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Autore: Cass_Pepper    02/01/2017    3 recensioni
-Kadar!- il suo urlo era straziante –Kadar! Perché? Kadar! KADAR!-.
Si aggrappava spasmodicamente alle mie spalle, come se cercasse di non scivolare in un burrone.
Infilò la testa all'incavo del mio collo, con la faccia rivolta verso l’esterno, le ciocche rosse mi solleticavano la pelle del collo e le sue lacrime, scivolavano dalla spalliera per finire poi a bagnarmi la tunica.
-Perché, Altaïr? Perché lui...?- Non riuscì a finire la frase. Pianse ancora, singhiozzando, strinse più forte la presa, come se avesse bisogno di una prova che fossi lì, che non fosse sola.
Nella mia mente, la frase poteva avere un solo esito:
"Perché lui... e non tu?"
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Desmond Miles, Kadar Al-Sayf, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: I'm With You'
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Ehilà? C'è nessuno in ascolto?
Eccomi tornata, con molta gioia, a pubblicare un nuovo capitolo di "I'm With You", dopo uno stacco di quasi tre anni (Shame on me).
Forse non mi merito un caloroso bentornato, soprattutto perché molti di voi mi hanno scritto spesso in questi tre anni (lettori nuovi  e vecchi) per complimentarsi e chiedermi di continuare, ma io sono stata sorda un po' di volte... Eppure, eccomi qui.
Spero di ritrovarvi, ritrovarmi, ritrovarci... e che il capitolo vi piaccia!
Purtroppo non c'è molto da dire, ma sappiate che mi siete mancati e che scrivere per voi è sempre e sempre sarà la cosa più appagante di tutte.
Un bacio e che la fortuna assista la vostra lama!


Cass

17. Learning to Live

Ti imploro dal profondo del mio cuore di mostrarmi, almeno tu, comprensione:
Ho bisogno di vivere la vita come alcuni mai potranno fare.
Ti prego, trova della gentilezza,
trova bellezza, trova della verità,
e quando la tentazione mi mette in ginocchio
e io mi sdraio, prosciugato da ogni forza,
mostrami la gentilezza, la bellezza e la verità.

Il modo in cui il tuo cuore palpita fa la differenza:
E’ ciò che decide se resisterai al dolore che tutti proviamo.
Il modo in cui il tuo cuore batte fa tutta la differenza
nell’imparare a vivere...
Dream Theater- Learning to Live

Commettere azioni socialmente inaccettabili vi farà perdere sincronizzazione. Per recuperarla, seguite il Credo.

Tra i piagnistei di Abbas, le incoraggianti pacche sulle spalle di Bashir e gli sguardi attenti di Ranya, io e Vega ci incamminammo verso la Dimora, confondendoci tra i frettolosi passanti.
Era necessario andare dal Rafiq e raccontargli della missione, per poter poi prendere congedo. Per fare cosa, nessuno dei due ancora lo sapeva.
Vega si girò per lanciare un’ultima occhiata triste ai suoi amici, e io seguii il suo gesto, ritrovandomi a guardare Ranya.
Dal suo sguardo, capii che sapesse cosa sarebbe successo tra me e Vega, quando lei avesse saputo. E dalla sua espressione capii anche altre due cose:
Il tempo non era molto lontano e lei se ne dispiaceva.
Mai quanto me ne dispiacevo io.

