Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: Shirin    27/05/2009    3 recensioni
Questa ff tratta di una domenica in cui Hime-chan e i suoi amici decidono di andare al lunapark, ma qualcosa andrà storto. L'ho scritta per il 5° contest di Immaginaria, che poi è saltato.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I BISCOTTI DELLA PACE

 

-oh, cavoli!Sono in ritardo!-
In fretta e furia, Himeko si vestì, salutò il suo pupazzo Pokotà e scese le scale. O almeno quella era la sua intenzione, infatti come al solito cadde rovinosamente e le percorse col fondoschiena.
-Ahi, ohi, che male!-
Udendo questi familiari lamenti, Aiko e la madre le corsero incontro.
-Ti sei fatta male?- le chiese dolcemente la sorella, mentre l’aiutava ad alzarsi.
-Quando imparerai ad essere più femminile?- la rimproverò la madre come al suo solito.
Hime-chan non disse nulla, si limitò a ridacchiare e fece la linguaccia.
“E’ sempre la solita” pensarono all’unisono madre e figlia maggiore.
 Ad un certo punto alla madre venne però un dubbio.
-Un momento!Oggi è domenica come mai ti sei alzata così presto?Cos’hai?Stai male?-
-Veramente sono le 10.30- rispose la figlia, sperando di farla franca.
-Appunto!Per  te di domenica, è anche troppo presto!-
-Sì, ma ho un appuntamento con i miei amici, andiamo al luna park visto che è una bella giornata-
- Eh, per uscire con i tuoi amici allora sei capace di alzarti in tempo?- la schernì la madre.
-Sì, come no, peccato che sono in ritardo e sono mi sbrigo prenderanno l’autobus senza di me-
-Vai, vai- esclamò la madre. – Vedi però di non fare troppo tardi-
-Ok, a stasera- rispose Hime-chan, che nel frattempo era già fuori dalla porta e stava correndo via.
Non stava più nella pelle. Avrebbe trascorso tutta la giornata  i suoi amici. Fantastico!
Da un po’ capitava spesso che lei, Daichi, Manami , Tetsu e Icchan si trovavano da qualche parte, anche solo per mangiare un hamburger e lei ne era felicissima, così poteva stare tutto il tempo che voleva sia con le sue amiche sia con Daichi.
A quel pensiero arrossì di botto. Lei e Daichi erano solo amici, ma ogni tanto una parola o un gesto lasciavano trasparire un rapporto più profondo. D’altra parte lei stessa aveva già dovuto fare i conti con il proprio cuore,che quando lo vedeva iniziare a battere forte come un tamburo.
Ormai aveva ammesso a se stessa di essersi innamorata di lui, il problema era dirlo al diretto interessato.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto esprimere ciò che provava, anche perché stava diventando sempre più evidente, ma non trovava mai il momento giusto. Finivano sempre o per prendersi in giro o per litigare e finiva che non trovava mai il coraggio di rivelarsi.
“Non importa, prima o poi glielo dirò” si rincuorò. La cosa veramente importante per lei era averlo vicino, come ce l’aveva avuto finora e questa le bastava. Arrossì a quei pensieri, fino a quando non guardò l’orologio al polso.
“Ommamma, mi devo sbrigare! Forza! altrimenti addio lunapark.”  Si rimproverò da sola.
Per il lunapark, hip hip hip urrà urrà” e continuò a correre.

Finalmente arrivò ansimando alla fermata degli autobus, dove trovò ad aspettarla Manami, Icchan e Tetsu.
“Scusate per il ritardo” esclamò col fiatone.
“Non preoccuparti” la rassicurò dolcemente Manami. “Mancano ancora cinque minuti prima che arrivi il bus e poi anche Daichi è in ritardo”.
“Cosa?Anche Daichi?E’ anche peggio di me!” disse un po’ sorpresa. E’ vero che Daichi era un noto dormiglione e un ritardatario cronico, ma di solito aveva un po’ più di sale in zucca di lei.
Tetsu si mise a ridacchiare. “Eh, eh. Mi dispiace Hime-chan, ma quando si tratta di dormire non lo batte nessuno, neanche tu”
“Si, è vero, un dormiglione patentato” concordò lei, facendo  scoppiare tutti a ridere.

