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Autore: finnicksahero    07/01/2017    0 recensioni
Chi era la madre di Katniss? Come ha conosciuto il signor Everdeen?
Io ho provato a rispondere a queste domande.
Dal testo:
'Le strade del giacimento erano deserte, si sentivano i canti dei bambini e qualche rumore di stoviglia, ma per il resto il silenzio era assordante, neanche gli uccellini cantavano, il cielo da azzurro era diventato nuvoloso. Rendendo l'ambiente ancora più grigio, i miei stivali alzavano la cenere argentea per aria, creando delle piccole nuvole che stancamente si riposava a terra. Era così folle alzarla, dargli della speranza, facendogli credere di poter volare, quando in realtà si sarebbe schiantata al suo suolo da li a poco. Mi ritrovai a pensare che prima o poi tutti diventavamo polvere.
Polvere alla polvere.
Cenere alla cenere.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maysilee Donner, Mr. Everdeen, Mr. Mellark, Mrs. Everdeen, Mrs. Undersee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm in love with you ...'
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*Contenuti forti.


Capitolo ventiquattro.


 
Tenni per mano il mio migliore amico durante tutto il funerale. John era in piedi accanto ad Haymitch, aveva una mano sulla sua spalla e teneva lo sguardo lontano mentre il suo migliore amico guardava la lapide della madre, con occhi vuoti ma pieni di lacrime.


Alus teneva lo sguardo basso, sentivo il suo respiro pesante nel mio orecchio, io tremavo leggermente. Erano passati mesi e mesi da quando eravamo spensierati e senza brutti ricordi, e in quei mesi ci eravamo affezionati gli uni agli altri. Page era riuscita ad uscire di casa con Mike e a stare con me al prato, tutti stavamo tornando alla normalità, volendoci bene a vicende, perfino Alus e John erano diventati amici. C’erano giorni in cui Haymitch si univa a noi e tutto sembrava tornato come prima ed era bellissimo. Ma quando capitava il giorno sbagliato il peso di quello che era successo si aggravava sulle nostre spalle.

Feci scivolare una lacrima lungo il mio viso mantenendolo alto verso il mio ragazzo e il mio amico. Li vidi per gli uomini che erano, due forze che non potevano essere represse, uomini dall’animo libero e dalla vita in schiavitù. Riuscivo a percepire la rabbia di John da lontano, sapevo di doverlo portare via appena entrambi avremmo buttato la terra sopra la cassa della madre di Haymitch. Ci mettemmo in fila quando il sindaco finii di parlare, raccogliemmo il terreno polveroso e tutte le persone più intime per Hay si avvicinarono alla fossa.

Il primo fu il mio amico lasciò andare la terra e si mise al posto del sindaco osservando quel pezzo di legno freddo con una rabbia e una tristezza impossibili da non percepire. Davanti a me a Page scappò un singhiozzo e  quando fece il rituale corse ad abbracciare Haymitch stringendolo a se come avrebbe fatto May se solo fosse stata qui. Mi asciugai le lacrime e lasciai andare la terra andai dall’uomo distrutto e lo bacia sulla guancia e poi corsi  verso la recensione, dove sapevo di trovare John pieno di rabbia e di strane idee in testa.

Corsi attraverso il distretto, mia madre dalla porta della farmacia mi aspettava per consolarmi, mi chiamò quando gli passai davanti, ignorandola continuai ad andare sempre più veloce, anche con i polmoni che bruciavano. Dovevo raggiungerlo. Sentivo che aveva bisogno di me.

Quando lo raggiunsi era seduto a terra, il viso affondato fra le ginocchia e col corpo tremante, mi sedetti accanto a lui e appoggiai la mia mano sulla sua schiena, lui si tirò su di scatto e vidi il suo viso olivastro ricoperto da solchi di argentee lacrime, gli occhi grigi sembravano due stelle in un cielo in fiamme. Spostai la mano sulla sua guancia calda e umida e continui a guardarlo, con le labbra che mi tremavano e si sforzavano di sorridergli. Senza risultato ovviamente; lasciò che il suo viso si appoggiasse a me e chiuse gli occhi tirando per poi tirare su con il naso, avvicinai le mie labbra alla sua fronte e gliela baciai lentamente.

