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Autore: Follow The Sun    03/01/2017    1 recensioni
Sono sopraffatta... Il corpo ridotto al limite, la mente vuota e le mie emozioni sparse al vento. Allunga una mano dietro di sé, toglie l'umido lenzuolo dal fondo del letto e me lo avvolge intorno al corpo. 
La stoffa fredda ed estranea mi fa rabbrividire.
Lui mi circonda con le braccia, tenendomi stretta, cullandomi possessivamente avanti ed indietro.
«Perdonami» mormora vicino al mio orecchio, la voce sciolta e desolata.
Mi bacia i capelli, un bacio, e un altro.
«Scusa, davvero»
Gli affondo la faccia nel collo e continuo a piangere, uno sfogo liberatorio.
Uso un angolo del lenzuolo per asciugarmi la punta del naso e a poco a poco mi rendo conto che quella visione non è poi tanto male.
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Questo è il remake della storia "she's a good girl", quella vecchia è stata cancellata, dati gli scarsi progressi.
Spero che questa versione sia meglio di quella vecchia :)
Se vi va fatemi sapere come vi sembra.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"She's a good girl." 
Capitolo 28.
 
Esistono diversi tipi di persone all'interno delle compagnie. C'è il cosiddetto capo, quello che decide quando e dove uscire, cosa fare e chi portare, colui che quando non c'è succede l'impossibile. Poi ci sono i platonici seguaci del capo, quelli che ridono e acconsentono a qualsiasi sua battuta, che se chiedi loro che cosa vogliono, non sanno cosa risponderti; sono troppo confusi e ammaliati dal loro boss che spruzza superbia da tutti i pori. 
E, infine, ci sono quelli che, nonostante siano grandi amici del più potente, si fa per dire, non gli interessa cosa fare, dove andare e quando. A loro interessa solamente stare tranquilli, scambiare qualche parola di tanto in tanto, aggregarsi a qualche discorso di tanto in tanto, ma mai troppo.
 
Io facevo parte esattamente dell'ultima categoria. Non mi interessava sapere che Calum ci stesse praticamente trascinando da un negozio all'altro, e neanche che ci importunasse con selfie a tradimento. Non mi importava che Allison cercasse in ogni modo di stare accanto a Michael, né di Luke e Jade che si scambiavano effusioni ad ogni fermata, e tantomeno di Iris che non passava un secondo senza lamentarsi del traffico.
 
Camminavo con le mani nelle tasche della felpa verde, il capo leggermente chino e una scarpa slacciata: il ritratto della personificazione della felicità!
Nonostante i lunedì non mi provocassero estremi pensieri negativi durante le settimane scolastiche, quel particolare lunedì mi fece ricredere.
Io detestavo il lunedì.
I miei genitori erano ritornati quella stessa mattina, carichi di soldi da spendere per la nuova stanza di Nicholas, avevano lasciato i bagagli ed erano ripartiti per andare in ufficio. Neanche il tempo per salutarli, abbracciarli o raccontare loro della mia promozione. Il nulla.
 
-Hai sentito?! Hanno regalato un motorino a Calum!-. Venni raggiunta da Allison, che a quanto pare non aveva ancora abbandonato gli occhi a cuore, e la guardai stupita.
-Davvero?-.
-Sì, l'ha appena detto-.
La ragazza se ne andò scuotendo la testa e raggiunse il gruppo, più avanti. 
Iris, poco più avanti a me, ma sempre abbastanza distante dal vero gruppo, si lamentò del fatto che ci fossero troppe persone, e che si era vestita troppo leggera per quella giornata fredda.
Non le diedi troppa attenzione, ma acconsentii in ogni caso. Si trovava più o meno nella mia stessa situazione, l'unica differenza era che lei, le cose, le diceva ad alta voce.
 
