Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Ainely    03/01/2017    1 recensioni
"Hong Kong, piena di luci, traffico e gente di tutto il mondo. Una città che non dorme mai, non ché il posto ideale per chiunque abbia abbastanza soldi nel proprio conto in banca da non dover chiedere mai nulla. Il posto ideale per chi deve andare il più lontano possibile."
Intrighi, sensualità, mistero e sangue si celano in questa città ma l'arrivo di un vampiro e della sua valigetta potranno cambiare le sorti del mondo di Tenebra tanto è prezioso il suo contenuto.
Genere: Dark, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender, Incompiuta
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Welcome back! Questo capitolo è un po' più corposo degli altri e finalmente qualcosa sta cominciando a delinearsi.
Come vi ho già detto nel breve "paragrafo dell'autore" non so con che regolarità pubblicherò i prossimi capitoli, perciò ne approfitto del tempo libero che ho e pian piano -sicuramente- riuscirò ad aggiornare la storia!
PS: sì, probabilmente mi prenderò qualche "licenza poetica" per adattare alcune cose nella storia per quanto riguarda l'uso di poteri particolari o di discipline, ma resterò comunque nell'ambito della logica e non dilagherò nell'over power, non preoccupatevi!
Alla fine del capitolo trovate la piccola guida del "Who is Who"!
Grazie per seguire la mia storia! ♥


 



 

- Legami -




Il giorno era passato e finalmente cominciava a calare la sera, il sole aveva lasciato spazio alla notte ma nonostante tutto continuavano ad incresparsi di mille luci le acque di Hong Kong, solcate da navi e battelli costantemente affollati da centinaia e centinaia di persone che si tuffavano in quel mare di vita.

Nella stanza da letto di quel rental hotel vi era comunque un buio pesto e soprattutto silenzio, fino a quando non si udì un gemito strozzato.
 

Quel dannato corridoio buio, pieni di specchi in cui si riflette la mia figura ma che non mi combacia. Non sono io! Non posso esserlo. Non ho mai fatto quelle cose, non le ho mai nemmeno viste. E poi c’è la presenza alle mie spalle, sempre più vicina, sempre più incombente. Riesco a sentire perfettamente il suo respiro ed il suo ghigno da predatore alle mie spalle, come se con la punta di un coltello mi graffiasse la pelle dietro il collo.

Corro.
Non posso mai fare altro se non quello, gli occhi dei miei “altri me” sembrano non vedermi scappare, almeno fino a quando non devo fermarmi, non ho più nulla davanti a me se non buio. Anche loro si stanno voltando per guardarmi. Anche loro hanno quello stesso sorriso maledetto, li odio! Li odio tutti! Vorrei urlare di lasciarmi solo, di smetterla di fissarmi in quel modo ma non mi riesce di parlare. Non riesco. Non ho più la bocca.

Sono impotente, odio esserlo. Ho sempre lottato e ho sempre cercato di aggrapparmi a tutto pur di vincere, ma ora no. Vittima incapace.

In mezzo ai tanti me intravedo la figura oscura, incede lentamente come se fosse una regina in mezzo alla sua corte fino a quando non incombe su di me e mi strappa il cuore per poi ingurgitarlo come se fosse un rapace.

 

Incubi.

Aprì gli occhi, buio. Ansimava mentre si portava una mano al petto ma l’unica cosa che sentì fu la vecchia cicatrice sullo sterno, era sano ed era salvo nella camera da letto del suo nuovo appartamento.

Benchè fossero passati così tanti anni dal suo Abbraccio, non riusciva mai ad accettare di dover affrontare ogni volta degli incubi. Erano così frustranti… ma sapeva di avere modo di trarne forza per gli orrori reali che aveva affrontato o che doveva ancora vedere.

Si guardò attorno ed allungando il braccio riuscì ad accendere la luce della abat jour posta accanto al letto e la luce lo abbagliò per un brevissimo istante, la luce moderna non era per niente paragonabile alle lampade ad oglio o a gas dei tempi in cui era nato, parevano privare di intimità anche il buio, ma non era quello il momento per filosofeggiare o per comporre pensieri romantici. Doveva alzarsi e ricomporsi per poter andare all’incontro con Fei.

Tuttavia la prima cosa che fece fu balzare giù dal letto completamente sfatto ed inginocchiarsi per controllare che sotto la valigia fosse integra e soprattutto presente, cosa che così era.

