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Autore: _J2isreal_    08/01/2017    4 recensioni
I provini per la nota serie tv, Supernatural, costrinse i due protagonisti a vivere insieme in un appartamento. Jensen e Jared si legarono così tanto da diventare quasi coodipendenti l'uno dall'altro e si sa, quando due giovani passano così tanto tempo insieme, i rispettivi sentimenti possono mutare in qualcosa di più. Ciò non vuol dire che la convivenza fu tutta rose e fiori, poiché i nostri attori furono messi difronte a nuove consapevolezze, a problemi, a volte difficili da accettare e superare. Ma Jensen e Jared riusciranno a superare le conseguenze delle loro azioni? I loro sentimenti, saranno così forti da sbocciare fuori?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tutto il contenuto di questa storia è puramente inventato, non c'è nessuno scopo di lucro. Premetto che che questa è la mia prima ff che pubblico. Vorrei anche ringraziare la mia Beta, nonché migliore amica e ragazza, per avermi seguito, corretto e aiutato con questa storia. Vi lascio alla lettura, spero che vi piaccia. Accetto ogni vostro parere in una recenzione, buona giornata!!



Jared e Jensen si erano conosciuti ai provini per la nota serie TV “Supernatural.” Si erano canditati entrambi per il ruolo di Sam, ma i produttori decisero di dare la parte a Jared. Il ragazzo dai capelli biondi però non demorse e gli venne affidata la parte di Dean, il fratello maggiore del primo. 
<< Sei troppo carino per fare la parte di Sam, ragazzo >> Gli avevano detto e a Jensen  bastò quell'affermazione per accettare la parte senza obbiezioni. 
Per questo motivo, esattamente due mesi dopo, si trovavano sull'aereo diretto a Vancouver, pronti a firmare le carte per il loro nuovo appartamento. 
Jack, il capo reparto, nonché regista, aveva espressamente richiesto che i suoi attori vivessero vicino al luogo delle riprese, così da essere sempre disponibili. Erano elettrizzati all'idea di vivere insieme, insomma, che problemi potevano esserci? 
I primi sei mesi volarono. I due ragazzi si erano legati molto ed avevano anche trovato un compromesso per le faccende domestiche: Jared cucinava e puliva, mentre  l'amico si limitava a togliere da mezzo le sue cose e a rifare il suo letto. 
I primi tempi questo era tema di molte litigate. Jensen era un ragazzo molto disordinato, mentre il giovane di origine polacche odiava il disordine. Non gli dispiaceva pulire o cucinare, ma pretendeva almeno di essere aiutato quel minimo per rendere la convivenza civile. Così un giorno, mentre il più grande era sdraiato sul divano a bere la sua bottiglia di birra, lui gli si parò davanti, incrociando le braccia.
<< Ascoltami bene, Jansen Ackles, io sono un tuo collega, non il tuo uomo delle polizie e pretendo di essere aiutato. >> disse autoritario, con tanto di dito puntato contro. 
<< Penso che la frase corretta, dovrebbe essere “non sono la tua donna delle pulizie” >> Scherzò l'altro, alzando un sopracciglio e squadrando l'amico dalla testa a piedi, guadagnandosi lo sguardo più truce della sua vita. 
<< Buono, tigre, va bene! Ti aiuto. Dio, sembri mia madre >> Sbuffò. 
E così i giorni passavano e la convivenza andava avanti senza problemi. Jensen aveva cominciato ad adorare la cucina di Jared o come i suoi capelli ribelli uscissero fuori dal codino ogni qualvolta ne faceva uno e adorava anche come il suo amico si prendesse cura di lui quando era malato. Ovviamente, non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, no, perché lui non era un ragazzo dolce. Lui era sarcasmo pungente, era mascolinità che faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi. Certo, se il suo amico gli avesse chiesto un abbraccio, però, non glielo avrebbe di certo negato.. no, perché insomma, come si fa a dir di no ad un cucciolo di panda? E ovviamente aveva una scusa valida per questo, tipo “È il migliore amico che non ho mai avuto” oppure “Gli amici si comportano amorevolmente.” Ovviamente avrebbe negato anche a se stesso di aver utilizzato tale aggettivo. Dal canto suo, Jared, aveva imparato a conoscere il suo coinquilino sotto ogni aspetto caratteriale e non se ne lamentava, anzi, cominciava ad amarli.
