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Autore: cin75    07/01/2017    10 recensioni
Come il legame dei due fratelli riesca ad andare anche oltre l'incoscienza. La forza del sentimento fraterno che li lega riesce a raggiungerli anche quando non possono comunicare.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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N.d.A: Note all’inizio. Altrimenti mi prenderete per pazza. Per i pochi o le poche che già non pensano che io lo sia!!!
E non è che l’anno nuovo abbia migliorato le cose.
Vi spiego come ho pensato questa “cosa” che all’inizio doveva essere un cosa tipo doppia drabble!!
Volevo far soffrire i due bros ( ma va là!! Che novità !!!)
Il primo sarà Dean.  Giusto perché è il maggiore e lui ci tiene tanto a ripeterlo a Sam!!
L’inizio spiegherà le condizioni del ferito.
Poi si passerà al ricordo del caso seguito.
Poi al momento “ce la fa/ non ce la fa”
E poi alla parte delle confidenze confessate (?) quando l’altro non può rispondere ( classico , no??)
E naturalmente sul finale , che poi  da’  il titolo alla “cosa”,  con  il più classico dei “chick-flick moments”  tanto odiati  da Dean (seh!! vabbè!!)  !!
 
La stessa struttura l’avrà la storia del caro Sammy.
Quindi , dopo avervi rotto le scatole  già solo con le note, vi lascio alla storia vera e propria!!
Enjoy!!
Cin!!
 
 


D E A N.

In ospedale.
“Come sta?!” chiese Sam, allarmato per le condizioni in cui aveva ritrovato suo fratello.
“Stiamo facendo tutto il possibile per salvarlo. Ha perso molto…troppo sangue. Lo stiamo reidratando. Somministriamo plasma, piastrine, fisiologica.” Spiegò il medico che aveva preso in cura Dean da quando era arrivato portata a spalla da quello che aveva scoperto essere sia fratello minore che “collega di lavoro”. “E non appena ne avremo la disponibilità, inizieremo con le trasfusioni!” precisò il sanitario.
“E quando? Perché non subito?”  domandò alterato.
“Dalla Banca del sangue della Contea è appena partito un carico. Arriverà qui entro domani mattina!”
“Posso vederlo?!”
“E’ ancora privo di conoscenza. Ma può entrare adesso se vuole, prima che lo portiamo via per altri accertamenti.”
“Sì..sì. Grazie!”

Quando Sam entrò nella stanza in cui avevano sistemato suo fratello si sentì sopraffatto dallo sconforto.
Dean era di nuovo moribondo in un letto di ospedale. Di nuovo in fin di vita.
E lui era di nuovo nell’impossibilità di salvarlo. 
Castiel era dall’altra parte del Paese perché stava seguendo una pista su delle ricerche che stava facendo per loro conto e anche se l’angelo gli aveva detto che si sarebbe messo immediatamente in viaggio , quell’immediatamente sembrava un tempo troppo lungo da aspettare.
E Crowley di certo non avrebbe risposto alla sua evocazione perché troppo impegnato a ristabilire l’Inferno.

Era da solo e l’unica cosa che poteva fare era cercare di uscire da quella situazione come un normale ….
Oh Dio!! era così strano pensare a loro come persone normali.
 
Mentre era preso da quei suoi pensieri, vide il volto di Dean reagire ad una sorta di dolore invisibile. Poi lentamente gli vide aprire a stento gli occhi. Dean era pallido. Le più che visibili occhiaie nere spiccavano ancora di più sul volto quasi diafano. Il suo corpo era stranamente abbandonato tra le lenzuola ospedaliere tanto era debole. Le mani poggiate mollemente , una sulla pancia e una poco più in basso, su di un fianco.
Non sembrava nemmeno Dean. Non quel Dean. Il suo Dean. Quel fratello costantemente forte , costantemente pronto a sorreggerlo, costantemente in lotta con il mondo naturale e soprannaturale per salvargli la vita ogni momento.
Deglutì apprensione e gli andò immediatamente vicino.
“Ehi! Dean…..sei sveglio. Come stai? Come ti senti, amico?!” chiese anche se si sentì immediatamente stupido per quella domanda così banale.
Dean abbozzò un sorriso che forse nemmeno era un sorriso quanto invece una smorfia di dolore.
“Mmmh!!” mugugnò appena. E poi guardando di nuovo Sam che gli si era fatto più vicino: “I…i ragazzi….i ragazzi…come….come stanno!?” domandò a stento.
“Stanno bene, Dean. Li hai salvati. Li hai salvati tutti. Se non fossi così malconcio credo che ti avrebbero portato in giro in pompa magna, dato le chiavi della città e proclamato eroe cittadino!” scherzò anche se nervosamente il giovane.
“E lui? il…il mostro?!” chiese ancora.
“C’ho pensato io. L’ho sistemato a modo nostro, fratello. E gli ho dato un bonus anche per quello che ha fatto a te, tranquillo.” sembrò volerlo rassicurare……..
 