Non poteva che tirare un sospiro di sollievo e tornò a vagare per la stanza recuperando i propri vestiti, non era mai stato ordinato e certe volte si odiava per questo perchè dimenticava dove mettesse certe cose.

 

Aveva bisogno di un po’ di incitamento perciò cercò il telecomando del televisore nella sua camera e lo accese piazzandolo su MTV dove c’era un video di qualche anno prima: musica commerciale ma ritmica, poteva andare bene. Battè le mani fregandosele con aria determinata e si piazzò davanti al grande specchio posto sulle ante dell’armadio -ovviamente vuoto- e si vestì velocemente mentre nel loft echeggiava la canzone di Rihanna.

Ah, come gli mancavano i suoi locali nella Londra dei giovani, solo poche cose aveva davvero apprezzato degli anni moderni ed una di quelle erano le discoteche: un posto facile in cui accalappiare qualcuno e poi non tutto era merda da ascoltare, per lo meno davano ritmo.

Chiuse gli occhi mentre muoveva le spalle ed il capo al ritmo di “S&M” (tremendamente ironico per lui), la sua concentrazione passò completamente sulle sue discipline e lentamente cambiò aspetto, i capelli crebbero fluenti fino a oltre metà schiena, il viso divenne più dolce, le labbra più carnose e poi il resto del corpo si mutò in quello di una donna. Era un trucchetto che utilizzava spesso un secolo prima per passare inosservato in mezzo a mortali che lo conoscevano nei suoi giri di affari e poi… era anche divertente prendere un po’ in giro chi provava ad attaccare bottone.

Quando riaprì gli occhi lo fece con delle ciglia molto più folte e lunghe e si scambiò uno sguardo col proprio riflesso ammiccando al se stesso al femminile. Si voltò e con un gesto automatico si legò i capelli in una lunga coda di cavallo appena sopra la nuca e guardò l’orologio che segnava le 21 spaccate, finì dunque di sistemare le ultime cose e si avviò verso l’uscio portando con sé il bagaglio.
 

Alla reception nessuno fece domande riguardo a quella donna che uscì dall’ascensore con addosso abiti prettamente maschili, del resto ad Hong Kong poche persone notavano le altre persone, quindi si sentiva assolutamente tranquillo sebbene non abbassasse la guardia fino a quando non avvertì un riverbero nell’Arazzo che lo fece fermare e voltare verso di esso. Gli occhi parvero illuminarsi quando incrociò lo sguardo di una donna dai capelli castani a caschetto e gli occhi grigi.

Non poteva essere più soddisfatto di quel momento, Cornelia e gli altri erano arrivati ma non aveva tempo per avvicinarsi a loro e spiegare quello che era accaduto la notte precedente e si limitò semplicemente a fare un cenno di saluto alla vampira e ai due Ghoul che l’accompagnavano.

-Ma quella…?- chiese uno dei due Ghoul mentre posava delle grosse e pesanti valige davanti al bancone di accoglienza, aveva un’espressione burbera e minacciosa, il suo nome era Peter, per gli amici Angry. Quando si accorse che si trattava del suo Domitor scosse il capo passandosi una mano sulla fronte e sulla barba incolta di due giorni di viaggio. -Buon Dio… dove andrà a finire.-
-A finire dove?! Chi?- domandò immediatamente il secondo Ghoul con voce in farsetto mentre si controllava che il cappellino di tela che indossava fosse ancora posizionato bene sulla parrucca biondo miele che indossava -Uff… che razza di caldo umido che c’è qui, spero che nell’appartamento vi sia un po’ di aria condizionata o dovrò lasciarmi morire con la pelle appiccicaticcia piena di zanzare con addosso lo smoking per cibarsi del mio prezioso sangue! E non parliamo del fatto che devo assolutamente farmi la manicure! Dopo quella scazzottata nelle Alpi non sono ancora riuscita a sistemarmi! Ma, caro, di chi stavi parlando?-

L’uomo scosse il capo mentre guardava l’amico, il più giovane dei Ghoul, nonché un travestito con una fedina penale più lunga e peggiore della sua.

-George, piantala per favore, sei… sei una cosa impossibile.- disse lui alzando gli occhi al cielo, gli riusciva difficile vedere l’amico come una donna visto che era più alto e più piazzato di lui, ma l’altro non riusciva per niente a sopportare l’idea di essere chiamato col proprio nome e tanto meno pensare di essere associato al genere maschile perciò gli inveì contro come una perfetta donna ovvero incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio mentre gli scaricava davanti anche le proprie valigie.