Presto i mesi divennero anni. Era quasi un anno e mezzo da quando avevano acquistato l'appartamento. Era quasi un anno e mezzo che, tra riprese e riposo, stavano assiduamente insieme. Erano diventati l'uno il punto fermo dell'altro, quasi coodipendenti. E si sa, quando due ragazzi così giovani passano tanto tempo tra di loro, i  rispettivi sentimenti possono mutare e divenire qualcosa di più. 
Il primo ad accorgersene fu Jared; la sua pelle quando sbadatamente veniva toccata dal ragazzo dai capelli biondi, si ricopriva di brividi. Quando Jensen si rivolgeva a lui con una battuta sarcastica e poi sorrideva, il suo cuore perdeva un battito. Oppure quando il suo amico lo abbracciava dolcemente, si ritrovava le gambe tremanti e lo stomaco sottosopra. Nell'ultimo periodo era capitato spesso che il giovane dai capelli castani ne richiedesse uno, ogni scusa era quella buona. Ad esempio, quando tornavano da una ripresa andata male, quando il più piccolo sentiva la mancanza della sua famiglia o semplicemente quando fuori c'era il temporale. Il più grande continuava a prenderlo in giro per quella sua paura, se ne usciva con frasi del tipo << Le ragazzine hanno paura del temporale, Jay >> o << Sei una donnuccia, amico >> oppure entrava nella sua stanza durante un tuono e diceva << Il temporale ha appena ucciso un uomo, nasconditi, principessa >> E Jared avrebbe seriamente voluto prenderlo a pugni con tutto se stesso, ma poi l'altro sorrideva, avvolgendolo con le sue braccia grandi e il motivo della sua irritazione spariva completamente. 
D'altro canto anche il più grande aveva cominciato ad abbracciarlo di sua spontanea volontà. 
Era successo un venerdì sera e a differenza dei loro coetanei, gli era vietato di uscire per pub e discoteche, se il giorno dopo ci fossero state le riprese. Non che a Jared dispiacesse, per carità, non era un tipo da festini e alcool, quella era più la descrizione di Jensen. Così concordarono di prenotare una pizza e guardare un film horror. Ora, Jared amava quel genere, ma.. ecco, se questi parlavano di clown assassini, bé poteva avere dei ripensamenti. Era una paura che si portava da quando era un bambino, ma non ne aveva mai fatto parola con nessuno, tanto meno con il compagno, non voleva dargli un altro pretesto per prenderlo in giro. A nulla erano servite, però, le sue opere di persuasione per cambiarlo e tanta era la sua insistenza che il coinquilino gli domandò in modo derisorio << Che c'è, la donnuccia ha paura anche dei Clown? >> e alla fine aveva dovuto accettare in silenzio. 
 Erano entrambi sdraiati sul divano, la distanza tra di loro era quasi nulla. La pellicola era cominciata già da diversi minuti: la suspense aumentava man mano che la musica si alzava, precedendo l'entrata ad effetto di un pagliaccio con un coltello in mano. L'urlo del più piccolo fu niente confrontato allo sguardo stralunato che gli rivolse Jensen, dopo essere saltato sul posto per colpa del suono stridulo. Era già pronto con il dire “Sei una fottuta femminuccia,” ma si bloccò quando vide il suo amico tremante, con le mani a coprirsi il volto. Così aveva azzerato la distanza cingendo le spalle del ragazzo con il suo braccio, costringendolo così a farlo accoccolare su di sé. Jared in un primo momento era rimasto basito da quel gesto inaspettato, lasciando poi spazio ad un largo sorriso. 
<< E così tu non hai paura dei Clown. >> Scherzò il più grande, scoppiando a ridere.