Rimanemmo così per un po’, le mie labbra sulla sua fronte e lui appoggiato alla mia mano come se fosse l’unica cosa sicura di questo mondo, l’unica cosa certa.

Quando riaprii pian piano gli occhi fece un debole sorriso, lo ricambiai e quando aprii bocca seppi esattamente cosa stava per chiedermi.

-Andiamo nel bosco?-  e io senza esitazioni risposi di si, lo baciai teneramente sulle labbra e ci alzammo insieme e per mano corremmo nel bosco, nel nostro piccolo segreto.

Quando entrammo era tutto come qualche mese fa, quando avevamo quasi… Mi sentii arrossire e abbassai lo sguardo, lasciai che il mio caschetto mi coprisse di poco il volto, quando alzai lo sguardo vidi un mezzo sorriso nel viso arruffato di lacrime del mio ragazzo, pensava anche lui a quello evidentemente.

-Non ci sei più tornato?- sussurrai come se ci potessero sentire, lui annuii ed entrò, accese velocemente il fuoco e si sedette sulla coperta osservando le piccole fiamme crescere e aumentare.

-No, non avevo il coraggio- ammise voltandosi verso di me, mi avvicinai piano e lasciai che la mia gonna si alzasse mentre mi sedetti accanto a lui e guardai il fuoco lasciando che mi scaldasse il viso, chiusi per un attimo gli occhi e sospirai.

-Ne hai parlato con qualcuno?- chiesi mormorando voltandomi verso di lui, scosse la testa continuando a fissare il fuoco con occhi tristi, si voltò verso di me e fece un mezzo sorriso –Stavo pensando a come potremmo andarcene da un momento ad un altro e che i momenti migliori non durano mai- disse tutto d’un fiato e poi chiuse gli occhi –Ci sono così poche cose per essere felici in giorni come questi-

Mi avvicinai a lui, per appoggiargli una mano sulla spalla –Però ci sono- sussurrai  con voce sommersa dalle emozioni; mi passarono davanti agli occhi diverse cose, il sorriso di mio fratello, i miei genitori addormentati sul letto insieme, i disegni di Alus e il modo in cui li faceva, i pomeriggi con gli amici e poi come ultima cosa ma molto più nitide delle altre c’era John e tutto quello che facevamo insieme e i suoi gesti quotidiani. Sorrisi senza rendermene conto.
-Che c’è?- chiese il mio ragazzo guardandomi curioso –Ho visto tutte le cose felici che ho nella mia vita- risposi guardandolo dritto negli occhi e poi osservandogli le labbra continuai –Dovresti farlo anche tu- mormorai, mi prese il mento con la mano e fece in modo che ci guardassimo negli occhi –Lo faccio ogni volta che ti vedo Anse- disse con una serietà che in lui avevo visto poche volte.

Le farfalle nello stomaco iniziarono a volare guardando quel grigio immenso e quei capelli che aveva sciolto e che gli ricadevano intorno al viso come una criniera, mi morsi un labbro e feci per baciarlo ma lui mi fermò –Ti amo- mi disse, sorrisi e non feci in tempo a rispondergli che mi baciò.
Era la stessa intensità dell’ultima volta che eravamo stati qui, ma stavolta era diverso, ero sicura, lo amavo e lo volevo, quando iniziò a toccare il mio corpo con le sue enormi mani callose non mi tirai indietro, lo aiutai a togliermi gli indumenti di troppo accarezzando il suo corpo. Quando arrivò al reggiseno si fermò e mi guardò negli occhi, entrambi eravamo quasi del tutto spogliati, ci mancava solo l’intimo per essere nudi. Quando notai il suo  viso notai che mi stava chiedendo il permesso, respirando affannosamente annui e gli sorrisi –Ti amo anche- dissi come risposta  riportandogli la mano sul gancetto del penultimo indumento che mi era rimasto addosso.

Ci baciammo nuovamente e quando lui fece per togliermi l’ultimo strato di biancheria non lo scansia, al contrario mi avvicinai ancor di più al suo corpo quasi saltandogli addosso. Con un mugolio lui mi spogliò e successo quello che doveva succedere.
  
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