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Autore: Mrs Montgomery    05/01/2017    6 recensioni
Piemonte, 1778.
Il duca Andrea Pietrarossa fa ritorno in patria. In seguito alla morte del padre deve occuparsi degli affari in sospeso e questo lo conduce dal marchese Guerra, il quale è in procinto di risposarsi con un’amica d’infanzia del duca. Alla tenuta del marchese incontrerà Giulia, sua figlia, appena tornata da un lungo soggiorno a Verona.
Giovane, ostinata e dall’anima ribelle, Giulia si scontrerà con l’altezzoso duca, sebbene egli si dimostrerà l’unica persona in grado di aiutarla nella ricerca della libertà.
Malate passioni, verità nascoste, feste mondane e perfidi intrighi uniranno lo sfrontato duca Andrea Pietrarossa e l’indomita Giulia Guerra fino a far sbocciare quel potente sentimento che abbatte ogni ostacolo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Il fiore sabaudo



Prologo

 





1778 - Piemonte
Era una giornata maestosa.
Il cielo era completamente limpido, senza alcuna nuvola ad osteggiare ciò che sembrava una grande tela azzurra. I giardinieri si bearono di quella brezza primaverile mentre le cameriere canticchiavano allegramente in cucina. La primavera era finalmente giunta, rallegrando tutti quanti, persino i più scansafatiche del castello.
Quella era la giornata ideale per fare una passeggiata oppure organizzare un pic-nic, invece il marchese Pietro Guerra preferì rimanere nel suo studio in balia dei suoi pensieri. Comodamente seduto sulla poltrona, si massaggiava il mento ispido in continuazione e ogni tanto sbuffava. Era in quella posizione da quasi due ore, non trovando altra occupazione. Beh… in realtà c’era molto di cui mettersi a capo, ma in quel momento non aveva proprio la testa. Improvvisamente udì bussare. Ringhiò arrabbiato, aveva dato precise disposizioni.
«Ho chiesto di essere lasciato solo!»
Usare quel tono sgarbato non gli servì ad un bel niente. La persona che lo stava cercando, entrò nello studio con molta tranquillità e lo raggiunse, mettendosi proprio di fronte a lui.
«Ah! Siete voi, Elena».
La donna si spostò al suo fianco e posò una mano sulla sua spalla.
«Mio caro, è da una settimana che vi chiudete dentro a questo studio e non ci uscite prima che si faccia sera. Che cosa vi da tanto pensiero?»
«Non lo immaginate mia cara?»
Elena sospirò miseramente, annuendo. «Si tratta di vostra figlia».
«La mia unica figlia».
«Per ora» precisò la donna, sorridendo raggiante. «Tra poche settimane ci sposeremo e non vedo l’ora di darvi dei figli. Abbiamo aspettato per così tanto tempo… quando arriverà il momento saremo felicissimi».
«Ma io sono già felice, mia cara».
Il marchese si alzò e prese la mano della sua promessa sposa, per condurla sul balcone, dal quale potevano ammirare il parco della tenuta e parte delle sue terre. Quell’immensità gli dava spesso a pensare e ogni volta lo riportava al ricordo di sua figlia Giulia, concepita con la prima moglie, che da tempo risiedeva dai nonni materni a Verona. Pietro Guerra era un uomo molto orgoglioso e mai avrebbe confessato di aver commesso un errore, ma la sua coscienza spesso lo tormentava.
Il ritorno della figlia gli recava gioia, ma anche preoccupazione. Era stata l’ostilità nei confronti di Elena ad obbligarlo a mandarla via, fino a quando non fosse maturata e avesse accettato la sua unione con la donna. In verità non sapeva se Giulia fosse bendisposta a quel matrimonio. Il marchese ed Elena erano fidanzati da quasi tre anni, un tempo decisamente troppo lungo, ed era giunto il momento di andare all’altare.
«Presto tutto questo sarà vostro e degli eredi che mi darai. Parte dell’eredità andrà anche a Giulia, naturalmente».
«E giustamente» asserì Elena.
«Spero che la permanenza a Verona l’abbia aiutata ad accettare le nostre nozze e a mutare qualche sua bislacca opinione».
Elena gli prese entrambe le mani e lo fece voltare per guardarlo negli occhi. Risultava incredibile, eppure la loro unione non aveva alcuno scopo sociale, era l’amore a condurli all’altare. Entrambi erano rimasti vedovi, perdendo non solo la persona amata ma anche una parte di sé. Insieme trovarono la gioia di trascorrere il resto della loro vita con qualcuno che comprendeva il significato di portare ogni giorno una ferita dolorosa.