D’altro canto Cornelia aveva ignorato i due mentre fissava il Sire uscire con la Maschera dei Mille Volti. Era una disciplina che anche lei possedeva ma che non usava quasi mai, la concepiva utile solamente per un Nosferatu, ma dopotutto comprendeva perfettamente le ragioni del vampiro più anziano perciò non aggiunse altro e presentò i loro documenti falsi alla gentile signorina che li aveva accolti con un cordiale quanto ripetitivo sorriso.

Nel frattempo Aalim aveva proseguito e aveva lasciato i suoi compagni alle spalle per potersi avviare sul marciapiede esterno in attesa che lo Tsimisce asiatico si facesse vivo, tuttavia qualcuno gli si mise davanti bloccandogli la strada, il Malkavian dovette ricorrere ai propri riflessi per fermarsi appena in tempo dal sparargli nello stomaco o peggio: aggredirlo in mezzo a tutta quella gente saltandogli alla gola.
Spalancò gli occhi con aria indignata ma l’altro fu altrettanto veloce e prenderlo sottobraccio per avvicinarsi al suo orecchio e sussurrare:

 

-Il signor Fei mi ha mandato a prenderla. Mi aveva detto che il nostro ospite avrebbe avuto con sé una valigetta di pelle molto simile a quella che ha lei. Prego.- con che noncuranza gli aveva messo le mani addosso? Lasciò perdere la faccenda e si sfiorò col pollice della mano sinistra l’anello che portava all’anulare e gli rispose:

-Sì, mi aveva accennato che mi avrebbe aspettato una sua auto ma non…- guardò la sua aura e ne ebbe la conferma -un suo Ghoul. Bene, andiamo. Stiamo attirando troppo l’attenzione, non le pare?-

L’uomo annuì e lasciò la presa su di lui/lei e cominciò a camminarle accanto indicandole la strada da seguire per raggiungere i parcheggi riservati.

Salirono su una berlina con l’autista pronto a partire e galantemente il giovane aprì la portiera ad Aalim che salì senza dire una sola parola sistemandosi la valigia tra i piedi in modo che non potesse essere vista dalla gente qualora si fossero fermati durante il tragitto.

L’auto si mise in moto non appena l’altro non diede l’ordine dopo essere salito accanto a lui sui sedili posteriori dopodichè guardò davanti a sé mentre prendeva dalla tasca interna del completo che indossava un cellulare sul quale parve mandare un messaggio, entrambi erano piombati nel silenzio ma Aalim teneva pronta la mano sulla propria pistola, sarebbe bastato molto poco sparare in testa all’autista per far sbandare l’auto e fuggire lasciando quel bamboccio a bocca asciutta, tuttavia i suoi piani di fuga vennero momentaneamente interrotti dalla voce del Ghoul che ora lo stava osservando con aria interessata.

-E così viene da Londra. Cho Yun mi ha accennato al fatto che dovete discutere di importanti affari, ma non credevo che avesse a che fare con la Camarilla. Non ne sapevo nulla. Ah, sono proprio uno yankee… il mio nome è Sean Buffett. Incantato.-

 

Indubbiamente i suoi modi erano quelli di un giovane abituato ad avere tutto e a sapere tutto e sicuramente Cho Yun Fei lo aveva scelto non per i suoi giochetti da Tsimisce ma perchè doveva avere qualche cosa di estremamente utile, ma ancora non sapeva bene come inquadrarlo se non come abbastanza piacente e lusinghiero.

-Non sono della Camarilla.- non più si disse -Le posso assicurare che la Camarilla di Londra non sembra essere incline a trattare con Indipendenti così lontani a meno che non abbiano ottime ragioni che puntino allo schiacciare completamente sotto il proprio controllo. Lei è giovane e per quanto possa essere a conoscenza delle nostre regole, be’... rimane comunque ignorante in tal materia, dopotutto il suo stesso Domitor è solamente un Neonato.-

Sorvolò sul nome e gli sorrise con aria melliflua mentre lo fissava negli occhi mentre si sistemava una piega del pantalone con una mano, l’altro le sorrise educato mentre aspettava che dicesse altro.

-Buffett… è un cognome che ho già sentito.- il russo cercò di ricordare o di associare quel nome ma l’altro lo anticipò.