Avanzamento rapido ad un ricordo più recente: Inizio Imprint Mnemonico

-Mi chiedo quale dovrebbe essere la nostra prossima mossa- Vega, rannicchiata nell’atrio della Dimora, con la schiena poggiata al muro e uno dei cuscini tra le braccia, dove aveva poggiato la testa, sobbalzò alla mia silenziosa entrata in scena.
Il colloquio con il Rafiq era stato lungo, nauseante e stremante e, nonostante questo, non aveva prodotto alcun risultato soddisfacente o illuminante.
Ovviamente della leggenda non avevamo detto nulla, né tanto meno del nuovo Frutto o dell’Antica Civilizzazione.
Riferimmo accuratamente, però, della battaglia e di come ‘Akkā fosse tornata libera, della possibile ubicazione di Di Sable a Damasco, come avevamo sentito durante la riunione templare e del manoscritto come possibile oggetto di interesse da parte di Al Mualim.
Al Rafiq tutte queste informazioni erano state sufficienti per spingersi ad andare a Damasco ad uccidere Di Sable e a prendere il manoscritto.
Peccato che non fosse esattamente quello il compito cui avremmo dovuto adempiere. Uccidere Roberto avrebbe significato perdere l’occasione di seguirlo finché non avesse trovato il frutto e poi sventare i suoi piani.
-Non chiederlo a me...- mi rispose lei, in un soffio –Credo che dovremmo essere razionali, analizzare la Leggenda e applicarla alla realtà!-.
Mi sedetti vicino a lei, così vicino che le nostre spalle si toccavano, poi mi accostai al suo orecchio –Credevo che avessimo già razionalizzato ma soprattutto applicato la Leggenda alla perfezione!- sussurrai, allusivo.
La guancia di Vega si imporporò appena, ma la sua espressione era tutta di ammonimento. Sembrava che i ruoli si fossero scambiati:
Lei seria e puntigliosa e io  rilassato e scherzoso. Aveva ragione, in ogni caso.
Feci mente locale –Sappiamo che Al Mualim vuole tre cose: Il Frutto. I piani dei Templari... – mi fermai un secondo, per gustarmi quell’ultimo punto –La vita di Di Sable-.
Sembrò leggermi in volto quanto la morte del Capo Templare mi sollevasse, soprattutto se il merito della sua dipartita fosse stato il mio.
-Se così fosse, la cosa più logica sarebbe seguire il consiglio del Rafiq e andare a Damasco. Eppure...- sospirò, con aria affranta –Qualcosa mi dice che non è la strada giusta-.
Andava contro ogni logica non seguire la pista di Damasco, me ne rendevo conto, eppure anche io sapevo, in qualche strano modo, che avremmo dovuto fare altro.
Un istinto, piccolo e pungente, si era insinuato tra le mie logiche riflessioni, fastidioso come un tarlo... Non mi era mai capitato di dubitare tanto della mia ragionevolezza.
Vega mi accarezzò dolcemente la testa, con un mezzo sorriso a incresparle il volto.
Il sole che filtrava dalla finestra creava fantastici giochi di luce tra i suoi capelli, oltre ad illuminarle il viso d’alabastro come se fosse un malak
.
-Credo che dovremmo consultare delle mappe astrali-
Mi allontanai dal muro con uno scatto violento, veramente sorpreso di quella proposta così... beh, inaspettata. Mappe astrali?
Vega ridacchiò della mia reazione esagerata, spostandosi in avanti per essere di nuovo faccia a faccia, per guardarmi negli occhi, supposi.
Aveva intenzione di farmi due moine per convincermi, nel caso non fossi stato d’accordo? Ovviamente le avrei detto di “No” a prescindere, se l’idea mi fosse sembrata stupida.
Non potevo negare, anche con un certo imbarazzo e una ferita nel mio orgoglio di uomo, che non mi sarebbe dispiaciuto vederla tentare, magari le sue argomentazioni si sarebbero dimostrate sorprendentemente valide...
No, non avevo giustificazioni per questi pensieri. Quella donna mi stava corrompendo e io non ero per niente intenzionato a fermarla.

Fantastico.