Intanto, di lì a poche centinaia di metri, l’oggetto delle loro battute stava correndo velocemente verso di loro.
“Certo che è il colmo. Riesco ad arrivare in ritardo pure per andare al lunapark”si biasimò; seguì poi però uno sbadiglio. ‘Quanto avrei voluto dormire ancora un po’,cavoli è proprio dura scegliere:  dormire o lunapark, lunapark o dormire. Eh eh, sono proprio irrecuperabile!Meglio accelerare, altrimenti Tetsu e Hime-chan sono capaci di andarsene senza aspettarmi’.
Non poté fare a meno di sghignazzare al pensiero della solita Hime-chan, incavolata come una iena con lui.
Con questo buon umore accelerò l’andatura e ormai era quasi giunto a destinazione, quando…
“Che sorpresa caro! Che ci fai da queste parti?”
A Daichi per poco non venne un infarto nel vedersi comparire Hikaru davanti, mentre lei si attaccò come sempre al suo braccio.
‘Oh no, ci mancava solo lei’ pensò infastidito. Proprio non riusciva a sopportare le moine di quella smorfiosa. Si sforzò in ogni caso di essere gentile.
“Mi dispiace Hibino, ma devo scappare, sono in ritardo pauroso” disse, cercando di scrollarsela di dosso.
“Ah si?ma dove devi andare?” gli chiese con voce smielata.
La guardò un po’ spaventato:  risponderle che andava al lunapark, specie con Hime-chan, significava doversela subire tutto il giorno, perché senza dubbio li avrebbe seguiti, senza contare che non avrebbe rovinato la giornata solo a lui, ma anche agli altri, dato che l’unica cosa che faceva era stargli attaccata; così decise di restare sul vago.
“Ho un impegno…ciao” e se ne andò. O almeno ci provò; ma Hikaru era decisa a non mollarlo e lo abbracciò stretto.
“Che cattivo!Lasciarmi qui,dai fammi venire con te”
“Neanche morto!” rispose secco il ragazzo.
Hikaru a quel punto scoppiò in lacrime.
“Che crudele!Daichi!Sei cattivo!Come puoi dirmi queste parole così crudeli?No, non puoi!”
‘Oddio!che razza di situazione!E per di più sono in ritardo, miracolo se il pullman non è già partito” pensò rassegnato il nostro povero Daichi.
“Senti, mi dispiace, sì, forse ti ho risposto un po’ male” esclamò, tentando di calmarla.
A quelle parole, gli occhi della giovane si illuminarono. “Lo sapevo che non puoi resistere al mio fascino, il mio Daichi”. E lo abbracciò di nuovo.
Niente, non riusciva proprio a togliersela di torno, finché gli venne l’idea.
“ Guarda! ma quello non è Tiziano degli Smap?” gridò mostrandosi entusiasta e indicò un punto preciso dietro di lei.
“Cosa?Dove?Dov’è?” strepitò Hikaru, giratasi di scatto.
Pronto, Daichi si allontanò all’istante.
Qualche minuto dopo la giovane si voltò dove prima c’era lui.
“Ma Daichi, ma dove l’hai visto?....”.  Daichi però non c’era più. “Un momento! Dove sei finito?Daichi!”
Compreso che l’aveva lasciata da sola, riprese a piangere a dirotto una seconda volta.