-Mio padre è Warren Buffett, il “genio della finanza”, sicuro ne avrà sentito parlare. Tolto questo… - disse con tono confidenziale e piuttosto intimo - Non sono per niente un viziato figlio di papà. Conosco bene quello sguardo e le darò modo di ricredersi.-

 

Aalim accennò un sorriso, il giovane era abbastanza sfacciato e sotto sotto non gli dispiaceva quel tipo di atteggiamento, sprezzante e comunque garbato. Annuì e si soffermò a studiarne l’aspetto, non si aspettava minimamente che il vecchio miliardario avesse un figlio così giovane, ma del resto non c’era da stupirsi di nulla.

L’auto rallentò fino a fermarsi all’entrata di un posteggio coperto sul retro di un alto grattacielo ed una guardia privata controllò il tesserino dell’autista per poi lasciarlo passare, il viaggio era concluso e a giudicare dal tempo di percorrenza non dovevano trovarsi poi così distanti dal suo rental hotel, ecco perchè era riuscito a raggiungerlo così velocemente la notte prima ed ecco anche perchè non sembrava così preoccupato dell’ora che avevano fatto.

Senza perdere ulteriore tempo scese dall’auto e si assicurò che nessuno li stesse osservando per poi seguire il Ghoul, il futuro miliardario Buffett (sospettava che paparino gli avesse già dato una cospicua somma per i suoi viaggi e per i suoi capricci benché gli avesse detto di non essere un viziatello) e si ritrovarono su un ascensore con un sensore visivo e uno di impronte digitali, la salita era pressochè impercettibile se non fosse stato per un lievissimo ronzio dei motori e quando si fermarono lo schermo mostrò un numero: 44.
Le porte scorrevoli dell’ascensore si aprirono ed Aalim poté vedere che l’unico accesso a quell’attico era solo con quell’ascensore. La vista che poteva ammirare era incantevole e mozzafiato, sembrava di essere al di sopra di tutto e le luci della città durante la notte erano a dir poco sbalorditive, degne del caos e del progresso asiatico si disse, tuttavia venne invitato da Sean ad entrare e ad accomodarsi.

Nel corso della sua esistenza aveva vissuto in diversi tipi di alloggi, a partire dal vecchio bordello di Mosca in cui era nato, all’appartamento che si era acquistato quando solo aveva vent’anni fino alla villa in cui viveva fino a poco tempo prima a Londra ma qualcosa del genere potevano permetterselo unicamente i Ventrue o pochi altri tra le fila delle sue conoscenze.

“In confronto, il mio loft sembra essere uno scantinato”, commentò tra sé e sé mentre si sedeva accavallando le gambe sul divano posto davanti ad una poltrona sicuramente di produzione italiana, poteva sentirne la morbidezza della pelle con cui era rivestito il sofà ed era indubbiamente di ottima qualità.
 

-Oh e così è lei l’ospite.-

Una voce femminile, secca e decisa, provenne dalle sue spalle. Anche in quest’occasione percepì subito un pessimo accento cinese.

La donna che aveva parlato si avvicinò al Malkavian e mantenne le braccia conserte mentre osservava “l’intruso” da capo a piedi.

-Bene, nuovi vampiri in città non può che significare nuovi guai. Ma a me va bene ugualmente, è Cho Yun che decide. Benvenuta ad Hong Kong, io sono Lin Guo, Brujah.-

 

Doveva immaginarselo che fosse una appartenente ai Brujah, doveva essere una dalla testa dura che nemmeno rompendogliela si sarebbe riusciti a prendere qualcosa di buono, ma non voleva assolutamente fare in modo che sentisse o che intuisse il suo pensiero.

Gli era bastata una volta sola prendersi un cazzotto ben assesstato da uno di loro. Eccome se se lo ricordava. Fortunatamente arrivò il padrone di casa che salutò l’ospite con un sorriso cordiale mentre prendeva posto sulla sua poltrona, ecco perchè era rimasta vuota: il “capo” aveva sicuramente le sue preferenze.

Sorrise divertito tra sé e sé.

-Spero che Sean non sia stato invadente, il ragazzo è giovane ed è entusiasta nel vedere nuove persone, inoltre deve essergli andata a genio la sua compagnia. Immagino che Guo si sia già presentata…-

Sean si avvicinò al banco dei liquori e si servì un ottimo scotch mentre sorrideva sollevando il bicchiere alle parole del Domitor mentre la Brujah restò immobile con un’espressione nervosa sul viso che non fece altro che renderle ancora più sottili gli occhi a mandorla.

-Sì, non si preoccupi. Io sono Elizabeth… Lewis. Per chi voglia sapere il nome che utilizzerò per la durata della mia permanenza qui.-

Poteva giocarsi la sua figura femminile come valida identità anche per la Brujah e l’americano, tanto tutti loro indossavano maschere, una più o una meno poteva davvero fare la differenza?

