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Autore: LadyEffeMikaelson    03/01/2017    0 recensioni
Fanfiction sulla nuova generazione di The Originals.
« Il punto è questo tesoro,hai ereditato da me e da entrambi i tuoi nonni i nostri poteri sei anche una vampira e purtroppo anche una guardiana i tuoi poteri saranno in contrasto.. Ma tuo padre insieme hai tuoi zii ti aiuteranno non ti lasceranno mai sola non lasciarti prendere dalle guardiane.. »
[Tratto dalla trama.]
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elijah, Freya Mikaelson, Hope Mikaelson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Warriors pt.2
 
Pov. Adrian
 
 Flashback:
 
“ Un fulmine color dorato, squarciò il cielo seguito da un tuono che fece tremare le mura della cella, un lampo per un breve secondo illuminò la stanzetta dove quella donna mi aveva rinchiuso, portai le ginocchia sul petto nascondendo la testa tra le mie braccia stringendo di più.
Tremavo, sia per il freddo e sia per la paura, dentro di me c’era qualcosa che non andava lo sentivo, ma non riuscivo a capire cos’era. Non era qualcosa di normale, avevo sempre sentito il lupo ma ogni volta era tranquillo e calmo. Ma questa notte. Non era cosi.
Era agitato e nervoso, non riuscivo a capire le sue intenzioni o cosa mi voleva dire e nessuno mi aveva mai insegnato o spiegato qualcosa, o il perché si comporta in questo modo. Ero sempre stato chiuso in questa cella fin da quando ho memoria, ho qualche ricordo ma sono cosi sfocati.

 
Era passato qualche minuto mi stavo agitando anche io come il lupo, diventando quasi tutto uno e ad un tratto accadde, le mie ossa si spezzarono all’improvviso e mi trovai sdraiato a terra, con le mani appoggiate al pavimento pieno di polvere. Il mio corpo stava cambiando con felicità mutando in qualcosa, proprio in quel preciso momento mi ricordai la voce della donna con i capelli lunghi biondi e il suo sguardo glaciale insieme al suo sorriso.- Puoi dirmi anche di no. Ma lo farai, eccome se lo farai io ti controllo, piccolino. – Dopo quelle parole mi guardò a lungo e si abbassò solo per passare una mano fra i miei capelli in una sorta di carezza, per poi uscire dalla porta di ferro chiudendola a chiave.

I dolori erano passati, non sentivo più nulla ma c’era ancora qualcosa di strano in me, non mi riconoscevo più. Quando tutto era passato avevo abbassato lo sguardo verso le mie mani, mettendomi seduto, ma notai che non ero più come prima. Del pelo color nero come il buio della cella, ricopriva ogni centimetro della mia pelle.

Tutto era immerso nel silenzio, non c’erano nemmeno più i tuoni solo qualche lampo che continuava a illuminare la piccola cella, si sentiva solo il gocciolio della pioggia che cadeva sul pavimento. Sentì un rumore nuovo. Dei passi, qualcuno che correva fino a spalancare la porta della mia stanza.
Senza controllo un ringhio basso e minaccioso uscì dalla mia bocca, mentre socchiudendo gli occhi osservando meglio chi c’era davanti a me. Pensavo solo di ferire quella donna dai capelli biondi e scappare via, cercando di nuovo una libertà che non sapevo nemmeno com’era, ma davanti a me c’era una donna.
Una donna con dei lunghi capelli color neri quasi come i miei, che fece qualche passo verso di me mentre si portava una mano sulla sua bocca, notai un luccichio nei suoi occhi e poi due lacrime all’ennesimo lampo. – Cosa ti ha fatto quel mostro, bambino mio? – sussurrò lentamente abbassandosi verso la mia altezza, quella voce.. Quella voce sembrava cosi famigliare, ma non ricordavo dove l’avevo sentita, d’istinto impaurito da un breve attimo di lucidità, feci qualche passo indietro andando contro il muro di pietra. Ringhiando piano mentre lei continuava ad avvicinarsi sempre di più, mi porse una mano mentre sul suo volto si disegnava un piccolo sorriso. – Non devi avere paura di me, non ti faccio nulla. Sono qui per portarti a casa, piccolo.. Sono io.. –.
Non le lasciai nemmeno il tempo di completare la frase, che senza pensare nemmeno per un secondo come se non avevo più il controllo della mia mente e del mio corpo, le saltai addosso. –Adrian! -.”
 