<< Se è per questo tu hai paura degli aerei! Devo ricordarti che stavi quasi per piangere quando siamo venuti qui? >> Rispose prontamente l'altro, nascondendo il viso arrossato dall'imbarazzo. 
<< Jay, gli aerei si schiantano! >> Controbatté, sorridendo.
<< Be, a quanto pare i Clown uccidono!>> S'imbronciò Jared, incrociando le braccia al petto. E, davvero, adesso aveva materiale sufficiente per prenderlo in giro a vita, ma si limitò a scuotere la testa e a nascondere qualche risata mentre il film volgeva al termine. Ovviamente avrebbe preferito morire piuttosto che far sapere una cosa del genere in giro, nonostante avesse trovato una scusa anche per questo suo comportamento. “Jared è il fratello minore che non ho mai avuto, mi tocca proteggerlo no?” si ripeteva. Il fatto era che quest'affermazione Jensen la utilizzava anche nelle interviste, quando gli veniva chiesto di parlare del loro rapporto, non accorgendosi di quanto questo feriva il suo collega. 
Il problema era che se anche Jared fosse stato più attento, avrebbe notato il mutamento caratteriale del più grande nei suoi confronti. Avrebbe notato come, durante le riprese, lo sguardo del biondo si perdeva nella folla alla ricerca delle sue iridi verdi e di come si illuminava una volta incrociate. Oppure quando, silenziosamente, ogni opportunità per sfiorare la sua pelle era quella giusta. Tutti i componenti della troupe se ne erano accorti, oramai, tanto che alcuni di loro avevano anche cominciato a fare delle scommesse su un potenziale coming out, con tanto di verdoni. 
Il più piccolo era talmente disperato che la notte, lontano da occhi indiscreti, si era ridotto a scrivere su internet i loro nomi. Lui voleva semplicemente cercare delle immagini che li ritraevano insieme, non si aspettava certo quel tipo di foto.
La prima volta rimase completamente scioccato. Davanti agli occhi aveva l'immagine del suo coinquilino, senza vestiti, che lo sovrastava con il suo corpo. Le labbra di Jensen incollate alle proprie, mentre la sua mano esplorava le parti intime del compagno. Era del tutto sconcertato, incredulo e anche un po' spaventato, insomma, davvero le loro fan pensavano quello? Capì di aver toccato il fondo quando, una di quelle sere, si trovò inspiegabilmente su un sito di storie. Se gli avessero chiesto come ci fosse finito, probabilmente non avrebbe saputo rispondere. Era totalmente imbarazzato, c'erano scritte cose.. private, lì sopra. A quel punto pensò veramente che le loro fan erano completamente pazze, ma dovette ammettere a se stesso che non gli dispiaceva per niente. Vedere e leggere quelle cose gli dava quel briciolo di speranza che sarebbe potuto accadere veramente, un giorno. 
“Dio, Jens ha ragione, sembro una fottuta femminuccia” si rimproverò. 
I giorni a seguire furono più complicati del previsto. Jared, ogni qualvolta si trovasse davanti l'amico, arrossiva senza un apparente motivo. Oppure, a volte, balbettava qualche parola disconnessa tra loro e se ne andava. Era diventato difficile persino recitare al suo fianco. Era così messo male che Jensen, preoccupato, gli era andato vicino e abbracciandolo gli aveva chiesto : 
<< È tutto apposto, Jay? >> 
E lui avrebbe voluto sul serio sprofondare in un abisso, in quel momento, perché i suoi abbracci non miglioravano affatto la situazione.
<< Certo, Jens, perché? >> Aveva risposto, cercando di essere più convincente possibile.
<< Sei distratto da morire, Jared. Tu non sei mai distratto! E parli poco, quando mai tu hai parlato poco? >> Domandò di rimando, sciogliendo l'abbraccio e alzando un sopracciglio.
<< Guarda che sei tu quello chiacchierone, amico >> Si difese con un sorriso, procedendo all'ennesima sua fuga. 