Sì, se si parlava del gioco che avevano iniziato.

 

-Bene, signorina Lewis, l’ho invitata qui per presentarle i miei fidati amici, nonchè la mia famiglia. Si senta libera di parlare e di discutere con la massima fiducia perchè io morirei per loro e loro morirebbero per me.- disse Cho Yun sorridendogli ancora una volta ma poi si alzò lisciandosi l’abito dal taglio tradizionale. -So che è impaziente di mettersi al lavoro e perciò voglio essere il più breve e conciso possibile proprio per stipulare qui il nostro accordo. Il suo “investimento” deve essere nascosto al più presto e dobbiamo assicurarci che avvenga nel miglior modo possibile e senza alcun problema. Finchè quello starà a stretto contatto con lei, non potrà davvero sentirsi al sicuro, miss Lewis.- marcò il falso cognome con aria quasi di scherno -Abbiamo ricevuto spesso visite di Baali, come le ho accennato, ma ora sentiranno altri la voce e verranno in molti qui. Chi per comprare, chi per barattare e chi per strappare via con la forza.-

Aalim sospirò, ancora non voleva venire al punto il cinese. Cominciava a domandarsi se quello Tsimisce gli stava facendo perdere tempo.

-Carissimo, le spiace arrivare al dunque. Basta cortesie, basta sorrisi, basta televendite, d’accordo? Se dobbiamo parlare di cose importanti o di affari, vediamo di essere brevi e diretti. Cosa. Diavolo. Vuoi. Da. Me.-

Scandì bene le parole, le ultime quasi le sibilò mentre si allungava col busto verso lo Tsimisce che di tutta risposta drizzò la schiena e perse ogni sorriso.

-Va bene. Suppongo che tu abbia rubato quel cuore perchè non volevi che dei folli ambiziosi portassero alla distruzione tutti noi. Bene, sono con te ma da solo non puoi fare molto, i tempi stanno diventando molto bui, presto dovremmo essere pronti ad affrontare una guerra. So che alcune cellule Sabbat si stanno già organizzando per venire qui per mettere nel panico la città, per impedire a noi di nutrirci e di limitare i nostri spostamenti. Negli ultimi anni ho viaggiato per cercare degli antichi manufatti in giro per il mondo lasciati da matusalemme che ora non sono altro che cenere. Sono come tanti pezzi di un puzzle, per lo più privi di senso ma se combinati assieme e riposti nell’ordine giusto… be’... delineano perfettamente che cosa fare con la mia eredità, siamo nella stessa barca, miss Lewis. O mi aiuta o affondiamo.-

 

Calò il silenzio per un minuto che parve infinito poi Fei si rimise seduto, sembrava molto più stanco e preoccupato di quel che aveva dato a vedere la sera prima, ma almeno forse era quello il vero stato d’animo del cainita.

-Sean è riuscito a rintracciare una vecchia Arcana, pare che abbia dei debiti nei confronti della mia Lady e che quindi sarà più che disponibile a darci una mano per riuscire a nascondere il cuore, dopodichè vedremo che cosa ha da dire riguardo al futuro. Nel frattempo non mi sento di predire nulla se non di guardarci le spalle a vicenda, la città è nostra almeno per il momento, Lin si occupa di tenere lontana la feccia per poter controllare chi entra e chi esce.-

Sean, il Ghoul, si avvicinò nuovamente al gruppetto di vampiri e si mise seduto proprio accanto ad Aalim, ed aggiunse, con tono cupo ma comunque determinato, la propria opinione.

-Se permettete vorrei suggerire un paio di accortezze per mantenere ancora più celata questa… come definirla…? Alleanza? Matrimonio d’interessi?- Rise sorseggiando il suo cocktail lasciando che il ghiaccio tintinnasse lievemente contro il vetro -Bene, la questione è facile. Lasciamo che Lin si occupi del lavoro sporco mentre la signorina Lewis mette radici qui, sarà facile far capire agli altri che c’è una nuova in città e che è in guerra con te, Cho Yun. Apparentemente vi contenderete per avere la città.-

-In tal modo…- proseguì il Malkavian -Potremo notare immediatamente chi punterà a colpire le debolezze l’uno dell’altro perchè facendo così non faremo altro che controllarci a vicenda. Non è male. Ma… ragazzo… queste sono solo parole. Tra noi si usa un certo tipo di patto… e non si può venir meno.-

Per tutto quel tempo la Brujah era rimasta immobile ed in silenzio a guardare lo svolgersi della conversazione, Aalim ci aveva preso giusto era una tipa a cui non piacevano le parole ma i fatti o quanto meno le cose fisiche, tuttavia sembrò rianimarsi da quello stato di immobilità e di passività e fece un passo in avanti.