Intanto alla tanto attesa fermata degli autobus…..
“Ehi!” fece il ragazzo per attirare l’attenzione dei suoi amici.
“Alla buon’ora” disse Tetsu sorridendo.
“Fai con comodo, tanto possiamo anche andare a piedi” ribatté Hime-chan evidentemente seccata.
“Ma perché?E’ già partito?” chiese il giovane.
“Secondo te?” domandò piccata la biondina. “Sei sempre il solito”
“Senti chi parla!” ribatté innervosito Daichi. “Non mi pare che tu sia la regina della puntualità, non hai proprio il diritto di criticare”
“Ma almeno non faccio perdere tempo anche agli altri”
“Su, su, non litigate” intervenne Tetsu, vedendo che i due amici si guardavano in cagnesco. “Il prossimo autobus arriva fra mezz’ora, non manca molto, arriveremo al lunapark per le 11:30, non mi sembra tardi”
“Tetsu ha ragione, ragazzi, non c’è problema, prendiamo il prossimo che arriva” concordò Manami.
“E va bene” cedette seccata Hime-chan.
Daichi, calmatosi dopo la brusca reazione della ragazza, si sentì un po’ in colpa per essere arrivato così tardi, soprattutto vedendo che l’amica, benché non dicesse nulla, lo stava fissando ancora con rimprovero.
“Mi dispiace tanto, ragazzi” si scusò sinceramente. La frase era rivolta a tutti, ma lo sguardo era ben fermo su Hime-chan, che arrossì all’istante.
Come si fa a prendersela quando qualcuno ti guarda così? Era evidente che era pentito.
“Va bene, dai non preoccuparti” lo rassicurò in tono fintamente rassegnato. “In fondo non è successo nulla di grave”. Finì la frase con un sorriso tanto dolce, che Daichi non poté fare a meno di ricambiarlo.
“Bene, ora non ci rimane che aspettare” affermò Icchan, notando che la situazione si era rilassata.
“Visto che abbiamo tempo, possiamo andare a prendere qualcosa al bar” propose Daichi.
“Si, però visto che devi farti perdonare, offri tu vero?” azzardò Hime-chan.
“mmm” mugugnò un po’ irritato, ma lasciò perdere tanto con lei non c’era niente da fare.“Ok, però non esagerare”
“Come sarebbe?”
“Bè si sa che tu pensi sempre a mangiare” la schernì.
“Oh, insomma!” ribatté piccata e tutti quanti scoppiarono a ridere.
L’atmosfera allegra non durò però a lungo.
Stavano per avviarsi al bar, quando sentirono una voce stridula e ben conosciuta.
“Daichi!Ti ho scovato finalmente, non si fanno questi scherzi. Piantarmi in asso quando stavamo programmando la nostra domenica!”
Senza badare al fatto che c’erano altre quattro persone, Hikaru andò subito verso il povero ragazzo.
“Eh lasciami! Non starmi appiccicata!” esclamò duro lui, ma come sempre la giovane lo interpretò come un segno di timidezza e non lo ascoltò.
Hime-chan si stava veramente irritando di fronte a quella scena. Come si permetteva quella smorfiosa di stargli così addosso, ignorando lei e gli altri in quel modo.
“Senti un po’, guarda che ci siamo anche noi!”
Hikaru si voltò verso di lei, senza però lasciare il giovane.
“Ciao, voi che ci fate qua?”
“Abbiamo da fare, perciò vedi di darci un taglio”
“Se avete da fare, andatevene allora, che cosa restate qui a fare?Noi abbiamo già un appuntamento”
“Piantala di dire stupidaggini!” la rimproverò la biondina.
“Non sono affatto stupidaggini, ci siamo accordati una decina di minuti fa” rispose Hikaru tranquilla.
“Cosa?” esclamarono in coro tutti i presenti.
“Ma che stai dicendo?” chiese infastidito Daichi. “Non mi pare affatto di averti chiesto di uscire”
“Eh, ma lo so che non lo fai perché sei timido, però…”
“Smettila con queste sciocchezze!Se non ti ho invitato, è perché non voglio uscire con te, chiaro?” dichiarò il ragazzo con voce forse un po’ troppo alta.
A quelle parole, Hikaru scoppiò a piangere come una bambina.
“Perché?Perché mi tratti male?Non ti ho fatto nulla!Non è giusto!”
E continuò così a lamentarsi e a frignare.

