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Autore: princess_sweet_94    08/01/2017    2 recensioni
Lo Skill Nill è il confine che separa il mondo Umano da quello degli Shinigami, un confine invaricabile sia per gli uni che per che gli altri.
Tuttavia, quando un pericoloso essere minaccia di distruggere il confine, le regole si strappano e un giovane Shinigami viene mandato sulla Terra allo scopo di ritrovare la persona che possiede il pezzo spezzato della spada Grim, arma potentissima dispersa secoli addietro nel mondo umano, così da poter distruggere l'entità nemica e salvare entrambi i mondi...
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[AU - Karma/Okuda con ausilio di altre coppie minori - Soprannaturale/Fantasy/Dark]
Enjoy!
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karma Akabane, Koro Sensei, Manami Okuda, Nagisa Shiota, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Una nuova insegnante?” Okuda guardò Nakamura dal basso del proprio posto, il libro ancora aperto davanti a sé. La ragazza annuì vigorosamente.
“Takebayashi ha detto che arriverà proprio oggi” confermò.
“E cosa insegnerà?” domandò Isogai.
“Inglese” rispose prontamente la ragazza.
“Speriamo almeno che sia carina!” esclamò Okajima, perdendosi nelle sue fantasticherie.
“Anche se lo fosse che speranza avresti?” lo riprese Sugino.
“Finché un uomo farà brillare il suo fascino ci sarà sempre speranza” disse Maehara, in modo quasi teatrale, col viso che sbrilluccicava.
“Tieni i tuoi poemi per te, Maehara” lo rimbeccò Okano.
“Tsk, carina o no è pur sempre una prof!” sbottò Terasaka, sturandosi un orecchio “Perché tanta agitazione? Sarà una vecchia bisbetica in crisi di mezza età.”
“Ah, sei il solito Terasaka!” lo riprese Hinano.
Mentre i ragazzi battibeccavano Karma osservava la scena seduto al proprio banco, sorseggiando un brik di latte alla fragola.
Una nuova prof…
La cosa non lo convinceva affatto ma non ebbe il tempo di rimuginarci troppo sopra: in quell’istante la campanella suonò l’inizio delle lezioni e, puntuale come non lo era nemmeno Korosensei, la porta della classe venne fatta scorrere.
“Buongiorno a tutti, ragazzi!” trillò una voce dolce entrando con la proprietaria, pietrificando tutti sul posto. La donna veleggiò fino alla cattedra e prese posto dietro di essi: poteva sembrare una professoressa qualunque con il suo tailleur bianco e le scarpe col tacco nero, i lunghi capelli biondi che le ricadevano mossi sulla schiena e gli occhi azzurro ghiaccio… se non fosse stato per quel qualcosa. “Io sono la vostra nuova insegnante d’Inglese, il mio nome è Irina Jelavic… ma potete tranquillamente chiamarmi Jelavic-sensei” si presentò, prendendo posto dietro la cattedra, abbracciandoli tutti con un largo sorriso.
Quasi nessuno registrò a pieno le sue parole, tutti gli sguardi erano posati sullo stesso punto e lo stesso pensiero attraversò la mente degli alunni: Ha un davanzale enorme!
La nuova insegnante venne accolta con un silenzio di tomba che, pian piano, fece deformare il suo sorriso; microscopiche goccioline di sudore le imperlarono la fronte.
“C’è… qualcosa che non va, ragazzi?” domandò, leggermente in ansia anche se cercava di nasconderlo. Nessuno seppe cosa rispondere… tranne Karma. Karma sapeva sempre cosa rispondere.
“Buongiorno, professoressa Jela… bitch?” chiese. Fu come se un gigantesco masso fosse caduto sulla testa della neo-insegnante, disintegrando il suo etereo sorriso. Ma si riprese in un attimo.
“Non storpiarmi il cognome, tu!” esclamò, puntando il dito contro di lui, visibilmente incazzata. Poi trasse un profondo respiro cercando di calmarsi “Il mio nome è Jelavic… non -bitch! Se proprio non ti riesce chiamami Irina-sensei!” consigliò vivamente.
Okuda nascose il volto tra le mani, rassegnata: dare della cagna ad un’insegnante… le aveva fatte proprio tutte!
Irina tossicchiò per riprendere contegno: “Lo stesso vale per tutti gli altri: i giapponesi hanno questo difetto di pronunciare la v come b… ma io sono qui proprio per questo e, lavorando con impegno, lo correggeremo” informò candidamente “Tanto per cominciare farò l’appello” annunciò, estraendo il registro di classe dal cassetto con un sorriso “Così imparerò i vostri nomi.”