Mi sveglio di soprassalto mettendomi seduto, ignorando il dolore al fianco, mentre il mio cuore batteva forte contro lo sterno quasi come un martello elettrico, il mio sguardo era fisso in un punto della stanza tremavo ma non perché avevo freddo ne tantomeno per la febbre o per le ferite.
Tremavo perché avevo rivissuto quel momento, la realtà e la cosa più brutta che avevo fatto in tutta la mia vita, che non potevo nemmeno chiedere perdono perché non lo meritavo. Non esisteva perdono per ciò  che avevo fatto.
Era come se ero di nuovo lì, trasformato nella terza fase e che avevo.. Deglutisco chiudendo gli occhi, cercando di far calmare il mio respiro affannato ma senza riuscirci, sentivo delle voci intorno a me ma le ignorai del tutto. Sento una mano sulla mia spalla, riapro piano gli occhi. – Non.. Non ci provare Ben. – la mia voce era un sussurro, quasi non si sentiva, non mi serviva di vederlo in faccia per capire chi fosse, una smorfia di dolore si dipinse sul mio volto. Portai subito una mano sul fianco, ricordandomi solo ora di tutte le mie ferite.
- Sdraiati. – mi ordinò lui spingendomi delicatamente fino a farmi sdraiare, perché era sveglio? Ma non glielo chiesi rimasi in silenzio osservandolo brevemente per poi spostare lo sguardo sul soffitto. – Io.. Sai che.. – mormorò, so che evitava per dirlo per i Mikaelson, ma no, non glielo avrei permesso se solo avrebbe provato a toccarmi sarebbe morto. Infondo era ancora debole, la notte precedente stava per morire aveva perso molte energie, non glielo avrei mai permesso.
- Provaci e ti stacco la mano. – minacciai seccamente girando lo sguardo verso di lui, ero serio e anche lui lo era, ci osservammo e quando lui alzò un sopraciglio guardai altrove. – Ho ancora la forza per farlo. – mormorai mentre mi ritornavano alla mente quelle scene, che cercai con tutto me stesso a mandarle via dalla mia mente. Respingendole di nuovo dov’erano prima che riuscivano a scappare via come in quel momento, mi sentivo vulnerabile specialmente perché i Mikaelson avevano visto il tutto.
- O te la stacca lui o te la stacco io. – ribatte Marlo avvicinandosi la osservai con la coda dell’occhio e notai che aveva entrambe le mani sui fianchi. – Stanotte non ti ho salvato la vita per vederti morire cosi.. – disse velocemente e quando se ne accorse spalancò leggermente gli occhi, Ben distolse velocemente lo sguardo da me osservandola sorpreso da quella rivelazione che Marlo si era lasciata sfuggire. – Come ha fatto Adrian sia ieri che oggi, ovviamente. – borbottò e un sorriso divertito spuntò dalle mie labbra.
Girai lo sguardo curioso osservando la faccia di mio fratello, aveva una sorte di sorriso ebete sulla faccia mentre la guarda Marlo aveva distolto lo sguardo per nascondere l’imbarazzo, ma forse era meglio che l’attenzione si toglieva su di me, non avevo voglia di spiegare quello che mi era appena successo. Volevo solo dimenticare, anche se non avrei dimenticato mai. – Mi spiegate quando lo capirete? – domandai e mio fratello si girò osservandomi confuso ma prima che potessi controllare Marlo venne di scatto da me, appoggiando la sua mano fresca sulla mia fronte ancora calda.
- Mh perfetto. – disse annuendo tra sé per poi fare un sorriso soddisfatto, era chiaro, stava cambiando argomento velocemente in modo che non potevo andare avanti. – La febbre si sta abbassando questo è un bene, vuol dire che il nuovo antidoto che ho creato funziona. – aggiunse con un sospiro di sollievo e poi mi guardò attentamente, quello sguardo, prima che capisse distolsi lo sguardo dal suo osservando il divano.
Come ci ero arrivato sul divano?
Ricordo che ero steso sul pavimento che non riuscivo nemmeno a muovermi per il dolore, forse, i Mikaelson mi avevano aiutato e mi avevano messo li dopo che Marlo mi aveva finito di medicarmi il tutto. Non ricordavo nulla, ero crollato e poi avevo mormorato qualcosa, riguardo all’umano che sono stato costretto a ucciderlo nel Bayou e poi il buio totale.
Non dubitavo del fatto che Marlo mi aveva iniettato qualche schifezza, specialmente la morfina, ma non ne avrei fatto una questione il dolore era tornato ma era meglio cosi. Odiavo quelle sostanze, non sapevo per quanto tempo avevo dormito ma mi sentivo molto meglio e i miei occhi non si chiudevo da soli. Era qualcosa di positivo.
Feci una breve smorfia quando venni colpito di nuovo da una fitta al fianco, chiusi per qualche secondo gli occhi, respirando piano aspettando che passava. – Vuoi che ti do qualcosa? Hai bisogno di.. – alzai una mano per farla smettere, avevo sempre evitato questo tipo di cose, se riusciva a farle era solo perché per il troppo dolore perdevo i sensi o svenivo brevemente e lei ne approfittava ma di mia volontà, mai.
- No sto bene cosi. – dissi e poi mi guardai intorno osservando i volti dei nostri ospiti trovando il luogo dov’ero prima e si era tenuta la lotta tutto pulito, perfino il sangue dal pavimento non c’era più, c’era solo puzza di candeggina. Ma mia nonna dov’era? Ormai la sera era arrivata, erano più o meno le sette del pomeriggio lo notavo dalla posizione della luna, di lei non c’era nessuna traccia.
- Non è ancora tornata, e tutto questo mi preoccupa. – mi disse mio fratello passandosi una mano fra i capelli scuri, spostai lo sguardo verso di lui mentre guardava un punto fisso della stanza e poi sospirò. – Sono davvero preoccupato forse è meglio.. – ma lo interrompo prima che poteva continuare, stava bene ne ero sicuro.
- Sta bene. – lo rassicurai spostando di nuovo lo sguardo, mi fidavo ciecamente di Bandon e se fosse successo qualcosa avrebbe dato l’allarme e in poco tempo qualcuno ci avrebbe avvisato perché qui funzionava cosi. Specialmente dopo la morte di Sam, e del breve attacco e quello del Bayou dove quei vampiri ci avevano sfidati, tutti avevano gli occhi aperti e pronti a combattere in qualsiasi momento. – C’è Bandon con lei, è un bravo ragazzo se le fosse successo qualcosa l’avrebbe difesa e avrebbe dato l’allarme. – dissi con una nota di fierezza nella voce, lo avevo addestrato bene anche se per poco tempo ma potevo esserne fiero, no?
- Come fai a dirlo? E’ solo un ragazzino.. – disse mio fratello scuotendo leggermente la testa, ne diffidava sempre e sapevo il perchè a quell’età, forse la più brutta, ovvero quella adolescenziale non avevamo molto controllo eravamo sempre in preda con gli ormoni.
L’adolescenza era il punto critico di ogni Lycan anche perché tutto cambiava, il potere aumentava rispetto a quando si erano solo dei bambini non era di certo lo stesso potere di un Lycan adulto.
- Come faccio a dirlo? – ribatto e alzai un sopracciglio scioccato da quella domanda. – Perché Bandon a differenza di quei poppanti sa difendere, sa uccidere e non si fa sotto quando un vampiro è a un centimetro da ucciderlo. – dissi velocemente strappando un sorriso alla piccola Mikaelson che mi stava osservando silenziosa, il mio occhio era caduto su di lei per qualche secondo.
- Hanno un nome, Adrian.. Hanno solo bisogno di tempo. – disse sospirando, mio fratello era davvero troppo buono con loro, forse questo era stato un errore, un errore di tutti i maestri che c’erano qui. Alzai gli occhi al cielo, mi ero anche dimenticato come si chiamavano ormai li avevo classificati come “Poppante uno” o “Poppante due” e sarebbero rimasti cosi per sempre.
- Sisi certo. – dissi facendo una breve smorfia annuendo a quello che diceva, non avevano bisogno di tempo avevano bisogno che qualcuno gli diceva le cose come stavano, era ben diverso. – Non hanno bisogno di tempo, se quei vampiri verranno qui. Saranno i primi a morire. E lo sai bene. – aggiunsi puntando lo sguardo verso di lui, mio fratello sospirò, sapeva che avevo ragione e non avrebbe detto più nulla al riguardo perché era la verità. E un giorno lo avrei detto anche a quei due, nessun Lycan era cosi, beh.. Nessuno tranne loro.
Marlo si avvicinò verso di noi dicendo che sarebbe andata a casa per controllare Claude, era rimasta tutte quelle ore con me? Di certo era Claude la più importante, era incinta e avevo quasi il timore per quel bambino innocente, ma Marlo capì subito a quello che stavo pensando e mi disse che ci avevano già provveduto il suo aiutante. Annuisco lentamente ed Ben si alzò di scatto salutando aggiungendo anche se c’era qualcosa l’avrebbe fatta chiamare, anche se lei ribatte subito che sarebbe tornata dopo.
Quando uscì di casa mio fratello si avvicinò dai Mikaelson porgendo ad ognuno di loro la mano. – Mi scuso se non mi sono presentato prima, Ben Danvers piacere. – disse con un tono formale a volte somigliava davvero cosi tanto anche nel carattere ad Antonio, mi sollevai appena dal divano cercandomi di mettere comodo, ma ogni posizione era scomoda.
- Si figuri, per noi è un piacere conoscerla sono Elijah. – disse l’Originale e poi arrivarono anche le altre presentazioni e altre strette di mano, distolsi lo sguardo portando di nuovo davanti a me notando la fasciatura di Marlo che copriva ogni parte del mio dorso.
Tornai di nuovo a guardarli mentre a quanto pare era arrivato ad Hope, quando si era svegliato la prima volta gli avevo detto che Hope Mikaelson lo aveva occultato insieme alla nonna e il poppante.. Non mi ricordo quale dei due, era grazie a lei se era riuscito ad arrivare a casa ed essere li in quel momento. – Volevo ringraziarti, mio fratello mi ha detto che è grazie a te se sono ancora qui. – disse con un sorriso sulle labbra.
- Non mi devi ringraziare. – disse Hope sorridendo anche lei, un po’ imbarazzata. – L’ho fatto con piacere. – aggiunse subito alzando di nuovo lo sguardo verso di lui portando una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Ben parlò tranquillamente con i Mikaelson rispondendo a qualche loro domanda o curiosità, anche in questo mio fratello era molto più bravo di me era portato con queste cose io invece avevo sempre evitato. E ho fatto una scelta diversa della mia vita, che non me ne pento affatto anzi ne vado orgoglioso ogni giorno che passa, perché grazie a quella scelta mi ha reso migliore.
