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Autore: LeiSm    03/01/2017    1 recensioni
William James, il grande filosofo americano, una volta disse:
'iniziate ad essere ora quello che vorrete divenire d'ora in avanti'
Trovo lecito chiedersi
'ma come?'
La più grande guida del nostro iniziare ad essere è l'immaginazione, ovvero, la capacità di saper scegliere tra le possibilità che ci vengono offerte.
Aver immaginazione richiede impegno e coraggio, ma allo stesso tempo ci dona speranza, la speranza di poter decidere il
nostro destino e che le decisioni che prendiamo si confermeranno giuste in futuro.
Per quanto possiamo essere sopraffatti dal mondo possiamo anche trarne speranza, dalla sua bellezza, dalle promesse, dal semplice fatto che possediamo il talento di immaginare il nostro futuro in mezzo a tutte le possibili vite che scorrono davanti ai nostri occhi.
Possiamo immaginarcele bene le nostre, vite, dobbiamo impegnare la nostra coscienza, la coscienza è la voce della natura ed il cuore degli uomini.
"E correrai, correrai si, in queste terre infinite, scappando dalla tua stessa ombra."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Colleen si era avventurata nel magnifico bosco di Arlinder. Magnifico era solamente un misero aggettivo per poter descrivere la magnificenza di quel bosco in particolare; era il più grande, il più bello ma sopratutto il più magico. L'atmosfera era scintillante, si udiva il cinguettio degli uccellini, il bramito dei cervi e lo scroscio della cascatella che si trovava poco distante da lì. Infatti l'attenzione di Collen fu catturata da un piccolo pesciolino molto determinato che cercava di risalire la corrente del sottile ruscelletto, lo seguì e si trovò davanti a un laghetto costituito da uno specchio d'acqua limpido e cristallino circondato solamente in parte da una parete di roccia calcarea da cui cadeva incessantemente l'acqua che creava la cascata battente sul laghetto che a sua volta provocava un rumore quasi piacevole, rilassante. I raggi del Sole raggiungevano a tratti il corpo della ragazza a cui veniva qualche inaspettato brivido portato da una fresca folata di venticello. Il vento risuonava tra le foglie delle querce secolari e delle betulle. Echeggiò nell'aria un suono conosciuto, uno che lei adorava, uno dei pochi che era ancora in grado di farla sorridere e di farle tornare in mente bei ricordi. Un nitrito, ecco come un semplice 'verso' era capace di suscitare in una persona tutte quelle emozioni così belle. Distolse lo sguardo dalla sua graziosa immagine riflessa sulla superficie dell'acqua trasparente ma la sua visuale fu tagliata dal passaggio di una farfallina lillà che volava frettolosa spezzando ogni tanto la linea della direzione della sua traiettoria immaginaria. La farfallina lillà compiva movimenti che assomigliavano a passi di danza leggeri ed eleganti. Colleen rimase incantata dalla vista di quell'animale così fragile ma così bello; la natura a volte è più che ingiusta: perché una creatura, così piccola, così impotente, così fragile e docile vive per un tempo così limitato lasciando svanire la sua bellezza assieme al suo piccolo quasi inesistente respiro senza che nessuno o pochi esseri viventi la vedano? La fanciulla si dimenticò completamente del suono che aveva echeggiato pochi istanti prima nell'aria e seguì con lo sguardo la piccola e scintillante farfallina che si andò a posare delicatamente su una spalla di una donna, questa, si avviò verso un punto non definito, ma era decisa ad andare incontro ad due alberi con la base parallela tra di loro. Osservandoli attentamente, abbastanza evidentemente si notava che le punte dei salici erano spostate all'interno, ma nemmeno si sfioravano. La donna continuò a camminare sempre più certa della direzione in cui stava andando, nel frattempo Colleen la guardava con curiosità con la coda dell'occhio. Ad un certo punto senza un motivo razionale quella misteriosa signora scomparve nel nulla apparente; a dire il vero, esisteva una spiegazione ma Colleen non era in grado di comprenderla. I due alberi avevano un significato particolare per le persone che li conoscevano, per gli altri, all'oscuro di tutto, erano semplicemente alberi strani e storpi che sarebbero potuti essere sradicati in qualsiasi momento ma soprattutto come qualsiasi altro albero, assolutamente cosa che non era. Molto incuriosita e affascinata la giovane ragazza percorse esattamente la stessa strada della donna. Arrivata ai due alberi 'storpi' si bloccò: non riusciva più a compiere nessun movimento la sua mente originava una paralisi che impediva di proseguire. La