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Autore: Vale03    06/01/2017    0 recensioni
Annabeth prima di conoscere Percy viveva al campo,ma l'arrivo di una lettera la convince a cominciare a studiare in una scuola in inghilterra.
nel frattempo Aracne vuole vendicarsi su Atena e cerca di convincere i figli della dea a rivelare i suoi punti deboli.
Annabeth preoccupata per un'imminente guerra decide di fermarla.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Quel giorno, al Campo Mezzosangue, dopo aver cenato, decisi di andare a fare qualche tiro con l’arco, da sola, per pensare.
Scoccai la prima freccia, centro. Ormai era troppo facile, quel campo aveva ogni cosa che, prima mi sembrava una sfida e ora un’azione comune. Qualcosa doveva cambiare, mi ero stancata, volevo un’avventura.
Sentii dei passi rapidi e pesanti avvicinarsi a me, presa dal panico, impugnai l’arco, misi una freccia in posizione e iniziai a tendere l’arco, forse sarebbe cominciata da lì la mia avventura.
Da dietro un cespuglio sbucò Chirone con una busta tra le mani, abbassai l’arco e sospirai.
-Qual è il problema Annabeth? -
- Nulla, ma questo campo sta perdendo il suo fascino…-
-Annabeth, il campo è un luogo dove tutti i semidei possono stare al sicuro ed essere loro stessi, non un parco giochi-
-lo so ma…-
-comunque ti stavo cercando… è arrivata questa. -
Mi porse la busta che avevo notato poco fa, la presi con disprezzo e la misi nella tasca dei jeans, sarà stata qualche lettera di mio padre, non avevo intenzione di leggere neanche una parola scritta da lui.
-Non la apri? - mi chiese Chirone con aria sorpresa.
- No, le darò un’occhiata più tardi.
Chirone si allontanò e io ripresi con i miei soliti allenamenti, ma dopo qualche minuto iniziai ad annoiarmi e tornai nella casa di Atena.
Appena entrai buttai la lettera nel cestino e mi sdraiai sul letto, lasciando ai sogni il controllo di tutto.
Era successo ancora, ragni ovunque e Talia, la sentivo piangere mentre il mio respiro affannato era ostacolato da una ragnatela, sentii i passi in lontananza muoversi verso di me, a gruppi di otto, la testa iniziò a girarmi, prima piano piano, e poi forte, come avessi perso la coscienza da un momento all’altro, iniziai a non sentirmi più i piedi e poi le mani, non riuscivo più a muovermi, i passi si fecero sempre più vicini e il pianto di Talia sempre più forte.
-Vuoi…U-uccidermi? –balbettai con la voce rauca e stanca
-No- rispose una voce sottile e fredda –Voglio solo vendicarmi! -
La mia vista si fece appannata mentre in lontananza intravidi una creatura dalle otto zampe, scura, gli occhi era tanti e minuscoli non so dire precisamente quanti, ma riconobbi subito chi fosse: Aracne.
-Una Dea è difficile da uccidere, quasi impossibile, bisogna colpire al suo punto debole. – disse Aracne.
- Qualsiasi esso sia io non centro con questo…- dissi terrorizzata.
-E invece si…- disse con tono dolce.
- Tu mi aiuterai a trovare il punto debole di Atena e io…- a quel punto dall’alto scese una ragnatela alla quale era intrappolata una ragazza in lacrime, non ci misi molto a riconoscerla: era Talia.
- Cosa vuoi farle? - le chiesi ancora più terrorizzata di quanto già non lo fossi, il mostro sorrise- io non posso farle nulla, lei è già morta, ma conosco qualcuno che può rimediare…Che ne pensi di… Ade?- disse Aracne
Rimasi paralizzata, Talia viva, ancora, tornare insieme al campo, come è sempre stato, a un solo costo: Atena; no, questo vorrebbe dire altre guerre, altri uomini morti…
-Pensaci, io e Talia torneremo da te il prima possibile e mi aspetto un sì come risposta-
La ragnatela che mi teneva iniziò a stringermi fino a soffocarmi, fino a che non vidi il vuoto, fino a che non mi svegliai.
Avevo il respiro affannato come se avessi appena vissuto tutto questo, il cuore mi batteva forte, mi alzai dal letto e mi misi la maglia del campo e un paio di jeans, presi poi il pugnale e il flauto di pan che Grover mi aveva prestato e li misi in un borsone giallo impermeabile.
