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Autore: Dreamer In Love    05/01/2017    1 recensioni
Un trono esurpato da un crudele tiranno.
Una principessa dal cuore di ghiaccio a cui la vita a riservato solo dolore e falsità
Un ragazzo temerario che sogna la libertà, per se e per il suo popolo.
Ma ne vale davvero la pena di rischiare la propria vita?
La vendetta non porta mai a nulla di buono e Shade lo sa ma come potrà perdonare l'uomo che gli ha reso la vita impossibile?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rebel'
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36. Vigilia
 
Un silenzio surreale aleggiava nell’aria leggermente pungente di quella notte di fine estate. Gli occhi cobalto vagavano attenti nello spazio scuro di fronte a lui, rotto solo dai fuochi e dalle luci  della città di Mari in lontananza, in attesa del segnale che avrebbe dato il via alla battaglia. Alle sue spalle, centinaia di ribelli tenevano strette tra le mani le loro armi, con i nervi a fior di pelle. Shade scosse leggermente le spalle per cercare di far scivolare la sensazione di puro terrore che provava. Sapeva, lo aveva vissuto molte volte, che quando la battaglia sarebbe iniziata le membra paralizzate si sarebbero sciolte, lasciando il posto all’adrenalina e alla voglia di mettere alla prova i muscoli allenati. Eppure, sospettava che per quanto potesse cercare di rassicurarsi con quei pensieri, ora tutto era diverso. Perché l’istante che stava vivendo era la frazione di secondo che lo separava dalla fine, dalla conclusione della storia. Nei sette anni di prigionia aveva immaginato infinte volte quel momento, prodigandosi nelle più svariate fantasie, possibilità dagli sviluppi sia positivi sia negativi. Cercare di indovinare quale di quegli scenari si sarebbe realizzato, però, non avrebbe certo giovato alla sua concentrazione che, soprattutto ora, sarebbe stata decisiva alla sua stessa vita e a quella dei suoi sottoposti. I pensieri, però, non si fermavano, soprattutto alla luce degli ultimi eventi e dell’enorme incognita che lo tormentava: lei.
 
 
La campana che tintinnava allegra nel bel mezzo della notte lo fece trasalire nel sonno. Si mise immediatamente seduto sul letto, il petto che si alzava e si abbassava velocemente ai ricordi della sua fuga.
- Dovrò farla abbattere. -, borbottò Shade, infilandosi riluttante la maglietta e i pantaloni.
Eppure, sapeva che quell’aggeggio era necessario per mantenere la sicurezza di Inox e dei ribelli. Se le sentinelle l’avevano suonata, voleva dire che i nemici li stavano attaccando e, prima di uscire dalla cella, che era diventata la sua camera, prese la spada. Uscì, di corsa, sulla passerella traballante che percorreva tutto il perimetro della prigione mentre Auler gli andava incontro.
- Non crederai mai ai tuoi occhi. -, lo provocò l’azzurro con un sorriso e, immediatamente, il capo dei ribelli si rilassò.
- Che cosa sta succedendo? –
Non potè fare a meno di pensare che Fine fosse tornata ma, razionalmente, sapeva che erano passati solo tre giorni e che era troppo presto.
Scesero le scale per arrivare nel cortile, durante la notte disabitato se non per qualche ribelle fedele alla birra. Due figure incappucciate attendevano poco oltre il cancello principale e, in quel momento, anche Maria stava uscendo dal suo alloggio. Appena Shade fu più vicino, uno dei due ospiti si calò il cappuccio mentre con due falcate accorciava la distanza per circondare il capo dei ribelli in un abbraccio. Quest’ultimo, stupito ma felice, si mise a ridere.
- Sei davvero tu? -, domandò incredulo allontanando il corpo minuto della ragazza per guardarla meglio. – Sono contento che tu sia viva. –
Lione sorrise dolcemente.
- Per questo devo ringraziare Mirlo. –
Anche il secondo ospite si avvicinò ai padroni di casa e Shade allungò il braccio per stringerle una mano. Intanto, l’arancio prodigava strette affettuose a tutti i presenti.
- Sei stata fantastica. -, si congratulò.