Fu quello a far risvegliare tutti che si affrettarono a raggiungere il proprio posto.
Eppure, Karma, aveva il presentimento che quell’insegnante non fosse lì per caso.




“Ti dico che è sospetta” insisté lui.
“Così com’era sospetto Itona” rispose lei, setacciando il distributore.
“Itona è sospetto” ribatté Karma “Ma stavolta è diverso: perché cambiare insegnante proprio ora? Fino ad adesso non avevate avuto problemi con quella di prima, no?”
Okuda alzò gli occhi al cielo “Purtroppo non coordino io la scuola” rispose, digitando il codice e abbassandosi per prendere la lattina di tè.
“Per me resta sospetta” affermò Karma, portandosi le mani dietro la testa.
“Come vuoi” alzò le spalle lei, uscendo dalla stanza, andando quasi a sbattere contro Irina che stava entrando “Oh, mi scusi Irina-sensei” esclamò.
La donna la scrutò dall’alto in basso, osservata attentamente da Karma, per poi sorridere candidamente: “Non preoccuparti… ehm… Okuda, giusto?” chiese alla ragazza, che annuì.
“Piuttosto stavo cercando l’aula insegnanti, sapete dirmi dov’è?” domandò, guardandosi furtivamente intorno nel corridoio.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata: “Beh… al piano di sotto, vicino la segreteria” rispose lei, indicando il fondo del corridoio.
Irina guardo in quella direzione, impassibile.
“Oh” disse “Mi era sembrato di esserci passata davanti” constatò “Grazie mille, ragazzi, e buona giornata!” salutando con la mano corse verso le scale, sotto lo sguardo attento dei due che rimasero in silenzio per qualche secondo.
“È sospetta” affermò infine Karma.
“Non è sospetta” ribatté Okuda.
“Si, che lo è” rispose lui.
“Ha ragione. Lo è” disse una terza voce, impassibile, accanto a loro.
“Visto, anche Itona crede che…” cominciò Karma ma si bloccò a metà frase. Girò lentamente il capo e si trovò faccia a faccia con gli occhi perennemente spalancati di Itona. “Ma che diamine…?!” esclamò, facendo un balzo all’indietro, finendo addosso ad Okuda.
“Itona-kun!” esclamò lei, sorpresa, sbucando da dietro il ragazzo “Che ci fai qui?” chiese, ma lui non diede segno di averla sentita.
“Vi devo parlare.”




“Unità… cosa?”
“Unità di Artiglieria Fissa a Pensiero Autonomo Ripotenziata a Livello Tsunami” ripeté Itona, pazientemente. Karma lo guardò per qualche secondo.
“Dillo più lentamente” disse. Okuda alzò gli occhi al cielo.
“Cos’è?” domandò.
“Non cos’è ma chi è” la corresse lui “Il suo nome è Ritsu e fa parte della T.A.S.”
“L’agenzia che contrasta la Yakuba?” domandò la ragazza, seduta sulla panchina del tetto. Itona annuì.
“Arriverà qui in settimana” informò.
“E… perché?” domandò Karma.
“Perché sospettiamo che Irina faccia parte della Yakuba.”
“Ah-ha!” esclamò Karma, facendo sobbalzare Okuda “Te lo avevo detto!”
“Tu avevi detto che era solo sospetta non che faceva parte della Yakuba!” lo corresse lei.
“Ad ogni modo” l’interruppe Itona “Il suo compito è esclusivamente quello di sorvegliare Irina, se è della Yakuba è meglio tenerla sotto controllo: probabilmente cercherà un contatto con voi, quindi fate attenzione” spiegò.
I due ragazzi annuirono, decisi.
“Non sembrerà troppo sospetto, però?” chiese Karma “Loro già sanno di me e con molta probabilità sanno anche di te… mandare un altro agente della Tsuki dopo che la Yakuba ne ha mandato uno dei loro farà capire soltanto che li teniamo sotto controllo.”
“Ma così sarà meglio” rispose Okuda “Sapendo di essere sospettati ci andranno cauti.”
“Vero” acconsentì Itona “O è quello che spera Kuro-sama. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è tempo, niente di più. A proposito di questo: come vanno le ricerche?” chiese.
“Uno schifo” tagliò corto Karma.
“Lo immaginavo” sospirò lui “La stai cercando basandoti sul livello di energia degli esseri umani, vero?” domandò.
