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Autore: HeartBreath    08/01/2017    5 recensioni
[Oceania (Moana) ]
Vaiana sorrise come una bimba quando Maui le lasciò un bacio sulla punta del naso, mentre le accarezzava i capelli ricci. Lei nascose il viso nel suo petto con un certo impaccio e rise di se stessa, perché bastava un gesto così semplice per metterla in difficoltà. Tentò di distrarre il semidio passando le dita affusolate lungo la linea del cielo tatuata sul suo torace. Piccolo e grande Maui, entrambi immobili a farsi accarezzare.
Genere: Commedia, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il momento in cui le cose si ritorcono contro a quella persona che rompe continuamente le scatole alla sottoscritta per avere i crediti dovuti. Dedico questa piccola storiella allo scemo che spesso accompagna me nelle avventure pericolose :D

Lasciatemi un commentino per dirmi cosa ne pensate, per il resto mi trovate sulla mia pagina.
Sempre vostra e piena di abbracci da dispensare,


V























 
La figlia del capo
(e lo scemo che l'accompagna)




Naturalmente Vaiana fu costretta ad andare a braccio e stabilire le sue personali regole, su quello che chiamava “Il galateo via mare”. Sì, era stata derisa per quel nome. Il suo popolo aveva scordato come vivere al di là del reef, aveva bisogno di un leader. I turni al timone, la quantità e divisione delle provviste, cose del genere.
Quella che considerava la regola più importante? Mai portare una flotta in una visita di cortesia. Specie se era la prima visita. L’isola di Heirani era una delle più lontane da Motu Nui in quell’arcipelago e capo Tui aveva mandato Vaiana come ambasciatrice di pace, ora che i rapporti tra i villaggi potevano essere riallacciati.
Vaiana non poteva negare di essere nervosa. Curiosa, impaziente di ammirare la bellezza di Te Fiti che ancora le era sconosciuta, ma indubbiamente i rapporti mondani e ufficiali non le si addicevano. Alla fine del suo viaggio in barca avrebbe preferito trovare un demone di lava, sicura di poterlo gestire meglio.
Suo padre l’aveva provvista del miglior equipaggio di pescatori e di una delle barche più resistenti, non troppo grande: l’ultima cosa che volevano era sembrare minacciosi, motivo per cui la flotta era rimasta a Motu Nui.
La barca si avvicinò alla barriera corallina che circondava Heirani e allora due imbarcazioni più piccole e veloci la puntarono. Vaiana lasciò il timone ad uno dei marinai e ordinò che la vela fosse ammainata. Si fece avanti in rappresentanza della sua gente, spalle dritte e piedi puntati come fosse già su quella terra sconosciuta. Gli abitanti dell’isola avrebbero potuto gettarla in mare senza dire una parola, non sapeva nulla di loro. Il consiglio di Tui era sempre lo stesso: “Poniti come il capo che potrebbe schiacciarli nel palmo della mano ma che non lo farebbe mai.”
Da tempo aveva smesso di prepararsi i discorsi a bassa voce prima di un’occasione importante, dopo essersi abituata ad incontrare gente nuova oltre il reef e – soprattutto - aver superato ostacoli ben peggiori. Senza esitazioni, disse solo: “Sono Vaiana di Motu Nui, in spedizione per conto del capo villaggio.”
Neanche il suo sorriso più composto e quieto riuscì a smuovere le espressioni diffidenti delle sentinelle.
“Uhm…” A corto di argomenti, recuperò il cesto che sua madre aveva riempito di frutti, piccole bambole fatte a mano e ghirlande di fiori. Lo mostrò come fosse una garanzia. “Veniamo… in pace...” Che frase stupida.
Nonostante l’aria poco convinta, le sentinelle li lasciarono passare, dandogli indicazioni per la casa del capo come fosse una qualche sorta di avvertimento.
Il vento venne chiuso fuori dalle mura delle montagne, possenti e rigogliose, con piccole cornici grigiastre sulle cime. Heirani, “corona di nuvole nel cielo”.
Quando la barca raggiunse placidamente la riva. I navigatori più forzuti scesero a spingerla per gli ultimi metri fino alla spiaggia, mentre Vaiana si muniva di profondi respiri e pensieri positivi. Non aveva motivo di essere nervosa, aveva affrontato di peggio, non aveva motivo di essere nervosa…
Un capitombolo a lei familiare scosse la barca nonostante fosse saldamente piantata nella sabbia.
“Per gli Dei, ma è un-“
Prima che potesse voltarsi per controllare cosa stesse succedendo o fare un passo per scendere a terra, il cesto gli era stato strappato di mano. E tutto ciò che vide fu un cinghiale fuggire con il suo dono tra le zanne.