Ero tranquillamente steso sul divano ascoltando annoiato quello che mi dicevano, avevo sempre odiato le situazioni che non mi potevo muovere, sbuffai silenziosamente tirando fuori il telefono dalla tasca del jeans sorpreso di ritrovarlo intero e senza nemmeno un graffio. Beh, era sporco di sangue ma non era nulla di grave e dopo quel volo che avevo fatto qualche ora prima avevo davvero creduto che era in mille pezzi, felice però che almeno in quello mi ero sbagliato.
Odiavo stare male e questa attesa che stava diventando cosi snervante, non era Claude la traditrice non avrebbe mai ucciso la sua anima gemella era solo una vittima di questa storia, ma chi era il vero traditore? Avevo un dubbio, ma non ne potevo essere certo infondo non c’erano prove che poteva essere stato lui.
C’era anche Grant il bullo del villaggio, ma per quanto era antipatico e stronzo, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, aveva sempre rispettato tutti gli anziani e Antonio. E rispettava le regole, sempre. Questo è un piano ben studiato ed era troppo intelligente per lui, era un tipo che beveva birra, faceva il suo lavoro e quando c’era bisogno proteggeva la nostra gente ma creare piani: non faceva per lui.
Non aveva mai amato fare cose perfette, era uno dei motivi per cui era un semplice cacciatore era solo bravo nel suo lavoro ma non faceva mai nulla di perfetto. Lui e tutti i suoi amici erano da escludere, perché erano l’esatta copia di Grant solo l’aspetto fisico dimostrava che non erano fratelli di sangue.
Una fitta alla ferita mi colpì all’improvviso, di nuovo, evitai di far capire che ancora adesso provavo dolore sentirmi cosi.. Debole e scoperto non lo sopportavo, era una cosa che il traditore sapeva molto bene, se solo lo avessi preso.
- Che cosa diamine è successo qui? Cos’è questa puzza di.. Candeggina? – la voce di mia nonna arrivò all’improvviso nel salotto e sbiancai spalancando gli occhi, il mio sguardo incontrò quello di Ben che si era voltato verso di me. Il suo sguardo si posò prima su Ben, nessuno poteva ingannare mia nonna per la sua età aveva un fiuto eccezionale, non sapevo di preciso quando Marlo aveva pulito la stanza visto che sembrava come se il mio corpo fosse “umano” in quel momento, ma non aveva ingannato molto bene mia nonna. Si tranquillizzò per un istante nel vedere che mio fratello era di nuovo in piedi, ma poi i suoi occhi argentati si posarono su di me e li spalancò non appena vide le bende e il sangue ormai secco sui jeans. – Oh santo cielo, che hai fatto? – domandò venendo di corsa al mio fianco mettendosi seduta sul divano, scrutandomi preoccupata.
Ora ero fottutamente nei guai.
Non sarebbe nemmeno servito ne Marlo ne Antonio a dire che era un piano organizzato da lui, nessuno scappava all’ira di mia nonna. – Sto bene.. Sono solo graffi, Claude è entrata in casa e mi ha attaccato tutto qui. – dissi sorridendo cercando di apparire più normale possibile, provai anche a mettermi seduto ma nel momento sbagliato venni colpito da un’altra fitta di dolore dal fianco dove portai subito la mano, facendomi mancare per qualche secondo il respiro.
Mia nonna aveva seguito con lo sguardo la mia mano ricordando subito la ferita di mio fratello, di sicuro non sarebbe stata una coincidenza e potevo solo immaginare quello che stava pensando. E non era nulla di buono. – Credi di prendere in giro me? Sento la puzza del veleno, hai la febbre alta ed sei bianco cadaverico come tuo fratello qualche ora fa. Non pensare che sono stupida Adrian, ti ho cresciuto so quando menti o quando mi stai dicendo la verità. Meglio di me non ti conosce nessuno. – la sua voce era calma, una calma inquietante visto che potevo immaginare che era arrabbiata e anche molto, ma era vero solo lei mi conosceva al cento per cento se cosi si poteva definire.  – Me lo avevi promesso. – potevo sentire la delusione nella sua voce e forse quello mi fece molto più male del veleno e di tutto il resto.
Sospirai lentamente distogliendo lo sguardo dal suo, che senso aveva mentirle ancora? Lo aveva scoperto non sapeva il “tutto”. – Ieri.. Prima di uccidere l’umano nel Bayou lui mi ha detto che c’era un traditore tra di noi. – cominciai lentamente bloccato sempre dalle fitte di dolore e dalla febbre alta, mio fratello si avvicinò ascoltandoci curiosi lui di quello che era successo non sapeva nulla infondo. – Dopo che Marlo ha medicato Ben e tutto.. Lo detto ad Antonio e abbiamo messo in atto questo piano. – conclusi alzando lo sguardo verso di lei, non avrei messo di mezzo Marlo e sperai con tutto me stesso che lei non pensava che centrava anche lei.
- Quale piano? Di farti uccidere per caso? – la voce di mia nonna si alzò qualche nota e io mi ritrovai a deglutire, avevo detto ad Antonio che era meglio non nasconderle nulla ma lui aveva detto che era per il suo bene per proteggerla, e ne ero stato d’accordo anche io. – Questo.. E’ davvero un miracolo che tu sei ancora vivo lo sai? Potevate morire tutti e due. Come vi è venuto in mente un piano simile? Senza nemmeno consultarmi poi. -.
- Sarei morto solo io.. – dissi lentamente guardandola sotto lo sguardo incredulo di mio fratello che mi lanciava continue occhiate confuse. – Quando ho avvertito Claude sapevo che non sarebbe andato nulla a buon fine.. Ho staccato il legame. – mormorai, non riuscivo a capire la sua reazione in quel momento era un misto da preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo e sapevo che io, Marlo e anche Antonio eravamo in torto. Ma da quando avevamo messo in atto il piano sapevamo quanto fosse pericoloso, che io potevo morire, non avevo mai avuto paura della morte. – Io non.. Posso cambiare ciò che sono. – aggiungo a tono basso non distogliendo lo sguardo da lei, avevo deciso che era accettabile morire per salvare mio fratello e per stanare il traditore, forse sarebbe l’unica cosa buona che avrei fatto in tutta la mia vita. – Se.. Non te lo abbiamo detto era solo per proteggerti.. – sussurrai.
Un lungo silenzio imbarazzante e inquietante allo stesso tempo scese nel salotto di casa, abbassai di nuovo lo sguardo incapace di dire altro e attendevo la sua sfuriata. – Proteggermi? Da cosa? Vi rendete conto? Non accetto questo tipi di comportamenti. – la sua voce era calma, anche se in quel momento avrebbe desiderato urlare ma forse era davvero una fortuna che i Mikaelson erano lì. – Ciò che sei non vuol dire che.. – aggiunse ma non continuò la frase distogliendo lo sguardo da me, facendo un lungo sospiro portando una mano sul volto.
– Nonna.. – la voce di mio fratello era pacata e pacifica, mentre appoggiava delicatamente la mano sulla sua spalla cercando di farla calmare, o almeno cosi pensavo.
Ma lei alzò una mano facendolo tacere all’instante. – Non ci provare Ben. Non provare a difendere tuo fratello. – disse subito e questa volta si sentì chiaramente il tono della sua voce arrabbiato. – Non questa volta. – sottolineò scuotendo la testa, questa volta l’avevo fatta grossa e lo sapevo bene.
Questa volta avevo messo davvero la mia vita su un filo, un filo cosi fino che si poteva spezzare da un momento all’altro, ora potevo essere vivo e forse il veleno avrebbe avuto la rivincita contro l’antidoto e sarei morto.  Forse, era la cosa peggiore che avevo fatto in tutta la mia intera esistenza, o meglio la seconda.
- Non lo sto difendendo. – ribatte sempre con il suo tono calmo, in realtà mi difendeva e proteggeva sempre, fin da quando ero un bambino anche se io non volevo il suo aiuto. Lui c’era sempre. – Ha sbagliato. Hanno sbagliato, se non starebbe cosi male o che Claude non lo avrebbe messo a KO a quest’ora gli avrei già tirato un pugno. – alzai un sopraciglio sorpreso guardando il volto di mio fratello, che guardava mia nonna e poi sospirò. – Ma.. Lo avrei fatto anche io. – confessò e a quel punto mi guardò dritto nei occhi, mentre io l’osservavo in silenzio senza parole, sebbene lui mi difendeva sempre non era mai d’accordo sulle mie scelte o il mio stile di vita. Era strano sapere che lo avrebbe fatto anche lui, quel piano folle.
Come Lycan, come onore, ero molto diverso da lui o da tutto il resto del branco solo in pochi riuscivano a capirlo ma non accertarlo del tutto. Io agivo e basta, sapevo che non sarei vissuto per sempre, sapevo che prima o poi la morte sarebbe arrivata e se dovevo salvare qualcuno della mia famiglia, con il legame di sangue o no, lo facevo. Senza pensarci.
Infatti, Ben lo sapeva era consapevole di ciò che sono, non ha mai ribattuto nulla della mia decisione perché fin da piccolo lo ero. Non ero diventato cosi perché non trovavo il mio posto nel mondo, o perché non riuscivo ad ambientarmi come altri Lycan, era il mio destino che aveva deciso il tutto ed io avevo solo accettato la cosa.
Mia nonna era rimasta in silenzio guardando prima Ben e poi a me, facendo un respiro profondo e poi appoggiò la sua mano sopra la mia, un sorriso spuntò dalle sue labbra mentre scuoteva lentamente la testa. – Sei testardo quanto me. – mormorò. – Eppure cerco di cambiarti anche se è impossibile. Ma.. Che non si ripeta più che mi menti chiaro? – mi domandò e io annuisco solamente. – Con Antonio e Marlo ci parlo io. – spalancai per l’ennessima volta gli occhi sorpreso che aveva capito che lei centrava, eppure, non avevo detto nulla anzi non l’avevo messa proprio in mezzo.
Stavo per chiederle come aveva fatto a capirlo ma lei mi rispose con un sorriso divertito facendo un occhiolino, per poi scusarsi con i nostri ospiti, rimasi a osservarlo confuso non avrei mai capito come faceva. Ne ero consapevole, era un dono che forse mia nonna aveva ereditato infondo era sempre stata forte era una dei Lycan che tutti temevano, nonostante la sua età nessuno aveva il coraggio di sfidarla.
 