 
La caccia di Sam.
Circa quattro giorni prima , i due cacciatori, erano giunti a Freemont, perché delle morti -- presumibilmente a causa di un vampiro anche se questo non fu la scusa che diedero allo sceriffo della città – erano davvero strane. Non c’era sangue nelle vittime, ma il segno della ferita che deturpava il cadavere non era nemmeno riconducibile ad un vampiro. O almeno ad un canonico vampiro!!
I due , dopo qualche ricerca , si divisero. Per la prima volta decisero di affrontare un caso su due piste diverse. Per la prima scommisero a chi l’avrebbe spuntata.
Fu da allora, da quella scommessa, che non riuscirono più a mettersi in contatto.

Pur provando a chiamare e richiamare Dean, Sam aveva seguito una pista che lo aveva portato in un vecchio caseggiato. Vi trovò i quattro ragazzi scomparsi. Erano malconci ma tutto sommato stavano bene. Quando si rese conto che non c’era traccia del mostro che stavano cercando chiese l’intervento dei soccorsi del luogo.
Chiamò ancora Dean per avvisarlo e ancora Dean non gli rispose. Un misto di rabbia e preoccupazione iniziò a contorcergli lo stomaco e giurò a se stesso che se il fratello era ben intento a farsi qualche bella barista in cambio di informazioni, lo avrebbe preso a pugni fino al bunker. Scommessa vinta o meno.
 

Raggiunse i ragazzi salvati in ospedale e chiese di poter parlare con almeno uno di loro.
“La ragazza….Laura Flinn. E’ quella messa meglio. Gli altri sono ancora in accertamento.” fece il medico che li aveva accolti.
“Grazie dottore!” e raggiunse la stanza della ragazza che gli spiegò quello che era successo, quanto orribile e assurdo era il mostro che li aveva rapiti. Che l’ultima vittima che era stata ritrovata dissanguata era morta davanti ai loro occhi.
Sam la consolò quando la ragazza iniziò a piangere , comprensibilmente turbata e sconvolta da quell’esperienza inconcepibile.
“Tranquilla , ora state bene e siete tutti e quattro salvi!”
La ragazza si asciugò gli occhi con il fazzoletto passatole da Sam, tirò su con il naso e lo guardò stranita.
“Quattro?...come quattro??!” chiese con tono allarmato.
“Sì, voi eravate in….”
“Noi eravamo in cinque lì sotto.” lo corresse immediatamente, agitandosi.
“Come …cinque?!” si allarmò Sam.
 
Possibile che avesse lasciato qualcuno indietro senza nemmeno rendersene conto?
 
