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Autore: Giuliapuffa    05/01/2017    0 recensioni
Ero sicura che avrei deluso tutti con quella scelta,ma avevo già preso una decisione quindi sebbene a malicuore abbandonai la mia città, per andare in cerca della felicità
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era questione di poche settimane ed io ero al settimo cielo,non riuscivo a crederci mi ero diplomata da qualche mese ed avevo già trovato lavoro come contabile in un azienda e avevo solo 18 anni,uno stipendio di 2000euro al mese,vitto e alloggio compresi … cosa potevo chiedere di più? Anche se mi dispiaceva lasciare la mia città per andare a vivere a Roma, ma avrei avuto una vita sicuramente migliore di quella che la mia città,Palermo, avrebbe potuto offrirmi.
Dovevo ancora comunicarlo ai miei,era una bella notizia ma sicuramente non sarebbero stati felici e contenti quanto me,soprattutto mio padre … il suo sogno era quello di vedermi laureata in professioni sanitarie,più precisamente in podologia ed era anche il mio sogno … ma quella era un occasione che non potevo farmi scappare. Decisi quindi di correre a casa dai miei per avvisarli,quando arrivai erano seduti a tavola li salutai e mi accomodai vicino a mia madre,quello era sempre stato il mio posto fin da quando ero nata.
“Allora signori devo dirvi una cosa” dissi ai miei,quando li chiamavo “signori” non si prometteva mai nulla di buono,ma quella volta volevo solo tenerli un po’ sulle spine.
“Cosa succede Carlotta” dissero i miei insieme,che quasi sembravano il coro delle voci bianche,
“niente di cui preoccuparsi,anzi … mi hanno offerto un lavoro a Roma,come contabile in un azienda,tempo indeterminato,vitto e alloggio compresi ed uno stipendio di ben 2000 euro”. Strinsi la mascella e poi guardando mio padre quasi mi impietosii e quindi aggiunsi “so che non era questo il vostro sogno e non era nemmeno il mio,ma è un occasione da cogliere al volo,una di quelle occasioni che ti capitano una volta sola nella vita”.
Mio padre mi guardò e continuò a mangiare in silenzio … quando non diceva nulla per me era come un “fai tu,se sei felice tu lo sono anch’io”,ma non era quello l’atteggiamento che mi sarei aspettata,soprattutto da parte di mio padre, mi aveva sempre appoggiata in tutto,perché quella volta non poteva almeno fare finta di essere contento?” Forse l’ho deluso” pensai … deludere mio padre era una grossa sconfitta per me,era l’unica persona a cui volevo dare delle grosse soddisfazioni. Mia madre invece iniziò a piangere e tra una lacrima ed un singhiozzo disse “come farò senza la mia bambina,anche lei sta andando via”, da quando mio fratello era partito militare mia madre era caduta in una sottospecie di depressione e si era legata in modo quasi “morboso” a me. Mi alzai ed andai ad abbracciare mio padre,sapevo che abbracciandolo si sarebbe sciolto, quando lo abbracciai però mi sciolsi anch’io ed una lacrima mi solcò il viso,mi sarebbero mancati,io avevo deciso di lasciarli ma sapevo che non sarebbero stati orgogliosi di me. Quindi scoppiai in un pianto liberatorio e di corsa scappai in camera mia,mi buttai sul letto e stringendo a me il cuscino continuai a piangere, poco dopo entrò mio padre,che si sedette sul mio letto e abbracciandomi mi disse “io sono orgoglioso di te,sempre e comunque è un lavoro bellissimo ed è un occasione da non perdere, come sai non era questo il mio sogno ma la vita è tua,adesso sei grande e devi essere in grado di fare le tue scelte da sola senza essere condizionata dagli altri”. Mi strinse in un abbraccio quasi da “ultimo addio” e poi aggiunse “ne hai già parlato con Emanuele?”, Emanuele era il mio ragazzo,stavamo insieme da 4 anni,mi asciugai le lacrime e guardando mio padre negli occhi aggiunsi “no,ma ho paura della sua reazione” abbassando lo sguardo però aggiunsi “ma non mi importa,è la mia vita ed io ho fatto una scelta adesso me ne assumo la responsabilità” diedi un bacio a mio padre, che nel frattempo si era alzato dal mio letto per lasciarmi sola. Presi il mio cellulare e composi il numero di Emanuele, quando mi rispose capì che non andava tutto a meraviglia, gli chiesi di vederci alla stazione perché dovevo parlargli,le nostre voci si fecero serie. Mi precipitai in doccia,poi mi truccai mi vestii ed infine corsi alla stazione,quando arrivai Emanuele era già seduto al bar della stazione dove ci eravamo dati appuntamento.