«Giulia manca ormai da tre anni. Scommetto che le sarà mancata casa sua e anche voi. Inoltre ha l’età giusta per comprendere ciò che è veramente importante e non solo per la sua famiglia, ma anche per sé stessa».
«Intendete dire che deve trovare marito? Seriamente volete organizzare un altro matrimonio?» domandò Pietro.
Elena scoppiò a ridere, infestando l’atmosfera attorno a loro con la sua spensieratezza. Si scostò dal marito e andò ad appoggiarsi alla balaustra in cemento. «Sono talmente felice per le nostre nozze che mi sento piena di energia! Potrei organizzare tre… anzi no, ben cinque matrimoni!»
Il marchese Pietro rise, contagiato dalla sua promessa sposa. «Calma, mia cara. Non vorrei mai che arrivaste esausta alla prima notte di nozze».
«Pietro, vi prego!» sbottò Elena arrossendo vistosamente.
«Non fate così» rise l’uomo, avvicinandosi lentamente a colei che amava. «Non sarebbe la prima volta per entrambi, o sbaglio?»
«No, non sbagliate. Vi rimprovero che non si dovrebbe parlare così apertamente di quelle faccende intime».
Pietro le rivolse un sorriso dolce e allungò una mano per carezzarle le guance imporporate. Apprezzava quella sua genuinità, così lontana dalla falsità e dall’ambiguità di cui erano tinti i volti delle gran dame di corte e dei loro mariti.
Il marchese non aveva mai apprezzato frequentare la capitale e né tantomeno i suoi altolocati residenti. Ecco perché preferiva rimanere nella tenuta di campagna a curare i suoi affari e a dedicarsi ai suoi affetti. Raramente aveva messo piede a Torino o alla sua corte, sebbene una di quelle poche volte gli portò fortuna, siccome ebbe il piacere di conoscere Elena.
La donna non era di nobili origini, apparteneva all’alta borghesia essendo la figlia di un importante banchiere. Fu la sua semplicità, oltre che alla delicata bellezza, a far capitolare Pietro. La loro unione avrebbe portato vantaggi ad entrambi, il marchese si sarebbe arricchito ed Elena avrebbe ottenuto il titolo di marchesa, eppure a nessuno dei due importava questa convenienza. Il loro unico desiderio era quello di poter finalmente vivere insieme come marito e moglie, spinti dal sentimento più forte.
«Che bello vedervi con quell’espressione serena dipinta in volto» mormorò Elena.
«È merito vostro se ho ritrovato la felicità, dopo l’infausta morte di mia moglie. Siete stata capace di ricucire una ferita che pensavo mai si sarebbe rimarginata» cominciò Pietro, afferrandola per la vita e avvicinandola a sé. «Grazie a voi, sono riuscito ad assaporare i momenti bella della vita. Voi mi avete fatto tornare a vivere!»
Inclinò il capo per porre un dolce bacio sulle rosee labbra di Elena. Quella donna gli aveva proprio toccato il cuore, ne era completamente infatuato e gli era impossibile nascondere la gioia immensa che provava nello sposarla. Eppure c’era ancora un’ombra che oscurava parte della sua felicità.
«State pensando a Giulia, vero?» domandò Elena, osservando come il suo viso si rabbuiò velocemente.
«Non posso farne a meno, ve lo confesso. Detesto pensare che lei possa rovinare questo momento felice, lo ha già fatto e… e non riuscirei a sopportare tutto nuovamente!»
«Pietro, mio caro, Giulia è cresciuta. Non è più la ragazzina capricciosa di tre anni fa» Elena tentò di rincuorarlo. «Eravamo entrambi d’accordo di aspettare, di far passare del tempo da quello spiacevole episodio, sperando che vostra figlia cambiasse idea su di me. Sapete bene che, da parte mia, non è mai stato un problema attendere così a lungo per sposarci. Ho perso mia madre da bambina, esattamente come vostra figlia, e credo che anche io avrei fatto fatica ad accettare un’altra donna nella mia vita».
Il marchese sospirò pesantemente. Affrontare l’argomento non gli era mai garbato, in quei tre anni lo evitò sempre. Il ritorno di Giulia, però, gli riportò alla mente il motivo che l’aveva spinto ad allontanarla e questo lo rendeva molto nervoso.