Il tempo trascorreva lento, intanto mia nonna aveva spiegato alcune cose che aveva notato quel pomeriggio, infatti quella era una falsa riunione organizzata da come avevo capito da quella.. Louise, mi pare che si chiamava. Che centrava anche lei?
Ne dubitavo, non era molto sana di mente anche se per un po’ di “divertimento” avrebbe fatto di tutto anche se poi lo negava, infondo lo aveva fatto con me anni prima anche se io, per mia difesa, mi aveva perfino drogato. Ma in qualche modo se qualcuno l’aveva sedotta, avrebbe anche dato la nostra arma per ucciderci con i Devitto, o meglio, al pazzo dei Devitto.
Era come se in quel momento non pensava, intanto notai Bandon nell’ombra silenzioso che mi osservava, sicuramente aveva notato anche lui qualcosa ma sapeva che non ne poteva parlare qui. Non per via dei Mikaelson ovviamente, ma il traditore poteva essere ben nascosto ad osservare ogni minimo movimento o semplicemente ad ascoltarci, era meglio non far capire le nostre intenzioni.
Per Bandon, questa missione, anche se piccola sarebbe stata una sorta di onore la stava prendendo seriamente e questo gli avrebbe dato a molte occasioni in futuro, infondo a breve ci sarebbe stata una guerra. Sospirai rimettendomi di nuovo giù, Marlo aveva fatto mandare della medicina per farmi abbassare ancora di più la febbre, non c’era la facevo più a stare in quella posizione.
Ma era bastato uno sguardo di mia nonna per farmi cambiare idea, non la volevo far arrabbiare ancora di più, tamburellai silenziosamente le dita sulla mia gamba mentre osservavo il soffitto, doveva succedere qualcosa. Perché non accadeva?
Lo sentivo, c’era uno strano odore nell’aria e il mio lato da Guardiano stava facendo il pazzo dentro la mia testa che doleva ancora di più, se sarebbe successo non avrei potuto fare nulla infondo non ero nelle condizioni di combattere e non me lo avrebbero nemmeno permesso.
Bandon dopo qualche attimo era rientrato in casa, avvisandoci che Antonio era tornato e che a breve sarebbe venuto. Troppe coincidenze in poche ore, come se stava facendo tutto di fretta ma si sapeva, chi fa le cose di fretta sbaglia sempre un minimo particolare.
Ed io stavo aspettando con ansia quel minimo particolare.
Erano passati pochi minuti e tutti stavano parlando tranquillamente, il mio sguardo fù attirato da una sagoma che apparse sulla porta del salotto o forse ero io che stavo avendo qualche tipo di allucinazione procurata dal veleno. Come quel sogno, scossi lentamente la testa togliendo immediatamente quel ricordo. La sagoma si avvicinò a passo tranquillo entrando nel salone, appoggiando un borsone scuro sul pavimento, sul mio viso si dipinse un sorriso felice riconoscendola. – Zoe! – esclamai cercando di alzarmi ma alla fine riuscì solamente a mettermi seduto, gli altri si girarono di scatto verso la mia direzione e subito dopo su Zoe che era appena entrata nella stanza.
La ragazza mi guardò sorridendo, non la vedevo da circa tre anni quando il suo addestramento era stato compiuto le ero rimasto vicino fino al grande giorno anche se subito dopo ero dovuto andare via, allargai le braccia e lei subito corse verso di me abbracciandomi.
Ricambiai l’abbraccio stringendola piano, nonostante è la sorella minore di Marlo non le assomigliava affatto alcune note del carattere erano totalmente diverse da quelle di sua sorella, per me era una sorta di sorella minore l’avevo vista crescere. – Cosa ci fai qui? Non eri in Spagna? – domandai scostandomi leggermente da lei per osservarla meglio in volto.
- Da quando sei diventato come Ben? – domandò lei evitando la domanda con un sorriso divertito sulle labbra, con la coda dell’occhio osservai mio fratello che portava una mano fra i capelli imbarazzato venne verso di noi e mi trovai a sorridere anche io divertito.
- Ciao Zoe! E’ bello rivederti. – mormorò lui impacciato, non c’era niente di più divertente nel vedere mio fratello in imbarazzo di fronte alla sorella della donna di cui era innamorato e la piccola Zoe si era sempre divertita peggio di me a farlo imbarazzare.
- Ehi Ben! E’ bello vederti ancora tutto in piedi. – Disse sorridendo alzandosi e poi si girò mi guardò confusa nel vedere che ero messo peggio di Ben. – Ma credevo che solo Ben era ferito gravemente non tu.. – mormorò, alcune volte non mi ricordavo che aveva sedici anni e che era ancora nel pieno della sua adolescenza.
- Ha fatto il supereroe oggi, mia cara. – disse mia nonna con un tono ironico interrompendomi e alzai brevemente lo sguardo su per il soffitto, mentre lei l’abbracciava con dolcezza sorridendo. – Sono felice che tu sia qui, ma forse eri più al sicuro in Spagna. – aggiunse con dolcezza mia nonna lasciandole una breve carezza sulla guancia.
- Non potevo stare in Spagna, con le mani in mano ad aspettare la mia maggiore età. – disse con un tono così serio che rimasi sorpreso mentre la guardavo, era sempre stata una ragazza intelligente e seria. Nonostante i suoi genitori erano morti, Marlo l’aveva cresciuta benissimo nonostante i suoi impegni da Guaritrice, aveva fatto un ottimo lavoro. – Se è vero che ci sarà una guerra, io la combatterò, non abbandono la mia famiglia e il mio
dovere. – sottolineò le ultime parole a testa alta, poi girò lo sguardo verso di me ero davvero fiero in quel momento dopo quelle parole, ho sempre pensato che avevo fatto un brutto lavoro. Specialmente con lei. Quando mi avevano affidato Zoe mi ero un po’ ribellato, era una ragazza e io non avevo di certo la pazienza di allenarla e aspettare i suoi tempi anche se le volevo bene.
Ma dal primo giorno di allenamenti, Zoe, mi aveva sorpreso non si era mai fermata e mi ascoltava attentamente ed eseguiva in modo perfetto ogni mio insegnamento non mi aveva mai deluso. Come nemmeno lo aveva fatto Bandon, ovviamente.
Mia nonna la guardò per qualche secondo e poi spostò lo sguardo su di me sorridendo. – Credo che tu hai passato troppo tempo con Adrian. – disse annuendo tra sé e poi scosse lentamente la testa portandole un braccio intorno le spalle e si girò verso i Mikaelson. – Lei è Zoe, la sorella minore di Marlo sono sicura che l’avrete conosciuta prima. – aggiunse mia nonna rivolta hai nostri ospiti.
Tutti annuirono e dopo le presentazioni Zoe si mise seduta al mio fianco e io la stavo ancora osservando silenzioso, ricambiò il mio stesso sguardo e un piccolo sorriso spuntò dalle mie labbra mentre appoggiavo una mano sulla sua spalla.
 I discorsi ritornarono come un attimo prima, sebbene Antonio non era ancora tornato, stavano iniziando a parlare di alcune cose molto importanti non seguivo attentamente la conversazione il mio sguardo era attirato dalla porta del salotto. Il corridoio era immerso nel buio, nessuno aveva accesso la luce, sia quella del salotto e della cucina che erano sempre accessi a quell’ora illuminavano brevemente la porta di ingresso.
Come se ci fosse qualcuno li dietro, che aspettava di uscire fuori. O forse, ero solo io che stavo davvero diventando paranoico.
Ma proprio quando pensavo che stavo davvero diventando paranoico, lui entrò nella stanza, spalancai leggermente gli occhi non appena il suo odore mi entrò nelle narici. Non ero affatto sorpreso, sapevo che dietro tutto questo c’era lui, sapevo per i suoi sporchi affari avrebbe usato la sua unica sorella e sapevo che avrebbe fatto ricadere ogni colpa su di me.
Ma io non avevo ucciso Claude e immaginavo che quei poppanti avevano detto in giro una cosa per un’altra ed forse per una volta avevano fatto la cosa giusta. Se lui pensava che eravamo noi a essere in trappola era la cosa migliore, illuderlo e fargli credere che il suo piano stava andando a buon fine.
Ma l’unico a essere in trappola in quel momento, era proprio lui.
Ben e Zoe si alzarono subito di scatto, il loro sguardo era puntato su di lui il volto dei Mikaelson si era di nuovo disegnata quella maschera di confusione, quel giorno, durante la loro visita ne stavano succedendo di tutti i colori. E mi dispiaceva, le cose non dovevano andare di certo cosi ma forse, il traditore aspettava proprio la loro visita per agire e ora capivo il motivo.
Il mio sguardo era puntato su quello di Jasper, sul suo volto era disegnato lo stesso sorriso maligno che aveva avuto fin quando io e Ben eravamo bambini, era da quando quell’umano mi aveva confessato il tutto che avevo immaginato chi c’era dietro. Ovvero lui.