Uscii dalla casa di Atena e mi diressi verso la porta, ma mentre presi il sacchetto per svuotare il cestino ormai colmo notai una cosa davvero bizzarra: la lettera era svanita, ma non ci feci molto caso e lo buttai nel cesto comune, poi corsi verso la casa grande.
Mi sedetti vicino a Luke che mi sorrise.
-Tutto okay? - mi chiese sorridendo – Sei in ritardo. –
- Ritardo? Ancora? –
- Si, sei sicura vada tutto bene non è da te arrivare in ritardo per quattro giorni di fila…-
- è quel sogno… Non mi fa prender sonno e quando mi addormento mi sveglio tardi…-
Il signor D entrò nella stanza con aria severa quasi arrabbiata, ci squadrò tutti uno a uno come se fosse la prima volta che ci vede, si soffermò su Luke per un secondo poi spostò lo sguardo su di me.
-Allora- annunciò – oggi Chirone non c’è, è dovuto partire per questioni private…- intanto prese un calice e una bottiglia di vino pregiato da un mobile che ornava la stanza - Quindi oggi si fa come dico io: tra mezzora vi voglio tutti nel padiglione da pranzo per far colazione…poi avrete tre scelte di attività: tiro con l’arco, combattimento leggero oppure una arrampicata a passo svelto. Alle 11 in punto ci sarà ...- ci ragionò su e si versò del vino nel calice che si tramutò in acqua, fece un’espressione innervosita. Luke mi guardò e ci scappò un sorriso come per dire “non lo capirà mai” e Dionisio lo notò: - Signorina Chase ha qualcosa di divertente da comunicare a gli altri? - feci no con la testa e ritornai seria mentre Luke continuò a ridere, io gli feci cenno di smetterla e lui si nascose il viso sorridente con una mano.
- Comunque dicevo… alle 11 in punto ci sarà il famigerato gioco di “Caccia alla bandiera, spero che arriverete in orario poiché se ritarderete…non potrete partecipare. Potete andare…-
Ci alzammo tutti per dirigerci vero l’uscio quando Dionisio mi fermò: - Non tu Chase. – mi girai verso di lui e mi avvicinai
– Chirone mi ha detto di darti questa- e porse una busta, rimasi perplessa: era la stessa busta che mi aveva già consegnato Chirone il giorno prima.
-Stupita? - mi chiese il signor D con aria di disprezzo.
- Si…- risposi io perplessa –Chirone mi aveva già consegnato questa lettera ieri…-
-Già…- rispose con superiorità il signor D – Mi detto di dirti di non provare a sbarazzartene… Non è così facile-
Uscii dalla casa grande e cercai Luke, nel mentre trovai un cestino e senza pensarci buttai la lettera, come ho già detto non voglio sapere cosa ha da dire mio padre.
Attraversai di fretta il campo da pallavolo, Luke non poteva essere molto lontano, chiesi ad alcuni ragazzi se l’avevano visto e mi indicarono verso il lago, iniziai a correre senza farmi notare troppo.
-Annabeth?!-
Mi girai e vidi Luke.
-Tutto okay? Che ti ha detto il Signor D? -
Non volevo dirgli della lettera anche perché ormai l’avevo buttata, quindi cercai di dirottare il discorso per chiuderlo in fretta e andare così alla mensa:
- Nulla di che, le solite cose. Sai già cosa farai dopo? –
-Combattimento leggero, ho deciso di sfidarti, sempre che tu sia d’accordo. –
- Ovvio non si rifiuta mai una sfida, soprattutto se con te, basta che poi accetti la sconfitta.-
-Non ce ne sarà bisogno, io vincerò. –
Sorrisi mentre iniziammo a incamminarci –Certo, come al solito. –
Lui sorrise accennando una risata –Va bene, ve bene…Ma questa volta vincerò davvero. Quindi? –
-Cosa? -
-Cos’è che ti ha detto seriamente il Signor D? –
Tornai seria: - Nulla...- lui mi fissò riproponendomi la domanda.
-sono seria…-
-anche io-
Cedetti: - Mi ha solo consegnato una lettera- Luke rimase sorpreso –Ma tanto l’ho buttata…era solo una lettera di mio padre-
Luke si fermò e mi abbracciò dicendomi – Annabeth lo so che tu odi tuo padre per averti lasciato al campo ma secondo me dovevi almeno leggerla…-
Alzai gli occhi al cielo e li dissi di non preoccuparsi e che avevo tutto sotto controllo.
