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Autore: Frollove    05/01/2017    0 recensioni
Marco è il compagno di classe della migliore amica di Ginevra. E' un ragazzo un po' ambiguo, dall'espressione determinata e gli occhi da cucciolo. Ginevra non sa ancora bene cosa prova per lui, ma una partita di basket piuttosto focosa la aiuterà a capire il suo cuore.
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ una scheggia”.
Lo era davvero.
Gli occhi di Ginevra non riuscivano a stargli dietro. C’erano troppe cose da guardare. Quelle gambe fasciate dai calzini spessi, scarpe alte, pantaloncini corti gialli e neri che gli arrivavano al ginocchio.  Quelle braccia, i muscoli, bicipite e tricipite che si gonfiavano e si tendevano mentre sollevavano senza sforzo la palla arancione scuro per lanciarla, passarla, palleggiarla. Le sue mani che gesticolavano sicure e svelte verso i suoi compagni di squadra. La sua bocca che si incurvava in una smorfia di fastidio mentre cadeva a terra, spinto da un avversario. Il suo petto, le spalle ampie coperte da quella canotta, gialla e nera, che ogni tanto si sollevava, facendosi vento per il gran caldo. La sua fronte imperlata di sudore, i suoi capelli scuri tra i quali passava spesso le dita, districandoli, dandosi un po’ di sollievo.
Correva. Correva da una parte all’altra del campo, allungando quelle maledette gambe dalla pelle scura, muovendo le braccia lungo i fianchi dritti, voltandosi spesso indietro, guidando tutta la squadra. Era il capitano di nome e di fatto, tirava su i suoi da terra, discuteva con l’allenatore, litigava animatamente con l’arbitro.
Ginevra lo seguiva con lo sguardo. Non voleva perdersi nemmeno un briciolo di quello spettacolo. Marco era scattante, pronto, deciso, agile, centrava il canestro come niente, tracannava acqua ad ogni minuto di pausa, correva, bruciava il campo in mezzo secondo, la palla danzava fra le sue mani. Era una meraviglia, lui e la frenesia, l’agitazione e la stanchezza che il suo corpo emanavano.
Era bellissimo. Non poteva fare a meno di pensarlo, era bravissimo e bellissimo. Claudia glielo aveva detto, qualche ora prima. Non lo guardare troppo, che vederlo giocare attizza di più. E lei c’era già passata. Su quelli spalti si era rovinata, a osservare ogni singolo movimento di Carlo, quel ragazzo biondo e fin troppo carino che poi si era lasciata sfuggire. Ma Ginevra non aveva resistito, non poteva resistere, chi ci sarebbe riuscito? Quale ragazza non sarebbe rimasta stregata da quelle braccia, quegli addominali che si intravedevano di tanto in tanto, quegli occhi che si erano trasformati in due piccoli fuochi di determinazione e furia? Ginevra era abituata al suo miele-nocciola da cucciolo, non a quei due incendi, che però adorava ugualmente, che la catturavano ugualmente.
Marco segnò un canestro fantastico, da metà campo. La partita si concluse con quei tre punti decisivi, scattati nell’esatto istante in cui il tempo si era azzerato. La squadra di Marco aveva vinto, e la palestra esplose in un’ovazione. Ginevra e Claudia si alzarono, applaudendo e gridando, felici.
Ginevra osservò quei dodici ragazzi gialli e neri stringere le mani degli avversari e poi dirigersi verso le scale, verso gli spogliatoi. D’un tratto, vide Marco volgersi verso di loro, e si sentì mancare il fiato, mentre si avvicinava. Da vicino era un qualcosa di eccezionale: non credeva che il sudore, il respiro corto e le occhiaie potessero essere così dannatamente eccitanti.
Claudia salutò il suo amico, euforica. Ginevra un po’ la invidiò, invidiò i cinque anni che avevano trascorso insieme e che le permettevano quella confidenza. Ma poco dopo, Marco si rivolse a lei con un gran sorriso, e Ginevra si sentì sciogliere un po’ dentro.
“Allora, ti siamo piaciuti?”
“E me lo chiedi? Siete stati bravissimi!”
Marco rise. “Io, però, sono il più bravo” disse annuendo, con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Poco poco egocentrico, tranquillo!” esclamarono le due ragazze, quasi all’unisono.
Ridevano ancora quando Marco si decise a lasciarle, “per fare una doccia al volo”, espressione che aveva fatto deglutire in modo quasi rumoroso Ginevra.
“Il più bravo, non me ne intendo. Il più bello, senza dubbio” pensò Ginevra sospirando, rivolgendo uno sguardo lascivo alle scale per le quali Marco si era allontanato.



​Ringrazio per aver letto! Se vi va di lasciare una  minuscola recensione apprezzerò il gesto. Alla prossima ^^
   
 
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