Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Sophja99    07/01/2017    1 recensioni
Durante una vacanza in Canada, Aline e Megan, madre e figlia, a causa di un errore si ritroveranno sperdute in un paese sconosciuto e coinvolte in un viaggio alla scoperta di se stesse, che permetterà loro di mettere da parte tutte le loro divergenze e i problemi e risanare il loro rapporto già da tempo turbolento e complicato.
Prima classificata al contest "Inverno, Neve e Vacanze" indetto da Jadis_ sul forum di Efp.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


3

The way home


Megan non aveva fatto parola a nessuno oltre ai nonni di ciò che aveva in mente: né a sua madre, né ad Olivia, né a Cole, le uniche persone che conosceva di Whitby Harbour. Voleva che quella rimanesse una sorpresa per tutti.

Nel frattempo, mentre attendeva che la strada tra il paese e Red Bay divenisse di nuovo praticabile e la neve venisse spalata per permettere ai nonni di partire, sfruttò quella giornata per conoscere meglio Whitby Harbour e i suoi abitanti. Durante la mattina, infatti, mentre stava facendo un giro nei d'intorni e all'interno del paese per osservarlo nella sua interezza, incontrò di nuovo Cole, impegnato a uccidere i pesci che avevano catturato con la rete insieme agli altri pescatori. All'inizio Megan provò grande pietà per quei poveri animali, ma in seguito comprese che quegli uomini non lo stavano facendo per divertimento, bensì per la necessità di sfamare la loro comunità. Cole la accolse con calore e le presentò gli altri, che si mostrarono tutti molto gentili e affabili con lei, rispondendo a tutte le domande che Megan poneva loro. Le spiegarono, infatti, i tipi di pesci che avevano pescato e le dissero che successivamente gli animali sarebbero andati al piccolo mercatino del paese, dove le persone si sarebbero recate per comprarli. Megan mostrò grande interesse e curiosità per il loro mestiere, a cui non aveva mai dato tanta importanza prima di allora, e le loro tradizioni, poiché, a quanto loro le rivelarono, sin dalla nascita di Whitby Harbour la pesca era sempre stata fondamentale per il loro sostentamento e, ancora prima, dei loro antenati.

Quando Megan gettò un'occhiata all'ororologio che aveva al polso e si accorse che era arrivata l'ora di pranzo, salutò i pescatori e Cole e fece ritorno all'ostello, dove sperava di incontrare sua madre. La chiacchierata con il ragazzo le aveva fatto salire la voglia di parlare con lei e chiarirsi. Ripercorse la strada a ritroso e tornò al locale. Come mise piede dentro, incontrò Aline, che doveva stare uscendo proprio in quel momento, forse per cercarla.

«Megan!» esclamò la madre, appena la vide. La ragazza non ebbe tempo di formulare alcuna frase, che quella la abbracciò, lasciandola senza parole.

«Mamma...» sussurrò, mentre quella la stringeva più forte a sé e la baciava tra i capelli.

«Mi dispiace» la precedette Aline. «Tesoro, mi dispiace. Non ti ho trattata come avrei dovuto e con il mio comportamento sbagliato non ho fatto altro che allontanarti da me. Finora ti ho sempre considerata come una bambina, non perché tu apparissi realmente così, ma perché che io non riuscivo a realizzare il fatto che tu stessi crescendo. Mi spaventa pensare che stai diventando un'adulta, che presto andai per la tua strada e non ti servirà più il mio aiuto.»

«No, a me dispiace di essermi comportata da vera egoista. Ho pensato solo alla mia sofferenza per il tuo divorzio da papà, senza prendere in considerazione quanto tu abbia patito nel prendere quella decisione. Non avrei dovuto darti tutte le colpe per ciò che è successo: è stato davvero crudele da parte mia e tu non lo meriti.»

Megan affondò la faccia tra i capelli della madre, come faceva sempre da piccola. Quel gesto le indondeva protezione come se la sola vicinanza della madre bastasse a farla sentire al sicuro da tutto e tutti. «Ti voglio bene.»

«Anch'io» disse Aline, mentre una piccola lacrima le rigava la guancia.


24 dicembre


Finalmente la vigilia tanto attesa era giunta, ma Megan non poté non provare un filo di ansia, oltre che di gioia per la sorpresa che attendeva tutti, perché non era certa che i nonni sarebbero riusciti ad arrivare in tempo e che non si sarebbero verificati altri impedimenti.