Sembrò interpretare il mio silenzio come un invito a spiegarsi, per fortuna.
-Vedi, sono convinta che la leggenda centri qualcosa con il Frutto Dell’Eden. Quindi, per venirne a conoscenza, Di Sable deve averla appresa dal manoscritto... questo spiegherebbe perché interrogasse e perseguitasse i popolani di Acri- si fermò, per vedere se la seguissi.
-Ranya- riprese – ha parlato degli strumenti di Zhinu e Niulang come mezzi per incantare natura, animali e uomini, sebbene in termini molto più romantici. Questi sono gli stessi poteri che ha la Mela che si trova nelle mani di Al Mualim! E’ ovvio che ce ne sia un altro, con gli stessi poteri: Il Telaio e il Flauto sono due frutti dell’Eden!-
Rimasi sinceramente sorpreso di quell’intuizione, sentendo la storia ricostruirsi nella mia mente con una prospettiva nuova, finalmente calzante.
Si alzò in piedi, rivolgendo lo sguardo al cielo –Per cui, visto che siamo vicini al settimo giorno del settimo mese, e io sono Vega e tu sei Altair, quello che dovremmo cercare è...-
Le sorrisi –Il punto in cui ci incontriamo... Sei un genio, Vega-.
Tornò a guardarmi con quegli occhi brillanti, fece spallucce e un ghignò affatto umile spuntò sulle sue labbra –Faccio del mio meglio!-.

Avrei dovuto immaginarlo.
Ero stato folle non prevedere che svolta avrebbero, ovviamente, preso le cose.
Quanto era durato il mio sprazzo di felicità? Tre mesi scarsi?
Forse era durato anche troppo per la fine disastrosa che gli si prospettava.
Io e Vega consultammo diverse mappe astrali dei mesi estivi per cercare Deneb, stella alpha della costellazione del Cigno e importante luogo dove io e Vega avremmo potuto proseguire la nostra missione. I risultati mi spiazzarono:
Ero talmente incredulo che insistetti per confrontare quelle conclusioni con diversi almanacchi e libri di astronomia, ma in poche ore non avemmo più dubbi sul luogo in cui Deneb si sarebbe trovata il settimo giorno del settimo mese.

Ūrshalīm.

Ovviamente, pensai, dove altro ci saremmo dovuti fermare per poco meno di un mese, se non nella città dove era stanziato Malik, il Rafiq che aveva tutto il diritto di privarmi della persona più importante che avevo al mondo poiché era stata privata della sua da me?
Dovevo parlare con lei prima di arrivare a Gerusalemme.
Avrei dovuto dirle molto tempo fa che le stesse mani che l’avevano accarezzata erano intrise del sangue di chi aveva amato.
Che le stesse labbra che avevano lambito le sue labbra e le corde della sua anima con parole dolci non erano state capaci di tante gentilezze in passato...
E che lo stesso uomo che aveva bramato la purezza e la sincerità del suo amore, puro e sincero non lo era affatto.
Come, come potevo dirle che ero stato io ad uccidere Kadar?
Come potevo dirglielo senza rovinare la missione, senza mettere le nostre vite in pericolo per qualche sua avventatezza? E senza perderla, magari?
La guardai preparare, impaziente di rivedere Malik, il suo sacco da viaggio, sperando forse di vedere una soluzione nei suoi gesti frenetici. Invano.

 

