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Autore: MaryFangirl    06/01/2017    2 recensioni
Ian scopre che Mickey è uscito di prigione ma non vuole vederlo. Potrà continuare a fingere che Mickey non sia stato importante per lui?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Tre anni e quattro mesi dopo
 
Mickey gemette dalla posizione in cui si trovava, sul letto dell'albergo. Ancora non riusciva a dormire bene pur essendo via da tanto. Ma si allungò comunque verso il telefono. "'onto" sbuffò.
"Papà?" chiese la vocina del suo bambino, di quasi sei anni.
"Yev? Che c'è che non va, piccolo?" chiese dopo aver sentito che tirava su col naso.
"Papà, penso che Ian stia male" disse e Mickey balzò dal letto, chi aveva bisogno di dormire in pieno giorno, dopotutto.
"Sta male in che senso, piccolo?" domandò già preoccupato, sperando che il figlio avesse torno. Non sarebbe tornato fino al mattino successivo e non aveva bisogno che Ian fosse in fase depressiva in quel momento.
"Non esce dal letto da tutto il giorno. È quasi ora di cena, papà"
"Sei entrato in camera? A parlargli?" chiese Mickey, timoroso della risposta. E se Ian avesse gridato a Yev tanto da giustificare il fatto che fosse così spaventato.
"Sì...ha detto che era stanco"
"Mamma è lì?"
"Mmh. Sta giocando con Alia" Mickey tentò di non ridacchiare a come il figlio aveva pronunciato il nome della sorellina, Ailayla.
"Passami la mamma, piccolo" disse e sentì Yev gemere.
"Si arrabbierà con me. Mi ha detto di non chiamarti" disse tristemente ma Mickey udì i passi del bambino e sospirò un po' per il sollievo perché se Ian fosse stato nei guai, sicuramente Svet lo avrebbe chiamato. Quindi attese, udì il forte accento russo di Svetlana prima che afferrasse il telefono.
"Sta bene" disse lei, col tono più rassicurante che Mickey pensò di averle mai sentito.
"Yev ha detto che è ancora a letto" osservò lui, sperando che Svetlana avesse ragione.
"E' stanco. È rimasto sveglio tutta la notte con bambina. È il mio turno quindi lui dorme. Vuoi parlargli?"
"No, no. È okay. Non voglio farlo preoccupare, Svet. Yev sembrava così spaventato che mi ha terrorizzato, tutto qui".
 
 
 
Mickey entrò nella casa che condivideva col marito e a volte col figlio, e al momento con l'ex moglie e la sua secondogenita, e sbirciò all'interno. Svetlana si era addormentata sul divano con una culla di fronte a sé, la mano vi era appoggiata sopra come se l'avesse fatta ondeggiare. Si diresse lentamente lungo il corridoio e trovò il figlio attaccato al muro fuori dalla porta della sua camera, ronfava palesemtne. Sospirò e prese il bambino che sobbalzò leggermente ma Mickey lo portò in camera sua. Si domandò da quanto tempo Ian fosse a letto. Entrò con calma nella propria stanza e iniziò a togliersi i vestiti, guardandosi lentamente intorno. La stanza era pulita, profumava di fresco, tutto sembrava a posto.
Ian era a letto...certo...ma era mattino, davvero presto. Non aveva le coperte intorno alla faccia come se stesse cercando di chiudere fuori il resto del mondo, quindi era un buon segno e Mickey sorrise, osservando Ian per una ragione completamente diversa...le lenzuola gli arrivavano ai fianchi e dormiva pacificamente, raggomitolato nel suo lato del letto.
In punta di piedi tentò di non svegliarlo.
"Non sono malato" udì Ian dire.
"L'ho per caso detto?" disse Mickey e Ian si voltò improvvisamente. Poi Mickey vide Ian saltare praticamente fuori dal letto, placcandolo e iniziando a spargergli baci sul petto.
"Ciao anche a te" rise Mickey mentre Ian continuava a dimostrare il suo apprezzamento. "Ti sono mancato?" chiese ridendo.
"Tantissimo, cazzo"
"Chi credevi che fossi?"
"Yevgeny. Ho voglia di abbracciarlo, si è preoccupato così tanto. Se dico che non sono malato, verrà a baciarmi sulla guancia per poi tornare a fare le sue cose. Dice che deve fare la guardia al posto del suo papà" rise Ian.
"Mi dispiace. Sa che deve chiamarmi se mai tu...ma so che è stato un po' esagerato. Mi ha chiamato tre volte. E stava dormendo fuori dalla porta. Era preoccupato perché ti vuole bene" disse Mickey dolcemente.
"Lo so. È così tenero. Non posso arrabbiarmi con lui. Ero così stanco e assonnato. Giuro che si tratta solo di questo" disse Ian sorridendo e baciandolo di nuovo.
"Lo so. Lana ha detto che hai badato alla bambina tutta la notte. Tranne oggi. Oggi, hai il turno di notte con me" disse Mickey sollevando le sopracciglia.
"Oh? E dove metteremo i nostri bambini?" chiese Ian giocosamente, sorridendo, aspettando la risposta prima di abbassare la mano.
"Da un'altra parte" disse Mickey e Ian scosse il capo sorridendo. E iniziarono a baciarsi in quel pigro mattino, finché non giunse Yev a 'svegliarli'.
 