«Siete una donna incredibile. Proprio voi l’avete sempre difesa, nonostante la grande ostilità che vi ha dimostrato. Possedete un cuore nobile e gentile».
«Vi ringrazio, ma qua non si tratta solo di aver cuore» disse Elena mantenendo la sua serietà. «Io capisco vostra figlia e capisco anche la vostra apprensione. Perciò vi dico di provare a pensare positivo e non perdere la calma prima del tempo. Sono certa che non ci sia nulla che impedisca a Giulia di essere felice per noi. Credo che questi tre anni l’abbiamo aiutata a maturare. Credete a me, dopo il suo ritorno diventeremo la famiglia che avete sempre desiderato che diventassimo!»
Pietro abbassò il capo, riflettendo sulle parole della sua futura moglie. Probabilmente era diventato troppo paranoico sulla questione. Come sempre, solamente Elena gli fece ritrovare la calma, mostrando persino coraggio nell’affrontare l’argomento senza timore che lui si potesse arrabbiare. Il marchese era conscio di non possedere un carattere docile, spesso si dava del burbero da solo… insomma sapeva come era fatto e lo sapeva anche Elena. Nonostante mostrasse più spesso il suo caratteraccio, invece che i suoi pregi, Elena lo amava incondizionatamente.
Era forse quello l’amore? Accettare la parte più oscura del proprio compagno?
Il rumore della porta che si aprì fece voltare entrambi.
«Signor marchese!»
«Che cosa c’è, Beniamino?»
«È arrivato il duca Pietrarossa. Ho fatto scaricare i bagagli e detto di metterli nella sua stanza, come avevate ordinato».
«Molto bene!» asserì il marchese con voce tonante, come si rivolgeva ai suoi servitori. «Riceveremo immediatamente il nostro ospite».
Pietro mostrò il gomito ad Elena, segno di lasciarsi accompagnare, insieme rientrarono nel castello per uscire dallo studio e percorrere il corridoio che li conduceva dritti al salotto dove li attendeva il loro ospite. Come se non fosse abbastanza preoccupato dell’arrivo imminente dell’esuberante figlia, il marchese Guerra doveva concentrarsi sugli affari che lo legavano al duca Pietrarossa. L’uomo sarebbe stato suo ospite per molto tempo, dal momento che la sua tenuta di campagna era troppo lontana e inoltre entrambi desideravano concludere in fretta le trattative.
«Vedrete che vi piacerà. È molto serio per quanto riguarda gli affari ed è sempre onesto su ciò che vuole» disse Elena che già conosceva l’uomo che stavano per ricevere.
«Me lo auguro, dal momento che ho altri pensieri».
«Secondo me andrete molto d’accordo».
«Lo credete o lo sperate?»
Elena rise spensieratamente, comprendo che le fosse impossibile nascondergli i suoi pensieri. «Ammetto che ci spero. Lo conosco da tanti anni, per via dell’amicizia che legava i nostri padri. Andrea era presente al funerale della mia povera madre e io non sono potuta mancare a quello recente di suo padre».
«Andrea? Lo chiamate per nome?» chiese Pietro con una punta di fastidio nella sua voce.
«Non siatene geloso. È un amico di famiglia, nulla di più».
«Lo spero vivamente».
La facoltosa coppia entrò nell’ampio salotto luminoso. Il loro ospite li attese in piedi con la compostezza di una guardia reale. Si avvicinò facendo la riverenza al padrone di casa e subito dopo baciando la mano della sua signora.
«Benvenuto, duca Pietrarossa» lo accolse il marchese Guerra contraccambiando la riverenza.
«È un piacere rivedervi, Andrea» aggiunse Elena.
«Il piacere è mio e vi ringrazio fin da ora per l’ospitalità. Posso assicurarvi che non mi tratterrò più del dovuto. Giusto il tempo di concludere i nostri affari che, in ogni caso, non richiederanno molto» mise subito il chiaro il duca con una serietà degna di nota e guardando sempre negli occhi il suo interlocutore. Il suo comportamento colpì il marchese. «Sono al corrente che siete nei preparativi delle vostre nozze, di cui mi congratulo, e quindi sarebbe davvero maleducato da parte mia trattenermi troppo a lungo, abusando della vostra generosità».
«Mi compiaccio del vostro modo spiccio» ammise Pietro, guardandolo anch’egli dritto negli occhi. «Credo che andremo molto d’accordo. So che siete un amico di famiglia della signorina Elena».