Non avevo mai capito l’odio che provava verso Antonio e quasi per ogni componente del branco, quando era solo un bambino in fasce, era stato proprio Antonio a fermare il Consiglio pregandoli di non ucciderlo, perché era solo un bambino e non aveva colpe di quello che aveva fatto il padre. E ora, mancava solo una conferma, che lui stava tradendo proprio colui che lo aveva salvato permettendogli di rimanere li con la sua famiglia.
Nonostante il dolore mi alzai anche io in piedi, sul mio volto non comparve nessuna smorfia di dolore, il mio volto era impassibile mentre l’osservavo, notai un suo sguardo sorpreso ma scomparve in pochi secondi. Se l’era presa con comoda, aveva organizzato tutto in modo perfetto da come ci avevano raccontato nemmeno suo padre aveva organizzato tutto cosi perfetto senza nessun errore.
Aveva preso tempo, anni, quasi secoli per arrivare fino ad oggi in qualche modo lui non aveva messo in mezzo nessun cacciatore ma i vampiri.. E anche le streghe, doveva essere stato molto astuto o quello che aveva creato il tutto. Lui era solo una pedina, una pedina importante.
Il silenzio era sceso nel salotto, evitò lo sguardo di tutti, il suo sguardo era fisso su di me come se nella stanza non ci fossi solo che io all’improvviso il suo sorriso si trasformò in divertito rimanendo la stessa nota di crudeltà sul volto. – Dovevo immaginarlo. – commentò lentamente facendo un passo in avanti. – I guerrieri si alzano sempre. Anche quando stanno da un passo dalla morte.- sottolineò l’ultima parola e nei suoi occhi comparve un luccichio, non si sarebbe fermato e questo lo sapevo bene, se non mi avrebbe ucciso il veleno mi avrebbe ucciso lui. Era stato facile capirlo, non c’era bisogno che lo confermasse il suo sguardo, il suo odore, parlava chiaro per lui.
Sul mio volto comparve un sorriso e mi strinsi lentamente nelle spalle, i miei muscoli erano tesi sebbene volevano cedere subito non gli avrei mai dato quella soddisfazione anche se il lupo era come addormentato,non sarei morto senza onore. – Ne sei sorpreso Jasper? – domandai semplicemente a testa alta.
Prima che lui poteva rispondere Ben si fece avanti, in quel momento visto che Antonio non c’era era come se lui per poco tempo aveva preso il posto di suo padre, il suo volto era serio, così serio, che sembrava la copia esatta di Antonio. Anche se non si assomigliavano molto fisicamente. – Cosa vuoi, Jasper? Non è il momento per le tue sciocchezze. – disse facendo un passo davanti a me.
- Sempre a proteggere il tuo fratellino bastardo eh? – commentò ignorando del tutto la sua domanda con un strano sorriso sulle labbra. – Il povero bambino rapito da piccolo, quello compatito da tutti. – aggiunse lentamente.
Ma prima che potesse dire qualcos’altro Ben lo interrompe bruscamente, sussultai sentendo chiaramente il suo lupo farsi largo dentro di lui. – Te lo ripeto per l’ultima volta: cosa vuoi? – la voce di mio fratello era bassa e rauca, come se stava reprimendo il lupo.
- Vendetta. – commentò piano portando le braccia conserte sotto il petto mentre ci osservava, mia nonna si fece avanti lentamente. – Infondo tuo fratello ha fatto del male alla mia povera sorellina. La uccisa, o sbaglio? La mia unica sorella. – portò lo sguardo su di me, mentiva, mentiva cosi spudoratamente che chi non lo conosceva poteva quasi crederci che gli importava qualcosa di Claude.
- Jasper. – lo richiamò mia nonna, il tono della sua voce era serio e freddo. – Non credo che questo sia il momento vai a casa. – la osservai con la coda dell’occhio, non sarebbe mai andato a casa. Aveva organizzato quella giornata nei minimi dettagli da quando Antonio era ancora uscito di casa e non era tornato, era stato bravo in questo. Era riuscito a non farsi scoprire, Grant era stato una pedina, quell’attaccò di questa mattina centrava lui.
- Sennò? Non potete fare nulla di quello che accadrà questa notte. – disse stringendosi piano nelle spalle, il suo tono era tranquillo senza paura o insicurezze sorrise semplicemente. – Non c’è nessuno, nemmeno Antonio ho organizzato il tutto che rimanevate da soli. E dei vampiri? Beh, non potranno muoversi visto che dove sono seduti c’è della verbena e un blocco per non farli uscire. – commentò con un sorriso maligno, aveva assunto qualche strega? O era quella di quelli che cercavano di ucciderci tutti? Rivolsi una veloce occhiata ai Mikaelson si erano messi davanti alle loro figlie e di fronte a Matt, non aveva previsto però che li in mezzo a loro c’era una strega. Un umana. Lo notai dallo sguardo che Elijah mi rivolse velocemente, erano stati anche loro scaltri a non portare la loro seconda sorella, avevano mascherato bene il profumo della verbena.
Intanto Jasper si avvicinava sempre di più fino a quando Ben si mise davanti a lui. – Non provarmi a sfidarmi Jasper, non provare a fare nulla. O giuro che questa volta nemmeno il Consiglio ti salverà. – il tono di mio fratello era minaccioso, era sempre stato la pace non era mai stato il tipo che faceva lotta per stupidaggine, la pecora nera della famiglia ero io. Lui era quello tranquillo che seguiva le orme di suo padre e si faceva rispettare, ma ognuno di noi aveva quel lato oscuro e anche Ben ne aveva uno, non aveva mai sopportato Jasper da quando aveva ucciso la sua ragazza, il primo amore di Ben, molti anni fa.
Aveva dichiarato che era stato un incidente, che non si trasformava da tempo e con la luna piena il lupo era impazzito aveva supplicato pietà ad Antonio, che lui sotto il consiglio degli Anziani gli aveva concesso. Ben non aveva mai accettato quel verdetto, era sicuro che era stato lui ad ucciderla che non era nessun incidente, e anche io lo credevo.
Greer non era il tipo di ragazza che usciva di notte, specialmente con la luna piena, molti Lycan maschi specialmente gli adolescenti nelle notti di luna piena erano senza controllo e tutti evitavano, le donne soprattutto, di uscire. Non sarebbe mai uscita senza un motivo preciso, ma nonostante tutte le prove che pensavamo di aver trovato, non era servito a nulla.
Il mio sguardo si posò su mio fratello, ci era riuscito in poco a farlo innervosire era quello il suo intento, non mi stava ancora attaccando voleva liberassi di lui anche se non lo avrebbe ucciso. O almeno non subito, il suo obbiettivo principale ero io.
‘ Ben calmati.’ Sperai con tutto me stesso che mi aveva sentito, anche se ne dubitavo, era troppo arrabbiato, cosi nero dalla rabbia che lo avrebbe ucciso subito senza nemmeno che lui avrebbe fatto una mossa.
La tensione nella stanza era forte, quasi soffocante, potevo sentire l’odore della rabbia dei Mikaelson, quella di mia nonna e quella di mio fratello. Che sembrava essere quella più feroce in confronto a tutti i presenti nella stanza, ma Jasper rivolse stranamente lo sguardo su di me, ne fui quasi sollevato.
Conoscevo quando si arrabbiava Ben, non era un bel spettacolo per nessuno e poi ieri aveva quasi rischiato di morire, era ancora troppo debole. Come del resto lo ero io, ma non sapevo ancora cosa sarebbe successo se avviava la trasformazione, quando c’era troppa rabbia il lupo usciva automaticamente saltando quasi il processo di transizione. Da umano a lupo.
- Ma torniamo a noi. – la voce di Jasper mi distolse dai pensieri portando lo sguardo su di lui, socchiusi lentamente gli occhi, i suoi occhi erano puntati su di me. Aveva ancora quel sorrisetto stampato sulle labbra. – Presumo che tu hai rivissuto tutto il tuo incubo più grande, quello che hai fatto molti anni fà. – mormorò piano, con un punta di divertimento sul tono della voce.
Mi irrigidisco di colpo, il mio respiro si bloccò in gola e sentivo di nuovo quel peso sul petto che arrivava fino alla gola, come faceva a saperlo? Con la mia sola reazione lui sorrise di più, avevo provato di togliermelo dalla mente, quel ricordo era la mia debolezza più grande, specialmente in quel momento.
Avevo rivissuto tutto, come quella notte più orribile della mia vita, era come se ero ritornato di nuovo un bambino e stavo facendo l’errore più grande della mia vita. Sentivo il lupo agitarsi dentro di me, nonostante ancora debole con le medicine e il veleno. Jasper fece un passo davanti a me, lo guardai dritto nei occhi senza distogliere lo sguardo. – Immagino che hai sentito di nuovo il sapore del suo sangue in bocca, l’eccitazione e anche il dolore mischiato con la paura. – il tono della sua voce era quasi un sussurro, ci aveva azzeccato in pieno.
Ogni parola che aveva detto, corrispondeva alla verità, una verità che odiavo, un incubo che odiavo così tanto che se potevo tornare indietro nel tempo non avrei mai commesso, ma non potevo. Non esisteva una macchina per tornare indietro nel tempo, dovevo convivere con quello che avevo fatto fino alla fine dei miei giorni.