La castana arrossì e abbassò gli occhi, intimidita, senza dire nulla. Poi, una leggera carezza sulla spalla la obbligò a prestare nuovamente attenzione al gruppo. Lione, accanto a lei, la guardava con ammirazione.
- Per essere la migliore spia del regno sei davvero troppo modesta. -, la elogiò. – Comunque, abbiamo una certa fame. –
Maria si fece subito avanti.
- Venite, ragazze. Ho qualcosa da darvi in dispensa e magari, con lo stomaco pieno, ci racconterete anche com’è stato il vostro viaggio. –
 
 
- La notizia della morte di Camelot è stata inaspettata anche per noi. -, spiegò Lione cercando con lo sguardo la conferma da parte di Mirlo.
Al tavolo della camera di Maria era calato un silenzio turbato e Shade non mancò di notare che gli occhi di sua madre si erano fatti gonfi di lacrime; ma non era il tempo di lasciarsi andare dallo sconforto.
- Non eravamo ancora uscite dalla città che ormai la voce si era sparsa in tutta la popolazione. I ribelli di Lilian si sono sciolti, non avendo più una guida. Alcuni sono partiti insieme con noi e si sono uniti a Tio, che abbiamo incontrato a metà strada tra la capitale e Mari, altri hanno deciso di rimanere ma hanno perso la loro motivazione.  –
Shade sospirò, massaggiandosi lentamente le tempie.
- Non avendo più il supporto di Camelot il nostro piano non funzionerà. Non abbiamo abbastanza uomini e la città di Riardo ha scelto di non unirsi a noi. –
Le tre donne si voltarono, stupite, verso di lui, in cerca di una spiegazione.
- Poco dopo aver liberato la città, io e Auler abbiamo parlato con Roman, il loro capo, che, manifestando il malessere della sua gente ha insistito che, una volta finita la guerra, io mi proponessi come re. Ovviamente, ho rifiutato: il trono spetta di diritto a Fine ma, non volendosi fidare di lei, non hanno più intenzione di aiutarci. –
La risata di Lione alleggerì l’atmosfera.
- Siamo famosi per la nostra cocciutaggine. -, giustificò la sua gente, la ragazza, imbarazzata.
- Riardo era un avamposto che ci avrebbe fatto comodo. -, intervenne anche Maria con un’alzata di spalle. – Ma dobbiamo perseguire i nostri ideali e, in ogni caso, il fatto che non siano diventati nostri alleati non vuol dire che siano nemici, almeno non finché la guerra non finirà.-
Auler si mosse agitato sulla sedia.
- Eppure, il malcontento non è rimasto isolato. In molti qui alla base si chiedono che fine abbia fatto la regina e stanno perdendo la fiducia nella monarchia. Non sottovaluterei la cosa. Se Riardo cambiasse idea, forse tornerebbe il buon umore tra le truppe. E, poi, abbiamo davvero bisogno di uomini: in pochi sanno combattere degnamente. –
La donna più anziana strinse i pugni, frustrata dalle parole dell’azzurro.
- Vi ricordo che abbiamo ancora un asso nella manica. Voi due dovreste essere i primi a non abbandonare la speranza. –
Shade e Auler si lanciarono un’occhiata, poi, il cobalto prese parola.
- Non è ciò che stiamo dicendo mamma. La speranza è l’unica cosa cui in questo momento possiamo attaccarci, ma non cambia che abbiamo una guerra da combattere e contare su una missione impossibile potrebbe determinare la morte di centinaia di persone. Dobbiamo pensare a un’alternativa nel caso, e mi terrorizza solo il pensiero, Fine, Altezza e Milky non tornino in tempo o non lo facciano punto. -
L’arancio assottigliò gli occhi e scosse la testa, non sicura di aver capito.
- Come? –
 
Il leggero picchiettare sulle assi di legno, affisse tra le sbarre per proteggerlo dalle temperature esterne, lo fece trasalire. Seduto al traballante tavolo della stanza, all’ombra di una candela che illuminava lettere provenienti dalle basi dei ribelli sparse per tutto il regno, Shade si massaggiò il viso, energico, per ritrovare un po’ di vigore contro la nostalgia e i pensieri che lo assillavano. L’ordine della battaglia finale era arrivato a tutti i suoi sottoposti, che si stavano muovendo in massa per raggiungere le pianure di fronte a Mari allo scadere di cinque giorni.
