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Autore: Sea    06/01/2017    1 recensioni
Non sempre le cose vanno come ci aspettiamo e Sara ed Edward lo sapevano bene. Nulla di tutto ciò che avevano immaginato prima di incontrarsi si era avverato, la vita aveva superato di gran lunga le loro aspettative. Non credevano che avrebbero potuto provare davvero la felicità, eppure…
Eppure, non sempre le cose vanno come ci aspettiamo. Non sempre, al mattino, ci svegliamo nello stesso letto, nella stessa vita in cui credevamo di essere. Non sempre siamo le persone che gli altri credono di conoscere. Non sempre il senso che diamo alle cose, le verità da cui dipendiamo, sono corrette.
A volte la vita ci costringe a ricominciare da capo.
Edward e Sara, i protagonisti di Afire Love, dovranno varcare il sottile confine che separa i sogni dalla realtà ed intraprendere un nuovo viaggio. Di una sola cosa sono certi: comincia una nuova vita.
«Si portò una mano al petto, sperando di contenere il dolore, ma non servì.
Scoppiò in lacrime non appena Edward cominciò a cantare: Loving can hurt…»
Il sequel di Afire Love cambia scenario e si ambienta nella...realtà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guiding Light
La vera Afire Love



Dedicata a FaithBoss e Nirai1235







Prologo
 





Piano.
Piano.
Così si era svegliata.
Nessun torpore la avvolgeva, nessun malessere.
Riuscì a distinguere il primo raggio di luce che le attraversava gli occhi e poi – piano – il soffitto della stanza.
Forse la sera prima avevano bevuto un po’ troppo, forse la passione era stata troppo travolgente durante la notte.
  • Eccola, si sveglia.
Non credeva che avessero ospiti. Stuart doveva disturbarli anche durante il loro anniversario?
Mentre riprendeva coscienza il battito accelerò, aiutando il sangue a riattivare i suoi muscoli e distinse il cuore premere contro il petto in modo piacevole. Diamine, dovevano averci dato proprio dentro se si sentiva così dolorante.
Un momento. Edward era sveglio? Di già?
Inspirò, sentendo nell’aria un profumo poco familiare, quasi fastidioso. Le ricordava qualcosa di spiacevole. Per capire cosa fosse, decise di sbrigarsi ad aprire gli occhi.
Mise a fuoco il soffitto, ma non lo riconobbe. Batté le palpebre ripetutamente, cercando di scacciare le lacrime che le bagnavano gli occhi ad ogni risveglio, ma non riuscì a capire. Il soffitto della loro camera d’albergo non era di quel colore così spento.
La luce dei neon che la sovrastavano non era quella soffusa delle lampade dalla luce giallastra che dovevano circondare la stanza.
  • Il battito è regolare.
Avete presente le presse? Quelle che schiacciano le cose fin quando è possibile? La sensazione che le prese il petto era così: ne uscì tutta l’aria in un istante, come se stesse precipitando e un conato di vomito la fece del tutto ridestare.
Sbarrò gli occhi, guardando gli angoli del soffitto. Dove si trovava?
Il respiro che accelerava faceva rumore, mentre tastava le lenzuola sotto le dita, sentendole ispide.
  • Edward? – cercò di dire, ma il suono rauco e lieve della sua voce la fece definitivamente atterrire.
Cercò di alzare la testa per guardarsi intorno, ma non ci riuscì e un forte dolore al collo la fece arrendere immediatamente. Cosa stava succedendo? Dov’era Edward? La paura le faceva mancare l’aria e i suoi occhi correvano impazziti, ma non riuscivano a vedere altro che il soffitto.
  • Sta tranquilla, va tutto bene. – la voce di un uomo che non conosceva.
Il cuore sembrava volerle uscire dal petto, rendendosi conto di non essere nella stanza dove la sera prima era andata a dormire con suo marito. Dov’era Edward?
  • Tesoro, la mamma è qui. – la voce tremula di sua madre? Perché? Come faceva ad essere dall’altra parte del mondo in così poco tempo?