E Jensen lo aveva lasciato andare, convinto più che mai ad andare in fondo a quella situazione, ma non quel giorno. Così tornò dal resto della troupe, bevve qualche birra e cercò di liberare la mente dai quei pensieri opprimenti. 
Quando tornò a casa, trovò la cena già pronta e il suo collega seduto ad aspettarlo. Erano quei momenti che lo confondevano, che gli regalavano la sbagliata visione di loro due come coppia. Finita la cena, si spostarono sul divano. 
Jared aveva riflettuto parecchio sui suoi sentimenti e pensava che fosse arrivato il momento di mettere fine a questa sua sofferenza e dichiararsi al più grande. Ci aveva pensato assiduamente e alla fine era giunto alla seguente conclusione: con una scusa gli avrebbe fatto vedere quelle foto e, a seconda della sua reazione, avrebbe confessato il suo amore, ma come sempre le cose vanno diversamente da come si aveva sperato. 
Quella sera, infatti, mentre stavano guardando la TV e lui cercava un modo per aprire il discorso, Jensen parlò per primo:
<< Oggi con la troupe stavamo scherzando sui nostri nomi, di quello che esce quando li scriviamo su google, ma sono andato via prima di scoprirlo. >> Cominciò ridacchiando << Jack dice che alcune fan sono completamente fuori di testa. >> continuò, girandosi a guardarlo. 
Jared sbiancò di colpo, sentendo la gola divenire secca in un secondo. Ingenuamente pensò anche che il destino era dalla sua parte, per una volta. 
<< Sai che Jack esagera sempre, Jens >> Sorrise nervosamente, sentendo le sue mani sudare un po'.
<< Allora scopriamolo >> Constatò il biondo, cercando di non perdersi nemmeno la più insignificante reazione dell'altro. Prese il cellulare dalla tasca, mettendosi a sedere. 
Scrisse il nome della loro potenziale “Ship” su internet, aspettando che il telefono caricasse le foto. Di certo non si aspettava quello, quando decise di farlo.
Il minore stava sugli attenti: quello era il momento della verità.
<< Oh mio Dio. >> parlò scioccato, spalancando la bocca. << Amico, non ti guarderò mai più nello stesso modo adesso, avrei preferito non vederlo, davvero. È.. >> non riusciva a continuare la frase, era rimasto senza parole. Avrebbe voluto definire l'immagine che traeva i loro corpi nudi, in una posizione decisamente compromettente, sbagliata, imbarazzante e anche fottutamene eccitante, ma non disse niente. 
Jared prese decisamente molto male quella reazione. Se avesse chiesto delle spiegazioni, avrebbe capito che lo sgomento dell'amico era dovuto al fatto che in quella foto loro erano fratelli. E se avesse prestato più attenzione, avrebbe notato come Jensen era lievemente arrossito. Invece lui, nel modo più silenzioso possibile, si era alzato ed era corso in camera sua, lasciandosi alle spalle un ragazzo del tutto confuso e stordito. Cos'era appena successo? Si chiedeva. 
Jensen si affrettò a bussare alla sua porta, ma tutto quello che ricevette in risposta era stato un freddo: “Vai a dormire, domani si gira.” 
Semplice dire come quella notte il biondo non chiuse occhio, si chiedeva dove avesse sbagliato e cosa avesse fatto di male per farlo reagire così. Il dispiacere che provava era immenso, ma si consolò con la scusa che il giorno dopo sarebbe passato tutto.
Si era sbagliato di grosso; passarono alcuni giorni da quando successe quella..discussione? Jensen non sapeva nemmeno come definirla, e Jared si comportava in modo sempre più strano e distaccato. Nulla era servito metterlo alle strette e chiedergli ripetutamente cosa avesse, perché puntualmente con una frase tipo << È una giornata no >> o << Jensen, lasciami in pace >> oppure << Non ho tempo per parlare con te, ora>> si dileguava. Aveva smesso di cucinare i suoi piatti preferiti, di preparargli il caffè quando si svegliava e spesso e volentieri si chiudeva in camera ancor prima che l'altro gli chiedesse di fare qualcosa. Ackles non trovava una spiegazione plausibile e sentiva la sua mancanza giorno dopo giorno e la cosa più triste era che non sapeva come sistemare la situazione. Era disposto anche a scusarsi per una cosa che lui nemmeno sapeva pur di riavere indietro il suo Jared e lo aveva fatto. 