Digitò il numero di telefono della casa dei nonni e aspettò che rispondessero. Lo fecero dopo pochi secondi e fortunatamente le diedero la notizia che la strada era nuovamente percorribile e sarebbero partiti mezz'ora dopo, per avere tutto il tempo di radunare le cose e prepararsi. La ragazza esultò, felice che tutto stesse andando secondo i suoi piani, e, dopo aver riattaccato, si lasciò sfuggire un gridolino di gioia. Lei stessa si stupì nel farlo: non era solita manifestare le sue emozioni in modo così esplicito, ma il Natale risvegliava parti di lei che spesso nella vita di tutti i giorni era costretta a sopprimere.

Fece nuovamente ritorno alla camera dell'ostello, dove sua madre si stava ancora lavando i denti e vestendo, cercando di togliersi di dosso il sonno restante della mattina presto. Quando fu pronta, scesero all'ingresso, dove Olivia le aspettava per la colazione. In quegli ultimi giorni, questa si era gentilmente offerta di dare loro anche vitto nella sua casa accanto all'ostello, cucinando colazione, pranzo e cena, in mancanza in un vero ristorante dove andare a mangiare. Nonostante le opposizioni di Olivia, Aline aveva insistito perché questi suoi servizi venissero aggiunti al pagamento complessivo insieme alla camera d'ostello, data l'immensa disponibilità e gentilezza con cui questa le aveva aiutate.

Durante il pasto nella piccola, ma accogliente casa di Olivia, Megan, mentre intingeva un biscotto nel latte, disse all'anziana: «Senta, avrei una domanda da farle.»

«Dimmi tutto» affermò l'altra, cordiale come sempre.

«Non è che per caso in paese tenete un albero da qualche parte? Sradicato, intendo.»

La donna aggrottò la fronte, mostrandosi leggermente perplessa. «Un albero sdradicato? E a cosa ti serve?»

Naturalmente l'intento di Megan era quello di fare un albero di Natale, ma era impensabile sfruttare i grandi alberi che circondavano Whitby Harbour, proprio perché troppo alti. Cercò una scusa plausibile, senza, però, trovarla. «Per pura curiosità.»

«Beh, ci sono gli alberi appena tagliati dai boscaioli. Non penso che li abbiano spezzettati, perché abbiamo già legna in abbondanza per l'inverno, e dovrebbero essere ancora integri.»

Megan sorrise. «Grazie per l'informazione» disse, per poi aggiungere: «Quasi dimenticavo: oggi vi andrebbe di cucinare qualcosa?»

«Meggy, oggi ti comporti in modo davvero strano» affermò la madre, stupita.

«Mi piacerebbe moltissimo!» esultò Olivia. «Cosa vorresti fare? Torte, crostate, dolcetti, biscotti...»

«Dei biscotti natalizi» rispose Megan.


Megan si sedette sulla panchina appena fuori l'ostello, sfinita. Aveva fatto davvero una gran fatica perché tutto fosse pronto per quella sera: aveva cucinato i biscotti con Olivia e la madre e, dato che ci aveva preso la mano, aveva anche fatto una crostata, si era fatta accompagnare da Cole a prendere un piccolo alberello dai taglialegna e aveva fatto il giro per le poche case di Whitby Harbour per avvertire tutti che quella sera vi sarebbe stato un evento speciale in paese poco prima di cena e che si sarebbero dovuti radunare in piazza per assistere.

All'improvviso sentì in lontananza un rombo di motori assai inusuale, dato che a Whitby Harbour nessuno si muoveva in macchina durante il giorno, poiché gli abitanti avevano tutto il necessario a portata di mano. Seppur stanca, Megan si alzò di scatto e si precipitò a vedere. Fece un sospiro di sollievo quando riconobbe la vecchia e spaziosa jeep dei nonni. La macchina parcheggiò e, come i parenti scesero, la ragazza corse ad abbracciarli, per compensare tutto il tempo che avevano passato distanti.

«La nostra cara Megan» affermò la nonna, baciandole la fronte. «Fai vedere che bella signorina che sei diventata!»

«Già, ne è passato di tempo da quando eri una bambina» disse il nonno, salutandola e stringendola a sé a sua volta.

«Quanto mi siete mancati!» Megan quasi gridò per la felicità.

«Tesoro, abbiamo portato tutto quello che ci hai chiesto. Sono certa che queste persone festeggieranno un Natale da favola e tutto grazie a te.»