curiosità sovrastò la lucidità mentale, il rischio del periodo e la paura, che Colleen conosceva molto bene. Preventivamente infilò il braccio fino all'altezza del gomito tra i due alberi. Dov'è finita la donna? Perché era qui? Perché era scomparsa? Mille e più pensieri ma un'unica risposta data da 7 esseri era in grado di soddisfare la mente tormentata della ragazza. Losille sgranò gli occhi, non vedeva più il suo braccio, era diventato invisibile, trasparente. Attorno alla circonferenza del suo piccolo braccetto si erano formati una serie di cerchi concentrici, luccicanti, pieni zeppi di brillantini. Involontariamente estrasse la parte all'interno del suo braccio e iniziò a giocare con l'indice sulla superficie di quel portale, sempre se si poteva definire così. Si decise, prese il suo coraggio, che non era mai assente e con un balzo piccolo e leggero attraverso quel varco creato dall'unione delle due punte. Losille sparì e si ritrovò in una dimensione parallela, stesso posto, stessa luce, ma uno specchio sostituiva i due alberi, si girò e vide la sua immagine riflessa. Era strana, diversa, non indossava lo stesso vestito e non aveva nemmeno la stessa pettinatura. I capelli raccolti erano fermati da un pettine d'argento con una piccola pietruzza di smeraldo incastonata all'interno. Si chiedeva come avesse potuto finire tra i suoi castani, lunghi e lisci capelli. Un flash, bianco, un dolore fitto al diaframma, e nuovamente, la ragazza non ebbe la forza di restare in piedi e cadde a terra. Questa volta teneva in mano un pugnale d'argento con uno smeraldo, sul manico di questo una frase era incisa: 'Tocchi il fondo e non risali' Oramai erano più che frequenti questi momenti, apparivano sotto forma di flash-back, sogni e visioni, non erano mai spiegate, erano assurde. Il vuoto si impossessò della sua mente e lei riprese conoscenza. Sentì un respiro caldo e affannoso sul suo collo, spaventata e ancora sotto shock rimase immobile ad occhi chiusi, successivamente qualcosa di morbido e tiepido le si appoggiò sulla guancia, cos'era? Non aprì gli occhi fino a quando sentì una leggera spinta sempre sulla guancia, data quasi come incitamento. A quel punto Losille si decise ed aprì gli occhi davanti a lei trovò qualcosa di ancora più inspiegabile ed assurdo della visione avuta pochi minuti prima. Un unicorno alato, apparteneva a quella specie la figura esile ma imponente che era a qualche millimetro di distanza dal suo viso e dal suo corpo; non ne aveva mai vista una, c'erano leggende che sua madre le raccontava quando era ancora una bambina, prima di addormentarsi, ma nessuno era riuscito ad verificarne realmente la loro esistenza. C'erano molte leggende come in ogni popolazione del resto, ma, una che aveva colpito la fanciulla, quando ancora era bambina era quella dei 7 Sigilli e dell'Axlos, le era rimasta sempre particolarmente impressa e non se la scordava mai: 'Quando i sette grandi, portatori dei sette sigilli rimangono uniti, l'equilibrio di Klinta e delle Terre di Rïgelsâph, non viene turbato, al mancare di uno e del suo corrispettivo sigillo, l'armonia cala e un bel futuro né si spera né è aspettato, perciò, la collaborazione dei sette è fondamentale per il bene di tutte le Terre e dei loro abitanti. Gli stregoni ai tempi previdero che un giorno futuro, durante la 2^ Vitae PRS-Prima del Regno di Setètrhal- uno dei portatori cambierà schieramento e il suo sigillo verrà a mancare; facendo in modo che le forze tenute sotto controllo da quello prenderanno il sopravvento e una grande e 'sanguinosa' guerra incomberà.' Losille notò che l'unicorno alato portava una specie di collareargenteo, con un sigillo impresso nel metallo. La bellezza dell'animale era indescrivibile: un corpo sottile ed elegante ma allo stesso tempo si poteva notare che era saldo, appartenente ad un'animo nobile, orgoglioso e fiero; ali grosse e dalle sembianze fragili ma così potenti da alzare un corpo da terra e farlo volteggiare nell'aria, collo lungolago e fine come la testa, fungeva da attaccatura alla criniera che lunga liscia e corposa, la coda invece, nascosta da un mantello lungo che avvolgeva il corpo in modo armonioso, veniva coperta. Il corno, sulla piccola fronte di quella creatura fantastica era lungo e sottile. Spiccava un sigillo, argentato, caratteristico. Aveva una forma triangolare con la punta rivolta verso il basso e lì come bassorilievo tre foglie di alloro e due ramoscelli che seguivano il profilo laterale fino a congiungersi al centro del sigillo passando dai due angoli rimanenti della figura. <> una voce fatata ma al contempo molto severa sussurrò questa