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Autore: Gnarly    05/01/2017    1 recensioni
Cosa potranno mai farci Break, un elfo, il Natale e un eggnog nella stessa storia?
[Questa storia partecipa al contest A very funny Christmas! indetto da Elettra.C sul Forum di EFP]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice, Altri, Gilbert Nightray, Oz Vessalius, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel noioso pomeriggio di Natale

 
«Non essere così egocentrico. Non tutte le persone che incontri hanno intenzione di ucciderti» esordì spazientito l’uomo dai capelli indaco una volta essersi mangiato la restante torta nunziale di prova di Ada ed Elliot[1].
«Disse l’uomo che mi rapì» sbuffò Oz con un’indubbia irritazione che scintillava nei suoi occhi smeraldo ancora immaturi. In quelle ore in cui era stato costretto a sopportare la presenza di Xerxes, adulante e petulante nei confronti di tutto ciò che comprendeva la sfera natalizia, riuscì a formulare diversi pensieri che lo convinsero a non uccidere il suo sequestratore: era molto più vecchio di lui, cosa che conseguiva una maggiore saggezza e una più alta possibilità di restare in vita in caso di lotta; si trasformava in un ottimo consulente nel momento in cui tutti gli altri suoi compagni erano ubriachi; e ultimo, ma non per importanza, in fondo era suo amico e gli voleva bene.
Ovviamente questo prima che lo costringesse a indossare un costume da elfo di Babbo Natale. Quando realizzò che il vestito con cui era rientrato nella stanza dopo essere sparito per dei lunghissimi dieci minuti fosse per lui… beh, i suoi pensieri si allontanarono dalla strada dell’indulgenza.
Dopo aver indossato quel costume che, più che a un folletto, lo faceva somigliare a una carota con tanto di ciuffetto dai colori troppo sgargianti, s’imbronciò.
«Sei arrabbiato?» gli chiese Xerxes una volta aver notato le espressioni facciali del giovane che gli fecero pensare che fosse effettivamente irritato. Parecchio irritato.
«Sono frustato.»
«La frustrazione è per smidollati» asserì mostrando quel sorriso sfacciato che si dipingeva sul suo viso ogni qualvolta che pensava avesse appena emanato l’undicesimo comandamento. «E poi,» aggiunse con gli occhi che gli brillavano per la tenera smorfia sul viso di Oz, portandosi le mani davanti alle labbra come per contenere la sua gioia «sei così carino
Dal pallido colorito che il viso ovale del ragazzo era solito a mostrare passò al rosso peperone e, se solo avesse avuto della carbonella in circolazione nel corpo, le sue orecchie avrebbero di certo fumato. «IO NON SONO CARINO. IO SONO CATTIVO E MISTERIOSO E PERICOLOSO E MOLTO ARRABBIATO.»
«Che carinoooooo!» continuò a commentare Xerxes come se quelle che sarebbero dovute passare come minacce non lo avessero scalfito neanche un po’.
Probabilmente Oz rinunciò a convincere il suo amico del contrario, così cadde a peso morto sulla sedia che lo aveva sorretto per tutte e quattro le ore del sequestro.
Proprio in quell’istante la porta si aprì mostrando un impegnato Gilbert mentre lottava contro una scatola di cetriolini sott’olio.
«Ehy, Xerxes, penso ci sia un pro-»
Tre secondi fu il tempo esatto che il ragazzo dai capelli corvini impiegò per comprendere, o perlomeno provarci, la situazione. «Che cosa sta succedendo? E perché il padroncino è vestito da carota gigante?»
Dalla sua spalla apparì all’improvviso la testa di Alice, seguita immediatamente dal suo corpo – prima che Oz potesse chiedersi come avesse fatto, notò le sue gambe intorno al collo di Gil.
«Non è una carota gigante, testa d’alghe. È un elfo!»
Gilbert pensò di aver sentito un “purtroppo” alla fine della frase ma preferì non indagare.
«Comunque ecco i tuoi cetriolini sott’olio. Non sono riuscito ad aprirli.»
Alice strappò bruscamente il barattolo dalle mani di Raven con una velocità tale da impressionare persino Xerxes. Non appena le sue dita si poggiarono sul tappo della scatola, questo ruotò e cadde a terra. «Mi sento così potente!»
Gilbert alzò un sopracciglio, indeciso se prenderla in giro o meno: le sembrava quasi dolce mentre la felicità s’impossessava del suo corpo. «Tutto quello che hai fatto è stato aprire un barattolo di cetriolini sott’olio…» Quest’ultimo commento sembrava più un pensiero espresso ad alta voce per convincere se stesso di non star discutendo con una ragazza psicopatica, piuttosto che un modo per beffeggiare il chain.
«Esatto! Il potere!» una risata isterica, quasi maniacale, uscì dalle sue labbra per poi spegnersi non appena ingoiò un cetriolino.
«Eeeeew! Come fa a piacerti questo schifo?!» urlò furiosa contro Break, come se il cetriolino fosse finito nella sua bocca a causa sua. «Meno male che esiste la carne… ne vado a mangiare qualche piatto. Ciao Oz, ciao testa d’alghe, ciao Cappellaio.» Pronunciate queste parole sparì proprio come era entrata nella stanza: lasciando perplessi i presenti.