-Sta parlando di un legame di sangue?- domandò lanciando un’occhiata a Cho Yun.

-Esattamente.-


Continua.

 

Who is Who?


Cornelia Morgan

Età: 200 anni (30 apparenti)
Clan: Malkavian
Natura: Sadica
Carattere: Visionaria
Profilo: Medico
Generazione: 12^
Status: ex-ghoul
Bio: figlia di un importante e stimato medico londinese, conobbe il suo Domitor ad una festa e se ne innamorò fin dal primo istante. Condivdono la stessa propensione al sadismo ma con motivi ed origini diverse. E' stata la prima Ghoul di Aalim Sokolòv, nonchè la prima ed unica Infante. E' stata abbracciata solamente dopo la Seconda Guerra Mondiale in seguito ad un ricatto dell'ex Primogenito Malkavia di Londra. Nonostante non sia più una mortale legata ad un vampiro, continua ad essere estremamente fedele al suo Sire tanto da essersi sempre ritenuta "sua sposa nel sangue". Nel corso degli anni è diventata molto più fredda e calcolatrice ma non incline ad eccessi di follia.



Peter Murrat - detto Angry

Età: 238 anni (47 apparenti)
Clan: Malkavian
Status: Ghoul
Bio: Irlandese doc. Nato e vissuto in mezzo alla povertà e alla criminalità, si trasferì a Londra nei primi anni del 1820 per cercare lavoro ma presto capì che c'era ben poco da fare se non provvedere in altri modi. Conobbe il suo Domitor durante una rapina e decise di entrare nella sua gang, inizialmente non aveva il minimo sospetto su chi fosse il "giovane boss" e gli si affezionò come se fosse stato suo figlio, tuttavia, quando venne attaccato (e quasi ucciso) da un Seguace di Set, venne salvato da Aalim trasformandolo nel suo Ghoul. Da allora è sempre stato il suo secondo, complice in tutto e amico di sempre. Lui stesso vuole definirsi "la sua babysitter".



George "Diva" Brown

Età: 67 anni (apparenti 35)
Clan: Malkavian
Status: Ghoul
Bio: Falsario, contrabbandiere, spacciatore e chi più ne ha più ne metta. Persona decisamente un po' fuori dal comune, riescì a diventare una drag queen negli anni 80 dopo essersi fatto 7 anni in galera per diversi reati. Tuttavia il lupo perde il pelo ma non il vizio, sebbene si ritrovò libero riprese a smerciare merce rubata e a vendere documenti falsi. Incontrò Aalim mentre cercava di piazzare delle pietre preziose ad uno degli uomini sul suo libro paga. Non si conosce il motivo per cui il Malkavian abbia deciso di tenerlo con sè, forse perchè Diva ha la capacità di far sorridere e di menare come un vero uomo(?!).




Lin Guo

Età: non pervenuta
Clan: Brujah
Natura: Soldato
Carattere: Giudice
Profilo: Guardia
Generazione: 8^
Status: Indipendente
Bio: Non si conosce molto sul passato di Lin tuttavia è così devota a Cho Yun Fei perchè le salvò la non-vita. Quando credeva di aver perso tutto trovò lo Tsimisce ad aiutarla e a riprendersi. Non ne fanno mai parola con nessuno sul loro incontro ma Lin sarebbe pronta a sacrificare se stessa per ripagare quel debito. E' completamente ed esclusivamente leale a lui, nessun'altro.




Sean Buffett

Età: 35 anni
Clan: Tsimisce
Status: Ghoul
Bio: Sean in apparenza sembra il classico figlio di papà visto chi è il padre, tuttavia è un giovane che preferisce dare quell'impressione per stupire chi meno se lo aspetta. Fin da bambino era molto bravo nelle relazioni e prendeva come esempio il padre, benché fosse sempre stato una figura assente. All'età di vent'anni decise di investire parte del proprio conto a sei zeri per acquistare azioni di diverse grandi imprese mettendo mani su cospicue rendite e tenendo sotto controllo diversi rami di diversi settori. La sua specialità sono le aste, ne ha acquistate cinque e grazie ad esse è riuscito a trovare alcuni pezzi del "puzzle" per il suo Domitor.
   
 
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