Dopo un istante di sbigottimento – condiviso da ogni presente -, una potente ondata d’ira le gonfiò i polmoni. “Oh, tu brutto- TORNA QUI!”
Partì all’inseguimento, impacciata per la gonna stretta – quella che la madre riservava per le occasioni speciali – e rallentata dalla sabbia.
“MAUI! NON SEI DIVERTENTE.”
Eppure lo sapeva, sapeva che Vaiana si sentiva in difficoltà per quell’incontro anche senza che lui infierisse. Lo sapeva e continuava a correre, zampettando con quei cosciotti da cinghiale.
Tutti si voltarono al suono delle urla di Vaiana e i grugniti di Maui: la gente che passeggiava lungo la riva, i bambini che giocavano, i pescatori che scaricavano i pesci dalle barche. Nella corsa, Maui si voltò indietro per garrire una risata e quasi non si accorse che stava per travolgere una donna. La schivò per un pelo, ma lei perse l’equilibrio e cadde in acqua.
Midispiacesonomortificata” farfugliò Vaiana, sfrecciandole davanti. “DANNAZIONE, SMETTILA DI GIOCARE!”
Aveva perso il conto di quante volte aveva ripetuto quella frase negli ultimi tre anni.
“MAUI!”
Noncurante, lui superò con un balzo una piccola imbarcazione che qualcuno stava portando in mare, fin troppo agile per un comune maiale. Alle sue calcagna, Vaiana alzò la gonna più di quanto il pubblico pudore prevedesse e si sforzò di prendere velocità per spiccare un salto abbastanza lungo. Ma non atterrò con altrettanta prontezza: ruzzolò sulla sabbia, si lamentò tra sé come non avrebbe mai dovuto permettersi ad alta voce e seguì con lo sguardo il cinghiale che si allontanava sulla spiaggia.
Fortunatamente, un ostacolo si pose davanti a Maui nell’esatto istante in cui si voltò di nuovo per assicurarsi che Vaiana gli stesse ancora dietro – chiaramente voleva che lei lo seguisse, o si sarebbe fatto spuntare le ali e sarebbe volato via. Quattro guardie corpulente gli si buttarono addosso e lui non ebbe il tempo di evitare l’impatto che li fece crollare tutti a terra. Allora Vaiana poté rialzarsi e raggiungerli.
Maui si agitò per liberarsi di quegli scocciatori, ma non provò a fuggire. Gli bastò uno sguardo a Vaiana perché concludesse che il gioco era finito. Con uno strattone poco elegante riprese il cesto. I petali erano stropicciati, alcuni erano addirittura caduti dalla ghirlanda.
“L’hai rovinato, lo sapevo! Aspetta solo che torniamo a casa, ti arrostirò sullo spiedo“ strepitò disperata. Non aveva mani delicate come quelle di sua madre per riparare il danno.
“Ehi, ragazzina. Dovresti tenere sotto controllo il tuo suino” bofonchiò una delle guardie, con un tatuaggio circolare intorno all’ombelico. C’era scritto “Ha’amoe”, che significava “colui che calma il feroce cuore degli Dei”. Presuntuoso e fuori luogo, soprattutto per un guerriero.
Maui alzò la testa e, sotto le zanne ricurve, Vaiana poté scorgere un sorrisetto di sfida. Sospirò. “Non è il mio suino... E’ mio marito” mugugnò, chiedendosi quante volte avesse ripetuto quella frase a mo’ di giustificazione, e dopo nemmeno un anno.
Lo sbigottimento sulle facce delle guardie fece stridere Maui dalle risate. Probabilmente anche Vaiana lo avrebbe trovato divertente, se non fosse stata così indispettita e concentrata sul regalo per il capo di Heirani.
Maui tornò Maui avvolto da un fulmine azzurro, che si ridusse ad una scintilla nei suoi occhi beffardi. Raddrizzò la schiena e roteò l’amo finché non gli atterrò sulla spalla con un tonfo pesante. Non avrebbe potuto sembrare meno imponente neanche provandoci – e spesso e volentieri non ci provava affatto.
“Solo io posso chiamarla ragazzina, comunque.”
Vaiana gettò gli occhi al cielo, per poi tornare alla cura del cesto. Il tutto trattenendo a forza un sorriso – non gli avrebbe dato una soddisfazione simile. Si arrese in fretta: il guaio era fatto ormai, il lavoro di Sina distrutto, la reputazione di Vaiana di Motu Nui compromessa ancora prima di essere conosciuta, i vestiti pieni di sabbia. Non c’era nulla da fare. L’equipaggio di capo Tui li stava raggiungendo, non rimaneva che raccogliere quel poco di dignità e ghirlande che gli erano rimaste e togliersi quella seccatura.
“Sono… siamo qui per porgere al vostro capo gli omaggi di Motu Nui.”