Terminato il momento che Gilbert avrebbe ricordato per sempre come il più bizzarro di tutta la sua vita, il ragazzo dai capelli rosati gli si avvicinò con aria minacciosa e, con un tono di voce stranamente calmo, gli chiese in modo gentile – e inaspettato – se avesse voglia di allontanarsi da Oz. Alla risposta negativa dell’uomo che oltre a diminuire ancor più la distanza tra sé e il padrone posandogli entrambe le mani con fare protettivo sulle spalle, accostò il proprio viso a quello di Gil e il suo sguardo si ancorò a quello dell’amico per un momento che parve interminabile.
«Mi stai rendendo claustrofobico» fu il suo commento impassibile.
«Cosa significa claustrofobico?»
Sharon, che era rimasta sdraiata sul divano per tutto il tempo senza commentare, prendere in giro o anche solo ridere – Oz era arrivato al punto di pensare che fosse addirittura morta – a qualche battuta, improvvisamente si alzò e rispose alla domanda di Kevin: «Significa che ha paura di Babbo Natale.»
«No, non sig-»
«Oh oh oh!»
Le pupille della ragazza si allargarono e, impaurita, spinse Gilbert contro il muro: «Fermo Kevin, smettila! Così lo spaventi!»
Prima che l’onestà intellettuale di Raven potesse sopraffarlo e contestare quello che Sharon aveva appena detto, Reim entrò silenziosamente nella stanza per poi esordire con un: «Break, ho la tua tazza di caffè.»
«Oh, eccoti qui. Ti stavo cercando ovunque!»
Il piccolo Oz sussurrò tra sé e sé “ma se hai passato le ultime ore a torturarmi…” per evitare che il suo commento potesse rendere il suo futuro ancora più incerto.
«Che coincidenza» ribatté il nuovo arrivato, «io stavo cercando di evitarti!»
«Non mi offendo perché hai preparato un’ottima tazza calda di caffè, amico mio.»
«È fredda…»
«Un’ottima tazza di caffè.»
«Fa schifo…»
«Una tazza di caffè.»
«Non sono nemmeno sicuro che sia caffè…»
«Una tazza.»
«Come puoi non saper preparare il caffè dopo tutti questi anni?»
«Penso perché quando tu tentavi di insegnarmi qualcosa che riguardasse la cucina fingevo di stare male» replicò con un mormorio, permettendo solamente a Gilbert di ascoltare la sua risposta.
«Tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me. Principalmente perché non mi interessa, e poi me ne dimenticherò sicuramente» fu questo il disperato gesto di rassicurazione da parte dell’amico.
«Va bene, nel caso dovessi morire dovrai scrivere sulla mia tomba “molti amici hanno tentato di salvarlo dalla furia di Xerxes”.»
«Gilbert Nightray… cos’è quella faccia?» asserì Kevin stizzito dalla conversazione a bassa voce avevano iniziato i suoi due amici.
«Stavo cercando di risultare confuso, che è una delle mie espressioni più convincenti… ma tornando al motivo per cui ero intenzionato a spaccarti la faccia: perché hai rapito Oz?»
«Uhm… allora, rispondi a queste due semplici domande: sono una brava persona? No. Ma almeno provo a migliorare di giorno in giorno? Nemmeno. Però sto cercando di regalarvi il Natale perfetto con un elfo di Babbo Natale in carne ed ossa!» disse indicando Oz e il vestito che stava indossando. «Oh, a proposito di Natale perfetto: Reim, grazie per aver convenuto con me che non sono una brava persona.»
«Hai fatto tutto tu… hai iniziato a parlare e ti sei risposto da solo.»
«Visto? Siete voi che non mi date lo stimolo per migliorare. Non vi sta bene nulla di quello che faccio!»
«Ma…»
«No, niente ma! Tu non avrai il regalo che avevo comprato apposta per te!»
«Ma…»
Prima che la situazione si evolvesse in una delle tante risse prive di senso che ultimamente avevano luogo nella tenuta in cui si erano stabiliti, Oz interruppe il litigio: «Ragazzi! Non mi sono vestito così per una sfilata, okay? Diamo un senso a questa oscenità per favore... Break? Che si fa ora, seguendo il tuo assurdo piano?»
«Beh... dovremmo scendere in salotto, accanto all’albero mangiare e scambiarci i regali. Perché è così che vuole la tradizione di Natale di Kevin Regnard» informò i presenti sottolineando l’ultima frase.
«Definisci “tradizione”» intervenne Gilbert, essendo a conoscenza del fatto che quella fosse effettivamente la prima volta che Break decise di creare una nuova tradizione.
Kevin lo ignorò e decise di scendere al piano di sotto, dove c’erano gli altri loro amici ad aspettarli per il cenone di Natale. «Volete scendere? Il tacchino non si mangia mica da solo!»
Tre bottiglie di vino e sette eggnog dopo, il gruppo di amici era abbastanza ubriaco da poter finalmente passare alla parte della serata di cui Break si era tanto impegnato e per cui Oz aveva tanto sofferto: lo scambio dei regali.
Due settimane prima Kevin aveva scritto in una scatola i sette nomi dei ragazzi presenti in modo che ognuno potesse pescare un bigliettino con un nome; lo scopo era comprare un regalo alla persona che spettava a ciascuno di loro. Il fantomatico elfo di Babbo Natale aveva il compito di distribuire i regali, per poi esordire con un “oh oh oh!” degno del suo capo.
«Possiamo iniziare con il Babbo Natale segreto!»
Gilbert, ovvero il ragazzo che aveva bevuto più di tutti e che aveva una tolleranza dell’alcol minima, si guardò intorno con circospezione e con uno sguardo atterrito aggiunse: «Vuol dire che Babbo Natale si nasconde tra di noi? E dov’è? Dobbiamo catturarlo!»
Sharon si alzò in piedi e puntò il dito contro il ragazzo che aveva appena parlato: «Visto? Te l’avevo detto io che avevi paura di Babbo Natale!»
 