“Due giorni prima che lei ci trovasse e liberasse, ci trovò un altro ragazzo. Provò anche lui a farci uscire ma quel mostro gli arrivò alle spalle talmente velocemente che lui  non ebbe modo di reagire. Lo rinchiuse con noi, ma quando venne per prendere Tim, quel ragazzo si mise in mezzo e gli disse di prendere lui. Che lui era più forte, che avrebbe resistito di più e che c’era più sangue in lui di quello che poteva essere in un ragazzino di 15 anni.” riferì quanto era accaduto al provvidenziale salvatore sconosciuto.
“Ma io non ho trovato nessuno lì sotto!” fece Sam mentre prendeva il cellulare e provava a chiamare di nuovo Dean per avvisarlo delle novità e per dirgli che sarebbe tornato al caseggiato nel bosco. “Sapresti descrivermi il ragazzo?! Forse è ancora lì nei dintorni!!” chiese mentre digitava il numero del  maggiore anche se qualcosa iniziava a contorcersi nel suo stomaco.
“Lui era alto più o meno quanto lei, forse un po’ meno. Capelli corti….” e Sam iniziò a guardarla pensieroso e quella morsa si fece più forte. “…corporatura forte…” e qualcosa iniziò ad allarmarsi nel finto agente dell’FBI.  E poi…: “…occhi verdi…”  continuò e poi ancora: “Ha detto di chiamarsi….”
“Come? Come ha detto di chiamarsi??” quasi l’aggredì Sam.
“Dean. Il suo nome era Dean!!” rispose intimidita la poverina. E allora Sam, con movenze nervose, tirò fuori dal portafoglio una foto e la mostrò alla ragazza.
“E’ lui?” chiese quasi con voce tremante, terrorizzato dal sì che avrebbe potuto sentire.
“Oddio….Sì!! è lui!!”
 
Un pauroso sgomento si impossessò di Sam che in quel momento mandò all’aria la sua copertura, dimenticando di mostrare la freddezza che di solito contraddistingueva un federale. Dean era nelle mani di quel mostro. Era da solo e chissà cosa gli era successo. E si odiò per essere stato così ingenuo e odiò Dean perché lo aveva convinto con quella stupida scommessa.
Ma doveva essere un caso semplice. Porca miseria!! Un dannatissimo caso di routine da cacciatori.
 E invece si ritrovava di nuovo a penare per la vita di Dean.
 
“Dimmi dov’è?...dimmi che hai visto dove lo ha portato?” chiese agitato a quel riconoscimento.
La ragazza si spaventò alla reazione decisamente allarmata del ragazzo.
“Io…io….non lo so. Non ho visto. So solo che ci deve essere una qualche stanza segreta in quel posto. Perché l’uscita è solo una , dalla botola, e io non l’ho visto uscire.”
 

Sam corse fuori letteralmente dalla stanza e si precipitò verso la macchina che aveva noleggiato dato che la fedele Impala era con Dean e non sapendo dove fosse Dean , non sapeva dove fosse l’Impala.
Ripercorse la strada che aveva fatto per raggiungere i ragazzi, solo che questa volta la raggiunse da nord invece che dal percorso che aveva fatto la prima volta.

Ed eccola!!
L’impala. Ben nascosta dietro un grosso arbusto.

 Sam parcheggiò sul lato opposto della statale e corse verso la loro macchina. Era chiusa e tutto era in ordine, bagagliaio compreso. Il terreno intorno alla Chevy non era smosso, niente tracce di lotta, quindi presumibilmente nessun agguato fatto ai danni di Dean. Ma anche se questo poteva essere di sollievo per il minore, il fatto che Dean fosse scomparso e che non rispondeva alle sue chiamate era ancora peggio.
Arrivò così di nuovo al vecchio caseggiato e iniziò a perlustrarlo centimetro dopo centimetro e quando l’esasperazione e la preoccupazione la fecero da padrone iniziò a chiamare il nome del fratello. A gridarlo allarmato.

“Dove sei…dove sei…dove sei…” sibilava nervoso e preoccupato, quando dopo l’ennesimo richiamo Dean non rispose.

Poi, per caso, poggiò la mano su un mattone più sporgente degli altri e un soffio di vento gli si infilò al di sotto del giaccone.
Osservò il punto. Osservò l’intera parete.
Esitante ma speranzoso provò a fare pressione su quel mattone che , anche se con un po’ di resistenza , lentamente si incassò nella parete.
Poi , un clic.
E una sorta di porta scattò davanti al giovane cacciatore. Appena aperta, la soglia , lasciava intravvedere un leggero spiraglio, segno che dall’altra parte c’era un’altra stanza.
Sam mise le mani sui bordi della porta segreta e tirò verso di lui fin quando non riuscì ad aprirla quel tanto che gli permise di guardare all’interno.
 
“NOOOOO!!!”
   
 
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