 
 
 
Dieci anni dopo
 
Ian sbuffò, sedendosi al distretto di polizia e guardando il figliastro. "Perché?" chiese.
"Mi dispiace di averti messo nei guai, papà" disse l'altro inclinando il capo.
"Dimmi solo perché? Non che quello che hai scritto non fosse vero. Ma perché?" chiese e ripensò alla parete. Spruzzato in rosso vivido verde, 'Terry Milkovich è un fottuto stronzo. Ti odio!' era ciò che aveva letto. Ovviamente Ian lo aveva beccato ma sfortunatamente la polizia non era stata lontana e ora si trovavano lì, mentre i poliziotti chiamavano Mickey per dirgli che suo marito e suo figlio erano stati trattenuti per vandalismo.
"Ho sentito...qualcuno che ha detto...come...com'è che sono al mondo" disse e lentamente una lacrima gli rigò la guancia. Cazzo cazzo. Chi gliel'aveva detto?"
"Oh, Yevvy"
"Come fai a guardarmi? O a guardare la mamma? Mi hai mai voluto bene? O lo fai solo perché ho il sangue di mio padre nelle vene?" chiese il ragazzo, sembrando molto più piccolo del quindicenne che era e che ora fissava Ian.
"Non volerti bene? È impossibile"
"Non capisco perché. Sono stato il risultato di...quel giorno. Come puoi guardarmi e non vedere ciò che mio nonno ha fatto a te...a lui"
"Perché quando ti vedo, vedo te. Vedo questo bellissimo ragazzo che tempo fa strinsi fra le braccia, vedendo un intero mondo. Ti ho voluto bene fin dal primo secondo in cui ti ho tenuto in braccio. Dal momento in cui ti ho guardato negli occhi, gli stessi dell'uomo che amavo e chi mi fissavano, ed erano occhi innocenti. Nessuno ti avrebbe fatto del male, nessuno lo avrebbe fatto finché io avessi avuto voce in capitolo. Non sono il tuo padre biologico, ma ti ho sempre voluto bene come se fossi stato mio. Non sei il prodotto di ciò che tuo nonno ha fatto. Sei una luce bellissima che è venuta fuori da quel giorno orribile. So che è stato difficile saperlo e farò in modo che tuo padre ne parli con te, ma per quanto mi riguarda, amo tutto di te. Ho amato tuo padre fin da quando avevo l'età che hai tu adesso. E per quanto riguarda te, ti voglio talmente tanto bene, non scherzo. Adoro tua madre, sono passati così tanti anni, e anche la tua sorellina. La nostra vita è perfetta, l'adoro. Sono così felice che tuo padre mi abbia dato un'altra opportunità una volta uscito dal carcere. Non pensare mai che qualcosa che è accaduta perché Terry era uno stronzo omofobico possa o potrà mai rovinare l'affetto che provo per te"
Yev annuì ma Ian non capì se ciò che aveva detto avesse davvero avuto effetto. Sollevò lo sguardo e vide Mickey che si avvicinava con le braccia incrociate.
"Bene, bene. I miei ragazzi ammanettati. Una spiegazione?" chiese e Yev abbassò il capo. "Figliolo?"
Ian lo guardò e scosse il capo. Pregando che Mickey capisse e che non gridasse prima di sapere la verità. "D'accordo, andiamo a casa. Oltre alla cauzione, ho prometto agli agenti che dipingerai quello he hai scritto"
"Forse è meglio scattare una fotografia, prima" disse Ian sorridendo e Mickey si voltò, sollevando un sopracciglio. Ma uscirono e quando furono distanti dalla scena del crimine soltanto per un isolato, Ian attirò Mickey. "Vacci piano con lui. Sta soffrendo" sussurrò e Mickey lo guardò con aria incuriosita. Ma poi capì. Yev distolse lo sguardo dal muro e Mickey scoppiò a ridere.
"Papà?" fece Yev. E guardò il padre che rideva con le lacrime agli occhi, poi Ian che scuoteva il capo.
