatura.
La norvegesina non aveva acquisito le sue doti puramente allenandosi, sennò sarebbe passata molto più inosservata.
"Sempre se per quello l'ammira!" Aveva sogghignato Gianni.
Quando l'interminabile giornata volse al termine, Ralf si congedò dall'ospite indesiderata.
Massaggiandosi le tempie sul divanetto in velluto rosso, cercò di dimenticare il ronzare della voce che forse avrebbe dovuto ascoltare per il resto della sua vita.
No! A lei avrebbe preferito la solitudine eterna, anche a costo Henriette scegliesse il suo uomo fra i ragazzi della band.
Si sentì terribilmente stupido a balbettarne il nome: Henriette, Henriette, Henriette...Aveva un suono dolcissimo.
Ogni parte di lui gli suggeriva l'avvicinamento, ma la ragione lo teneva inchiodato al dovere: tenere alto il nome familiare mediante l'unione con l'insipida Von Helmholtz.
Non di nuovo...Stava pensando alla biondina...L'immaginò volteggiare dinnanzi al suo sguardo e staccarlo dal velluto cremisi al fine di percorrere i passaggi del maniero da cima a fondo abbracciata alla sua schiena tonica al sicuro sulle sue vigorose spalle.
"Signorino Ralf" Johann interruppe quel sogno ad occhi aperti destinato a mai avverarsi: "Ci sono visite per lei!"
"Ancora?!" Ralf non riuscì a nascondere il suo bisogno di solitudine.
Una misteriosa figura incappucciata varcò il portone intarsiato e prese posto di fianco al tedesco, inzuppando gli arredi: "Chi sei?"
"Il rampollo degli Jurgens..." Mormorò suadente il misterioso visitatore. Era alto quasi come lui, slanciato e magro. Il mantello raggiungeva i suoi lunghi piedi infilati in scarpe appuntite di pregiata fattura.
"Come fai a conoscermi? Quale ragione ti spinge ad attraversare un'intera foresta in un giorno tempestoso?" Fuori il fogliame fremeva sotto pesanti e fitti goccioloni e fulmini squarciavano il cielo intervallati da sonori tuoni.
Le condizioni metereologiche perfette per dipingere l'anima di Ralf, bisognosa di raggi solari.
Lo sconosciuto andò avanti: "Mi presento...Immanuel, Faust Immanuel...Il sapere non è mai abbastanza...Nel corso del mio ciclo vitale ho studiato qualsiasi scienza. Tuttavia il più complesso argomento mai affrontato resta la mente umana, apparentemente facile da decifrare, ma imprevedibile...Ha molteplici sfaccettature e cercare di quantificarla equivale ad ingabbiare il vento" Si tolse il cappuccio, lasciando scivolare corpose onde nere e rivelando occhi simili a luminosi quarzi citrini. Il volto allungato presentava un naso dritto, ma non grosso accentuato dall'attaccatura a V dei capelli: "Mi piaci...Sei così leggibile..."
"Non essere sciocco! Sto benissimo!" Ralf non tollerava tutta la schiera dei ciarlatani che si professavano esperti in materie senz'alcun fondamento scientifico.
"Lo vorresti, però il dilemma emerge dalla tua testa avviluppandoti a guisa d'edera..." Continuò l'altro.
Aveva un'età indefinibile, il volto eburneo e levigato non dava l'impressione stesse scherzando, sebbene non risultasse ridicolo alla stregua di cartomanti e veggenti.
Sotto il mantello indossava una camicia porpora scuro, pantaloni neri e stivali neri decorati con intagli violacei. L'unico ornamento presente era una spilla che consisteva di una croce scandinava di bronzo intersecata con un cerchio d'argento diviso in due metà perfette da una pietra bianca ed una nera incastonate al suo interno. Quattro pietre più piccole brillavano alla sommità di ciascun braccio della croce e tre minerali più grandi occupavano gli spazi intorno ad essa creando un triangolo isoscele delimitato dall'oro.
"Tu vuoi lei" Mosse il Re Bianco e la Regina Nera sull'antica scacchiera in marmi policromi: "Ma non puoi averla perché sei troppo diverso...Il tuo capriccio amoroso sconvolgerebbe come l'ordine è sempre stato...Sanguini per amore...Stai soffrendo..."
Avvicinò i due pezzi di scacchi e provocò la caduta di tutti i bianchi.
Lo ripetevano Gianni, Andrew ed Olivier, sperando il loro capitano desistesse e si mettesse a cercare altrove, ma Ralf aveva intuito il tesoro si trovava in Norvegia.
"L'unico modo per esaudire il tuo desiderio sarebbe insudiciare il tuo candore nobiliare, lo sai"
Si sentì nudo di fronte a quell'individuo: "Sei certo dei tuoi pensieri? Avrete interagito almeno una volta? Le sue parole non differiscono da quanto mi narrò un rammollito nel tentativo di ostacolare l'accrescersi della mia conoscenza...Non vorrei essere al suo posto, schiacciato nelle profondità della terra, lontano dal sole" Gli tornò in mente il discorso di Henriette, l'inutilità della violenza e l'utilizzo del bit-power a fin di bene, danzandoci e donando bellezza ad un mondo arido e progressivamente più brutto.
Tutte cose non avrebbe mai potuto fare, essendo il grifone nato ed addestrato per lottare.
Tale creatura sacra, tale possessore; pure lui portava avanti la boxe in quanto sport praticato da generazioni di suoi familiari insieme alla spada medievale e si distingueva negli scontri di beyblade grazie alla forza fisica.
"L'amore è anche fatto di rinunce..." Adocchiò il suo beyblade vicino alla scacchiera: "Vorresti ti vedesse come un feroce combattente, distruttore della pace e dell'armonia da lei tanto utopizzate?"
Griffolyon riassunto in una frase secca: principale alleato delle battaglie che videro gli Jurgens vittoriosi, generando prestigio, onore e gloria.
Rivalutate apparivano mere guerre, spargimenti di sangue e soprusi; una catena di oppressioni fra forti e deboli: "No"
"Allora lascialo andare...D'ora in avanti non ti servirà più. Dimostrale la tua rinascita!"
   
 
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