Era un martedì sera: solitamente in quel giorno, Jared, ritagliava il suo tempo libero per cucinare al suo caro amico un piatto tipico della sua famiglia per non fargli sentire troppo la loro mancanza. Jensen era sempre l'ultimo ad andare via dalle riprese, si offriva sempre di aiutare i colleghi a sistemare le cose e adorava prendersi una birra con loro dopo il lungo lavoro svolto, ma adorava ancora di più rientrare in casa e trovare la sua pietanza preferita cucinata divinamente dal suo Jay. Quel martedì, però, trovò il ragazzo comodamente seduto sul divano e un pacchetto di patatine in mano. Gli aveva rivolto un semplice “Ciao,” senza staccare gli occhi dal televisore. Jensen alzò un sopracciglio, guardandolo stranito. Si diresse in cucina, aspettandosi la sua meritata cena, trovando una scodella d'insalata da condire. 
"Adesso basta", pensò irritandosi leggermente. Si posizionò velocemente difronte all'altro, corrucciando la fronte.
<< Mi spieghi cosa ti sta succedendo, per favore?>> Gli chiese, facendo grossi respiri per non perdere la calma.
<< Non so di cosa tu stia parlando.>> Rispose il castano, spostandosi ritmicamente prima a destra e poi a sinistra, cercando di vedere nuovamente la tv. 
Il collega, spazientito, la spense violentemente, incrociando le braccia al petto. 
<< Ehy! Mi piaceva quel programma!>> S'imbronciò il più piccolo, sbuffando sonoramente. 
<< Non dire stronzate, Jay, era una partita di football e tu non lo hai mai seguito.>> Lo contraddisse, chiudendo gli occhi per qualche secondo. << Parlami, Jay! Ho fatto qualcosa di male? Ti chiedo scusa, davvero, qualsiasi cosa io abbia fatto, mi dispiace!>>. Gli occhi del più grande erano velati di lacrime, che lottò per non farle uscire. Jared si sentì quasi male per come lo stava trattando, in fondo non era colpa sua se non ricambiava i suoi sentimenti. 
Sospirò profondamente, scuotendo il capo.
<< Non puoi dispiacerti per una cosa che non sai di aver fatto, Jens>> Dichiarò, alzandosi dal divano e chiudendosi in camera.
Jensen lo guardò andare via, accasciandosi sulla superficie morbida. Le mani a coprire il viso, mentre una scarica d'ira s'impossessava di lui. Sì alzò di scatto, scaraventando tutti gli oggetti sul tavolo, a terra, colpendo poi lo stesso con violenza. Il più piccolo sentì il rumore dalla sua camera, ma non andò a vedere. Si sentiva già abbastanza in colpa così.
**
A volte il detto "La notte porta consiglio" non è del tutto sbagliato. Il più piccolo aveva capito di aver esagerato a comportarsi in quel modo e, anche se con fatica e dolore, aveva cercato di comportarsi come prima. Non era semplice, per niente. Nemmeno quando Jens gli aveva sorriso e gli aveva sussurrato un "Cominciavi a mancarmi, Principessa". E questo lo confondeva, eccome se lo confondeva. Lo trattava come se fosse la cosa più preziosa del mondo e poi diceva quelle cose sulla loro ipotetica relazione. Cosa doveva fare? 
Perso nelle sue riflessioni, non si accorse che gli altri avevano già finito le riprese e che si stavano avvicinando a lui. 
<< Tutto bene, amico?>> Gli aveva domandato un ragazzo della troupe, ricevendo un semplice cenno del capo come conferma. 