Il viaggio procedeva relativamente tranquillo.
Viaggiare tra i deserti e le zone brulle che separavano Acri e Gerusalemme era, da un punto di vista fisico, debilitante e, da un punto di vista umano, noioso per dei viaggiatori frettolosi, inesperti o poco attrezzati.
A me, invece, preparato tecnicamente, era sempre risultato un viaggio straordinariamente rilassante e ideale come momento di profonda riflessione.
Ed era, in effetti, quello che mi serviva: modo e tempo per riflettere sulla mie colpe.
La mia leggerezza passata era stata severamente giudicata e punita da chiunque a Masyaf, anche da chi, forse, non poteva permettersi di scagliare la prima pietra.
Non c’era stata comprensione nei cuori di nessuno perché, lo riconoscevo, il vecchio Alta
ïr non meritava alcun tipo di giustificazione o scusante.
Dura era stata la mia pena e ancora più duro era stato accettarla, al principio: Quanta rabbia, quanta umiliazione, quanta insolenza e quanta superbia mi appesantivano la vita.
Ma avevo imparato molto e grandi erano stati i cambiamenti dentro di me; non potevo riconoscermi in quell’Assassino spietato e superficiale.
Il perdono era stato importante nel darmi quella spinta finale per consolidare il mio cambiamento ed era pervenuto da Malik, l’ultima persona che credevo avrebbe potuto concedermi un dono così grande.
Eppure...
Eppure, nonostante questo, ero ricaduto in quella tentazione, quella che aveva rovinato già una volta la mia vita: L’egoismo.
Non era stato forse l’egoismo a farmi agire con arroganza quella volta nel Tempio? Prendermi tutti i meriti e tutti gli onori, dimostrare di poter agire con spavalderia perché ero superiore in agilità, forza e tattica in combattimento a chiunque?
Le conseguenze erano state terribili per me, ma soprattutto per Malik e Kadar.
Terribile era stato, finalmente, riconoscere che il mio egoismo feriva non solo me, nel lungo termine, ma feriva nell’immediato, spesso in modo irreparabile, le persone che con impertinenza travolgevo nel mio cammino e di cui, indegnamente, non tenevo conto.
Questa era la cosa più importante che avevo appreso in quell’ultimo anno: Come Assassino era per me disonorevole nuocere a cose o persone, al di fuori del mio obiettivo.
Che le vittime collaterali non dovevano essere considerate collaterali.
Cambiare prospettiva mi aveva permesso di vedere quanta serenità e gentilezza avevo rifiutato agli altri negli anni, facendo sì che gli altri la rifiutassero a me. E anche se ero cambiato, anche se ero stato perdonato... ancora vedevo negli occhi di chi mi conosceva un guizzo di allarme, come se potessi scattare da un momento all’altro e ritrasformarmi nella bestia senz’anima che ero prima.
Mi era stata donata una seconda possibilità di ritrovare la bellezza dell’equilibrio che seguire il Credo comporta, ma mi veniva offerta, però, una gentilezza farlocca, falsa, adombrata dai dubbi che sempre, probabilmente, sarebbero ricaduti sulla mia testa.
Vega aveva sicuramente sentito delle voci sul mio caratteraccio e io non gliel’avevo certo nascosto, ma lei mi aveva conosciuto, mi aveva compreso e mi aveva accettato per quello che ero.
Mi aveva accettato in tutto, difetti e pregi, bene e male e si era aperta a me anche se tutto sembrava dirle il contrario: Istinto, amici, confratelli...
Mi aveva accettato per l’uomo che ero diventato ed ero per lei l’unico Altair: non c’era la bestia senz’anima, il superficiale, l’arrogante. Solo io, non uno stinco di Santo, ma io.
E io la desideravo così tanto, oh Allah, così tanto desideravo la sua mente, la sua anima, il suo corpo e il suo amore...
Tanto era la mia paura di perdere quell’amore e quella sensazione di benessere che lo stare con lei mi trasmetteva che ho ceduto e sono caduto.
Diventando l’uomo che, amandola, mai vorrei le si avvicinasse. Un bugiardo egoista.
Forse non dovevo cercare una soluzione, forse mi meritavo ciò che stava per accadere.
-Sei molto silenzioso, oggi... Oggi come sempre!-.
Il filo dei miei cupi pensieri si interruppe nel sentirle pronunciare tranquilla e scherzosa quella frase. Sentirla così rilassata era peggio di un cazzotto nello stomaco.
Raddrizzai la schiena e cercai di darmi un tono –Stavo riflettendo, in effetti-.
-Sui grandi temi della vita?- rise.
Fu spontaneo il sorrisetto che mi nacque in volto –Qualcosa del genere- risposi, cercando di troncare il discorso.
-Posso contribuire?- avrei dovuto immaginare che la conversazione non sarebbe caduta tanto facilmente con lei. Sospirai sconsolato.
Però poteva essere la mia occasione...
Con il battito appena accelerato, decisi di lanciarmi in questo tentativo, forse l’ultimo che potevo cogliere –Secondo te le persone sono capaci di cambiare, Vega?-
Corrucciò le labbra e aggrottò le sopracciglia, in quell’espressione concentrata che tante volte le avevo visto sul viso e si prese del tempo prima di rispondere.
-Ebbene- cominciò –Sono fortemente convinta che le persone possano cambiare se stessi e la loro vita, sebbene questo non dipenda interamente da loro-.
Restai in silenzio per spingerla a continuare, ma avevo il cuore così in fibrillazione che sentivo il sangue scorrermi impazzito nelle orecchie.
- Voglio dire... Un soggetto che ha condotto un certo tipo di vita e vuole cambiare se stesso e le sue abitudini deve non solo avere grande forza di volontà e disposizione al sacrificio, ma deve anche avere da chi lo circonda gli strumenti, il modo e le possibilità di cambiare ciò che in lui deve essere cambiato- corrucciò di nuovo le labbra, come se non fosse riuscita a spiegarsi come avrebbe voluto.
Ero così teso che la voce mi uscì in uno strano tono compattato e gutturale –E quali sono questi strumenti? O i modi?-.
Fece un sorriso che gridava “Ma è ovvio” – La comprensione! Dobbiamo ricordarci, quando ci lasciamo prendere dal giudicare facilmente, che siamo umani e sbagliare è nella nostra natura. Altra cosa fondamentale è la disponibilità a donare nuovamente fiducia, a mostrarsi disponibili nell’insegnare un modo più bello di vivere e... Oh! Ovviamente il perdono!- mi guardò tranquilla e io la trovai dannatamente bella.
-E se l’uomo, dopo tanti sforzi per cambiare, dopo tanti risultati faticosamente ottenuti, ricadesse in tentazione, Vega? Potrebbero gli altri continuare a mostrargli comprensione? E lui? Potrebbe ancora imparare a vivere in un modo migliore?-
Vega diede uno scossone al suo cavallo e si accostò al mio, guardandomi negli occhi con quel suo sguardo giada penetrante e intenso. Posò una mano sul mio petto.
-Il modo in cui il tuo cuore batte, ora, è indicativo, Altaïr. I sentimenti che provi e che ti scorrono dentro sono la differenza che dimostra che stai imparando a vivere veramente-