Il duca Pietrarossa annuì, abbozzando un sorriso. «Le nostre famiglie si conoscono, e rispettano, da tempo immemore. Posso domandare se il signor Rossini è qui?»
«Sfortunatamente mio padre è stato trattenuto da alcune questioni a Torino. Gli è dispiaciuto molto non essere qui per incontrarvi il giorno del vostro arrivo» rispose Elena.
«Non preoccupatevi, cara. Sono certo che avrò modo di incontrarlo, quando giungerà il momento più opportuno».
«Vogliamo accomodarci?» invitò il marchese Guerra indicando i divanetti in stile rococò, che aveva fatto giungere dalla Francia pur di esibirli nel suo salotto.
Quell’aneddoto saltò fuori nelle loro chiacchiere, dopo aver trattato dei dettagli per l’affare che li coinvolgeva. Trascorsero il pomeriggio a dilettarsi riguardo i propri trascorsi. Pietro fu veramente allietato dalle chiacchiere di quell’uomo, che considerava affascinante non solo nell’aspetto, ma anche nelle parole: infondeva una certa fiducia.
Per Elena fu una gioia veder il caro amico di famiglia andar d’accordo con colui che sarebbe presto diventato suo marito. Le piaceva quel clima di tranquilla e spensieratezza, che sperava sarebbe durato per sempre nella sua casa. C’era stata tanta sofferenza nella sua vita, con la morte della madre quando era poco più di una bambina, quella di suo marito dopo neanche un anno di matrimonio. La donna passò gran parte della sua vita a fare da seconda madre al suo scapestrato fratello e ad appoggiare suo padre nei momenti in cui la fiducia gli veniva meno. Non aveva mai pensato a sé stessa, nel suo cuore non c’era neanche un briciolo di egoismo o presunzione, aveva accettato ciò che il Cielo le aveva imposto. Quando Pietro comparve nella sua vita, Elena vide in lui la sua seconda possibilità, il suo riscatto per raggiungere la felicità.
Il marchese le avrebbe dato tutto ciò che aveva sempre sognato. Una casa, una famiglia, ma soprattutto… amore. Era quel sentimento a governare la mente e l’anima della donna, sebbene vivessero in un’epoca in cui l’intelletto dominava le menti di molti.
Alla loro compagnia si unì Adriano Rossini, fratello minore di Elena, baldo giovane che era rientrato dalla caccia e che fu lieto di riabbracciare l’amico d’infanzia.
«Da dove fate ritorno? Quale magnifica città avete visitato questa volta?» domandò con fare entusiasta, prima di voltarsi verso suo cognato. «Sapete marchese, il mio amico qui è un vero giramondo!»
«Ma di quale giramondo state parlando, Adriano? A malapena ho visitato qualche città europea!»
«Sì, ma intanto hai frequentato tutte le più importanti corti della penisola. Chissà quante donne avrai avuto il piacere di conoscere e di…»
«Adriano, non fate l’impertinente!» lo rimproverò sua sorella Elena. «Duca, vi prego di perdonare l’insolenza di mio fratello. È un giovane uomo che ancora non ha compreso quando deve tenere a freno la sua linguaccia».
Il giovanotto rise fragorosamente, prima di dare un buffetto sulla guancia dell’amata sorella. «Suvvia! Dico solo ciò che è giusto e vero. Comprendo, però, che una mente candida come la vostra possa offendersi, udendo discorsi così volgari».
«Non burlatevi di me, caro fratello».
«Non lo farei mai, dolce sorella» rispose l’altro con un sorriso tutt’altro che ingenuo.
Il marchese Pietro alzò gli occhi al cielo, stufo di quel teatrino. Non gli piacevano simili comportamenti di fronte ad un ospite, benché meno se costui era in trattativa con lui. Comprendeva la confidenza che intercorreva tra Adriano e il duca Pietrarossa, ma preferiva che il suo futuro cognato si trattenesse dal mostrarsi un fanfarone. Il marchese Guerra tentò di nascondere il suo nervosismo rivolgendo falsi sorrisi di pura convenienza.
«Dunque vi piace viaggiare?» intervenne il padrone della tenuta, rivolgendo la sua attenzione al duca.
«Non ho fatto altro nell’ultimo decennio. Amo vedere come procede il mondo negli altri regni. C’è così tanta bellezza là fuori e ancora tanta da scoprire. Se mi tocca essere onesto, non mi dispiacerebbe un viaggio nel Nuovo Mondo, ma per ora credo che mi limiterò a rimanere nella mia terra natia» ammise l’uomo con una punta di malinconia nella sua voce, sebbene questo non lo portò a scomporsi. «Mio padre è venuto a mancare da qualche tempo e questo mi porta ad occuparmi degli affari lasciati in sospeso, come il vostro. Non ho intenzione di ripartire fino a quando non avrò sistemato ogni cosa».