“Ciao amore” dissi io,
“Otta,cosa succede come mai vuoi parlarmi?” aggiunse Manu dandomi un bacio
“nulla di preoccupante amore,solo devo parlarti di una cosa” dissi io e senza nemmeno dargli il tempo di parlare aggiunsi “mi hanno offerto un lavoro come contabile di un azienda a Roma,vitto e alloggio sono compresi e in più uno stipendio mensile di 2000 euro al mese”. Tra me e Manu cadde il silenzio,lui non ebbe il coraggio di dire nulla ed io nemmeno,così rimasimo in silenzio per un po’,poi Manu disse “hai già preso una decisione oppure gli hai detto che ci avresti pensato?”, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi,avevo preso una decisione senza consultarlo e un po’ mi sentivo in colpa, “in realtà ho già preso la mia decisione,ho accettato il lavoro” aggiunsi. Manu non ebbe il coraggio di controbattere o di contraddire la mia scelta,sapeva che ero testarda e che non mi sarei mai tirata indietro dopo aver preso una decisione, eravamo in quel bar da quasi mezz’ora e nessuno dei due aveva avuto il coraggio di guardare l’altro negli occhi,ma Manu prese la palla al balzo, mi guardò fissa negli occhi e poi aggiunse “so che sei testarda e che di conseguenza non cambierai idea,so anche che questa è un occasione da non farsi scappare”,poi abbassò lo sguardo,e con voce quasi timorosa disse “io non sono nessuno per dirti cosa devi o non devi fare,cioè si sono il tuo ragazzo ma questa è la tua vita ed è una decisione che spetta a te,io non posso infierire”,alzò di nuovo lo sguardo e guardandomi di nuovo negli occhi aggiunse “sappi che io non ti lascerò a meno che non sia tu a chiedermi di rompere,so che le relazioni a distanza non sono facili,ma io non ti lascio,non sarà di certo la distanza a separarci” una lacrima in quel preciso istante gli solcò il viso,il che mi lasciò del tutto di stucco,” il mio ragazzo non aveva mai pianto o quanto meno,non di fronte a me” pensai, mi alzai e andai di fronte a lui,mi ci sedetti in braccio e lo baciai,”tranquillo amore non sarà la distanza a dividerci” aggiunsi io, e nella mia mente pensai “è andata meglio di quanto pensassi”. Poco dopo aver finito di bere il mio blody mary e dopo aver perso di vista l’orologio,continuammo a parlare amorevolmente. Manu mi invitò a cena dai suoi ed io accettai,visto che anche a loro dovevamo dare questa comunicazione. Afferrai il mio cellulare e mandai un messaggio a mio padre “stasera non torno a cena,Manu mi ha invitato a casa dei suoi e mangio lì, è andato tutto alla grande” amavo mio padre e sapevo che sarebbe stato felicissimo per me. Quando arrivammo a casa di Manu,sebbene ormai fossi di casa, mi sentii in imbarazzo dovevo raccontare questa storia anche ai miei suoceri. “mamma papà sono in casa,c’è anche Otta con me” gridò Manu non appena fummo entrati in casa, mia cognata mi venne in contro e disse “Otta che bello vederti,come vanno le cose”, io con un sorriso freddo la abbracciai e aggiunsi “bene Elena,va tutto bene”. Ci recammo in cucina,dove accomodati sul divano,abbracciati trovai i miei suoceri “ Sara,Giovanni che bello vedervi” dissi io, “oh cara che piacere per noi averti qui a cena” aggiunse mio suocero, che mi adorava. Aiutai mio cognato che era ai fornelli,e dopo aver apparecchiato ci accomodammo a tavola,il problema era però uno solo, come iniziare il discorso? I miei suoceri mi amavano mi vedevano ormai come una seconda figlia quindi decisi di buttarla lì “non ci vedremo per un po’ “ dissi, “come mai?” chiese mia suocera, risposi con un mezzo sorriso,” in realtà mi hanno offerto un lavoro come consulente di una grossa azienda a Roma, 2000 euro di stipendio e vitto e alloggio compresi,so che non era questo il mio sogno ma è un occasione da non perdere”. I miei suoceri furono contenti,mia cognata un po’ meno,aveva la mia stessa età ed eravamo molto legate era la mia migliore amica e sapevo che a lei,come a Manu sarebbe pesata la distanza e il non vedermi tutti i giorni, finimmo di mangiare e mio suocero prese una bottiglia di spumante,me la porse e dandomi un bacio in fronte aggiunse “bisogna festeggiare tesoro”, stappai lo spumante,quello per me era un nuovo inizio,mio cognato propose un brindisi a tutti i maturandi 2020 e solo in quella casa eravamo ben tre,io,Manu ed Elena. Elena con un nodo in gola disse solo delle brevi parole “ti auguro il meglio Otta e soprattutto sappi che ci mancherai”,corse ad abbracciarmi ed entrambe ci lasciammo andare in un pianto liberatorio,che in quel momento mi sembrò più “un pianto di addio”. Qualche settimana dopo io partii e quando arrivai a Roma, rimasi sorpresa nello scoprire che l’azienda per cui lavoravo aveva offerto un lavoro a Manu come tecnico informatico. Qualche anno dopo io e Manu ci lasciammo,eravamo troppo diversi entravamo spesso in conflitto per delle cose che a lui sembravano banali,mentre per me erano davvero importanti; come per esempio la famiglia, io volevo sposarmi e mettere su famiglia, Manu no, lui si era concentrato sul suo lavoro che io gli feci perdere quando diventai la moglie del capo dell’azienda.
 
   
 
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