- Avanti. -, sibilò.
La figura che entrò nella stanza lo fece sorridere.
- Non smetterò mai di dirti quanto sono contento che tu sia viva. –
Lione ridacchiò appena, prima di adagiarsi sul letto sfatto del capo dei ribelli.
- Pensare che fino a due mesi fa non ci conoscevamo nemmeno. –
- Sei una persona semplice. Non si può non affezionarsi a te. –
- Non posso più considerare quell’aggettivo come un complimento. Ho rischiato di far catturare Fine e Altezza, a due passi dalla loro meta, per giunta, per colpa della mia semplicità, o meglio dire, ingenuità. –
- Black si è approfittato di te ma non vuol dire che tu sia una sciocca. Sei una delle persone più buone che conosco. Mi stupisce solo il fatto che avessi una relazione con lui. –
L’arancio arrossì fino all’attaccatura dei capelli e gli occhi castani, che erano rimasti sereni fino a quel momento, si rifugiarono a guardare il pavimento.
- Se ripenso a ciò che mi ha fatto…-, lasciò la frase in sospeso, presa dalla rabbia di quei pensieri. – Non riesco a capacitarmi di essermi innamorata di un uomo del genere. –
Poi, alzò il viso su cui le lacrime stavano facendo capolino.
- Lo sapevo, Shade, che non potevo fidarmi di lui, che era un doppiogiochista, un sadico, ma l’amore che mi dava cancellava ogni torto. Stavolta, però, mi ha fatto male davvero e mi ha tradito. -
Il cobalto si alzò dal suo scanno per avvicinarsi all’amica e porgerle una pezza.
- Per quanto non abbia mai sopportato quel tizio… -
- Tu non sopporti nessuno. -, lo interruppe l’arancio accennando un sorriso.
Il capo dei ribelli ghignò.
- Lasciami finire. Non riesco a biasimarlo totalmente. Se avessi avuto la possibilità, anch’io avrei agito così. –
- Sbagliando. -, puntualizzò la ragazza, convinta della mancanza di rispetto nel gesto del suo amante.
- Ma pensando di star facendo la cosa giusta. -
Stavolta, Lione incurvò le labbra in una felicità sincera.
- E’ sconvolgente vedere quanto sei cambiato grazie a Fine. –
- E tu come lo sai? -
La faccia stupita di Shade la fece scoppiare a ridere.
- Conoscendo l’amore, lo riconosco anche negli occhi degli altri. E, poi, durante il nostro viaggio non faceva che parlare di te. -
- Davvero?-
Di nuovo, la risata cristallina riempì l’aria.
- No, quella in realtà era Altezza ma sono anche abbastanza sicura che sia rimasta delusa scoprendoti un uomo. –
Il cobalto annuì.
- Quella strega ha tentato di uccidermi diverse volte. –
- Quindi vi amate? -, riprese il discorso, la giovane, sorvolando sul modo in cui Shade aveva chiamato la sua amica.
Era ancora incredula all’idea che la prima impressione che aveva avuto su Fine e sulla presunta relazione con Eclipse fosse giusta.
- C’è voluto un po’ per capirlo, per essere chiari con noi stessi e tra di noi, ma non sono mai stato tanto sicuro di una cosa come lo sono di questa. –
Il sospiro di Leone obbligò Shade a guardarla. Sul viso della ragazza, infatti, erano tornate le lacrime.
- Tutto bene? –
- Mi sto solo domandando quanto ne sia valsa la pena, per cinque anni, di inseguire un amore malato e non corrisposto. Con chiunque altro avrei trovato immediatamente la felicità e avrei sentito tutti i giorni parole dolci come le tue ora. –
- Non credere che tra me e Fine non ci siano stato discussioni o malintesi. E’ così difficile esprimere quello che si prova davvero, soprattutto con la persona che scatena ciò che si sente. –
L’arancio sbuffò.
- Smettila di cercare di giustificarlo. Devo sbollire la rabbia prima di sentire discorsi razionali. Ti preferisco quando sei irascibile alle ingiustizie e mi dai ragione. -
Il cobalto sorrise divertito.
