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Autore: Ormhaxan    05/01/2017    2 recensioni
Scandinavia, IX secolo. Nella società norrena, molti sono quelli che desiderano il potere, ma pochi sono quelli che lo detengono: Ragnar Loðbrók è il sovrano più rispettato e temuto di tutti e i suoi figli, vichinghi forgiati da numerose battaglie, sono pronti a prendere il suo posto, disposti a tutto pur di salvaguardare il loro onore e il proprio nome.
In una storia che narra di vendetta, di morte, ma anche di amore, si intrecceranno le vite di Sigurd Ragnarsson, Occhio di Serpente, e di Heluna, principessa di Northumbria, figlia dell'uomo che, più di ogni altro, ha osato sfidare l'ira dei giovani vichinghi.
Dal Prologo: "Vedo il serpente strisciare nella tana del cinghiale e la sua prole dilaniarlo, vendicando il proprio nome; vedo un’aquila ricoperta di sangue sorvolare i cieli oltre il mare, un giovane serpente venire addomesticato da una principessa dagli occhi tristi e i Figli del Nord prosperare per mille anni."
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Gorm se ne stava seduto, gambe a penzoloni nel vuoto, sulle mura più alte della città da diverse ore. Non aveva partecipato al banchetto, certo che la sua assenza non sarebbe stata notata nel trambusto del primo pranzo ufficiale dalla battaglia che aveva schiacciato definitivamente l’esercito nemico, preferendo a questo la pace e l’aria fresca di mezzodì.  Osservava con disinteresse il paesaggio, chiazze verdeggianti e marroni ricoperte, sulla cima delle colline e dei promontori più alti, da un lieve manto di neve che presto si sarebbe sciolto, lasciando il posto alla stagione più calda.
La stagione del nóttleysi1, in cui le tenebre duravano solo poche ore, era oramai giunta da qualche giorno: Gorm si chiese se, a Kattegat come nello Jutland, la popolazione si fosse già riunita attorno ai grandi fuochi, sacrificato i capi di bestiame migliori, cosparso con il loro sangue i raccolti e il capo delle persone più influenti, compiaciuto gli dèi con quel rito tanto sacro quanto antico.
Immaginò la sua adorata Þyri, tunica bianca e corpo adornato con preziosi, cospargere le terre appena seminate, chiedere, occhi al cielo e braccia spalancate, la benedizione degli Æsier e dei Vanir, di Freyr e Freja, divinità della fertilità.
Si domandò, mentre sovrappensiero si rigirava tra le mani il bracciale che la figlia di Ragnar gli aveva donato come simbolo della promessa che si erano scambiati, se Þyri lo stesse ancora aspettando, se il suo cuore battesse ancora per lui: Gorm era divenuto un estranio per lei, entrambi sapevano che poco era rimasto del ragazzetto per cui lei aveva avuto, tanti anni prima, una cotta puerile; sapevano di avere molto da scoprire l’uno dell’altra, della vita andata inesorabilmente avanti mentre erano separati, degli anni in cui lui aveva quasi del tutto smesso di pensare a lei, alla bambina testarda che voleva diventare una moglie di lancia e che non faceva altro che seguire la sua ombra dovunque andasse.
Il tempo trascorso insieme, poco prima della partenza di lui verso la Northumbria, era stato esiguo, troppo breve per qualsiasi occasione di corteggiamento o conoscenza e, sin da subito, molti avevano tentato di piantare il seme del dubbio nella mente e nell’animo della fanciulla. Un seme che lui era riuscito ad estirpare con una promessa di felicità…