«Senza di voi non avrei potuto fare nulla» disse la ragazza, mentre i nonni aprivano il portabagagli della jeep, pieno di addobbi, palline, cibi e qualsiasi altra cosa potesse servire. «Se qui non c'è il Natale, allora il Natale verrà a Whitby Harbour» commentò Megan, con un grande sorriso in volto.

«Andiamo da tua madre, abbiamo bisogno di aiuto per montare tutto» affermò suo nonno e la ragazza annuì. Era ora di rivelare ogni cosa ad Aline e Olivia.


«Vuoi addobbare un paese che non festeggia più il Natale da anni all'insaputa dei suoi abitanti? Beh, questa è un'idea davvero...» iniziò Aline, dopo aver ascoltato ciò che Megan aveva in mente. «Geniale. Insomma, è difficile, ma ce la possiamo fare.»

La ragazza esultò: non aveva dubitato nemmeno per un istante che la madre l'avrebbe aiutata nel portare a termine il progetto. Conosceva fin troppo bene il suo carattere per avere qualche tipo di incertezza su di lei, ma era comunque felice che questa fosse dalla sua parte.

«Ecco spiegata la domanda sull'albero e l'improvvisa voglia di cucinare» affermò l'anziana. Megan temette che non avrebbe accettato o reputato fattibile il suo piano, ma, invece, sorrise. «Questo paese ormai è diventato smorto, povero. I pochi giovani che ci sono non bastano per risollevare la situazione e non si fanno più iniziative da chissà quanto tempo. Ci voleva proprio una ragazza sveglia come te per dare una spinta a questa comunità di pigroni!»

Megan rise, sollevata e anche lusingata dalle parole di Olivia. Tuttavia, c'era ancora molto da fare e dovevano sbrigarsi se volevano riuscirci in tempo per la sera. «Bene, allora a lavoro

Prima di tutto si occuparono di fissare e fare in modo che l'albero si regesse in piedi. Quindi, passarono alla decorazione: per comodità, Megan aveva deciso di non usare luci elettriche e, al loro posto, riempirono i rami di palline di tutti i colori e i tipi, festoni e fili perlati, con cui avvolsero l'albero. Infine, Megan mise sulla sua punta un lungo e bellissimo puntale dorato.

Mentre Olivia e i nonni si occupavano di trascinare fuori un tavolo, munito di tovaglia, e preparare sia i cibi preparati poco prima sia quelli portati da Red Bay, Megan e Aline passarono per le strade del paese a lasciare addobbi, come stelline, piccoli babbi natali e festoni, sulle facciate delle case e sulle panchine, a cominciare dallo stesso ostello. Quando conclusero, Whitby Harbour appariva completamente diversa da prima, molto più bella, festosa e piena di vita.

Poi fecero ritorno al locale e trasportarono l'albero nella piccola piazza del paese, fortunatamente poco lontana dall'ostello, dove già si trovavano gli altri a preparare il tutto. Proprio mentre erano impegnati a portare le ultime cose, iniziarono ad arrivare le prime persone, che subito si mostrarono curiose per la presenza dell'albero di Natale, del tavolo imandito e delle decorazioni sparse per il paese. Eppure, Megan non voleva che si rovinassero la sorpresa: dovevano ancora attendere il resto degli abitanti.

Bastò aspettare una manciata di minuti e la ragazza vide arrivare tutte le persone che aveva imparato a conoscere e a volere bene in così pochi giorni. Scorse da lontano Cole, che, accortosi di lei, le rivolse uno sguardo perplesso, a cui Megan rispose con un occhiolino.

Si avvicinò alla folla, che, tuttavia, rimaneva pur sempre piccola per raccogliere un intero paese, e disse a voce alta per farsi ascoltare da tutti: «Oggi è la vigilia di Natale e ho saputo che non viene celebrata qui da voi da fin troppo tempo. Il Natale è una delle feste più belle dell'anno, che insegna le gioie della condivisione e del tempo trascorso insieme, in famiglia e con le persone a noi più care, non solo ai bambini, ma anche ai grandi. Tutti possiamo imparare qualcosa da questa splendida festa e anche cogliere l'occasione per passare del tempo insieme, con gioia e serenità.» Fece una pausa, gettando uno sguardo a sua madre e i nonni. «Questo è solo un nostro pensiero che spero voi apprezzerete, per mostrarvi che non servono sfarzosi luci e costosi regali per festeggiare il natale. Basta la presenza delle persone a cui si vuole più bene.» Andò a prendere una scatola che aveva lasciato accanto al tavolo. «Proprio per questo, qui vi sono delle candele. Ognuno ne può prendere una, per scaldarsi e usarla al posto della luce elettrica. E, se volete, poco prima di accenderla, potete esprimere un desiderio, nella speranza che prima e o poi si realizzi.»