- Lo sai da te che è un bastardo. E’ inutile che io continui a mettere un dito nella piaga. E che sei ingenua l’hai già ribadito. –
- Grazie di avermi ricordato la mia stupidità. –
- Sono convinto che sarà proprio la semplicità che stai disprezzando tanto a salvarti da questa situazione. –
Per qualche minuto tra i due calò un silenzio rilassato. Era da tanto che non si confrontavano e c’erano così tante cose non dette. Shade si ritrovava sempre spiazzato dal proprio comportamento con la ribelle: era una delle sue migliori combattenti e si fidava ciecamente di lei e del suo giudizio. Anche se, probabilmente, molti dei loro piani erano andati in fumo per colpa della sua relazione con Black, non riusciva a essere arrabbiato. La loro amicizia era nata in un soffio, data da qualche costatazione pungente e confronti su tattiche di battaglia. Lione era come una sorella per Shade ma senza quella costante sensazione di doverla proteggere perché la sapeva assolutamente in grado di gestire ogni imprevisto. E alla fine, lo sapeva, l’arancio avrebbe perdonato se stessa e, per assurdo, anche Black, non prima, però, di averlo malmenato a dovere. Sorrise tra sé rivedendo in quel pensiero ciò che era successo tra lui e Fine; e, come sempre, il nome di lei lo riportava a emozioni e sensazioni che lo travolgevano per la loro potenza. Sospirò quando comprese che la speranza di un futuro insieme, seppur così prossima, era ancora totalmente intangibile e lontana; soprattutto se, dopo le notizie di Lione, le possibilità di vincita si erano ridotte. Poi, la sua ospite tornò a parlare.
- E’ assurdo come Roman abbia approfittato della situazione. Dopo che li avete aiutati a cacciare i soldati del re, vi hanno voltato le spalle. Mi vergogno in nome del mio popolo, davvero. –
Shade scosse la testa.
- Tu non centri proprio nulla Lione e, dopotutto, li capisco. Ciò che succederà dopo, sia che vinciamo sia che perdiamo, non ci è dato saperlo con certezza. Stanno mettendo le mani avanti per essere sicuri di non rimetterci. La famiglia reale ha fatto molti sbagli e negli anni ha perso sostenitori: Fine può essere una risorsa, la carta vincente per il bene del regno, come può essere l’ennesimo fallimento. –
Lione guardò il cobalto, stupita.
- Dubiti di Fine? –
Il capo dei ribelli incrociò le braccia al petto con un sospiro.
- Semplicemente, non ho idea di cosa voglia fare, dopo la guerra intendo. Credo che l’unica con cui si sia confrontata in merito sia Altezza – che conoscendola avrà proposto un governo tutto al femminile - . Per questo non ho potuto sbilanciarmi con i ribelli di Riardo. –
L’espressione confusa dell’arancio lo costrinse a continuare a spiegare.
- E’ mia intenzione sposare Fine, non ne faccio un mistero, e credo che per lei valga lo stesso. Quindi, teoricamente, potrei anche acconsentire alle richieste di Roman che mi vuole re, perché è ciò che sarei una volta sposato con la regina. –
- Non capisco, dove vuoi arrivare e dove sia, a questo punto, il problema nell’accettare le loro condizioni. –
Il cobalto si sbilanciò indietro sul letto, appoggiandosi ai gomiti.
- Credo vogliano solo me come regnante, non accanto a Fine. E, inoltre, non è detto che, tornata la pace, la monarchia continui a esistere: magari Fine vuole partire, esplorare territori sconosciuti, ed io la seguirei senza batter ciglio. –
Lione sorrise teneramente.
- Allora hai due cose da fare questa notte. –
Shade corrugò le sopracciglia.
- Cioè? –
- Per quanto non mi piaccia cosa sto per dire, dovresti scrivere una lettera a Roman in cui ti candidi come Re. Da quello che ho capito, non hanno specificato la precisa condizione in cui dovresti essere regnante e, per vincere questa guerra, abbiamo bisogno di loro. –
- In questo modo li imbroglieremo. –
- Come loro hanno fregato te. Stiamo giocando con le regole che loro hanno proposto per cui direi che possiamo permettercelo. In ogni caso, alla fine, sarà Fine a decidere il da farsi e, se ho avuto modo ci conoscerla almeno un po’, credo che terrà in considerazione le richieste del mio popolo. Andrò io stessa a consegnarla e chiederò l’aiuto a mio padre per convincerli. –
Il cobalto annuì.