"Ti hanno arrestato per questo? Non c'è da meravigliarsi che ti abbiano rilasciato così facilmente. Anche loro odiavano quello stronzo" guardò il figlio e lo abbracciò. "Cosa c'è? Che succede?" e Yev risultò un po' a disagio.
"Ho sentito alcune cose, ed ero così arrabbiato. Come ha potuto fare una cosa del genere a te e Ian? Come potrebbe...qualcuno...mi dispiace, papà...solo che..." e Yev guardò Ian alla ricerca di aiuto perché non voleva ripeterlo, non voleva di nuovo dar voce alla paura di non essere mai stato amato.
"Va tutto bene, lui pensava...che non gli volessimo bene a causa del giorno in cui è stato concepito" disse Ian e Mickey scosse il capo. Fece cenno a Yev di andare a sedersi, e Ian sorrise.
"Dove stai andando?" chiese Mickey a Ian.
"A iniziare a dipingere, così potete stare un minuto da soli" disse e Mickey fece di no con la testa.
"No, siediti. Conversazion di famiglia. Beh, ne mancano due ma pazienza"
Ian ridacchiò e si sedette.
"Chi te l'ha detto? Chi lo sa?"
"Alcuni ragazzi a scuola. Non so come lo sapessero. Ma parlavano dei miei genitori gay e di come io fossi un errore, che la mia madre prostituta è stata costretta a scopare con il mio padre gay, e che io non valevo niente perché volevate Ailayla. Quindi, uhm, ho chiesto alla mamma di come fosse mio nonno e ha evitato di parlarne, allora ho chiesto a zio Carl e zio Lip e si sono...arrabbiati così tanto che volessi saperlo. Ho capito che era vero, perché odiarlo tanto a meno che non avesse fatto del male a Ian?"
Mickey scosse il capo. "E' del tutto vero ma avresti dovuto venire da me. Non ti ho mai mentito. Anche se fa male. Non te ne ho parlato perché non era necessario che tu lo sapessi. Quello che provo per mio padre non ha niente a che fare con quello che provo per te. Capito?"
Yev annuì.
"Quello che è successo quel giorno è stato il prodotto di molte cause. Dell'amore che provavo per un rossino irritante, o che iniziavo a provare, del fatto che fossimo troppo rilassati e che fossimo stati beccati. Certo, per molto tempo ho pensato che se avessi potuto cambiare quel giorno, lo avrei fatto in uno schiocco di dita ma non a causa tua, quello mai, ma perché il viso distrutto dell'uomo che amavo mi ha tormentato per anni" disse Mickey e abbracciò il figlio, e Yev glielo consentì per la prima volta dopo molto tempo.
"Quello che è accaduto quel giorno fu orribile e io...ho incolpato chiunque per molto tempo. Ian perché mi portava a desiderarlo, Terry perché era un padre di merda, me stesso perché ero gay, tua madre per essere stata sfortunata a ricevere quell'ordine, te per essere esistito in seguito, ma l'unica persona da biasimare è Terry, fine. Non ti mentirò, quando eri piccolo, non riuscivo nemmeno a pensare di volerti bene, non volevo pensarci. Volevo solo tornare a vivere insieme a Ian. Ero uno stronzo egoista, ma questo qui, Dio, quando ti ha guardato...non ho mai visto nulla del genere. Forse ci ho messo un po' ad affezionarmi a te, di solito faccio così con tutti, ma ti voglio bene. Forse non sono contento per com'è successo, ma sono incredibilmente grato che tu sia qui. Mi hai mostrato un tipo diverso di amore. Ciò mi ha portato a volerci riprovare con tua sorella per fare di meglio. Se non ci fossi stato tu, probabilmente non avrei nemmeno mai pensato di volere dei figli" Yev sorrise al padre e lo abbracciò.
"Mi dispiace, io...vi voglio così tanto bene, cioè, siete i miei papà. Il pensiero che lui vi abbia fatto de male e che forse non riuscivate a volermi bene mi ha...fatto dare i numeri"