Il mio sguardo era perso nel vuoto, cominciavo a sentire il lupo dentro di me che si ribellava per uscire quasi come se quel solo ricordo lo stava facendo impazzire, come me del resto. Mia nonna si parò davanti a me, il suo volto era severo con una nota glaciale nei occhi mentre l’osservava.
- Ora basta Jasper. Hai sorpassato ogni limite di educazione e di rispetto. – tuonò lentamente, il tono della sua voce rimase calmo senza urlare o alzare una nota più alta.
- E sempre che lo difendete. – disse inclinando lentamente la testa di lato, osservando mia nonna. – Specialmente dopo che ha fatto? E’ pericoloso quasi quanto Nihal, che ricordo che avete rinchiuso. Sto solo facendo “giustizia”. – aggiunse subito dopo imitando le virgolette.
Lo sguardo di mia nonna rimase fermo, a testa alta,potevo solo immaginare che dopo quella parole un piccolo sorriso si era disegnato sulle sue labbra. – Giustizia davvero? Tu e la tua famiglia, il ramo di tuo padre, non sapete nemmeno cos’è la giustizia. – mormorò lentamente notai gli occhi di lui che si chiudevano in delle piccole fessure, nessuno lo sopportava, lo facevano solo perché il Consiglio aveva votato. E nessuno si metteva contro il Consiglio.
- Forse dovresti andare in pensione, Cornelia. – mormorò, mia nonna stava per dire qualcosa ma non la terminò, lui la colpì spingendola contro il muro ma Elijah Mikaelson la prese prima che sbatteva la testa.
Sebbene il mio volto era rimasto umano, un ringhio uscì dalla mia bocca mentre chiudevo le mani in pugni e mi avvicinavo verso di lui per combattere. Nonostante non avevo forze, non lo avrei lasciato vincere e in quel momento sembrava che il dolore e le bruciature si erano trasformate in rabbia, ma lui mi sorprese, prima che lo potevo attaccare portò una mano sul mio fianco destro.
Spingendo contro la ferita ancora aperta, l’improvviso dolore mi fece mancare il respiro di nuovo, evitai di far uscire il gemito di dolore dalle mie labbra non avrei mai dato a nessuno questa soddisfazione. Caddi inginocchio di fronte a lui, i muscoli avevano ceduto dopo quello sforzo e improvviso dolore. – Non sei più tanto forte Adrian. – disse ridendo, una risata malefica, per poi alzarmi buttandomi contro il muro del camino.
Sbatto con violenza contro il muro di mattoni sentendo qualche ossa scricchiolare, una piccola smorfia di dolore si disegnò sulle mie labbra. Come faceva a saperlo? Come faceva a sapere dove esattamente Claude mi aveva colpito? Erano lo stesso punto dove avevano perfino pugnalato Ben e poi ricordai, come un flash che mi ritornò alla mente, lui era lì il giorno prima.
Quando lo avevo fatto uscire dalla macchina lui insieme ad alcuni erano venuti ad aiutarci per portarlo dentro, lui aveva visto la ferita. Aveva visto perfettamente dove avevano pugnalato Ben dopo che Marlo gli aveva tolto gli abiti di dosso per medicarlo, aveva manipolato la mente debole di sua sorella per farmi avere la stessa ferita, quella dose di veleno era cosi mortale che ci avrebbe ucciso entrambi. Ma io avevo tolto ciò che ci legava, proteggendo Ben.
Quando alzai lo sguardo verso di lui notai che Ben lo stava menando, combattevano entrambi, nonostante era ancora debole la rabbia gli aveva dato forza, con lui combatteva anche Zoe, spostai brevemente lo sguardo su mia nonna. I Mikaelson e Mary erano accanto a lei preoccupati ma sembrava stare bene, prima che potesse colpire il muro Elijah l’aveva presa al volo nonostante il blocco che avevano creato di verbena.
Provai ad alzarmi ma il dolore mi bloccò di nuovo, obbligandomi a rimanere seduto accanto il camino, mi sentivo cosi debole. Quel dolore mi stava uccidendo sempre di più, lentamente, facendo essere inutile e forse era questo che aveva dato coraggio a Jasper di attaccarci con noi, sapeva che io essendo debole non avrei combattuto per il troppo dolore era tranquillo perché non lo avrei ucciso subito. Come volevo fare in quel momento.
In pochi minuti si liberò lanciando contro la parete sia Ben e Zoe in un colpo solo, nonostante quest’ultima era forte lui era molto più vecchio di lei e anche se non era bravo nel combattere, era pur sempre più forte di lei in qualche modo.
Lo guardai a testa alta mentre veniva verso di me, con lo sguardo fiero e maligno stampato sulla sua faccia, camminava lentamente quasi soddisfatto che almeno lui ci avrebbe sterminato tutti o sarebbe stato lui il capo. Ma non sapeva. Non sapeva che avevo preparato altri piani, che la casa era nascosto ogni singola cosa per fermarlo.
Sentì di nuovo quella sorta di connessione, stavano arrivando, sorrisi dentro di me rimanendo impassibile davanti a lui. Non sapeva che stavano per arrivare e che lui avrebbe perso, come avevano fatto i suoi antenati.
- Sempre a testa alta, eh? Lo sai vero che stai per morire? – domandò una volta che si era messo davanti a me con le mani sui fianchi che mi osservava, sicuro di sé e come se la lotta non lo aveva stancato per nulla.
Mi stringo lentamente nelle spalle e un breve sorriso si disegnò sulle mie labbra. – Non ho paura di morire, Jasper, quello che deve aver paura sei tu. – mormorai tranquillamente mentre si abbassava per guardarmi meglio nei occhi, seguo ogni suo movimento. – Sappiamo bene entrambi perché hai aspettato per uccidermi fino a questo giorno. Hai sempre avuto paura di combattere con me. – aggiunsi ridendo. – Perché sai che non seguo le regole del branco, sai che ti posso tranquillamente uccidere. – conclusi seriamente.
Lo vidi irrigidirsi per un istante, perché era cosi io non seguivo tutte le regole del branco non che le infrangevo. Seguivo un’altra legge, altre regole che erano molto più sacre e che si dovevano rispettare perché il mio leader, colui che seguivo con fedeltà, non era Antonio.
Non rispose si limitò solamente a darmi un pugno in pieno stomaco, facendomi mancare di nuovo il respiro, ma nonostante il dolore questa volta avevo reagito colpendo anche lui, se sarei dovuto morire quella notte non sarei stato a lasciare che mi avrebbe ucciso lui. Non mi sarei fatto uccidere da un traditore e da un codardo che aveva organizzato tutto ciò, perché ne io ne Ben eravamo in forze, non era da un Lycan. Ma anche se lo è, che il lupo è dentro di lui, era come se non lo fosse, perché un Lycan non tradiva mai la propria gente, non tradiva i suoi fratelli e i suoi amici. Lui aveva tradito tutto.
Approfittando del fatto che non mi potevo muovere mi strinse le sue mani intorno al collo, portai subito le mie su suoi polsi graffiandoli con gli artigli, il lupo era lucido e arrabbiato. Con il ginocchio mi toccò di nuovo la ferita, toccando i punti più deboli, facendomi allentare un po’ la presa e fù in quel momento che il mio sguardo andò direttamente su di lei. I suoi occhi chiari mi osservano, preoccupati, rimasi qualche secondo in più quasi immerso nel suo sguardo e poi distolsi lo sguardo portando davanti a lui.
Tolgo una mano dal suo polso portandola verso il fuoco, ancora accesso, presi un po’ di brace nella mia mano tirandogliela poi addosso urlo facendo qualche passo indietro, non c’era conferma migliore di questa. I traditori avevano sempre avuto paura del fuoco, per i Lycan il fuoco era come uno specchio della verità, il fuoco faceva parte di loro fin dalla nascita e fino a quando morivano.
Si riprese quasi subito, tirandomi un pugno in pieno stomaco pieno di graffi che ancora non si erano rimarginati per via del veleno, trattenni una smorfia e un gemito per il dolore chiudendo semplicemente gli occhi. Tossendo.
- Sei pronto per morire, Adrian? – mi domandò con un ghigno stampato sul volto, mentre i suoi occhi neri mi osservano pieni di vendetta che stava per compiere, troppo sicuro di se.
Scoppiai a ridere, notando il suo sguardo sorpreso e confuso per la mia reazione per ciò che mi aveva appena chiesto, fu proprio allora dopo quella sciolta domanda, sorrisi. Un semplice sorriso, niente malizia ne divertimento.
Un sorriso rilassato.
- Credevi davvero che non avrei previsto tutto? – domandai guardandolo fisso nei occhi. – Che non ho provato ad immaginare il tuo piano? Che non ho un piano b? – continuai mentre il mio sorriso si allargava sempre di più, notando la sua faccia perplessa. – Presumo che tu sappia l’alfabeto. –
Il suo viso da confuso si trasformò in preoccupato, cercò subito di nascondere le sue emozioni e i suoi timori, ma non ci riuscì, sentivo perfettamente l’odore della sua paura che stava crescendo sempre di più.
 