-Mike- chiamai, in preda ad un attacco di rabbia. Non avendomi sentita la prima volta, urlai di nuovo il suo nome. Si girò.
-Che c'è? Qualcosa non va?-.
-Andiamo via. Inventati qualcosa, solo… Andiamocene. Portami via di qui-.
 
[…]
 
 
-Non mi sembri molto entusiasta in questi giorni- affermò, guardandosi attorno un po' spaesato.
-Non lo sono, infatti- strinsi le braccia al petto, soffiando sulle mani per riscaldarle.
-Raccontami- soffiò sui miei capelli.
 
Così, stretti su una panchina al parco, abbracciati l'uno all'altra per riscaldarci, gli raccontai tutto, per filo e per segno, senza lasciare particolari. 
 
-Avresti potuto chiamarmi, lo sai che sono sempre qui ad ascoltarti-. 
Affondò mezza faccia nello spazio tra la panchina ed il mio collo, facendomi rabbrividire.
-Avevo Nicholas, pensavo che avrebbe potuto capirmi…-.
-Ma Nicholas non è me!-.
-Scusa-. Lo abbracciai, rifugiandomi nella sua enorme felpa verde scuro.
-Hai freddo?- mi chiese quando rabbrividii per l'ennesima volta.
Non risposi, beandomi del caldo della sua grande felpa e del suo profumo a me così familiare.
-Vuoi andare a casa?-.
Scossi la testa e successivamente mi coprii con un lembo della sua felpa.
Il suo torace si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro, ed il battito del suo cuore suonava, nella mia testa, come uno degli strumenti più meravigliosi e incantevoli al mondo, lasciandomi quasi estasiata.
 
Restammo in silenzio per minuti a me interminabili. L'unico suono udibile era quello delle foglie spostate dal vento, le quali creavano una dolce e fresca atmosfera.
Non mi sentivo in grado di muovere nessun muscolo dell'intero corpo. Io e Michael sembravamo fermi nel tempo. Tutto si era fermato intorno a noi e, nonostante non ci avessi mai pensato seriamente, una domanda si fece spazio improvvisamente nella mia testa.
-Mike-.
-Mh?-.
-Ti piaccio?-.
Rimase immobile, forse stava pensando, o forse lo avevo sorpreso solo un pochino.
Non rispose, finché un bambino in monopattino passò davanti a noi con un gelato in mano.
-Non lo so, Emma. Dovresti piacermi?-.
Feci facepalm, restando in quella posizione per pochi secondi, poi mi girai per guardarlo negli occhi. 
-Non… Credo. Non so. Dovrei pensare che io ti piaccia?-.
-Bene. Non ci capisco più niente-.
-Fantastico- conclusi.
 
Sulla strada verso casa, io e Michael mano nella mano ed un gelato alla fragola nello stomaco, iniziammo a parlare d'altro, come due normali e vecchi amici. Parlammo del tempo, delle imminenti vacanze, del nuovo motorino di Calum e chiarimmo sulla questione Allison.
 
Arrivati davanti a casa mia mi misi di fronte a Michael, per poterlo guardare negli occhi, e aspettai. Aspettai qualsiasi cosa avesse il coraggio di dire o fare. Andava bene qualsiasi cosa.
-Sai…- iniziò, vago. -Potresti anche piacermi- ammiccò.
Il mio cuore accelerò, battendo ad un ritmo per me tutto nuovo.
-La cosa che mi piace di più di te, comunque, penso sia il sorriso-. Tracciò con un dito la linea del mio labbro inferiore e sorrise di rimando.
-Sono un po' impacciato in queste cose, sappilo-. 
Lo salutai con un abbraccio veloce e corsi in casa, felice come non mai.
Stavo, per caso, iniziando a provare qualcosa per il mio migliore amico?
 