-Siamo arrivati- mi disse indicando la mensa davanti a noi.
Entrammo e ci sedemmo dopo aver preso qualcosa da mangiare.
 Grover si sedette vicino a noi.
-ecco qui il tuo satiro preferito- disse sorridendo.
- mancavi solo tu- aggiunse Luke.
Iniziammo a sorridere e a dire battute, parlammo un po’ di tutto, quando Grover mi chiese se avevo io il suo flauto di pan, a quel punto presi il borsone, che mi sembrava stracolmo pur sapendo che dentro c’era solo il pugnale, il flauto e qualche oggetto secondario, e lo aprii, ciò che c’era al suo interno mi sbalordì: era colmo di lettere le stesse che mi avevano dato Chirone e Dionisio.
Mi paralizzai per un attimo: come poteva essere successo?
Feci segno a Grover di aspettare e aprii una busta a caso fra tutte e a mia grande sorpresa non era da parte di mio padre:
“Cara signorina Annabeth Chase
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Distinti saluti,
Minerva McGonagall
Vicepreside”
Cosa? Hogwarts? Scuola di Magia? Stregoneria? IO?
Sono una semidea, non una strega!
Volevo spiegazioni, ma sapevo che il Signor D non me le avrebbe date, tirai fuori dallo zaino tutte le lettere facendole cadere a terra, presi il flauto di Pan di Grover e glielo diedi, poi colsi il pugnale anch’esso caduto dallo zaino e mi misi a cercare qualche Dracma d’oro, quando ne trovai una cercai un arcobaleno per contattare Chirone tramite messaggio Iride.
Corsi alla casa di Atena andai in bagno e riempii un bicchiere di acqua fredda e lo misi di fronte alla finestra, poi con un panno bagnato da acqua calda inumidii la finestra.
Presi tra le mani la mia dracma e…per terra comparve un arcobaleno!
Enunciai: - Oh Iride, dea dell’arcobaleno vi prego di accettare la mia offerta e di mettermi in contatto con Chirone- poi gettai sull’arcobaleno la dracma.
La dea mi ascoltò e di fronte a me comparve Chirone, che notò il messaggio iride appena esso comparve
-Annabeth? - mi disse –cosa succede sono a una riunione importante! -
  -Ho letto la lettera e... Scuola di magia? io?!-
-si Annabeth, tu. Io l’ho saputo da poco, tua madre si è messa in contatto con me...-
-Atena si è messa in contatto con te? -
-si… mi ha detto che quando tu nascesti capirono subito che tu non eri come tutti gli altri…-
- infatti sono una semidea…-
-non solo, anche una strega. Le probabilità erano una su un milione…-
-quindi che devo fare? -
-andare a Hogwarts, in Inghilterra e studiare magia. -
-Inghilterra? Non c’è una scuola più vicina? –
- sì, ma è popolata da molti mostri in cerca di semidei...-
Ci pensai su…Cosa ci può essere di male? Ho sempre vissuto qui, ho bisogno di cambiare aria e quella di Hogwarts non mi farà di certo male…
Chiusi il messaggio iride subito dopo aver detto a Chirone che sarei partita e andai da Luke e Grover per comunicarli la notizia.
Sapevo esattamente dov’erano: nell’arena.
Appena li trovai gli comunicai la notizia, purtroppo loro non erano felici quanto me.
-E quindi te ne vai? – mi chiese Luke.
- Non per sempre. Questa è casa mia e voi siete i miei migliori amici, ma è da una vita che vivo qui e voglio cambiare aria, cambiare luogo, imparare cose che non avevo idea che esistessero. Ma tornerò, non abbandonerò casa mia, non abbandonerò i miei amici –
Li abbracciai entrambi con sorriso.
-non andare. - mi disse Luke con gli occhi rossi.
-Luke? Stai piangendo? -
 - No, ma non voglio perderti. –
-Saremo per sempre amici, e comunque tornerò…–
-quando partirai? – mi chiese Grover.
-domani. - risposi con tono fermo e deciso.
- e quando tornerai? -
-A Natale, per le vacanze suppongo. Mi mancherete! -
Ci abbracciammo poi io cercai il Signor D per avvisarlo della mia partenza e che oggi non parteciperò agli allenamenti per preparare le valige.
Portai il minimo indispensabile, anche perché molte cose le avrei dovute acquistare a un paese chiamato Diagon Alley, dopo aver controllato che non mancasse nulla lasciai la valigia in un angolo della stanza e visto l’orario, 12:30, andai alla mensa per mangiare qualcosa.