- Non ti facevo così scorretta. –
- Ho imparato dal migliore. -, rispose a bruciapelo l’arancio e dalla vena sulla fronte Shade capì che si riferiva a Black.
- E la seconda cosa? –
- Ah! -, batté le mani sulle cosce Lione, - Quasi me ne dimenticavo. -
Poi, lo guardò con un’espressione gongolante.
- Devi decidere cosa vuoi fare quando la guerra finirà. –
- Te l’ho già detto, no? –
L’arancio scosse la testa.
- Dai retta a una che è appena stata tradita dall’uomo che ama. Non puoi permettere che Fine sia il centro del tuo mondo. Devi darti degli obiettivi, indipendentemente da lei. Perché rischi, altrimenti, di diventare semplicemente la sua ombra e annullarti. –
Il cobalto arricciò il viso, poco convinto.
- Dimmi Shade. Se davvero Fine volesse andarsene, seguendola non ti lasceresti dietro qualche rimpianto?-.
L’amico si passo una mano tra i capelli, pensieroso, e Lione capì di aver fatto centro. Si alzò a fatica dal letto, i muscoli gli dolevano per il lungo viaggio.
- Aspetto la lettera e poi, parto. Ci vediamo dopo. –
La ragazza sparì oltre la soglia lasciando Shade solo.
 
 
Shade si torse il sudore dalla fronte dopo aver infilato l’ennesimo palo nel buco nel terreno. Il cielo stava albeggiando e si era tinto di un confortevole color rosato. Lo sguardo vagava sull’immensa pianura di fronte a Mari e sulle centinaia di uomini che allestivano il campo in un vociare concitato. Il torace nudo godeva del calore dei primi raggi di sole e le labbra s’incurvarono in un sorriso sereno. Poi, tornò a guardare la costruzione davanti a sè, soddisfatto.
- Bel lavoro, ragazzi. -, si complimentò con i suoi attendenti prima di cominciare a saldare i tiranti ai picchetti di legno.
Erano tutti entusiasti dell’imminente battaglia e rinvigoriti dall’unione all’esercito della città di Riardo. Sorrise al pensiero dell’amica che – come lei stessa aveva confessato – “tirava le orecchie” a Roman. Il suo buon umore, però, era dato anche dall’imminente ricongiungimento con Fine. Gli otto giorni erano allo scadere e quella stessa notte avrebbero operato l’imboscata alla cittadella. Un brivido gli percorse la schiena al pensiero della battaglia ma con una scrollata di spalle lo cacciò via.
Poi, si accorse che qualcuno lo stava chiamando. Voltandosi, vide Rein correre nella sua direzione. Finalmente, la ragazza si fermò davanti a lui, respirando affannata.
- Lo stanno picchiando. –, sbiascicò inspirando.
- Bright? -, capì subito il cobalto.
L’azzurra annuì repentina e alzò le iridi chiare su di lui, in segno di supplica.
- Devi aiutarlo. –
Shade alzò le spalle.
- A mio parere se le merita tutte. –
- No, tu non capisci… -, cominciò a spiegare la ragazza ma qualcuno arrivò in suo soccorso.
- Si tratta di Lione. -, intervenne Auler, anche lui trafelato dalla corsa.
Shade non se lo fece ripetere due volte e i tre si avviarono verso il luogo della rissa. Il cobalto si fece largo tra la considerevole folla, divertita e aizzante, che circondava i due protagonisti.
- Lione! Che cosa sta succedendo?-, cominciò il capo dei ribelli ma si bloccò al limitare del cerchio, sconcertato dalla scena.