  • Sara, fa un bel respiro. – Chi erano le persone di cui sentiva le voci?
I pensieri cominciavano a confondersi e quasi la vista le si annebbiò, perché non riusciva a vedere altro che quel maledetto soffitto. Dov’era Edward?
  • Edward! – cercò di alzare la voce, ma nessuno le rispose.
  • Dottore…perché fa così?
E allora, per un momento, smise di essere cosciente. Il panico aveva del tutto messo fine alla sua razionalità, impedendole di pensare ad nient’altro che quella parola.
Dottore.
Dottore.
Era in ospedale? Come? Perché? Dov’era Edward?!
D’un tratto quell’odore divenne fin troppo pungente: disinfettante.
Le lacrime le riempirono gli occhi e cercò con tutte le sue forze di alzarsi, sentendo l’aria sibilarle in gola. Quando riuscì ad alzare il collo, il viso di sua madre le sembrò diverso. I suoi capelli erano lunghi, le rughe meno marcate.
  • Sta tranquilla, tesoro, uhm…Edward sta bene. – la sua voce era incerta. Come se le stesse raccontando una bugia del tutto improvvisata. Ma le credette.
Se Ed stava bene poteva stare tranquilla, ma continuava a non capire cosa fosse accaduto. La sera prima erano rientrati dalla cena e lui l’aveva presa in braccio per entrare in casa. Ricordava il sapore del vino che avevano bevuto e il momento in cui lui le sbottonava il corpetto dell’abito, accanto al letto. Ricordava il sesso.
Come avevano fatto a finire in ospedale?
  • Mamma! – la chiamò, disperata per la difficoltà nel riuscire a ricordare. Sua madre le prese la mano. – Cosa è successo?
  • Sta tranquilla, va tutto bene. È normale che tu sia agitata, ti sei appena svegliata.
  • Ma cosa…? – la guardò meglio, cercando di capire perché le sembrasse così giovane. – Dov’è Edward?
Sua madre, come improvvisamente consapevole della sua domanda, lasciò cadere l’espressione, appianando le poche rughe, trasmettendole qualcosa che di certo non la rassicurava. Cos’erano, impazziti? Se era successo qualcosa ad Edward dovevano dirglielo! Perché erano in ospedale?
Le lacrime cominciarono a strabordare dai suoi occhi, incontrollate.
  • Mamma… - la pregò ancora. – Ti prego, rispondimi.
  • Sara, - si intromise il medico – sei appena uscita da un coma, è normale che tu sia confusa.
Quella voce fredda e atona quasi prese vita e le strinse le mani alla gola. L’aria non entrava più nei suoi polmoni, i muscoli tesi si bloccarono, come ghiacciati. La testa le vorticò e le formicolavano le mani. Cercava di capire come fosse possibile che fosse uscita da un altro coma. Dov’era Edward?
  • Sta tranquilla, tesoro. – riprese sua madre. – Cerca di rilassarti. Guarda, c’è anche Dario.
Seguì il suo dito con gli occhi, puntandoli poi sulla porta della stanza. Appoggiato allo stipite c’era un ragazzo. Lì per lì non lo riconobbe, ma lui le sorrideva in un modo che non poteva aver davvero dimenticato. L’uomo che la guardava a distanza, alto, gli occhi castano-verdi, prese il posto di tutte le spiegazioni di cui aveva bisogno, sostituì tutte le parole che voleva sentir uscire dalla bocca di sua madre. Quella presenza la spinse a guardarsi la mano sinistra, alla ricerca della sua fede, ma il suo anulare era nudo. Eppure ricordava la sensazione dell’anello. Quando tornò con gli occhi a lui e poi a sua madre che le sorrideva, capì.
E la consapevolezza fece più male di qualsiasi cosa l’avesse ferita in tutta la sua vita. La lama della realtà squarciava la tela di quelle che ora capiva essere illusioni. Com’era possibile? Non poteva essere vero. Non poteva.
La consapevolezza dell’assenza di Edward fu ancora più dolorosa quando Sara capì che l’uomo che la fissava spaventato dallo stipite della porta, era il suo fidanzato.













Note dell'autrice:



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