Quel Natale verrà ricordato da tutti come il più strano, il più inquietante, ma anche il più bello e caloroso che abbiano mai vissuto.
I regali ricevuti lasciarono stupefatti e divertiti i ragazzi, da Oz a Reim. Il primo aveva ricevuto una carota da Alice, che pensava che gli aiutanti di Babbo Natale – era convinta che lo fosse diventato realmente – mangiassero solo carote, così come le renne; a lei era stato regalato da Reim un buono da spendere nella macelleria più conosciuta della città; Sharon ottenne un fantasioso abito da sera con degli equini dipinti sulla stoffa grazie a Gilbert; lui invece ricevette una cornice al cui interno c’era una tenera foto che lo rappresentava felice e sorridente con il suo padroncino, un momento che risaliva a qualche mese prima della cerimonia dei quindici anni – ovviamente un regalo di Oz –; Sharon regalò a Break un nuovo servizio da tè in ceramica, sulla cui scatola era stato fatto incidere “non mangiare”, in quanto l’ultimo se l’era divorato come se fossero pasticcini; infine Break regalò a Reim un… neanche quest’ultimo sa ancora oggi cosa sia: Kevin, mentre il regalo veniva scartato, urlò “un regalo per la camera da letto!” guardando con malizia Sharon. Era un palo, dell’esatta altezza della loro stanza matrimoniale, alto e nero, con dei ricami rossi che richiamavano l’atmosfera natalizia. «Potete farci quello che volete… l’importante è che non utilizziate le corde. Non voglio che la mia piccola amica resti marchiata a causa del mio regalo.»
 
Ciò che successe dopo non ci è dato saperlo. I ragazzi oscurarono le finestre, lasciando fuori casa al freddo e al gelo chiunque volesse fargli visita per augurare loro buone feste. Persino a Oscar Vessalius, che era uscito un’ora prima insieme ad Ada per comprare altre bottiglie di vino, non fu permesso di rientrare in casa. 
Da fuori zio e nipote poterono ascoltare i canti natalizi e le calde risate che provenivano dall’interno delle mura e, anche se non lo ammisero ad alta voce, erano contenti che Oz fosse finalmente felice.
 
 
 






 
 
[1]Esatto, nella mia testa Ada ed Elliot stanno insieme. Ops.

















Note dell'autrice: ebbene sì, dopo più di un mese che ho terminato questo anime posso finalmente pubblicare la storia! È la prima di questo 2017, contenti? eheheh
Le vicende seguono, per l'appunto, la storia dell'anime e non del manga - che però ho intenzone di leggere, quindi mi ritroverete ancora qui tra qualche mese!
Onestamente, e stranamente, non so cosa dire se non: spero che questa storia vi sia piaciuta! Fatemelo sapere con una recensione, fa sempre piacere leggerne qualcuna, soprattutto se in un fandom in cui si è appena approdati (?????)!
Un bacio e alla prossima - si spera-,

Gnarly

p.s. voi avete capito cosa dovrebbero combinare con il palo, no??
altro p.s. auguri di buon Natale e di buon anno!
   
 
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