«Ditemi che non è vostro padre a muovere i fili di questa scelta. Ditemi che posso fidarmi di voi, delle vostre parole e della sincerità di queste.»
La voce di Þyri aveva tremato leggermente quando, nelle ore dell’alba precedenti alla partenza, era riuscita a sfuggire dalla custodia di sua madre e raggiungere Gorm, intento a impartire gli ultimi ordini ai suoi uomini, per parlargli lontano da occhi indiscreti.
«Ivar mi ha raccontato del volere dei nostri padri, del matrimonio tenuto nascosto che unirà non solo le nostre anime, ma anche le nostre famiglie. Mio fratello afferma che è solo questo il motivo che vi spinge a chiedermi in sposa, esclusivamente questo.»
Il principe danese aveva immediatamente scorto il dubbio e la paura nel viso dal contorno ovale della giovane, che mai si sarebbe perdonata o avrebbe perdonato una così mortificante beffa; una parte di lui aveva temuto tali dubbi, poiché Ivar, come suo padre Ragnar prima di lui, non avrebbe mai ceduto così facilmente la mano della sua unica sorella, gioiello prezioso per tutti loro.
«Le mie parole e i miei sentimenti sono sinceri, non potrei mai mentirvi: tutto ciò che voglio e desidero siete voi, un futuro insieme, felice.»
Con timore reverenziale prese le piccole mani di lei nelle sue, portandole alla bocca contornata da una folta ma morbida barba rossiccia: «È vero, un tempo i nostri padri hanno desiderato la nostra unione, preso accordi affinché, raggiunta la maggiore età di entrambi, le nostre case si unissero. Nonostante questo, molte cose sono cambiate da allora e pesanti lutti hanno colpito entrambe le nostre famiglie, allontanandoci dal paterno desiderio. – le strinse più forte le mani e per un istante non parlò – Tuttavia, quando vi ho rivisto, bella come una mattina di Primavera e regale quanto e forse anche più della vostra nobile madre, il mio cuore si è riempito d’amore e ho giurato a me stesso che vi avrei avuto. Per sempre.»
«Per sempre è molto tempo. – sussurrò appena Þyri, non ancora convinta – La vostra potrebbe essere semplice brama, un desiderio che potrebbe spegnersi una volta avuto il vostro premio, la mia mano. Come avete ben detto, è stato il mio corpo e non il mio spirito a catturarvi: cosa accadrà, dunque, dopo aver avuto il mio virgineo corpo? Cosa ne farete di me, dopo che vi avrò dato dei figli, provveduto a portare avanti la vostra stirpe? Mi amerete ancora, oppure mi dimenticherete, lasciandomi alla mia solitudine e ai miei rimpianti, trovando in altre donne il calore del corpo e il piacere della carne?»
Nel sentire tali parole, una stretta dolorosa attanagliò il cuore di Gorm: «Non potrei mai rendevi infelice. Preferirei morire piuttosto che vedervi consumata dai rimpianti… — la mano del principe lasciò la sua e si posò sulla candida guancia — Þyri, sul nome della mia famiglia, su Odino e tutti i Vanir, io giuro che non sarete mai infelice con me.»
Adesso entrambe le sue mani dai polpastrelli callosi incorniciavano il viso della figlia di Ragnar: «Noi due ci apparteniamo. Tu sei colei che mi è stata promessa.»
Un sorriso triste si dipinse sul viso di Gorm e Þyri ripensò alle parole del Veggente, il quale le aveva profetizzato la venuta di un principe dalla chioma di fuoco: se, quindi, la loro unione era benedetta dagli dèi, da loro voluta, a cosa sarebbe servito dubitare?
Þyri guardò Gorm negli occhi per la prima volta senza paura, poggiò delicatamente una mano sul suo polso, tastando il freddo metallo del bracciale che lui indossava, il bracciale un tempo appartenuto a lei e che lei stessa gli aveva donato come pegno di una promessa.
«Vi credo. – disse infine, mentre una solitaria lacrima solcava la sua candida guancia —  Vi credo e per questo vi aspetterò, mi concederò in sposa a voi quando tornerete vittorioso dalle terre dell’Ovest e mi impegnerò ad essere una buona moglie, una degna principessa dello Jutland e, un giorno, la vostra regina.»
Þyri finalmente sorrise, il sorriso più sincero e luminoso che Gorm aveva mai visto; senza pensare, oramai privo di paure, la strinse a sé e, piano, la baciò. Aveva desiderato dal primo momento di baciarla, sin da quando Þyri aveva fatto il suo ingresso in quella grande sala divenuta improvvisamente silenziosa al suo passaggio, ma mai avrebbe potuto immaginare un tale turbinio di emozioni nella sua mente e nel suo corpo al solo contatto con le sue morbide e calde labbra.
Avrebbe voluto approfondire il contatto, assaporare ogni più piccolo gusto della sua bocca, invece decise di accontentarsi di quello, del calore delle rosee labbra della fanciulla contro le sue, di tenerla stretta tra le sue braccia, percepire il suo corpo aderire perfettamente contro il suo ampio petto.
«Saremo felici. — sussurrò sulle sue labbra — Vi renderò felice, vedrete.»