Accanto a lei, Maui ridacchiò. “Per sgualciti che possano essere gli omaggi.”
Gli perforò la testa con un’occhiata infuocata. “Non sarebbe successo se tu non mi avessi rubato il cesto, brutto idiota!”
Il semidio rispose come faceva sempre, ogni dannata volta: quell’espressione sfrontata con cui pensava di guadagnarsi la parte della ragione quando aveva torto marcio. “Eri così tesa, cercavo di alleggerire la situazione, Bottondoro! Non hai dormito per due giorni in vista di questo approdo.”
Vaiana si morse la lingua per non dire qualcosa di inappropriato di fronte all’equipaggio di suo padre e a degli sconosciuti, si limitò ad avvampare per la vergogna. Mai, mai una volta che Maui capisse quando aveva passato il segno.
“E tu come diavolo lo sai?”
“Vi ho seguito, ovviamente. Sei più distratta di quanto pensassi, hai passato due notti a fissare il cielo senza accorgerti che un falco vi stava addosso.”
Il piccolo Maui sul suo torace tirò fuori la tabella, la solita tabella con cui teneva il conto di vittorie e sconfitte. Segnò un puntò usando l’amo come penna e la piccola Vaiana lì vicino iniziò a strepitare mutamente, nel loro bizzarro mondo di inchiostro.
La Vaiana a grandezza naturale stava per imitarla, fortemente tentata di scaraventare il cesto sul testone vuoto di Maui, ma venne interrotta prima di poter aprire bocca.
“Chi di voi è l’ambasciatore di Motu Nui?” chiese il portavoce delle guardie, il signor “calmo il feroce cuore degli Dei”.
“Io. Sono la figlia di Tui, capo villaggio.”
Indicò Maui quasi senza aspettare che finisse di parlare. “Ma il mutaforma è il tuo sposo.”
Vaiana non era sicura se dover dare più attenzione al livello di conoscenza che quella gente sembrava avere delle divinità oppure al chiaro tentativo della guardia di ignorarla.
“Sì, e quindi?”
“Dovrebbe venire lui in rappresentanza del vostro popolo.”
Alzò il viso e scambiò con Maui un’occhiata veloce e disorientata. “E perché?”
“Perché è il futuro capo, no?”
Trasalì, quando le piombò addosso la consapevolezza che quell’uomo aveva intenzione di scavalcarla perché era una donna. La sua attenzione ancorata a Maui – non perché fino ad un attimo prima fosse un cinghiale, ma perché era l’uomo -, la freddezza delle sentinelle al confine dell’isola, tutto acquistò improvvisamente un senso. Vaiana non si era mai sentita così offesa. Non riusciva a credere che esistesse ancora qualcuno, nel mondo, convinto che la figlia del capo dovesse lasciare il posto al marito trascurando il diritto di nascita. Vaiana non era stata cresciuta come la moglie del futuro capo, ma come leader del popolo che amava.
Per puro istinto, osò un passo verso quell’energumeno, dimenticandosi totalmente del contegno con cui si era presentata fino a quel momento – insomma, a parole almeno. “Senti, tu-“
La mano di Maui la trattenne, agguantando la sua spalla rigida. “No, Vaiana. Lascia parlare me” le consigliò docilmente.
Per un secondo lei volle protestare, così accecata dalla collera da credere che suo marito – la persona di cui più si fidava, il suo migliore amico e compagno di avventure – stesse assecondando quell’affronto. Per un secondo e basta: le fu sufficiente incrociare di nuovo il suo volto per decifrarlo. Non le serviva mai più di quello – uno sguardo – per capire quando la pensavano allo stesso modo.
Il semidio piantò l’amo nella sabbia solo lasciandolo cadere e lo superò assieme a Vaiana. Giunse le mani con un che di rassegnato nei movimenti. E allora la sposa notò distrattamente che, se a lei quei tizi sembravano colossi, accanto a Maui erano gracili ragazzini.
“Mi scuso personalmente con te, amico” parlò lui, con calma e insolita confidenza. “Vedi, all’incirca mille anni fa ho rubato il cuore di Te Fiti, scatenando l’ingordigia dei più terribili mostri dell’oceano. Per colpa del mio errore, il vostro popolo ha iniziato a temere i viaggi in mare, costringendovi a chiudervi in questa piccola isola. Quindi è solo colpa mia se chiaramente non hai mai messo il naso fuori dalla baia per accorgerti che gli umani si sono evoluti, nel frattempo.”
Nessuno tra le guardie ebbe il coraggio di emettere un fiato. Letteralmente, stavano tutti trattenendo il respiro. Uno di loro si guardò intorno con imbarazzo, accorgendosi della gente che si era riunita lì attorno per ascoltare i loro discorsi.