“Conosci altri modi?” ribatté lui, lievemente irritato.
“No” rispose, schietto “Però questo potrebbe comportare delle complicazioni: se fosse così facile la Yakuba l’avrebbe già trovata. Sospettiamo che, col passare dei secoli, il potere della Spada si sia assopito e quindi mischiato al livello di energia degli esseri umani” spiegò.
“Intendi dire… che potrebbe essere nascosta nell’anima di una persona senza influenzarne il livello di energia?” domandò Okuda. Itona annuì.
“È solo un’ipotesi ma al momento è la più probabile, però non sappiamo come far fronte a questa possibilità: l’unica alternativa sarebbe indurre la Grim a mostrarsi” disse.
“E come si può fare?” chiese Okuda.
“Mettendola in pericolo” rispose semplicemente Karma “Se il proprietario si trova in serio pericolo la Spada agisce di volontà propria e si mostra per permettergli di difendersi, ma non possiamo far rischiare la vita a tutti quelli che incontriamo” sospirò “Lo ammetto, per un attimo ho creduto che tu potessi averla ma questa speranza è crollata dopo un paio di giorni: hai rischiato la vita tante di quelle di volte che oramai avresti potuto imparare a padroneggiarla.”
“Grazie tante” ribatté lei, ironica.
“Ad ogni modo, non possiamo fare nulla se non continuare le ricerche e sperare, finché non si trova una soluzione” tagliò corto Itona “Tutto quello che vi chiedo e di tenere gli occhi aperti: io farò la mia parte.”
“D’accordo” acconsentirono i due.




Ritsu arrivò a scuola due giorni dopo. Sembrava una normalissima studentessa delle medie: aveva dei lunghi capelli viola e gli occhi chiari, si presentò nella sezione C come una studentessa in visita dalla Norvegia. Era allegra e sorridente e fece subito amicizia con i compagni di classe.
Karma e Okuda andarono a darle un’occhiata di nascosto durante l’intervallo, solo per venire cacciati via da Itona cinque minuti dopo con la scusa che davano troppo nell’occhio. Un po’ delusi (e Karma decisamente irritato) dovettero tornare in classe, dove Irina stava raccontando a Kataoka e Yada alcune delle sue avventure amorose giovanili.
La nuova insegnante aveva riscosso non poco successo all’interno della classe: colta e affascinante, sapeva parlare ben dieci lingue oltre l’inglese e raccontava spesso dei viaggi che aveva fatto all’estero durante le lezioni, così da guadagnarsi un’attenzione pari a quella che i ragazzi avevano di solito con Korosensei e Karasuma. Nessuno negava che alle volte fosse un po’ immatura e si comportasse da ragazzina, sebbene i suoi vent’anni suonati, ed era decisamente un po’ maiala come prof tanto che alcuni ostentavano ancora a chiamarla Bitch-sensei… ma nel complesso nessuno aveva mai avuto niente da obbiettare su di lei.
“Ne arrivano uno dietro l’altro” sospirò Kayano, scartando il proprio pranzo “Prima Karma, poi Itona e adesso Irina-sensei e quella nuova ragazza della C, Ritsu. Quest’anno abbiamo fatto il pieno” constatò.
“Dimentichi Korosensei. Anche lui è arrivato quest’anno” la corresse Okano.
“Eh? Ma che dici, Korosensei c’era già dall’anno scorso” rispose Fuwa.
“Ma l’anno scorso è venuto solo gli ultimi due mesi, quindi alla fine non che abbiamo fatto molto con lui” ricordò Nagisa.
“Solo perché Kagura-sensei se n’è andata prima” disse Okuda “Ricordate quello che è successo a sua figlia?”
“Già, poverina” commentò Okano.
“Cos’è successo a sua figlia?” domandò Karma, curioso.
“Era andata in vacanza in Europa ma l’aereo su cui viaggiava è precipitato in seguito ad una tempesta. È stata in coma per settimane. Kagura-sensei partì subito, non finì nemmeno l’anno” spiegò Fuwa.
“Korosensei prese il suo posto qualche settimana dopo” aggiunse Okuda “È con noi da allora” concluse.
Karma sembrò folgorato: c’era qualcosa che non quadrava in quella storia, qualcosa di importante che in quel momento gli sfuggiva, ma non osò cercare di parlarne con Okuda con i compagni ad ascoltare. Si era reso conto già da un pezzo che la ragazza era diventata un vero e proprio punto di riferimento, con lei riusciva a parlare liberamente di qualunque cosa: dalle questioni giornaliere ai dubbi sulla missione. Certo, nessuno avrebbe fatto per lui quello che aveva fatto lei, quindi era anche gratitudine quella nei suoi confronti però aveva la sensazione che ci fosse altro… in un certo senso, poteva dirsi affezionato a quell’umana.