Roman stava tenendo Bright per le braccia: il volto era sanguinante e martoriato dai pugni, e le lacrime date dal dolore gli rigavano le gote sporche. I vestiti, leggermente lacerati, lasciavano intravedere altre ferite e lividi violacei. Eppure, quello non era ciò che sconvolgeva Shade: perché era Lione che stava colpendo, ripetutamente, senza sosta, il principe. L’espressione rabbiosa e inconsolabile che c’era sul suo viso lo obbligava al silenzio. Capiva quello che la sua amica provava, cosa stava passando, e per qualche motivo si sentiva anche responsabile del suo dolore, ma non avrebbe mai potuto pensare che l’arancio, sempre dolce e gentile con tutti, potesse arrivare a tanto.
Auler lo aiutò a ritornare concentrato: lo vide avvicinarsi alla ragazza per cercare di fermarla.
- Lione, basta. Ha perso conoscenza. –
- Continua ragazzina! Questo bastardo ha rovinato la vita a tutti noi. -, la istigava invece Roman.
Shade strinse i pugni a quelle parole: come poteva dargli torto?
Rein si appoggiò alla sua schiena, piangente.
- Ti prego, fa qualcosa. –
Il ragazzo si scostò, leggermente schifato.
- Non me ne frega nulla di Bright. -, spiegò all’azzurra ma in pochi passi fu accanto a Lione.
S’infilò tra l’arancio e la sua vittima, ricevendo diversi pugni nello stomaco, finché non riuscì ad afferrarle le mani. Il dolore per il contatto con le escoriazioni, obbligò la ribelle a una smorfia che le riportò un po’ di lucidità.
- Shade?-, domandò stupita.
- Che cosa stai facendo?-
La ragazza si guardò attorno e vide, dietro al cobalto, il principe, ancora nelle mani del ribelle di Riardo. Gli occhi nocciola si riempirono di lacrime.
- Io non…volevo. -, cercò di giustificarsi.
- Ha ucciso Omendo, Lione. Merita di morire questo bastardo. -, le ricordò Roman.
Shade si voltò leggermente verso di lui, rivolgendogli un’occhiata adirata.
- Sei stato tu? –
- Le ho solo raccontato la verità sulla morte di Omendo! –
A quelle parole scese il silenzio - in pochi erano a conoscenza dell’accaduto e ancor meno quelli che ne sapevano i dettagli - rotto solo dai singhiozzi di Lione contro il torace di Auler che l’aveva presa in custodia.
- La verità? Bright ha capito i suoi sbagli e ha cercato di aiutare uno dei nostri migliori ribelli a fuggire dalle grinfie del tiranno. Omendo è morto nel tragitto verso base per colpa della tortura inflitta da Aaron stesso. Non sto negando che sia un bastardo e che abbia rovinato la vita di molti degli uomini qui presenti; non ti sto neppure dicendo di non colpirlo ma, se devi farlo, sporcati le mani in prima persona e poi assumiti la responsabilità delle conseguenze del tuo gesto. –
Roman lasciò che il principe cadesse a terra, adirato dalla predica di Shade, e subito Rein fu su Bright per vedere le sue condizioni.
- Appartiene alla famiglia reale! Deve morire! –
- Gli è stata data una seconda possibilità dal sottoscritto per cui rispetta la mia decisione o che senso avrebbe volermi come tuo Re. –
- Dovresti essere dalla nostra parte e non proteggere i rampolli di Aaron. Immagino, però, che la principessa abbia le sue doti –, e Roman mimò in maniera volgare un seno di donna, - per intortarti a puntino. –
Shade gli fu subito addosso, prendendolo per il bavero della casacca.
- Non permetterti mai più di insultare Fine di fronte a me. Nessuno ti obbliga a prestar fede alle mie parole se il sospetto di una mia relazione con la principessa ti turba, ma chiunque l’abbia conosciuta può raccontarti della sua bontà d’animo e del suo coraggio. –
- E’ vero! -, intervenne qualche ribelle proveniente dal limitare del deserto.
- A parte questo, ti ho fatto una promessa, Roman, l’ho fatta a tutta la tua città, e ho intenzione di rispettare l’accordo. Se il tuo problema è che un uomo, - e il cobalto indicò con un cenno Bright, - voglia mettere a disposizione la sua vita per la nostra causa, sei un pazzo. Ricordati che domani potrebbe essere lui a morire al posto tuo e non voglio assolutamente negargli questa possibilità. –
Roman inspirò, gonfiando il petto e trattenendo l’aria per qualche secondo, per poi rilasciarla, rumoroso.