Pov. Audrey
 
Il mio sguardo era fisso su di lui.
Osservavamo tutti impotenti, per la seconda volta in quel giorno, la scena del combattimento e lui stava sorridendo. Un sorriso tranquillo, sicuro della sua vittoria nonostante fosse malconcio e forse la sua ora stava per arrivare.
Aveva perso di nuovo sangue, da quelle poche ore che ero lì avevo quasi imparato a distinguerlo da quelli nella stanza. Era un odore strano, quasi speziato con qualcosa che dentro di me sapevo di conoscere ma che non ne avevo idea.
Il volto del traditore era pieno di paura, ma dopo qualche secondo dopo quello che aveva detto Adrian stava scuotendo con convinzione la testa quasi ridendo, come se fosse impazzito. Per fortuna, Cornelia si era ripresa e non era ferita se non fosse stato per mio padre che lo aveva preso a volo.
Nel frattempo, silenziosamente zia Freya insieme a Hope stavano sciogliendo l’incantesimo fatto anche se l’odore della verbena era debole. Quasi, non si percepiva la presenza. Socchiusi lentamente gli occhi, il mio lato di guardiano si era riattivato di nuovo, nello stesso momento che Marlo mi aveva chiesto di aiutarla.
Sentivo che c’era qualcosa che non andava, lo avevo avvertito molto più forte di come mi accadeva di solito, ma non ne capivo il motivo. Non ero svenuta o mi sentivo debole, come succedeva sempre, ero cosciente e ne avevo subito captato tutto ma non sapevo ancora come era potuto succedere.
- Non ti credo, Mitchell. Lo fai solo per salvarti il culo. – mormorò il Lycan annuendo più volte, ma guardando bene nei occhi Adrian non lo stava facendo solo per salvarsi. Anzi, non era quello il motivo era molto sicuro di sé e di quello che aveva detto, era possibile che aveva previsto tutto?
Durante la discussione con sua nonna lui stesso aveva detto che il giorno precedente, durante la notte, avevano studiato un piano era possibile che lui già sapeva tutto. I suoi occhi, avevano parlato chiaro in quel momento e anche poco prima, non stava affatto scherzando.
Non gli rispose, si limitò semplice a sorridere di nuovo e in quel momento il traditore, non contento o forse stufo di quella situazione gli tirò un pugno, colpendolo alla mascella. E proprio in quel momento successe, da due finestre del salotto entrarono con un salto, due enormi lupi.
Feci un passo indietro spalancando gli occhi, era molto più grandi rispetto ad un semplice licantropo, avevo visto molte volte Hope trasformarsi e qualche lupo del branco, ma mai di quelle dimensioni. Erano di qualche centimetro più alti e più robusti, uno era di un manto color marrone scuro invece l’altro era grigio, ringhiarono contro il traditore, deglutisco lentamente nel vedere il loro sguardo pieno di odio verso di lui. Uno di loro, che li aveva traditi in quel modo orrendo.
Il mio occhio cadde su Mary che si era affiancata a Cornelia, il suo sguardo era sorpresa quanto il mio, forse nemmeno lei durante la sua vita aveva mai visto un Lycan nella sua forma di lupo. Rivolsi un breve sguardo a mio padre e a mio zio Klaus, ma entrambi, erano troppo presi dalla battaglia o da quello che sarebbe successo tra pochi minuti, vidi il terrore sul volto di quel uomo che indietreggiò lentamente verso l’uscita.
Riuscì a scappare ed entrambi i lupi che lo osservavano in silenzio, con quello sguardo di odio nei loro occhi, erano fermi. Immobili, non facevano nulla per inseguirlo o cercare di fermarlo, lo stavano davvero lasciando scappare?
Ben si alzò aiutando anche la ragazza e rimase anche lui confuso dal comportamento dei lupi che non stavano facendo nulla, Adrian, era tranquillo e divertito di quello che stava succedendo. Mi girai rivolgendo uno sguardo a Matt, che si strinse nelle spalle insieme a Thomas, ma prima che Ben poteva aprire bocca.
Il traditore, di nome Jasper, lo vedemmo cadere in un colpo forte nel centro del salotto dove quella mattina si trovava un tavolino. Sentimmo qualcosa scricchiolare e subito dopo fece l’entrata una ragazza, abbastanza alta e magra con i capelli a caschetto castani, i suoi occhi erano azzurri come se fossero delle fiamme.
Il volto era come quello di Adrian e Ben, ma il suo sguardo era come i due lupi che si erano messi al fianco di Adrian come per proteggerlo da un attacco dell’uomo, Jasper si alzò lentamente dal pavimento e puntò lo sguardo sulla ragazza che era appena entrata. – Ecco il meticcio. – borbotto e sul suo volto si dipinse di nuovo quel sorriso crudele, di poco prima.
Ma senza pensarci due volte la ragazza lo colpì, spingendolo contro il muro e con una mano gli strinse forte il collo graffiandolo con gli artigli. – Uhm, in questo caso meglio essere un meticcio che non un traditore. – la sua voce era rauca, quasi ringhiava mentre parlava all’uomo con una faccia schifata nel volto.
Quando Jasper stava facendo l’ennessima fuga o un commento crudele, uno dei due lupi, quello con il manto marrone lo morse alla mano immobilizzandolo e subito la ragazza si avvicinò a lui alzando la mano in aria per colpirlo. Ma prima che succedesse qualcosa, un uomo vestito di nero con uno sguardo autoritario sul volto entrò velocemente nella stanza bloccandola.
- No Eretria, ci serve vivo. – la sua voce era pacata e autoritario come il suo sguardo, mentre la guardava a lungo quasi intensamente. La ragazza sbuffò staccandosi dalla presa dell’uomo contrariata da quello che aveva detto, portando le braccia conserte sotto il seno.
- Non è giusto, Arion. Ha ucciso Sam e stava per uccidere anche Adrian. – borbottò guardandolo dritto nei occhi, ma quest’ultimo la ignorò facendo un segno ai due lupi che uscirono dalla stanza di corsa.
- Ci sarà giustizia, Eretria. – commentò con la sua stessa voce pacata come un attimo prima, rivolgendole brevemente uno sguardo per poi distoglierlo portandolo verso di noi. – Cornelia tutto bene? – domandò chiudendo il discorso con la Lycan.
La donna annuì lentamente alzandosi dal divano facendo uno sguardo verso di lui, dando un breve occhiata al traditore che era svenuto o forse, stava solo facendo finta. – Si, Arion, grazie ad Elijah Mikaelson. – disse facendo un sospiro profondo scuotendo lentamente la testa.
Ci fù un attimo di silenzio e poi velocemente Cornelia ci presentò ai nuovi arrivati, ma subito in quel momento entrò un ragazzo che si stava sistemando e il suo volto era sporco di sangue, sicuramente era il lupo dal manto marrone che aveva colpito Jasper, qualche minuto prima.
Senza degnare di uno sguardo a nessuno si avvicinò ad Adrian che aveva perso di nuovo i sensi, Cornelia si era messa vicino a lui con la ragazza, ma il suo respiro era debole. Troppo debole.
- Ehi. – mormorò il ragazzo quando Adrian aprì un occhio per qualche secondo. – Non provare a morire, che mi devi ancora quella rivincita. – borbottò quest’ultimo sorridendo, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
- Morirò quando ucciderò quel bastardo. – mormorò sottovoce Adrian con un sorriso divertito sulle labbra, tossendo per l’ennessima volta e quando si riprese di nuovo, continuò. – E poi, vincerò lo stesso io. –
- Non morirà nessuno. – commentò la ragazza di nome Eretria con le braccia ancora conserte, mentre stava ascoltando e osservando tutto in silenzio, Adrian spostò brevemente lo sguardo su di lei. – Ti salverò sempre il di dietro, Mitchell. – sussurrò per poi abbracciarlo, lui appoggiò la testa sulla spalla della ragazza socchiudendo gli occhi, mentre lei gli accarezzava lentamente la testa.
Distolsi lo sguardo, sentendomi tutto ad un tratto a disagio, quel giorno erano successe troppe cose e il mio potere da Guardiana mi stava ossessionando proprio che sembrava che tutto era finito o almeno per quel giorno. Nel salotto entrarono Marlo, un ragazzo giovane che aveva più o meno l’età di Adrian e un uomo.
Marlo corse subito verso di Adrian facendo allontanare tutti e controllò le sue ferite, Arion si avvicinò verso il nuovo arrivato che stava osservando deluso Jasper, che si era ripreso e lo guardava.
- Antonio. – disse sollevata Cornelia andando verso di lui lasciando che Marlo poteva fare il suo lavoro. – Finalmente sei qui, dovremo parlare di quello che è successo ma non è il momento ora. – aggiunse con uno sguardo severo e si guardarono a lungo.
Alla fine, quest’ultimo annui lentamente portando lo sguardo verso di Adrian prima di venire verso di noi. – Voi dovete essere i Mikaelson e il branco della Mezzaluna. – commentò lentamente con un sorriso cordiale stampato sulle labbra, assomigliava moltissimo a Ben, avevano gli stessi allineamenti del viso e lo stesso tono di voce. – Sono Antonio, il capo branco dei Lycan. – si presentò stringendo la mano ad ognuno di noi. – Mi dispiace che abbiate dovuto vedere tutto quello che è successo oggi, non doveva andare così la giornata. – commentò lentamente con un espressione stanca sul volto.
- Il piacere è nostro. – commentò mio padre con un sorriso sulle labbra rassicurante. – Non è colpa vostra, non dovete affatto scusarvi. Volevamo essere più utili a quello che è successo oggi. – aggiunse subito dopo, guardando brevemente mio zio Klaus che annui piano con un sorriso.
- Concordo con mio fratello, non è colpa vostra. – disse. – Stiamo combattendo con un nemico comune, dopo oggi è chiaro. – continuò annuendo lentamente pensieroso, lo sguardo di mio zio andò su quel traditore che stava cercando di nuovo di sfuggire.
Ma per l’ennessima volta, due Lycan, lo bloccarono spingendolo in un angolino mentre Antonio scusandosi, andò verso di lui. – Oh dai, Antonio! Sul serio? Mettere in gattabuia a me, invece di quel bastardo che ti ritrovi? – disse e sul suo volto apparve di nuovo quel ghigno. – Infondo, non sono solo io che ho infranto la legge. – aggiunse.
Voltai anche io lo sguardo verso di Adrian notando che si era rabbuiato e irrigidito, c’era qualcosa di strano nel suo sguardo come se stava rivivendo, in quel preciso istante, qualcosa. Aveva lo stesso volto di quando si era risvegliato, come se qualche ricordo oscuro era ritornato in galla, qualcosa di strano.
Mi riscossi dai pensieri quando vedemmo Ben andare di corsa verso di Jasper, facendo un breve segno ai due ragazzi che lo tenevano fermo sbattendolo contro il muro. – Prova ancora dire qualcosa sul conto di mio fratello, e sarò io a infrangere tutto. Uccidendoti. – la sua voce era rauca, minacciosa, gli stringeva forte il collo e quasi stava per soffocare.
- Ben.. Ignoralo. – mormorò piano Adrian, il suo sguardo era fisso sul fratello che gli dava le spalle, osservando ancora il traditore nei occhi con uno sguardo pieno di odio. Antonio portò una mano sulla spalla del figlio.
- Figlio mio, lascialo, non è la sua ora. – disse a tono basso, con calma, scegliendo piano ogni parola il ragazzo si allontanò da lui per qualche momento. Ma dopo due secondi, ritornò dandogli un pugno in pieno volto, per poi lasciare la stanza salendo al piano di sopra. – Portatelo via, ha già fatto troppi danni per oggi. – ordinò Antonio andando ad aiutare Adrian a mettersi sul divano.
Qualunque cosa si riferiva Jasper che lui aveva infranto le regole e forse era anche peggio di un tradimento, ma ne per Antonio e ne per Ben sembrava essere tanto grave, o forse lo avevano perdonato. Portai le braccia conserte sotto il seno, mentre silenziosa osservavo il tutto, sentivo le mie energie lasciare il mio corpo ogni secondo che passava, nonostante non avevo combattuto il mio potere da Guardiana era stato attivo per tutto il tempo non lasciandomi mai.
Nemmeno in quel momento, se mi concentravo, potevo vedere ancora l’anima di tutti con le sue sfumature e c’era ancora quei campanelli di allarme che continuavano a suonare, ancora.
Cornelia interrompe i miei pensieri, il suo sguardo era preoccupato ma sulle suo viso c’era un sorriso sincero mentre ci guardava. – Direi che potremo mandare i ragazzi a riposare, ora dovrete parlare di cosa di adulti e ne hanno viste tante, oggi. – commentò e il suo sguardo passò da ognuno di noi fino ad arrivare ad Adrian.
Marlo annuì concorde alle parole di Cornelia, alzandosi dopo aver controllato la ferita di Ben, portando lo sguardo verso tutti noi. – Si. Non è molto grave la guarigione sta avvenendo. – disse seria mentre si asciugava le mani. – Ma Adrian deve riposare nel letto, ha subito troppe cose oggi. – aggiunse spostando il suo sguardo su quello di Adrian, che era rimasto in silenzio, aveva ricambiato brevemente il suo sguardo.
Mentre tutti stavano decidendo sul da farsi, visto che ormai era notte fonda e che Antonio insieme a mio padre e zio Klaus avevano deciso cosa fare mentre tutti riposavano. Cornelia propose che avrebbe fatto il turno ad Adrian, anche se quel ultimo mormorò un veloce “non c’è bisogno”.
Proprio in quel momento apparve Arion, che era stato in tutti quei minuti nella sala in un angolino ad osservare tutto, appoggiò la sua mano sulla spalla di Cornelia. – Farò io la nottata con Adrian, hai bisogno di riposare. – disse con un piccolo sorriso sulle labbra mentre Cornelia disse subito qualcosa, non concorde con quella decisione. – Cornelia. – il tono della sua voce era fermo, come un attimo prima quando aveva bloccato la ragazza prima che uccideva Jasper. – Ha bisogno di noi. Lo sai. – aggiunse semplicemente, con un tono più dolce nella voce.
Cornelia rimase in silenzio per alcuni lunghi minuti, per poi sospirare pesantemente annuendo lentamente, subito Arion chiamò il ragazzo che era entrato come una furia e insieme aiutarono Adrian ad alzarsi, portandolo al piano di sopra.
 