1)Canzone un po' insolita, rispetto alle precedenti. Learning to Live, Dream Theater, dall'album "Images and Words (1992), vuole, in questo capitolo, esprimere i pensieri del nostro amato Assassino rispetto ai suoi cambiamenti e alle sue paure. Infondo è così, quella di Altaïr è una storia di crescita personale, non solo nella mia Fanfiction ma anche, e soprattutto, nel nostro videogioco preferito. Possiamo essere i migliori in qualsiasi arte o lavoro ma a poco serve se non siamo bravi uomini o donne, se non lavoriamo su noi stessi e sui nostri inevitabili difetti.
Del resto, però, come dice Vega (discorso che rispecchia molto il mio pensiero), il cambiamento è totale se anche gli altri ci aiutano e ci vengono incontro: Nessuno su questa Terra può farcela da solo. Questo dice, secondo me, questa stupenda canzone.
Abbiamo bisogno che gli altri ci aiutino a vedere una vita migliore e ci insegnino a viverla... Questo non significa che non sbaglieremo più, è nella nostra natura farlo, ma i sentimenti che proviamo rispetto ai nostri errori, la nostra volontà di rimediare e il nostro impegno nel farlo sono la differenza:
Fanno la differenza e dimostrano che abbiamo imparato a vivere.

2) Malak: Angelo

3) Ūrshalīm: Gerusalemme

  
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