- Sei la persona che ho scelto per guidarci. Ti chiedo scusa per aver insultato la principessa. –
Poi, si separò da Shade con uno strattone e prese Bright, caricandoselo sulle spalle.
- Lo porto in infermeria. -, spiegò avviandosi verso i confini dell’accampamento.
Dietro di lui, Rein lo supplicava di fare piano.
Il capo dei ribelli sospirò, sollevato.
- Una seconda possibilità, quindi? -, chiese in un sussurro Lione, titubate nonostante ora sapesse com’erano andate davvero le cose.
Shade annuì appena.
- Mi dispiace non averti detto prima di Omendo. –
L’arancio scosse le spalle.
- Mi fido ciecamente del tuo giudizio, Eclipse. –
 
 
- Guarda! -, il sussurro di Auler, alla sua destra, lo riportò alla realtà dopo il turbine di ricordi che lo aveva travolto.
Il fuoco sul tetto del palazzo più alto della città indicava che Tio e gli altri erano riusciti a entrare in città. Era il segnale che aspettavano.
Sentì una presa al braccio sinistro e si voltò verso Lione che gli sorrideva maliziosa.
- Non vedo l’ora di malmenare qualche soldato. Ho della rabbia repressa da sfogare. –
Shade si lasciò andare a una risata leggera ma la voce di Bright, qualche metro più in là, arrivò chiara e tonda.
- Pensavo ti fossi rilassata abbastanza con me. –
Lione sporse il viso, lasciando vagare lo sguardo sulla prima fila di alfieri.
- Quante volte ancora ti devo chiedere scusa? –
- E’ ora di cominciare. -, continuò l’azzurro per invitare Shade a dare inizio alla battaglia.
Il capo dei ribelli annuì, non prima, però, di dare un ultimo sguardo alle sue spalle, nelle retrovie.
- Potrebbero arrivare a momenti. –
- Come potrebbero non arrivare mai. –
- Perché devi essere così cinico, Auler? –
- E’ da una settimana che ripetiamo questo scambio di battute, Shade; credevo che lo avessi capito. –
Il sospiro del cobalto fu più che eloquente.
- Cominciamo. –
Levò la spada al cielo e la battaglia ebbe inizio.



Angolo dell'autrice:
purtroppo oggi sono un po' di fretta a pubblicare e non posso molstarvi con i miei discorsono inutili. Comunque, mi scuso con il ritardo ma il lavoro mi sta prendendo anima e corpo. Ho fatto il più velocemente possibile. Vi dico già che per il prossimo aggironamento ci saranno dei ritardi visto che è in pieno periodo esami: cercate di venirmi incontro e perdonarmi perchè io vi voglio bene!
Ho dato il meglio di me con questo capitolo e devo dire che mi piace un sacco. E' quella fase di stallo prima della fine e sono esaltatissima della cosa. Il cap precedente era dedicato a Fine e questo è tutto per Shade, per amore e gioia delle lettrici buongustaie. Spero che il ritorno di Lione di via gradito. Come vedete la ragazza è rimasta parecchio scottata dalla faccenda Black, reagendo in maniera violenta e inaspettata alla morte di Omendo e aggredendo Bright che, per carità, come afferma Shade, se le merita tutte, ma, insomma, poveretto. Abbiamo la conferma della morte di Camelot e cambiamenti nel piano iniziale. Scopriamo che Shade e Lione sono molto uniti: può sembrarvi strano, immagino, ma lo Shade lìho sempre visto come una persona, semplicemente, molto riservata, e Lione, come Fine ha il carattere giusto per coinvolgerlo. Ovviamente, i loro reciproci cuori sono già occupati per cui sono semplicemente amici. Roman, invece, rompe le balle, ma vedremo come va a finire. Spero che si capisca che la visione avuta da Fine nel capitolo 35 sia posta dopo la chiacchierata tra Lione e Shade.
Fatemi sapere come vi sembra e cosa ne pensate. Mi fa sempre piacere ricevere recensioni e giuro che al più presto risponderò a quelle dello scorso capitolo.
Grazie ancora er il sostegno che tutti mi date e buonagiornata.
Un bacio, Ele
  
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