Maui tese un braccio indietro, indicando Vaiana. “La mia sposa è la legittima erede di Tui, capo di Motu Nui, io sono solo lo scemo che l’accompagna nei viaggi pericolosi e le insegna ad issare una vela. Era un capo degno e capace ancora prima che tu imparassi a tenere in mano una lancia, e senza dubbio è in grado di trascinare un pidocchioso regalo al cospetto del tale che chiaramente non sa scegliersi i suoi soldati.”
Se solo avesse distolto l’espressione torva da lui, si sarebbe reso conto che sulla spiaggia era calato un silenzio tombale. Un’intera isola si era fermata per guardarlo difendere l’onore di sua moglie. Non perché dovesse, non perché Vaiana non potesse farlo per conto proprio, lei che aveva preso il largo senza saper navigare e salvato il mondo senza alcun potere divino. Forse Maui era semplicemente ancor più infuriato di lei e aveva bisogno di sfogarsi.
Le indifese vittime della sua tagliente parlantina furono scosse da un sussulto, come se prima non fossero sicuri che Maui li stesse insultando. Ha’amoe, quello che fino ad allora aveva parlato senza troppi problemi né timore di risultare scortese, boccheggiò con evidente disagio.
“Dì un’altra parola e – giuro sugli Dei - un gigantesco volatile ti acchiapperà e getterà in quel vulcano nel giro di dieci secondi.” Con un cenno della testa, indicò la montagna sopita dietro la foresta e le colline. “Lasciaci passare.”
Nessuno degli uomini a protezione dell’isola osò replicare. Si fecero da parte a testa china, tanto per non accrescere l’umiliazione. Incassarono il colpo trovando conforto gli uni negli altri: si allontanarono parlottando tra loro, probabilmente dicendo ciò che non avrebbero mai avuto il fegato di dire a Maui, semidio del vento e del mare.
Vaiana si rese conto solo in quel momento di avere gli occhi spalancati e con un sorriso a trentadue denti in faccia, il tutto a dipingere un’espressione ebete e – dannazione – ormai ricorrente quando si trattava di Maui. Lo adorava più di quanto fosse disposta ad ammettere, perché di solito quel suo fare pomposo era irritante. Poi, quando credeva di averlo inquadrato, lui la sbalordiva con una scena del genere.
Inaspettatamente, quando il semidio si voltò verso di lei, sembrò imbarazzato dal modo in cui lo stava guardando. Si strinse nelle spalle con un sorriso sbieco. “Scusa, ti ho rubato il palcoscenico.”
Senza pensarci un istante, Vaiana gettò il cesto a terra, proprio accanto all’amo. Con un balzò si avvinghiò al collo di Maui, che la prese prontamente tra le braccia per non farla cadere.
L’equipaggio di Motu Nui e la gente di Heirani scoppiarono di un applauso ed esclamazioni dal suono intenerito, quando i due si baciarono davanti a tutti. Vaiana concluse che aveva già compromesso la propria immagine con il suo popolo e quello locale, che importava se si concedeva una piccola effusione in pubblico? Il tutto le venne in mente dopo essersi buttata su Maui, non c’era stato nulla di razionale e pensato nelle sue azioni, solo una gran voglia di baciare suo marito.
In una risata divertita, lui la fece tornare con i piedi per terra. Questo non convinse Vaiana ad allontanare la fronte dalla sua, meritandosi altre ovazione da chi la circondava. Suo padre non avrebbe approvato quella scenetta poco seria: pretendeva che lei e Maui si sforzassero di non fare i bambini di fronte alle persone che un giorno li avrebbero visti come guide. Ogni volta, Maui gli faceva notare che tutti lo vedevano già come una guida nonostante lui fosse ben poco posato e allora Tui se ne andava ancor più stizzito.
Ma a pensarci, che cosa avrebbe approvato di quel viaggio, se fosse stato lì?
Vaiana sorrise come una bimba quando Maui le lasciò un bacio sulla punta del naso, mentre le accarezzava i capelli ricci. Lei nascose il viso nel suo petto con un certo impaccio e rise di se stessa, perché bastava un gesto così semplice per metterla in difficoltà. Tentò di distrarre il semidio passando le dita affusolate lungo la linea del cielo tatuata sul suo torace. Piccolo e grande Maui, entrambi immobili a farsi accarezzare.
“Vogliamo andare, Bottondoro?”
Senza fretta, le sue dita ridisegnarono la forma del sole sotto la spalla, i venti lungo il bicipite, le onde dell’avambraccio, fino ad arrivare alla mano a cui volevano unirsi. E Vaiana non lasciò mai quella mano nella strada verso il villaggio e la faceva sorridere pensare che non doveva farlo. Non aveva bisogno di stringerla in eterno per sopravvivere e fronteggiare il mondo. Era libera di farlo e questo era più che sufficiente.
  
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