parola e dietro alla. Alle spalle apparve la esile figura di una donna, alta, molto alta, ben più della ragazza. Una chioma nera, riccia ed imponente sovrastava il suo volto bianco e pallido. «Chi sei tu?» chiese Losille curiosamente «Vieni» la voce della donna era soave, dolcissima, trasmetteva fiducia. «Dove mi porti? Come ti chiami?» un accenno di preoccupazione si sentiva nella sua voce «Io sono Qwentya, portatrice del primo sigillo, il sigillo del valore» «È impossibile, non potete esistere, sono leggende, le narrava mia nonna a mia madre e così lei fece con me, non esistete, siete mito, leggenda, non realtà» sull'ultima parola pronunciata ci fu un ripensamento accompagnato da un lungo ed interminabile silenzio, dove si poteva udire solamente il rumore dei passi di Losille e lo scalpitio degli zoccoli del cavallo di Qwentya e il fruscio delle poche foglie sul suolo. «Io sono Lo...» «Losille>> la interruppe la donna «Si, ma, come puoi saperlo?» «Sono in grado di leggere nella mente delle persone dinanzi a me ed intendere le due strade per il loro futuro a fronte di scelte. Dobbiamo dirti molte cose» «Dobbiamo? Chi? Per favore spiegami ciò che sta accadendo, è tutto troppo confuso» implorò la fanciulla «Tempo al tempo, giovane» Qwentya era calma e pacifica, non si poteva dire lo stesso di Losille, in quel momento era più che irrequieta e stressata, essendo completamente all'oscuro di tutto ciò che stava accadendo. Il silenzio regnò egoisticamente una seconda volta. Passavano mille pensieri tra le teste dì entrambe: Cosa avrebbero detto gli altri membri del consiglio? Se non fosse lei? Eppure si parlava di una certa ragazza... Come aveva fatto a passare La Bàrrirea? Non possono esistere veramente, sarà certamente uno di questi soliti ed inutili sogni. Si fermarono in una specie di piazzale. Il soffice tappeto di erba umida, ricoperto qua e là da foglie secche, era interrotto da una pavimentazione circolare di pietra marmorea. Il cerchio era suddiviso in sette parti; sei uguali e una leggermente più grossa. A semicerchio erano poste dei Menhir, grosse pietre incastrate nel terreno. Si trovavano all'esterno delle terreno dire pietra. Quando la Luna Blu sorgeva donava cinque raggi della sua luce, questi venivano imprigionati ognuno da una pietra, la quale rifletteva la luce al centro del cerchio, disegnano un ottavo sigillo, il sigillo di Klinta, un semplice fiore stilizzato blu argenteo brillante. Non era ancora il momento, la Luna Blu sarebbe sorta tra due lune a Est. Piano piano i membri del consiglio dei portatori arrivarono: Shilighs, portatore del sigillo della luce; Nosinghitt, portatrice del sigillo del buio; Lesvespiani, portatore del sigillo della flora e della fauna; Biliquium, portatore del sigillo degli equilibri; Blendis, portatore del sigillo della morte; Ashice, portatore del sigillo dei ghiacci; Appartenevano tutti al grande ceppo degli Equus poiché la loro vita è strettamente legata a quella dei loro cavalli, ma, di diversi rami era la genealogia. Nosinghitt, grazie al suo sigillo regola l'alternanza del giorno e della notte, delle tempeste e dei cieli e dei periodi bui,collaborando con Shilighs. Le leggende inoltre dicevano che ogni portatore del sigillo aveva un proprio animale che lo rappresentava. Lesvespiani, aveva la capacità di regolare i ritmi della natura, le stagioni, la flora e la fauna, tutto ciò che riguardava la natura era controllato da lui e dal suo sigillo. Ashice, dio delle nevi, dei ghiacci, dei venti, delle acque, il suo sigillo è quello che più rappresenta un'anima fredda ed insidiosa. Identificata. Ashice, non apparteneva a quelle terre, era nato nell'universo di Tęra, la sua famiglia -imperiale- si spostò all'interno dell'universo di Klinta, sotto la protezione di Callisto ai tempi bui della Nera Naroa. Biliquium, dal nome si comprende molto, il suo Sigillo mantiene l'equilibrio tra tutti gli esseri viventi e non, anche all'interno del consiglio e dei sigilli stessi, dei 4 universi Aku, Tęra, Cinta e Klinta. Blendis, il più particolare, il più ambito ed il più pericoloso, chiamato come 'Sigillo della Morte' regola i ritmi della vita, della morte e della resurrezione. È in grado di mettersi in contatto e attraversare l'oltretomba, richiamare gli spiriti durante la Luna Blu assieme ad un'anima in grado di sfuggire alla morte e vedere gli spiriti. Per tutte le razze appartenenti alle terre di Rïgelsâph, questi, i membri del consiglio erano leggende, miti, un culto divino che andava purtroppo svanendosi. «Non può essere» sussurrò la ragazza
   
 
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