Gorm sospirò, ritornando con la mente al presente: quello era stato il loro ultimo incontro, l’ultimo momento trascorso insieme prima della partenza. Quando era giunto il tempo del congedo, Þyri lo aveva salutato con riverenza e distacco, nel modo in cui tutti si aspettavano, ma lui era riuscito ugualmente a scorgere una luce diversa nei suoi occhi, un flebile sorriso che significò tutto: lo avrebbe sposato, sarebbe diventata sua moglie; per questo motivo e per i sentimenti forti che provava, si ripromise di non cedere nuovamente al dubbio, di non permettere a Loki, divinità ingannatrice e fabbricante di trucchi, di far vacillare nuovamente le sue sicurezze.

 



**



“Dove state andando?”
La voce di Sigurd la inchiodò sul posto: Heluna chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e si girò lentamente verso di lui, steso sul letto in cui avevano trascorso tutta la mattina e parte del pomeriggio.
Era certa di poter sgattaiolare fuori da quella stanza, convinta che l’altro dormisse profondamente, abbastanza da non svegliarsi e porle domande a cui non era certa di voler rispondere: dopo tutto, quella era una questione privata, che apparteneva a lei e a lei soltanto e per questo era decisa a risolverla senza l’aiuto di nessuno.
“Devo vedere mio padre, ho bisogno di parlare con lui prima… — sospirò — Ho bisogno di risposte, di affrontarlo un’ultima volta e discutere con lui prima della fine.”
Ælle l’aveva sempre terrorizzata, per sedici anni aveva vissuto con il terrore della sua collera, sopportando il suo disprezzo, le sue occhiate colme di disappunto, i suoi sproloqui da ubriaco; aveva subito violenze verbali e fisiche, vissuto una vita che mai aveva sentito sua, ma adesso che aveva trovato Sigurd, che era finalmente libera di seguire il suo cuore, niente di tutto ciò che era stato le faceva più paura.

Non può più farmi del male. È sconfitto, debole, privo di qualsiasi autorità, disposto a tutto pur di avere salva la vita. E io voglio che supplichi, che si prostri ai miei piedi, implori il mio aiuto e si senta umiliato proprio come lo sono stata io per tutta la mia vita. —


In risposta, Sigurd aggrottò la fronte e, scostate le pesanti coperte, si alzò troppo velocemente dal grande letto, rischiando di perdere l’equilibrio a causa del suo ancora precoce stato di salute.
“Vengo con voi! — esclamò piccato mentre Heluna, celere, si portava al suo fianco e lo aiutava a sedersi — Non vi permetterò di andare da sola, di affrontare quel bastardo: non sappiamo di cosa può essere capace, di quali crudeltà potrebbe accusarvi e io non gli permetterò di turbare il vostro animo, riempire la vostra mente di dubbi o insicurezze.”
“No, invece! — rispose con altrettanta enfasi la principessa degli angli, rimettendosi in piedi — Siete ancora debole e questa è una faccenda personale. È qualcosa che devo fare da sola, per me stessa, altrimenti non potrò andare avanti.”
“Temo che possa spezzare ancora il vostro spirito, — confessò con sguardo basso Sigurd — che possa farvi vacillare, dubitare dei vostri e dei miei sentimenti, allontanarvi da me.”
Era stano come Heluna avesse il potere di renderlo fragile e insicuro, come il solo pensiero di perdere tutto proprio ora che era divenuta sua lo riempisse di timori e paure; lui, che era sempre stato un guerriero spietato, che non aveva mai pensato concretamente a una famiglia o a una donna da amare e con cui passare il resto della sua vita, adesso si ritrovava ammaliato da quella principessa, succube e dipendente come un cucciolo di lupo alla madre.
“Cosa mi avete fatto?” chiese retoricamente, questa volta parlando in norreno per non farsi capire, per non mostrarsi ancor più debole di quanto già non lo fosse.
Heluna si lasciò stringere, gli permise di nascondere il viso poco sotto i suoi seni che quella mattina Sigurd aveva accarezzato per la prima volta e, come una madre, accarezzò dolcemente i suoi lunghi capelli color del grano maturo. Sigurd, per la prima volta, le parve fragile, una persona diversa da quella che, in una fredda giornata di qualche settimana prima, aveva strappato alla vita i nobili in pubblica piazza, davanti agli occhi del popolo accorso per assistere a una tale barbarie.
“Non gli permetterò di farlo, - disse e percepì la sua stretta farsi più forte — nessuno potrà allontanarvi da me, convincermi che ciò che provo sia frutto dell’inganno, un sentimento diverso dall’amore incondizionato che provo per voi.”