«Questo vi fa molto onore, duca. Vostro padre ne sarebbe pienamente orgoglioso» affermò sinceramente il marchese Guerra.
«E fino a quando vi tratterrete a casa nostra… ehm, a casa del mio futuro cognato?» chiese Adriano con quell’impetuosità che caratterizzava ogni sua mossa.
«Fino a quando l’affare non sarà concluso, dopodichè toglierò il disturbo» rispose mostrando un sorriso simpatico che contagiò tutti.
«Nessun disturbo, credete».
«Andrea, caro, mi auguro che non ripartirete prima delle nostre nozze. L’invito vi è certamente arrivato e sarei davvero contenta se partecipaste» s’intromise Elena, con lo sguardo colmo di speranza.
Il duca era uno di quei pochi nobili, la cui compagnia non la metteva in imbarazzo per via della sua posizione sociale. Era una borghese e molti aristocratici non apprezzavano la gente che apparteneva a quel ramo sociale. Li consideravano degli arricchiti senza arte né parte, quando invece si poteva affermare il contrario.
Il matrimonio tra Elena e Pietro era uno di quelli considerati “misti”, in cui da una parte c’era la nobiltà e dall’altra la borghesia. Non andava contro le leggi, ma non era neanche ben visto dalle persone di alto rango. Per questo Elena apprezzava la persona del duca Andrea Pietrarossa, il quale possedeva tutto ciò che un uomo poteva desiderare. Egli aveva un corpo prestate, possedeva infinite ricchezze e un titolo che gli procurava molti vantaggi.
Agli occhi romantici di Elena, gli mancava una moglie. Tra fierezza e uno spiccato senso di ribellione, Andrea non aveva mai cercato moglie di propria volontà, nonostante gli fossero giunte numerose richieste. Proprio per la stanchezza causata dai nobili dei dintorni, i quali persistevano nel presentargli le loro figlie, decise di partire per vedere il mondo al di fuori del Piemonte e vivere pienamente il dono più grande di un uomo: la vita. Fu accolto nelle più importanti corti d’Europa e assaggiò la libertà. Senza dubbio non sarebbe mai tornato nella sua terra, se non fosse stato per la morte del padre.
«Ho letto il vostro invito e ve ne sono grato» disse l’affascinante duca, rivolgendo un sorriso cortese alla coppia. «Sfortunatamente non sarò presente, per via del mio prossimo viaggio».
«E non potete proprio rimandare?» chiese Elena.
«Mi rincresce tanto, ma non posso proprio».
«E quale sarebbe la vostra prossima meta?»
«Napoli. Devo raggiungere un mio caro amico».
«Capisco» affermò Elena, con aria desolata. Mostrò un sorriso gentile, solamente per non farlo stare in pena, non le piaceva far leva sui sensi di colpa altrui. «Vi auguro un piacevole soggiorno qui in Piemonte, la vostra terra, cosicché quando la lascerete porterete un bel ricordo di essa».
«Mai potrei scordare questa terra, sebbene appaia che io non ci sia affatto legato».
«Non dovete giustificarvi se possedete uno spirito libero» rise il marchese Pietro alleggerendo l’atmosfera.
Il quartetto rimase a chiacchierare per un’altra mezzora circa, dopodichè fecero accompagnare il duca nelle proprie stanze. Adriano insistette per condurlo, in questo modo avrebbe approfittato per farsi raccontare la sua ultima avventura. Prevedendo quella mossa, sua sorella Elena gli ribadì di non seccare il loro ospite, avrebbero avuto tempo di conversare nei prossimi giorni e che probabilmente il duca avrebbe preferito riposare che continuare futili chiacchiere.
Stranamente il giovane Rossini obbedì e si limitò a raccontare all’amico qualche aneddoto sul castello del marchese Guerra. Fortunatamente per le orecchie di Andrea, non dovettero attraversare mezza tenuta per giungere al corridoio che lo portava dritto alla sua stanza personale.
«Conoscendo il marchese, vi avranno sicuramente dato la camera più grande e meglio arredata. Uhm… forse la seconda. Sì, credo proprio che la più grande sia quella della marchesina Giulia».
«La figlia del marchese Guerra?»
