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Autore: _Alexis J Frost_    06/01/2017    0 recensioni
Purtroppo non posso scrivere molto. Sarò perdonato se non descriverò tutto perfettamente, vero? Immagino di sì, infondo, queste pagine non verranno mai lette da qualcuno se non il sottoscritto. Ammetto, però, che potrei farle leggere a quell'unica persona che sicuramente sarà protagonista in queste righe. Lui che è protagonista anche nei miei pensieri.
Sì, se lo desidera, glielo concederò.
In ogni caso, il suo nome è Shinji e credo di non avere udito mai nome più bello.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaworu Nagisa, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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D i a r y.
 
Ho finalmente avuto l’occasione di vederlo e, ammetto che una parte di me ancora stenta a credervi. Ho il timore che tutto sia un bizzarro e gradevole sogno ad occhi aperti, pur essendo consapevole che cosí non sia. Non possiedo la capacità di poter sognare qualcosa di simile indi per cui deve, per forza, esser reale. 
Purtroppo non posso scrivere molto. Sarò perdonato se non descriverò tutto perfettamente, vero? Immagino di sí, infondo, queste pagine non verranno mai lette da qualcuno se non il sottoscritto. Ammetto, però, che potrei farle leggere a quell’unica persona che sicuramente sarà protagonista in queste righe. Lui che è protagonista anche nei miei pensieri. 
Sí, se lo desidera, glielo concederò. 
In ogni caso, il suo nome è Shinji e credo di non avere udito mai nome più bello. 

Sono ancora io. Mi scuso per ieri, non ho potuto completare quanto stavo scrivendo. Me ne dispiaccio parecchio. 
Oggi l’ho rivisto ancora. È molto disorientato, evidentemente intimorito e non sa di chi fidarsi. Vorrei poterlo comprendere cosí da sapere come poterlo aiutare ma, quest emozioni le conosco solo teoricamente. Potrò mai provare sentimenti completamente umani un giorno? Io ci spero. Lo spero continuamente. 
Comunque… oggi mi stava osservando mentre suonavo il pianoforte. Sapevo fosse spaventato ma vedevo della curiosità nei suoi occhi e pertanto lo invitai ad avvicinarsi. Fui contento nel vedere che mi diede ascolto. 
Sentire le nostre spalle sfiorarsi e avere la possibilità di osservare i suoi occhi da vicino mi riscaldò il petto. Non ho idea di cosa significhi ma la sua vicinanza rende caldo il mio cuore e mi rende felice. Proprio cosí, felicità. 
Vorrei poterlo avere più spesso vicino per provare ancora quest’emozione. 

Abbiamo suonato insieme. Le nostre dita sembrano tra loro sincronizzate, agiscono all'unisono con un’incredibile sintonia. Quando suoniamo, ho come la sensazione di esser collegati l’un l’altro, avverto un senso di completezza mai provato prima. È come se avessi ritrovato una parte di me che mi era stata strappata. 
Ho bisogno di lui, ora ne sono del tutto certo. 
Ho bisogno della sua timidezza, del colore rosato che le sue guance assumono quando arrossisce; ho bisogno del dolce sorriso che mi rivolge e di lui. Ho bisogno di lui. 
Sono certo di esser nato per incontrarlo. Sai? Gliel’ho persino detto quando stavamo guardando le splendide stelle. 
Eppure, non sono riuscito a dirgli che non vi erano stelle piú belle dei suoi occhi. 

Ha paura. Ha troppa paura. Oggi tutti i suoi dubbi e i suoi dolori, sono sfociati in una crisi di nervi. Stava andando tutto così bene! Ero riuscito a farlo sorridere, avevo sentito la fiducia nei miei riguardi crescere. 
Poi, accadde. Il panico. 
Cosa avrei potuto fare? Avvertii il mio petto sotto la presa di una tenaglia furente. Cos’era quella sensazione? Cos’era? Dolore? Rabbia? Empatia? Angoscia? Non lo so! Non… non lo so. So che faceva male, così male che temetti di piangere con lui. 
Fu allora che estirpai dal suo collo la sua fonte di dolore. Resi mio il suo male. 
Non volevo più vederlo in quello stato. Non voglio piú vederlo in lacrime rannicchiato su sé stesso. Non voglio che soffra più. 
D’ora in avanti soffrirò io per lui. 

Il momento è ormai vicino. Speravo che questo giorno non arrivasse mai. 
Era mio desiderio trascorrere più tempo con lui ma, a quanto pare è vero quel detto terrestre che dice che le cose belle tendono sempre a durare troppo poco. 
Voglio pensare positivo. Ci sto provando costantemente. Eppure ho una br 


«Non sei riuscito a terminare l’ultima pagina, eh, Kaworu? »
Fredde e salate lacrime scorrevano imperterrite. Queste non venivano in alcun modo fermate. Non avrebbero potuto fermarle in ogni caso, dunque era inutile in partenza cimentarsi in un simile tentativo. 
Gli occhi di Shinji non riuscivano ad allontanarsi da quelle pagine trovate per pura e maligna casualità. Non importava quanto la vista fosse appannata dal pianto, lo sguardo non avrebbe osato mai distogliersi da quelle righe. 
La signorina Misato aveva appoggiato una mano sulla sua spalla. Tentava invano di consolarlo da un dolore privo di consolazione.
Non esisteva parola in grado di alleviare quella pena e comprendendolo, ella alla fine rimase in silenzio. 
Shinji avrebbe preferito un'intima solitudine di pianto ma non trovava il coraggio di dirlo dinnanzi qualcuno che stava solo preoccupandosi per lui. 
Per cui non gli restava che abbandonarsi all’angoscia interiore che lo attanagliava, il seguito di quella disgrazia resa ancor più tragica dalle parole mai dette, quei sentimenti inespressi che per sempre non avranno parole. 
«Kaworu aveva detto di amarmi.» Balbettò Shinji, crollando in ginocchio. La signorina Misato tacque ancora. 
Gli occhi di lui si rivolsero verso le stelle. In esse rivide il sorriso di Kaworu, la sua gentilezza. Sentí ancora una volta la sua dolce voce e lo immaginò intento a scrivere quelle pagine con un’adorabile espressione designata sul volto. 
Poi, lo rivide morire. Morire una, due, tre volte. Morire. Morire. 
Lui era morto! Non lo avrebbe rivisto mai più. Mai piú. 
«Lo… lo amavo anche io. Lo amavo anche io! » 
Ma quelle ultime parole svanirono con le lacrime, sfumarono lontano fino a raggiungere le stelle.
  
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