Dopo dieci minuti, Cornelia ci aveva accompagnato al piano di sopra dove c’erano le nostre stanze dove avremo passato la notte, visto che dopo quella scena Antonio aveva detto che avrebbe fatto lui e che doveva riposare.
Si era limitata solo a borbottare qualcosa, ma alla fine aveva accettato e anche Mary era insieme a noi, dopo che avevano fatto vedere il piano si erano allontanate lungo il corridoio chiacchierando del più e del meno.
La stanza era in legno tutto rifinito in modo perfetto, dando un tocco di antico e di moderno allo stesso tempo. Mi ero infilata di fretta il pigiama mettendomi nel letto socchiudendo piano gli occhi, che quasi mi stavano supplicando di dormire.
Qualche secondo dopo sentì che Hope si metteva nel letto accanto a me, sospirando piano, sentivo il suo sguardo su di me ma non avevo aperto gli occhi. – Cosa è successo oggi? So che è stata una giornata strana ma.. Ti ho sentita strana. – mormorò lentamente.
Riapro gli occhi osservando il soffitto, non rispondendole, anche perché non sapevo cosa era successo i miei poteri avevano fatto tutto da solo. Era la prima volta che non perdevo il controllo, che era tutto alla normalità come se il mio corpo e il mio essere per metà vampira, avevano accettato il mio lato da guardiana.
E tutto quando avevo appoggiato la mia mano sulla sua, aiutandolo.
Sospirai girandomi su un fianco guardandola, mordendomi piano il labbro. – Non lo so, Hope. – dissi infine stringendo piano il cuscino. – E’ successo tutto così in fretta che io.. Non ne ho idea, come se.. Al mio lato da guardiana mancava un tassello del puzzle. – mormorai lentamente guardando dritta davanti a me. – Ma non mi so spiegare nulla di quello che è successo. –
Hope annuì lentamente prendendomi piano la mano, con un sorriso rassicurante sul volto, lo ricambiai lentamente. – Tranquilla, non sarà nulla di grave infondo non hai dormito e questo, forse, avrà influito su tutto. – in tutta risposta mi limitai ad annuire di nuovo, sbuffando piano. – Quando torneremo a New Orleans faremo qualche ricerca, ok? –
Feci un lungo respiro profondo sorridendo, positiva e non preoccupata, forse aveva ragione Hope mi stavo davvero preoccupando per nulla e sarà stata tutta una coincidenza quello che avevo provato. – Si. – dissi guardandola. – Ma ora dormiamo, non riuscirò ad affrontare la giornata di domani se non dormo qualche ora. – borbottai divertita, sistemandomi meglio sul letto mentre Hope ridacchiava.
Dopo che ci eravamo date la buonanotte, Hope era già crollata qualche secondo dopo, mi girai sull’altro fianco osservando la luce della luna che filtrava dalla finestra della stanza. Quello che avevo provato prima, era come se il mio lato da guardiana o io stessa mi ero legata a qualcosa, o meglio qualcuno.
Scuoto lentamente la testa togliendomi quel pensiero ridicolo dalla testa chiudendo gli occhi, il sonno mischiato alla stanchezza facevamo proprio dei brutti scherzi. 

{ Angolo dell'Autrice }

Lo so.
Ci ho messo davvero tantissimo tempo, questo capitolo doveva uscire ad ottobre e invece è uscito a Gennaio 2017.. Vi chiedo perdono, ma è stato davvero difficile finirlo e anche dopo averlo fatto questa sera mentre lo correggevo ho cambiato alcune cose perchè non mi convincevano non è stato un capitolo molto facile da scrivere. 
Mi farebbe piacere se mi fate sapere cosa ne pensate!
Intanto ecco i prestavolti dei nuovi personaggi!

Zoe: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/62/eb/35/62eb35ddb01e2871f2de41914387de41.jpg
Eretria: http://i0.wp.com/glittermagrocks.com/connect/wp-content/uploads/2016/01/12256787_519081141606953_235227284_n.jpg
Arion: http://cdn.newsapi.com.au/image/v1/5e2f2614818fc2e1403a27452d918d42 non ci posso fare nulla, sono completamente innamorata di Manu Bennett!
Antonio: http://www.thefashionisto.com/wp-content/uploads/2015/07/Joe-Manganiello-Haute-Living-2015-Photo-Shoot-004.jpg

Man mano vedrete tutti i volti dei personaggi e ci saranno anche nuovi, prometto che pubblicherò il prossimo capitolo al più presto! 

A presto,
LadyEffeMikaelson.
   
 
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