[…]
 
-Sono passati secoli dall'ultima volta che abbiamo provato- ammisi. Calum mi stava fasciando le mani con delle bende, dato che cominciavano a far male. Non mi sarei mai abituata alle mie bacchette in legno.
-Quando hai detto che dobbiamo suonare?- domandò Luke, a pancia in giù sul divano, mentre masticava un pezzo di torta.
-Ogni martedì e giovedì, forse anche sabato, ma non ne sono sicuro- rispose il moro, armeggiando con alcune bende.
-Fai piano- mi lamentai quando strinse troppo forte e iniziai sentire il sangue fuoriuscire dalla base di una delle dita.
-Scusami-.
 
Circa un'ora dopo, chitarre e spartiti a terra, andammo nella stanza di Calum per parlare un po'. E anche per giocare ai videogames.
Michael, a differenza mia, sembrava completamente a suo agio. Rideva con Calum e Luke, faceva battute stupide e davvero squallide, come sempre. 
Mi aveva salutata, appena avevo messo piede in casa, e si era comportato come sempre.
Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo, era come se improvvisamente mi importasse più del dovuto di lui; volevo ricevere attenzioni da parte sua. 
 
Sulla strada del ritorno, Michael annunciò che avrebbe invitato tutto il gruppo nella sua casa al lago; ne fui molto felice. Finalmente avremmo passato del tempo solo noi quattro; niente Jade, niente Allison o chi altro della nostra scuola.
Mi mancava veramente poter passare del tempo tutti insieme, ridere e scherzare, raccontarci battute e cantare le nostre canzoni.
 
 
[ 2 settimane dopo ]
 
 
-Non credevo che con "viaggio mediamente lungo" intendessi otto ore!- si lamentò Calum, mentre si stringeva nella felpa.
-E poi si gela!-.
-Finiscila, siamo quasi arrivati- si giustificò Michael.
 
La tanto attesa casa sul lago non si presentò poi così male. Era una villetta molto carina, a due piani, con una veranda che dava proprio sull'acqua.
-Quando fa caldo di solito mi piace buttarmi nell'acqua e sguazzare come un pesce- venne interrotto da Calum, ancora imbronciato.
-Peccato ci siano meno dieci gradi-.
-Bene, io prendo i bagagli- disse Luke, ridacchiando per la patetica scena dei due.
 
Scesi dalla macchina, respirando un po' d'aria fresca e mi stiracchiai. Effettivamente otto ore di macchina non erano il massimo, ma per il fantastico clima ne valeva la pena.
-Per curiosità,- iniziai, dubbiosa. -Quante camere ci sono?-.
-Quello non è un problema. Calum dormirà sul divano-.
-Cosa?!-.
-Io e Luke dormiremo nella camera matrimoniale e tu puoi stare tranquilla nella stanza degli ospiti, sola soletta, a fare le tue cose da donna- concluse, felice, accompagnandomi verso la casa con un sorriso fiero in volto.
-Perché sono io quello a dover dormire sul divano?!-.
Nessuno rispose, così si arrese e si imbronciò per l'ennesima volta.
Andai a consolarlo, mettendogli una mano sulla spalla e sorridendogli amorevolmente.
-Potremo fare cambio, se vuoi-.
-No-.
Lo guardai inarcando un sopracciglio. Tante storie per non dormire sul divano, e quando gli viene offerta una proposta simile, rifiuta!
Scossi la testa, lasciai un sonoro sbuffo e raggiunsi Michael sullo stipite della porta, il quale mi stava aspettando a braccia conserte.
-Vedrai che appena arriverà l'ora di cena sarà pacato come un cagnolino-.
Sorrisi alla sua affermazione ed entrai in casa.
Un forte profumo di fresco e umido invase le mie narici; ispirai a fondo.
 
Luke comparve in cima alle scale, apparentemente cigolanti, con un colorito biancastro, una faccia spaventata ed uno scopino per il bagno in mano.
-Penso ci sia un ratto, nel bagno-.
 
