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Autore: Parallax    04/01/2017    2 recensioni
" pianse tanto, i suoi capelli erano viola scuro e le sue lacrime erano gocce d'oro che al suolo diventavano fiori, margherite; come se anche l'oasi tentasse di riparare alla tristezza infinita di jiada"
È una fiaba dedicata a tutte le donne del mondo, perché senza di loro come faremmo??
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta un troll, il suo nome era Alec, viveva in un oasi lontana dal mondo umano; in quest’oasi regnava la magia, poiché era un posto abitato da esseri introvabili nel mondo umano, animali che non avevano paura di nessuno, perché nessuno li aveva mai cacciati o uccisi, unicorni, balene volanti, grifoni e persino le sirene! Alec passava le sue giornate principalmente solo, a catturare le lucciole per avere la luce la sera, e poi le liberava la mattina, e non si scordava mai di ringraziarle! Un'altra cosa che amava fare era rotolarsi nel fango, ma la cosa che amava fare più di tutte era stare ad osservare una fata, il suo nome era Jiada. L'aveva notata per la prima volta molti mesi prima, la trovava incantevole, Jiada aveva i capelli a caschetto, di un colore che rispecchiava il suo stato d'animo: viola scuro quando era triste, arancione quando era felice, rosso quando era un po’ imbarazzata, neri quando era spaventata, e blu quando era arrabbiata. I suoi occhi erano scuri, sapevano esprimere bene sia uno sguardo di rabbia che uno sguardo di felicità, indossava sempre vestiti lunghi, ma lasciavano comunque intendere che sotto quel vestito si nascondeva un corpo stupendo. Un giorno Alec stava seguendo Jiada, che stava passeggiando, cercava di trovare il coraggio di presentarsi a lei, ma inutilmente, quando all’improvviso raggiunsero un fiume. Era risaputo che i troll per via di un maleficio lanciato da una strega molti secoli prima poiché una strega si era innamorata di un troll, ma questo non ricambiava i sentimenti, cosi la strega, convintasi del fatto che i troll fossero bestie senza cuore, le condannò a una vita di continuo rischio, e di folle paura ogni volta che si sente il bisogno di soddisfare l'istinto della sete. Mentre Jiada, essendo una creatura fatata era dotata di ali, di due ali enormi e piumate, non avevano un colore definito, sembrava quasi che quelle ali riuscissero a contenere tutti i colori dell’arcobaleno, erano magnifiche, a volte Jiada le apriva, come per stiracchiarle, e Alec rimaneva incantato nel vedere quella perfetta combinazione di colori e luci. Era triste, Alec la vedeva perfettamente dall' altra parte del fiume mentre giocava con i grifoni e con gli elfi dell'oasi, all' improvviso un impeto di rabbia porta Alec a fare l' impensabile, prese la rincorsa e tentò di raggiungere l' altro lato del fiume. Jiada e gli elfi lo videro uscire dal sottobosco di corsa, non capirono subito di chi o di che cosa si trattasse, poi lo videro entrare in acqua e per un attimo, solo per un attimo sembrò che avrebbe potuto farcela, invece no. Il silenzio calò sul ciglio del letto del fiume, ma solo dopo qualche istante Jiada scoppiò in lacrime, pianse tanto, i suoi capelli erano diventati viola e le sue lacrime erano gocce d'oro; quando queste gocce d'oro cadevano al suolo si formava un fiore, una margherita, come se anche l'oasi tentasse di rimediare alla tristezza infinita di Jiada. All'improvviso Jiada smise di piangere, dal suo sguardo si capiva chiaramente che aveva avuto un idea per tentare di riportare in vita Alec. Prese un bastone e disegnò delle rune per terra, erano dei simboli nella lingua delle fate, solo le fate erano in grado di utilizzarli, e solo le fate sapevano come utilizzarli. Jiada disegno due rune una accanto all'altra, una significava “nascere” l'atra “ ancora” poi si inginocchiò al centro delle rune e recitò : ” ‘ongox leyn ”. Erano parole in lingua fatata, che significavano “nasci ancora” . Le rune si illuminarono di verde e subito il vento si alzò, gli animali dell'oasi scapparono spaventati da tutto quel vento che fischiava e alzava in cielo foglie e polvere in grande quantità. All'interno del vortice c'era Jiada svenuta, stava sognando, nel suo sogno era sola nell’oasi, solo che tutto era di un colore nero scuro, denso, quasi viscido; improvviso tutto diventò bianco, un bianco avvolgente e tranquillizzante, e quando lei cominciava a sentirsi meglio e i suoi capelli cominciava vano a colorarsi di un giallognolo spento, ma ancora il nero prevaleva, in lontananza vide un puntino nero, che man mano crebbe fino a diventare una nube nera dalla forma allungata, che si schianto al suolo; quando quasi tutta la nube fu dissolta, cominciò ad intravedersi una figura umana, era nuda, ma presto si vestì di una tonaca fatta con l'ultima parte della nube. rimasero solo jiada e un uomo incappucciato, era lo spirito dell'oasi, colui che controllava tutti gli equilibri. Jiada non aveva paura, sapeva ciò che voleva, infatti lo spirito le chiese una sola cosa: “sei sicura?”, “si ”-rispose Jiada, di nuovo lo spirito mutò forma in quella nube nera accecando e stordendo jiada. Quando si svegliò Alec si trovava a Parigi, in un appartamento, in un corpo umano, era a letto con una bellissima donna, ma non sapeva come ci era finito, e in quel momento lei si girò e la riconobbe dai suoi occhi scuri, era jiada. “come hai fatto?”- chiese lui a lei, sorpreso dalla situazione – “ho donato la mia immortalità ”-lei rispose “Perché?”-“non mi conosci neanche?”-disse Alec triste per il sacrificio fatto da jiada “Ti conosco invece, sei il troll che mi segue e mi lascia i fiori davanti a casa, sei il troll che ha perso la vita per cercare di conoscermi, meriti un'altra occasione!” E vissero felici e contenti!
   
 
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