Hime-chan e gli altri stettero in silenzio non sapendo come comportarsi. La biondina a dire il vero era un po’ preoccupata: è vero che a Daichi Hikaru non piaceva, ma aveva paura che avrebbe ceduto se lei continuava a piangere in quel modo e anche se si rendeva conto di essere un po’ egoista, non voleva la ragazza tra i piedi in quella giornata in cui dovevano divertirsi lei e i suoi amici.
-Dai su Hibino, sì, ok forse ho esagerato, dai, smettila- disse Daichi, abbassando il tono di voce, per cercare di calmarla e in effetti ebbe l’effetto sperato: la giovane smise di piagnucolare e si riattaccò al suo braccio, gli richiese:- allora dove mi porti?-
Nel l’udire quella domanda, Hime-chan non ne poté più.
-dai, andiamocene- disse rivolta a Tetsu, Manami e Icchan.
-ma che dici?- esclamò Manami.
- mi pare di capire che siamo di troppo, è il caso che non disturbiamo e che passiamo la giornata per conto nostro-
-Ma Hime-chan…- iniziò Icchan.
La ragazza non l’ascoltò nemmeno e cominciò a incamminarsi con l’intenzione di tornare alla fermata del bus.
-Ehi ,aspetta un attimo- la fermò Daichi, staccandosi di botto Hikaru.
-Che cosa vuoi?-  gli chiese, evidentemente innervosita.
-Si può sapere che ti salta in mente?-
- Ti sto solo dando l’opportunità di stare con la tua ragazza, dovresti ringraziarmi- disse provocatoriamente.
-Ti ha dato di volta il cervello?- ribatté, anche lui abbastanza  spazientito. Come riusciva Hime-chan a farlo arrabbiare non ci riusciva nessuno, ma si sforzò di restare calmo, almeno uno dei due doveva rimanerlo.
- Lasciamo perdere- disse, prendendole un braccio. –Ora torniamo al bar e ci diamo una regolata tutti e due-
Hime-chan però si arrabbiò ancora di più. Diede una gomitata alla mano di Daichi su di lei e urlò: -Una regolata te la devi dare tu!Usciamo tutti quanti insieme, ma se tu vuoi andare con Hikaru, tanto meglio!Stiamo benissimo anche senza di te!”
Aveva proprio esagerato. Daichi non ne poteva più di stare zitto. Lo avevo proprio fatto uscire dai gangheri
-Ma davvero? Perché non la dici tutta e non lo ammetti di essere gelosa?- la sfidò.
A quelle parole verissime, ma così fredde, Hime-chan arrossì di botto imbarazzata, ma reagì prontamente mollandogli un sonoro ceffone.
-Io gelosa?Come osi?Sei un cafone!-  gridò fuori di sé e corse via.
Daichi rimase fermo, nero di rabbia.
Gli altri rimasero in silenzio, allibiti dalla furibonda litigata dei due amici, mentre la solita Hikaru si avvicinò a Daichi.
-Quella Hime-chan! Come ha potuto dare uno schiaffo al mio Daichi, gliela farò pagare cara. Dai tesoro, non preoccuparti, ora ti curo la guancia da questa brutta botta, vedrai- disse il solito tono svenevole.
Ma come gli tocco la guancia, Daichi sbottò: -Ora basta Hibino, mi hai proprio stufato!Tutto questo è successo per colpa tua!Non ti sopporto più!-
Così dicendo corse via anche lui.

Tornata a casa, Aiko e la madre furono sorpresi di vedere Hime-chan così presto.
-Ma non dovevi andare al lunapark?-
-Non è arrivato l’autobus- s’inventò lei.
Era una scusa assurda,ma  il capo chino e lo sguardo triste indussero le due donne a lasciar stare.
-Hai pranzato?Ti va di mangiare qualcosa?- chiese Aiko con gentilezza.
-No, grazie- rispose fredda la sorella più piccola. –Vado in camera mia-
Richiusa la porta della sua stanza dietro di lei, Hime-chan si buttò sul letto a pancia in giù senza dire una parola.
-Himeko!Ma che è successo?- chiese Pokotà, nel vederla così giù.
-Cosa ci fai qua a quest’ora?-
Hime-chan non rispose, ma scoppia a piangere.
-Himeko!- la chiamò il leoncino  preoccupato. Era brutto vederla tanto triste, lei che era sempre piena di entusiasmo e gioia di vivere.
-Non…mi.. va…di ….parlarne-  rispose la ragazza fra i singhiozzi.
-Himeko, non fare così, se ti sfoghi sono sicuro che starai meglio-
-Non saprei…- ma guardando negli occhi grandi e sinceri del suo amico, non potè trattenersi oltre e gli raccontò tutto quello che era accaduto.