Si avvicinò alle persone radunate e iniziò a offrire una candela ad ognuno. Riconobbe tutti coloro che aveva conosciuto in quel breve viaggio: i pescatori, le famiglie a cui aveva fatto visita e i negozianti come Olivia. Ciascuno, quando passava, la guardava con riconoscenza e la ringraziava, non solo per la candela che gli porgeva, ma soprattutto per l'impegno con cui aveva organizzato tutto quell'evento, senza chiedere nulla in cambio.

«È incredibile quello che hai fatto» disse una voce familiare vicino a lei.

«Cole» esclamò Megan, sorridendo. «Davvero, non è nulla di che. Ho voluto solo che anche voi provaste la magia del Natale.»

«Sei davvero una ragazza tenace. Sono sicuro che tu ti sia messa all'opera poco dopo la nostra chiacchierata, senza aspettare neanche un secondo» disse, prendendo anche lui la candela che gli stava porgendo Megan.

«Non potevo starmene lì senza fare niente dopo quello che mi avevi detto. Non sarebbe stato giusto per tutti voi.»

«Sono certo che diventerai una donna meravigliosa» affermò, guardandola tanto intensamente da farla arrossire.

«Beh... grazie» rise, poiché le sue parole la avevano completamente ammutolita e non riusciva a trovare nulla di più efficace da dire.


Era ormai passata un'ora e, con somma gioia di Megan, le persone avevano finito tutti i biscotti e le crostate, lasciando solo le molliche. Molti si erano già ritirati, soprattutto chi doveva portare i bambini a dormire e chi doveva andarsene presto perché la mattina dopo lo aspettava il lavoro. Megan era seduta su una panchina, accanto alla madre, che sorseggiava un bicchiere di cioccolata calda. La ragaza, invece, se ne stava a osservare la fiamma della candela, avvicinando le dita della mano per scaldarle.

«Quel ragazzo non ha smesso nemmeno un attimo di fissarti» osservò la madre, facendo un cenno quasi impercettibile verso Cole, per non farsi vedere dal ragazzo, dato che non si trovavano troppo distanti da lui. «Sai, ho visto come tu lo guardi spesso e volentieri. Ti piace?»

«Mamma!» esclamò Megan, imbarazzata dall'argomento. «Ovvio che no. E poi non potrebbe mai funzionare: viviamo in due continenti troppo lontani.» Sospirò; il giorno dopo avrebbero fatto ritorno a Red Bay per festeggiare nella casa dei nonni la notte di Natale. Le venne l'amaro in bocca al pensiero che molto probabilmente non avrebbe più fatto ritorno a Whitby Harbour, né rivisto Cole.

«Tesoro, non puoi mai sapere cosa ti riserva la vita. Guarda me: per trovare tuo padre sono dovuta arrivare in Inghilterra.»

«Sì, ma con lui non è finita bene: avete divorziato.»

«Quella è semplicemente stata la triste conseguenza di una situazione non del tutto felice, ma pensa a ciò che di bello ha portato: sei nata te, il mio più grande amore.» Megan non poté che annuire e la madre continuò: «La vita è un po' come delle immense montagne russe, piene di alti e di bassi, ma anche di incredibili sorprese. Non puoi mai sapere dove ti farà arrivare e cosa ti porterà, ma tu sappi sempre cogliere al volo l'opportunità che ti viene offerta. In fondo, se abbiamo sbagliato strada e siamo finite a Whitby Harbour, ci sarà anche un motivo: forse il destino voleva che tu incontrassi quel bel ragazzo.»

Megan rise davanti a quella assurdità, ma guardò sua madre come si scoprì di aver fatto ben poche volte in quegli ultimi tempi: con puro affetto, privo di alcun risentimento o fastidio. Voleva immensamente bene a sua madre e si dispiacque di come la aveva trattata in molti casi. Aline la aveva cresciuta con tutto l'amore di cui era stata capace e lei spesso lo aveva rifiutato in malo modo. Adesso, tuttavia, era arrivata l'ora di rimediare al suo comportamento passato e lo avrebbe fatto godendosi fino in fondo ogni momento che avrebbe avuto la fortuna di trascorrere con lei. Buon Natale, mamma pensò, sorridendole.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Sophja99