“Allora!” esclamò d’un tratto Irina, battendo allegramente le mani, distogliendolo dai suoi pensieri “Siamo a maggio e fuori splende il sole… chi vuole fare lezioni in cortile?” domandò, guardandoli tutti con un largo sorriso. La proposta venne accolta con esclamazioni di assenso.


“Continui a pensare che sia sospetta?” domandò Okuda, sottovoce, guardando la propria insegnante seduta all’ombra di un albero conversare in inglese con Isogai, correggendolo di tanto in tanto sul lessico o la pronuncia.
“Ovvio” rispose lui, poggiato al tronco di una grossa quercia, sbadigliando “Ma dai, guardala, è chiaro che sta facendo di tutto per conquistarsi la nostra fiducia. Cerca solo di far cadere i sospetti su di lei per poter agire. Non dubito che sia davvero immatura ma non è stupida: sa quello che fa” commentò poggiando la testa sulle braccia cinte dietro la nuca, gettando un occhio alla vasta fronde di foglie che li riparava dal sole. Okuda si ritrovò a concordare che non aveva tutti i torti però non commentò, limitandosi ad abbassare lo sguardo sul proprio quaderno, poggiando la schiena al tronco, pensierosa.
“Uhm, così non ci siamo ragazzi” commentò d’un tratto Irina, seria “Dovete lavorare di più sulla pronuncia: è il vostro unico difetto” commentò, alzandosi in piedi: si era tolta le scarpe nere col tacco e la giacca, che giacevano accanto a lei insieme alla borsa, restando solo con la gonna color panna e un top nero senza spalline. Come al solito era bella da mozzare il fiato. Batté le mani una volta, con aria decisa: “Bene, allora, facciamo così” dichiarò “Una volta a settimana vi farò vedere un film in inglese e voi dovrete scrivervi sopra una recensione in inglese che poi illustrerete davanti a tutta la classe: in questo modo allenerete sia la pronuncia che il lessico. Ci state?” chiese, sorridendo. Ci fu qualche protesta qua e là per il carico in più di lavoro assegnato, ma nessuno rifiutò. Vennero interrotti solo dall’arrivo di Karasuma con al seguito la sezione C al completo, che guardò i ragazzi radunati intorno alla donna accigliato.
“Irina, non credevo avessi il permesso di portarli fuori” commentò, alzando un sopracciglio. La donna si volse sorpresa verso di lui e per un attimo il suo sguardo si assottigliò, ma poi fece un sorriso di scuse.
“Beh, l’altro giorno ho visto Koro-san che faceva lezione all’aperto con i ragazzi della B e mi sono detta che poteva essere un modo per tenere svegli i ragazzi: quando ci sono delle belle giornate è difficile tenerli attenti in aula” spiegò, agitando la mano con nonchalance “Ma immagino che tu non abbia mai questo problema” aggiunse, candidamente.
“No, infatti” ammise lui, osservando i ragazzi seduti per terra con i quaderni in grembo; molti di loro lo salutarono con la mano sorridendo: c’era una certa confidenza con la maggior parte degli insegnanti (soprattutto con Korosensei) ma Karasuma si manteneva sempre nel formale, rendendo abbastanza fredde le loro lezioni.
“Beh, in questo caso buona lezione” tagliò corto lui, voltandosi e dirigendosi verso il cortile interno dove erano stati montati gli attrezzi da ginnastica.
Non appena si fu voltato, Irina assunse un’espressione crucciata portandosi le mani ai fianchi: “Ma è sempre così antipatico, quell’uomo?” borbottò, gonfiando le guance indispettita.
“Credo sia il carattere temprato dall’addestramento” commentò Kataoka, altera.
“Sa, lui è stato nell’esercito” spiegò Isogai allegro, guardando in su per vederla in volto. Irina sembrò incuriosita a quelle parole e rivolse lo sguardo al punto in cui il gruppo era sparito, pensierosa, poi tornò a rivolgersi ai ragazzi col sorriso sulle labbra.
“Allora… che film vogliamo vedere la prossima settimana?” domandò.
Mentre i ragazzi saltavano su eccitati sparando titoli, Karma dovette ammettere che, spia o no, quella donna ci sapeva proprio fare come insegnante.
  
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