-Bè Himeko- la sgridò Pokotà. –Sei stata impulsiva!-
-Come sarebbe?-
-hai fatto tutto tu Himeko- le spiegò tranquillamente il leoncino.
-Che dici?E Daichi allora?Prima dice che esce con noi e poi si fa abbindolare da quella strega e accusa me di essere gelosa e sono io quella che ha torto?-  sbottò la giovane.
-Perché?Non è vero che sei gelosa?- domandò l’amico con sorriso sornione.
Himeko reagì subito arrossendo.
-Ma che dici?Ti ci metti anche tu?Io gelosa di quell’arpia?Sei impazzito?-
Pokotà non disse nulla, si limitò a guardarla con aria da compatimento, espressione che fece inalberare la ragazza ancora di più.
-Insomma!Perché dovrei essere gelosa?E’ assurdo!-
-Facile!Perché sei innamorata di lui- disse lui con calma.
Ormai Hime-chan era rosse come un pomodoro maturo, ma all’improvviso si intristì.
- Tanto non gli potrò mai piacere, come invidio Hikaru!-
Pokotà la guardò sorpreso: -Che cosa stai dicendo?Daichi non la sopporta e lo sai benissimo-
-sarà vero?- domandò lei a bassa voce,quasi non volesse farsi sentire. Quando doveva parlare dei propri sentimenti era sempre così: il maschiaccio diventava una ragazzina timida e fragile.
Benché era stato solo un sussurro, il peluche la sentì.
-Himeko- iniziò stancamente. –Lo sai che Daichi non sopporta le sue smancerie e da quello che hai detto stamattina non è stato diverso, se gliene avessi dato il tempo o meglio ancora una mano sono sicuro che sarebbe stato più che felice di liberarsi di Hikaru-
La ragazza non parlò consapevole che tutto ciò che stava sentendo era vero.
-E poi – continuò il leone. -chi te lo dice che lui non provi nei tuoi confronti i tuoi stessi sentimenti?-
- Ma dai! Ma se non fa altro che prendermi in giro perché sono un maschiaccio-
-però è stato lui a dirlo prima di partire, quando suo padre è stato trasferito-
Himeko distolse lo sguardo dall’amico a quel ricordo. Come poteva dimenticarlo? Quella mattina lei era andata da lui per salutarlo e per rivelargli i suoi sentimenti e invece era stato lui a rivelarle che gli piaceva. Poi se ne era andato e dopo che era tornato a scuola, nessuno  dei due aveva più toccato l’argomento; però l’aveva detto e non stava scherzando in quel momento. Chissà…era davvero possibile che lei, il ragazzaccio per eccellenza potesse far breccia nel cuore del più carino e popolare fra i ragazzi della scuola?
Le tornò in mente la sfuriata che gli aveva fatto solo qualche ora prima e il comportamento di lui. Non era sicura che lui la ricambiasse, ma di una cosa era certa: Hikaru non l’avrebbe mai avuto. Conosceva il ragazzo abbastanza bene da poter capire, nonostante le sue paure, che non era il tipo da andare dietro ad una smorfiosa come quella.
Tirando le somme, forse aveva davvero esagerato.
- quindi alla fine se non siamo andati al lunapark è colpa mia?-
-Se ti può consolare le tue amiche sono abituate ai litigi fra di voi, perciò sono quasi sicuro che sono andati lo stesso- rispose dolcemente l’amico.
- Dici?-
-si, fidati- la rassicurò. –Ora però la cosa che conta è che tu chieda scusa a Daichi, non ti pare?-
Himeko lo guardò preoccupata. – Hai ragione, ce l’avrà a morte con me, come faccio?-
-Oh andiamo, ne hai combinate talmente tante che ormai c’è abituato-
- Già, ma andare a parlare con lui, significa che devo chiedergli scusa per essermi ingelosita. Non è facile-