«E figliastra della mia dolce sorella».
«Quindi sarà per voi una nipote acquisita?»
«Esattamente! Giulia sarà di ritorno in Piemonte tra pochi giorni».
«Dove è andata?»
«Non ha proprio fatto un viaggio. La ragazza è stata via per tre anni a Verona, dai suoi nonni materni, siccome la convivenza qui non era delle migliori» raccontò Adriano camminando lentamente affianco al duca, di cui aveva tutta l’attenzione. «Mi credete se vi dico che non va d’accordo con quell’anima candida di mia sorella? Vi chiedo la cortesia di non rivelare che ve l’ho raccontato io, ma è stata allontanata da suo padre perché era troppo ostile nei confronti di Elena».
«Davvero? E quanti anni avrebbe la signorina?»
«Diciotto, se la memoria non mi inganna».
La fronte del duca Pietrarossa si accigliò. «Uhm, credevo più piccola! In quel caso, forse, la sua ostilità poteva esser giustificata dalla mancanza della madre biologica, ma a diciotto anni è quasi una donna e non dovrebbe comportarsi in maniera capricciosa. Senza contare che non conosco persona più buona di Elena. Dubito che vostra sorella l’abbia mai trattata male».
«È più facile vedere un asino volare, piuttosto che vedere mia sorella trattar male qualcuno» rise Adriano, facendo rimbombare la sua voce per tutto il corridoio. «Elena l’ha sempre difesa e questo la rende ancor più immeritevole del disprezzo di quella piccola bisbetica. Mi auguro per la felicità di mia sorella che la sua figliastra abbia trovato il lume della ragione e me lo auguro anche per Giulia stessa. Se ne combinerà una delle sue, potrebbe persino finire in convento».
«È così tremenda?»
«Diciamo che si inventerebbe qualsiasi cosa per causare disagio. Magari è cambiata. L'aver trascorso tre anni lontano da casa devono esserle serviti a qualcosa».
«Lo spero per Elena. Si merita tutta la gioia di questo mondo».
«Siete molto caro a parlare così di mia sorella. Quella donna merita il vostro affetto e quello di chiunque a questo mondo» disse Adriano battendogli una pacca sulla spalla, poco prima di finire proprio di fronte alla stanza del duca. «Eccovi arrivato! Vi auguro un buon soggiorno, amico mio».
Il nobile lo ringraziò e gli mostrò un cenno del capo, prima di ritirarsi nella sua camera. I servitori avevano già provveduto a portare lì i suoi bagagli e a disfarli. Riposero le camice di lino nei cassetti del comò mentre le eleganti giacche, i raffinati panciotti, le scarpe e gli stivali finirono nel grande armadio di noce.
Andrea si guardò attorno, osservando l’arredamento che era stato scelto per quella stanza, totalmente in stile rococò. Non era sfuggito alla sua attenzione che anche molti mobili del salotto appartenessero a quella raffinatezza introdotta dai francesi. Quell’arte rendeva tutto più arioso e luminoso, senza contare che si distinse dagli altri stili, per via della sfarzosità degli ornamenti. Fu una vera rivoluzione non solo nel campo dell’arredamento, ma anche nell’architettura e nella moda. Il duca Pietrarossa aveva già ammirato quello stile, nella sua ultima visita al palazzo di Versailles, culla del Rococò. Andrea si buttò sul letto, dove aveva intenzione di riposare fino a quando non sarebbe giunta l’ora di cena. Per quanto ci fossero bei ricordi che lo legassero al Piemonte, non vedeva l’ora di tornare a Napoli. Calcolò se ne sarebbe andato dal castello della famiglia Guerra e dalla sua terra d’origine entro fine mese. Chiaramente non poteva immaginare che la sua permanenza in Piemonte avrebbe avuto una durata più lunga del previsto.



Mrs. Montgomery
Buongiorno a tutti!
Inizio col ringraziarvi per aver letto il prologo. Se spinti dalla curiosità andrete avanti ne sarò felice, in caso contrario vi ringrazio ugualmente perché avete speso il vostro tempo dedicandolo a questa mia nuova storia. Per chi mi segue su facebook sa che covavo questa storia da molto tempo e finalmente eccomi qui a pubblicarla. Non intendo intrattenervi oltre, grazie a chi inserirà la storia nelle varie categorie e chi vorrà recensire.
Se volete seguirmi su facebook ecco il mio profilo -- > Charlotte Montgomery
-Baci

   
 
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