Come al solito mi sedetti al tavolo con Luke e Grover, erano silenziosi, non mi dissero nulla, neanche una parola, decisi di rimuovere quel silenzio imbarazzante.
-Com’è andata la caccia alla bandiera? –
Luke alzò lo sguardo verso di me solo per un attimo poi tornò a mangiare.
-sei ancora arrabbiato? - gli chiesi.
Lui non parlò, ma iniziò a fissare Grover, quasi come una richiesta di aiuto.
-Senti: se sei davvero arrabbiato con me spiegami il motivo! Non è che partirò senza più tornare, anzi tornerò il prima possibile! E se sei seriamente arrabbiato sappi che non so più cosa tu sia per me! Un amico non si comporterebbe così. –
Mi alzai dal tavolo senza pensarci e corsi verso la spiaggia, li sarei riuscita a stare da sola.
Non capii perché facesse così, io e lui siamo sempre stati molto legati, fin da bambini, posso capire il fatto che non ci vedremo per molto, ma non il fatto che sia arrabbiato solo per quello.
Mi ricordo quando io e lui stavamo ancora imparando a combattere, io lo battevo due o tre volte poi lui si immagonava e io lo facevo vincere.
Che bei tempi che erano, nessuna preoccupazione sulle spalle, se litigavamo ci mettevamo un nulla a far pace…davvero bei tempi…
D’improvviso mi venne l’illuminazione, ecco perché era arrabbiato, ecco perché non mi parlava, gli avevo promesso che avremmo combattuto assieme, ma io mi ero completamente dimenticata e mi ero lasciata distrarre da Hogwarts e da tutto il resto.
Andai da lui correndo, cercandolo ovunque, in mensa non c’era più, andai allora al campo da pallavolo, niente, andai a casa di Hermes, niente, andai all’arena, niente, decisi allora di chiamarlo sperando che nessuno noti me o lui.
-pronto? -mi rispose Luke.
-Luke? SCUSA! Mi ero dimenticata del combattimento, ti va di trovarci all’arena? –
-Quando? Prima o dopo che tu parta? -
-ORA! - risposi con sicurezza.
-d’accordo io sono già qui. -
-dove non ti vedo? -
-allora girati-
Mi girai c’era lui già pronto e già riscaldato.
-vogliamo iniziare? - mi disse con aria di sfida –sono pronto a lasciarti col ricordo di una vittoria da parte mia, ma non provare a farmi vincere come al solito, mi sono allenato e so di poterti battere da solo, con le mie forze. –
Si era accorto che lo facevo vincere apposta? E non me lo ha mai detto?
No, questa volta non lo farò vincere.
Ci avvicinammo entrambi con aria di sfida, io volevo vincere e lo voleva anche lui.
Lui sferrò un colpo che per fortuna riuscii a schivare, colsi quindi l’occasione per controbattere con un pugno, lui lo schivò.
Improvvisamente mi catturò le braccia girandomi attorno e cercò di immobilizzarmi.
Non potevo lasciarlo vincere con mossa così da principiante, per fortuna le mie gambe non erano paralizzate: gli diedi un calcio all’indietro in modo da farlo scivolare, non troppo forte, stiamo comunque parlando di uno scontro amichevole.
Lui cadde a terra con le gambe indolenzite, forse il colpo era comunque troppo forte.
Mi avvicinai dolcemente, chiedendoli se stesse bene.
-si tutto ok…- mi rispose con aria –ma forse mi sono rotto qualcosa. -
Mi avvicino ancora di più a lui preoccupata, e gli afferro la mano per vedere se riusciva ad alzarsi.
A quel ero vulnerabile e per niente tesa, Luke mi afferrò il braccio scaraventandomi a terra, e facendomi atterrare sul braccio.
-Ehi! Hai giocato sporco! -
- no, ho semplicemente vinto. -
-ero preoccupata per te! –
- mai fidarsi del nemico! –
- stai scherzando vero? -
A quel punto vidi in lui un senso di sicurezza tramutato in ostilità, che non avevo mai notato… Probabile che ci sia qualcosa di oscuro in lui?
Finito lo scontro parlammo un po’ del campo e della mia decisione, poi tornammo ognuno nella propria casa.
La giornata si era conclusa per il meglio…
Mi addormentai sul mio letto ignorando Malcom e tutti gli altri miei quasi fratelli.
E di nuovo buio.
Poi luce.