Aveva una gran paura che non capisse o peggio che capisse troppo,che si rendesse conto di quanto teneva a lui; però era anche vero ciò che aveva detto Pokotà: non era la prima volta che litigavano e che lei doveva scusarsi. Si sforzò di ricordare,di trovare qualcosa nelle sue memorie che potesse esserle utile, fino a che le tornò in mente un episodio di nessuna importanza. Lei e Daichi avevano portato i rispettivi fratellini al parco per farli conoscere e lei aveva dovuto confessare al ragazzo che un tempo si era trasformata nella sorellina per spiarlo, per evitare che scoprisse il segreto del fiocco; per farsi perdonare aveva preparato dei biscotti e lui benché un po’ scocciato per quanto era venuto a sapere, aveva ceduto a quelle dolcezze, con un uscita quasi rassegnata: “Uffa, quanto combini un guaio, mi porti del cibo per farti perdonare”.
Sorrise nel ricordare quella frase….forse qualche speranza c’era.
-Ma certo!- pensò. -Preparerò dei biscotti così buoni che non potrà far altro che perdonarmi-
Ridacchiò finalmente di buon umore, facendo incuriosire Pokotà che un minuto prima l’aveva vista in lacrime e un minuto dopo sprizzante di gioia, così gli spiegò la sua idea.
Il leoncino si mise a ridere- eh eh, lo vuoi prendere per la gola, né?-.
Senza aspettare oltre, Himeko scese in cucina, determinata a portare a termine la sua idea.
Ad un certo punto però l’animale chiese dubbioso: -ma sei sicura che in questo modo riuscirai a sistemare tutto?-
La giovane ridacchiò e arrossì. -Sì, ne sono sicura-
Pokotà la guardò perplesso. -E come mai sei così convinta?-
-Bè….perché questi non saranno biscotti normali-
-in che senso?-
-Ci metterò tutti i ricordi dell’anno che abbiamo passato insieme…..per questo sono sicura che verranno alla grande- rispose ferma della sua decisione.
L’amico nel vederla così decisa non ebbe più nulla da obiettare; perciò insieme iniziarono a cucinare questi biscotti  “speciali”.
“Sono biscotti speciali soprattutto perché nell’assaggiarli si potrà sentire tutto quello che provo per lui” pensò, arrossendo
Ci volle tutto il pomeriggio per prepararli, ma Himeko non si schiodò dalla cucina fino a quando non ebbe finito e mentre impastava, mescolava, aggiungeva gli ingredienti e alla fine infornava, si perse completamente nei ricordi…..la domenica in cui lei e Daichi si erano conosciuti….sorrise al pensiero del calcio che gli aveva dato. “ però mi aveva fatto proprio arrabbiare”; quando lui scoprì il suo segreto e non si tirò indietro, anzi s’impegnò ad aiutarla……..quando si era trasformata in Ilaria e aveva creduto di non poter più tornare se stessa….in quel momento era a pezzi,ma il ragazzo l’aveva consolata e l’aveva abbracciata, Dio! Quanto calore c’era in quelle braccia, anche se era passato tanto tempo lo avvertiva ancora….e poi quando lei aveva creduto che lui fosse innamorato di Yuka, ricordava ancora la gelosia che aveva provato e anche il sollievo quando aveva capito che non era vero…e ancora le vacanze passate assieme,le giornate al luna park, in campagna, in piscina, come si erano divertiti! …e infine il momento più brutto e più bello allo stesso tempo: il giorno della partenza di Daichi; quanto aveva sofferto! La sola idea di non rivederlo più l’aveva completamente buttata a terra e l’aveva spinta, in lacrime, a rincorrere la macchina della famiglia che si allontanava da casa,dagli amici,da lei.
Il pomeriggio trascorse così, pieno di ricordi e di emozioni, proprio come i biscotti che si erano ormai impregnati di quell’anno così prezioso.
Senza esitare appena ebbe finito, la giovane avvolse i biscotti in un tovagliolo e uscì, incoraggiata da Pokotà che le augurò buona fortuna.
Con il cuore che le batteva forte, arrivò ai giardinetti, vicino alla vecchia casa di Daichi. Lo conosceva bene e sapeva che il ragazzo prima di tornare a casa, appena poteva tornava nel posto in cui era cresciuto ed era sicura che anche quel giorno era lì.