E fu così che ci ritrovammo in quattro in un bagno, tre di noi con una scopa in mano, ed uno con una coperta.
-Per curiosità, cosa vorresti fare con quella coperta?- chiesi a Calum, che si era appostato, in piedi, sul water.
-Catturerò la bestia qui dentro e la lascerò affogare nel lago-.
Scossi la testa. -Ma i topi non nuotano?-.
-Vorrà dire che faremo un falò- aggiunse Luke, ancora bianco in volto, scuotendo la scopa in tutte le direzioni possibili.
-Piuttosto portiamolo il più lontano possibile- suggerii.
-Tornerà. È un ratto maledetto-.
-Michael...-.
Improvvisamente la “bestia” iniziò a correre per il bagno, e tutti cacciammo un forte urlo.
Calum si coprì con la coperta, Michael si chiuse nella doccia e Luke si aggrappò al lavandino per non svenire.
-Stiamo calmi!- urlai, spaventata, sbattendo la scopa per terra.
Chiusi gli occhi, rannicchiandomi per terra, accanto alla porta.
Aspettai alcuni istanti, con le mani davanti gli occhi per cercare di dimenticare ciò che stavo ancora vivendo.
-Emma… Credo tu l'abbia ucciso-.
 
[…]
 
Uscii dal bagno, ora disinfettato ed esorcizzato dalla bestia, e mi avvolsi una sciarpa leggera attorno al collo.
Scesi in soggiorno e mi sedetti sul divano, insieme a Calum.
Era concentrato sulla pagina di un giornale con un sudoku ancora praticamente vuoto.
-Tutto bene?- chiesi, sistemandomi contro lo schienale.
-È tardi, dovresti andare a dormire-.
-È tardi quando Michael spegne il PC-.
Sorrisi all'immagine del mio migliore amico, sdraiato sul letto, con il PC davanti e un paio di cuffie nelle orecchie, concentrato nell'ascoltare qualche canzone o qualche base per una nuova.
-Hai ragione-. Lasciò scivolare il giornale a terra e stiracchiò le gambe allungandole oltre il divano.
Mi appoggiai a lui, sulla sua spalla, rilassandomi per un momento, beandomi del fuoco del caminetto davanti a noi.
-Cosa succede tra te e Michael?-.
-Te l'ha detto?-. Scattai seduta e mi sistemai in modo nervoso la coda di cavallo.
-Più o meno… Non lo so. Mi ha accennato qualcosa ieri sera, ma avevo troppo sonno e ho riattaccato-.
Sospirai, lasciandomi andare di nuovo con la schiena, chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie.
-Lui ti piace?-.
-Calum, è il mio migliore amico. Non so se mi piace. Non ho mai avuto troppi amici maschi, e soprattutto non ho mai avuto un migliore amico maschio-. Riaprii gli occhi, trovando Calum guardarmi con curiosità. -Sarebbe un male se mi piacesse?- domandai, infine.
Egli storse le labbra, poi le strinse e se le inumidì. 
Inarcai un sopracciglio e spostai lo sguardo, pensierosa.
-Hai provato a pensare se, magari, non ti piace qualcun altro?- chiese, giocherellando con i lacci dei suoi braccialetti.
 
-Che intendi?-.
Entrambi ci girammo in direzione della cucina.
Michael, a piedi nudi sul parquet, con un bicchiere di latte in mano, si avvicinò a noi e si appoggiò con i gomiti allo schienale del divano. Mi lanciò uno sguardo curioso, che rivolse anche all'amico, e bevve un sorso di latte.
-State parlando delle vostre questioni amorose senza di me?! Siamo amici, andiamo!-.
Ci fu un intenso scambio di sguardi, con me che cercavo sempre di più rifugio nella mia sciarpa.
-Facciamo un gioco- si unì Luke, in un tenero pigiama azzurro di flanella. -“Chi piace a Emma Evans?”-.
-Una specie di “Indovina Chi?”- aggiunse Calum.
Roteai gli occhi, puntandoli verso il soffitto.
 
-Ha i baffi?-.




Scusate la lunga assenza!
-Follow The Sun xx
  
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