E ancora buio.
Questa volta però Talia si trovava di fronte a me.
-Buona sera...- disse la irriconoscibile voce di Aracne.
Talia non stava piangendo, ma sorridendo come un burattino.
-Che le hai fatto? -
-io? Nulla…è morta, non posso torturarla o altro…-, i suoi occhi mi squadrarono
Improvvisamente una ragnatela mi catturò stingendomi alla vita. Il mio respiro si fece affannato e la mia voce sempre più rauca.
-diciamo solo che è felice perché sa che accetterai…- continuò il mostro.
- bhe…io invece la mia risposta è no! Mai fare un patto col diavolo! –
Aracne iniziò a ridere sempre più forte con una risata sadica e dolorosa…-
-a si? – disse avvicinandosi con le sue otto zampe –Allora forse non hai capito! –
Lei si avvicinò a tal punto che mi accarezzò dolcemente il viso con le sue zampe pelose, mi veniva da vomitare, il suo orribile muso da ragno era di fronte a me, a qualche centimetro dal mio viso, i suoi occhi mi squadrarono.
-piccola…- mi disse –se questo accordo non ti piace…cambiamolo! Vediamo se questo ti può piacere se tu non scopri il punto debole di Atena…io ucciderò Luke…-
- Perché non uccide me direttamente?!- le chiesi
le scappò una risata: - perché in un modo o nell’altro sei tu quella che mi deve servire Atena su un piatto d’argento…-
-Quindi io ti servo? -
  - Diciamo che… sei la prima figlia di Atena che mi è capitata vulnerabile…ma non pensare di sacrificarti per “il bene dell’umanità” … posticiperai solo la guerra che io creerò. Quindi? Accetti? -
Io non dissi nulla, rimasi muta, senza parole, non volevo accettare, ma sarei stata meglio a sapere in prima persona che tutto fosse sotto controllo.
Rimasi passiva.
Aracne si allontanò e con colpo liberò Talia dalla ragnatela che la intrappolava; la sua anima si librò al cielo per qualche istante poi cadde a terra e attraversò il suolo finendo negl’inferi.
-Allora? - mi disse –Accetti? - iniziò a innervosirsi, rimase in silenzio per qualche secondo poi scoppiò in una risata malvagia.
Mi iniziò a girare la testa, sempre più forte, non riuscii più vedere bene e pian piano tutto scomparve…
Mi ritrovai sul mio letto e la prima cosa che feci appena aprii gli occhi fu prendere il cellulare e chiamare Luke, dovevo assicurarmi che stesse bene.
Digitai il numero ed aspettai una risposta.
-pronto? - rispose Luke, aveva la voce stanca e debole come se stesse per svenire.
- Luke? Sono io! Come stai? – gli chiesi preoccupata
- Bene…ancor meglio se non mi svegliavi all’una di notte…Non dirmi che hai ripensato al fatto di partire…-
-cosa? No! È solo che ho sognato che Aracne…-
- Era un sogno Annabeth, solo un sogno. -
-Luke ero preoccupata per te! Aveva minacciato di farti del male! –
- oh… eri preoccupata per me, tesoro…- rispose con aria ironica, forse non aveva capito la gravità della cosa.
Riattaccai, non volevo sentirmi presa nuovamente in giro.
Cercai di riaddormentami rigirandomi da una parte all’altra del letto.
-Annabeth? Sei sveglia? – disse una voce familiare, mi girai, era Malcom, anche lui non riusciva a dormire.
-come mai ancora sveglio? – gli chiesi.
Lui sollevò gli occhi al cielo: -incubi…-
Lo guardai stupita: -che tipo di incubi? -
-Aracne e…-
Lo fermai: -Anche tu sogni Aracne? Cosa ti dice? Ti minaccia? –
-Si ma…è solo un incubo…giusto? –
-ho paura che non sia solo un incubo… -
Aracne si stava mettendo in contatto con tutti i figli di Atena, vuole una guerra e non ricorrerà solo a me e a Malcom.
Devo fermarla.
E devo farlo io.
-Malcom credo che Aracne voglia uccidere Atena. -
 - Ma gli dei sono immortali! -
-Nessuno è immortale se si colpisce il suo punto debole…-
- Devo salvare l’umanità? –
- No, lo farò io…oggi partirò per Hogwarts, lì imparerò nuove tecniche…fino ad allora trattieni il mostro, dillo anche agli altri nostri fratellastri…-
-lo farò. -

 
   
 
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