Infatti dopo pochi istanti vide un ragazzo sdraiato su una panchina….il suo Daichi.
Si avvicinò silenziosamente, ma aveva paura che il forte battere del suo cuore già da solo si sarebbe sentito.
Lo chiamò piano. “Daichi, Daichi”.
Il ragazzo aprì gli occhi,disorientato, ma appena la vide tornarono seri.
-Ah sei tu?che diavolo vuoi?- esclamò, evidentemente ancora arrabbiato.
-Chiederti scusa- rispose lei sinceramente.
Il suo tono di voce era basso e calmo e fece desistere il ragazzo dal provocarla ulteriormente.
-Ti ascoltò- si limitò a dire lui, con lo stesso tono di voce.
-Ho esagerato, ho fatto una scenata penosa e ho rovinato la giornata a tutti, mi dispiace moltissimo-
-Tutto qui?- domandò Daichi.
-E….- continuò un po’ imbarazzata. – lo ammetto: mi sono ingelosita- finì la frase arrossendo.
- ma dai?- la schernì lui. – Non ci avevo fatto proprio caso-
-  Non mettere il dito nella piaga!- ribattè lei.
- Ah, ah e perché no?mettiamocelo questo dito nella piaga!-
Daichi si stava divertendo un mondo a torturarla, lei l’aveva capito: non voleva stare al suo gioco, ma d’altra parte se lo meritava.
- Che vuoi che ti dica, io Hikaru non la sopporto e…insomma avevamo deciso di divertirci, ma quando l’ho vista, mi sono immaginata la giornata con lei, attaccata al tuo braccio, che buttava frecciate a tutti e mi sono innervosita, poi notando che tu non te la scrollavi di dosso, non ci ho visto più!- disse tutto d’un fiato, rossa come un peperone, ma conscia di essersi tolta un gran peso.
- non me ne hai dato il tempo. Andiamo Himeko,  mi conosci, in tutta onestà come puoi aver creduto che io volessi andare in giro con lei?-
Lo guardò dritto negli occhi per potergli rispondere in modo adeguato, ma dovette distogliere subito lo sguardo, perché aveva paura di perdersi in quegli occhi castani, che l’avevano stregata.
- Sì, hai ragione, sono stata una stupida- ammise.
-Meno male che lo riconosci!-
- ehi! Non devi darmi tutta questa corda-
Continuarono a prendersi in giro e a ridere per un bel po’, fino a quando Daichi non si accorse del piccolo fagotto che Himeko teneva fra le mani.
-Cos’hai lì?-
-Ah questi?Sono dei biscotti, li ho fatti per te, tieni- esclamò, mentre glieli porgeva.
-Biscotti?Sei sempre la solita! Ma è mai possibile che quando hai qualcosa da farti perdonare da me, tu mi porti sempre dei dolci?- domandò fintamente avvilito, anche se intanto il nostro amico si erano seduto, aveva aperto il tovagliolo e aveva iniziato a mangiarli.
“Ancora quella frase” pensò Hime-chan.
-Bè, visto che funziona, te li preparerò ogni volta che sarà necessario-
-ma che manipolatrice!Così non vale!-
-Che ci posso fare io, se ti fai abbindolare per così poco!- lo prese in giro lei per una volta.
- Io non mi faccio mai abbindolare, sei solo tu che ci riesci così bene- ribatté tranquillamente,  ignorando l’ennesimo rossore che aveva provocato all’amica.
Non dissero più nulla, restarono seduti sulla panchina a mangiare i biscotti e a godersi l’arietta fresca della sera, fino a quando non si resero conto che ora di rincasare. Daichi la ringraziò gentilmente per i biscotti e fece per andarsene e così s’appresto anche lei. Ad un certo punto, però si bloccò e si voltò verso di lui.
-Daichi!- lo chiamò.
-Che c’è?-
-Sai…prima ti ho detto che mi ero ingelosita……bè il vero motivo è che tu mi piaci moltissimo!-
Detto corse via rossa e imbarazzata, lasciando un Daichi sorpreso e ma anche molto felice di sapere che a Himeko piaceva lui, tanto quanto a lui piaceva lei.

 

 

   
 
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