"Beh, io ne so qualcosa a proposito di dare i numeri" disse Ian indicando la propria testa e ricevendo un'occhiataccia da Mickey. "Sai, la prima volta che tuo padre mi ha guardato dicendomi che dovevo andare in ospedale..."
"Ian, no" lo avvertì Mickey.
"Devo farlo. Ho dato di matto, ero in una fase dannatamente maniacale. Quei pensieri continuavano a vagarmi in testa. Che lui non mi amasse, che non avrei mai più rivisto te, che sarei stato rinchiuso senza mai più essere liberato e poi sono esploso, ti ho guardato e ancora adesso non capisco il mio cervello matto perché quello che seppi in seguito era che mi trovavo in macchina, con te, e scappavo. Scrivere su una parete non significa dare i numeri, quello invece sì" disse Ian onestamente.
Yev lo fissò per un momento, riflettendo. "Quindi...tu sei scappato con me? Per quanto tempo?"
"Ci è voluto poco prima che venissi fermato" disse Ian tristemente, si era sempre chiesto come Yev avrebbe reagito alla notizia che il suo folle patrigno fosse fuggito insieme a lui.
"Mi volevi talmente bene da scappare portandomi con te?" chiese Yev ed entrambi gli uomini si voltarono di scatto verso di lui.
"Suppongo di sì" disse Ian, abbracciandolo. "Ti voglio talmente bene, Yevgeny. Tantissimo" disse stringendolo e baciandolo sulla testa.
"E' così per tutti noi. Fanculo a quello che dicono gli altri, questa dannata famiglia è perfetta, capito? Ora lascia quella schifezza, andiamo a casa" disse Mickey.
"Ci penso io. Andate a casa e divertitevi. Doveva essere la vostra serata. Mi dispiace averla quasi rovinata" disse Yev prendendo la vernice e iniziando a darsi da fare.
"Sforzi che si fanno in famiglia" disse Ian e tutti e tre si misero a dipingere, poi accompagnarono Yev da un amico e si diressero a casa.
Ian mise le braccia intorno al marito. "Grazie per avermi dato un'altra possibilità. Per avermi dato tutto questo. Ti amo così tanto" disse Ian e Mickey roteò gli occhi con aria drammatica, sorridendo.
"Sdolcinato oggi, eh?" chiese e baciò il punto che preferiva sul collo di Ian.
"Colpa degli anniversari, tesoro"
"Te lo giuro, se la smetti, farò quella cosa che ti piace" disse Mickey incrociando le braccia ma aveva un ghigno scherzoso e Ian lo guardò ridendo.
"Quale cosa, Mick? Mi piacciono tante cose, sai? Devi dirla ad alta voce..." iniziò Ian e Mickey roteò gli occhi al cielo, ma lo afferrò e lo bloccò giù. Iniziando a spogliarlo.
"Oppure potrei dimostrartelo, così chiudi quella tua bella bocca, eh?"
"Aww, tesoro, pensi che la mia bocca sia bella?" disse Ian e rise al gemito di Mickey.
"Dovrò metterti la museruola"
Ian rise. "Ooh, adoro quando dici cose sconce" e Mickey scosse il capo perché quello era davvero l'idiota che aveva sposato, e aveva trascorso i migliori anni della sua vita insieme a lui, e non avrebbe cambiato nulla.
"Grazie a Dio esistono i rossini irritanti e le idee stupide. Ti amo, scemo. Buon anniversario. Ora stai zitto, così posso dimostrarti qualcosa. O ci siamo davvero sbarazzati dei bambini per questa robaccia smielata a cui ti dedichi tutti i giorni?"
"Mmh" fece Ian ma poi si posò un dito sulle labbra come a dire che sarebbe stato zitto, sorrise e si sollevò per attirare completamente il marito su di sé e iniziarono a baciarsi, godendo reciprocamente.
Proprio come era giusto che fosse.
 
 
 
Grazie a chi ha commentato: Rob As, GwenJ, 2331_, _black_rose_, bjmumu, Nakamura, millyray. Alla prossima :) 
  
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