Ég elska Þú. — disse a voce alta e la bacio famelico per un istante — Ti amo."
“È così che dite nella vostra lingua? – chiese curiosa e Sigurd annuì – Ég elska Þú. Mi piace il suo suono.”
“A me piace come suona sulle vostre labbra. — la baciò ancora, questa volta più a lungo e assaporandola lentamente — E sia: se volete andare da vostro padre allora andate, non vi fermerò in alcun modo. L’unica cosa che vi chiedo è di permettere ad uno dei miei fratelli di accompagnarvi… per sicurezza, solo per la vostra sicurezza.”
Heluna assottigliò le labbra: era una richiesta ragionevole, del tutto comprensibile e, si disse, probabilmente avere qualcuno dei suoi fratelli — magari Bjorn, che tra tutti sembrava il più affabile — avrebbe tranquillizzato anche lei stessa.
“Va bene, accetto. — acconsentì — Mandate pure a chiamare uno dei vostri fratelli e io sarò ben disposta a farmi scortare da lui nelle prigioni dei sotterranei, dove mio padre attende il suo già scritto destino.”

 


**




Hvìtserk era sempre stato il più taciturno e sfuggente dei figli di Ragnar. Per questo motivo, quando, poco più tardi, fu lui a presentarsi alla porta di Sigurd, Heluna ne rimase sorpresa e allo stesso tempo intimorita.
Sigurd aveva parlato spesso dei suoi fratelli in quei giorni trascorsi a letto e, se da una parte era riuscita a farsi un’idea del carattere di Bjorn, l’Orso dal gran cuore e dall’aria gioviale, o di Ivar, lo spietato condottiero dal cuore freddo ma sempre pronto a onorare la sua parola e i suoi fratelli, dall'altra Hvìtserk rimaneva un’incognita per lei: diverso da tutti gli altri fratelli non solo per carattere ma anche fisionomia – inconfondibili erano i suoi occhi scuri, quasi neri, opposti a quelli chiari che caratterizzavano il suo popolo — le aveva rivolto poche volte la parola, rivelando un tono di voce basso e un accento aspro e spigoloso; inoltre, Heluna aveva notato che si teneva sempre in disparte, non solo durante i banchetti, ma anche nelle circostanze di tutti i giorni. Un solitario, ecco chi era Hvìtserk Ragnarsson.
“Non permettetegli di convincervi a fare nulla di strano. — le disse categorico il norreno, che camminava qualche passo davanti a lei — Cerca un modo di evitare la morte, è un codardo e un bugiardo, quindi non permettetegli di convincervi a parlare in sua difesa.”
“Il mio nobile padre ha perso l’affetto di sua figlia anni fa, credetemi. — rispose Heluna — Non può dire o fare nulla per convincermi a persuadere Sigurd o chiunque di voi a lasciarlo libero. Non dopo quello che ha fatto a tutti noi.”
“Attenta, Principessa, state iniziando a parlare come un vero vichingo. — il norreno sorrise — Forse, non siete il fragile uccellino che tutti credono.”
“Per molti anni ho creduto di esserlo, ma poi Sigurd mi ha fatto capire che bisogna essere forti per sopportare ciò che mio padre mi ha costretta a subire. — strinse i pugni — Vostro fratello mi ha fatto diventare forte, o forse già lo ero, ma di una cosa sono sicura: Ælle non mi fa più paura.”
“Bene, — concluse l’altro, guardandola con la coda dell’occhio prima di fermarsi davanti a una delle tante celle dalle sbarre arrugginite — sarà meglio che teniate a mente queste parole, perché siamo arrivati.”


 

*




1. I norreni suddividevano, come noi oggi, l’anno in 12 mesi; tuttavia non avevano quattro stagioni, bensì solo due, inverno ed estate, corrispettivamente skammdegi (giorni brevi) e nóttleysi (senza notte).




Angolo Autrice: Hello, folks! Anche questo capitolo arriva con ritardo, me ne rendo conto. E' un capitolo sicuramente di passaggio, molto intimo, ma a me è piaciuto molto scriverlo. Spero che aver ritrovato Gorm e Thyri vi abbia fatto piacere, perchè personalmente sentivo di averli bistrattati troppo. Nel prossimo avremo il confronto padre/figlia, che avrà dei toni piuttosto forti e accesi, quindi preparatevi psicologicamente.
Come sempre, ringrazio tutti voi che leggete, seguite e tutti voi che mi donate cinque minuti decidendo di lasciarmi una recensione. Per qualsiasi dubbio, curiosità o critica costruttiva sono sempre a disposizione! ;)

Alla prossima,
V.
  
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