Jensen sospirò, accorgendosene, ma non disse niente e continuò a fare il suo lavoro. Il maggiore aveva parlato di questa sua situazione contrastante solo con una persona, il suo caro amico, Misha Collins. Gli aveva raccontato gli ultimi avvenimenti e il moro, ridendo sommessamente, gli aveva risposto << Amico, è semplicemente stracotto di te, come tu lo sei di lui.>>. 
Ackles aveva sgranato gli occhi, pensando subito a qualcosa con cui negare quella situazione, ma Misha lo fermò all'istante con un cenno della mano.
 << Non c'è bisogno che ti nascondi con me, con noi>>Disse, rivolgendo lo sguardo al set << Siamo la tua famiglia!>> Continuò, sorridendogli. << E comunque, se ne sono accorti tutti, giusto per fartelo sapere eh..>> Gli rivelò, scoppiando a ridere alla faccia oltraggiata e spaventata di Jensen. 
<< E.. e cos'hanno detto?>> Chiese, degludendo rumorosamente. 
<< Hanno lanciato scommesse su chi si fosse dichiarato prima. Io ho scommesso su Jared, non per cattiveria Jens, ma sei piuttosto restio ad ammettere i tuoi sentimenti.>> Lo prese in giro Collins, dandogli pacche giocose sulla spalla. Il biondo cambiò espressione. Si rilassò vistosamente, ridendo, alla fine, anche lui. 
<< Bastardi.>> Scosse la testa Jensen, chiudendo il discorso. 
Dall'altra parte della sala, Jared li stava osservando da lontano. Il suo cuore aveva perso un battito, insomma, come poteva competere con Misha? Era chiaro che Jensen provasse qualcosa per lui. 
Il suo umore era sotto terra, poteva evitarli entrambi? Quello che però, il piccolo Jared non sapeva, era che il più grande stava escogitando un piano per dichiararsi. 
***
<< Dai Jared, oggi rimani qui dopo il lavoro, ci beviamo una birra e poi torniamo a casa!>> Cercava di convincerlo Jensen, prendendo due birre dal mini frigo.
<< Sì, Jared, rimani un pochino>> Aveva continuato Misha, prendendo posto vicino all'amico. 
Il castano non si lasciò sfuggire la scena, guardando male il povero ragazzo. << Se me lo chiedi tu, non rimango di certo.>> Aveva ringhiato, lasciando gli altri due completamente basiti. Jensen si avvicinò, passandogli la birra. Continuò con le sue opere di persuasione, tanto che alla fine Jared cedette.
Rimasero lì un paio d'ore, ridendo e scherzando, fino a quando a Misha non venne una brillante idea per aiutare il collega. 
<< Jensen, Jared, perché non facciamo una foto per le vostre fan?>> Chiese allusivo, guardando attentamente il ragazzo dai capelli biondi. 
Il secondo non era del tutto contento di questa cosa, aveva paura che i suoi amici avrebbero riaperto quel discorso troppo doloroso per lui, ma il primo accettò così velocemente da non dargli il tempo di ribattere. 
<< Dite "Cheese">> Rise Collins, inquadrando nel display i volti sorridenti dei due giovani. Ma, proprio un secondo prima che Misha scattasse la foto, Jensen prese il volto del coinquilino e lo baciò. Il minore sbarrò gli occhi, incerto se ricambiare o meno, quando Misha prese a parlare.
<< Bè, questa foto le vostre fan la adoreranno>> Li prese in giro il collega, salvando l'immagine sul cellulare.
Jared non prese affatto bene quella situazione. Si sentì preso in giro e umiliato, pensò veramente che i suoi "amici" glielo avessero fatto a posta. 
Il più piccolo gli rivolse uno sguardo carico di disaccordo e gli tirò uno schiaffo in pieno viso. Jensen rimase completamente allibito dal gesto dell'altro. Cercò di dire qualcosa, ma Jared corse via.
Il maggiore si massaggiò la guancia colpita, sospirando tristamente. << Credo che il tuo intuito si sia sbagliato, Misha..>>

***
Jensen aveva preso abbastanza male quel rifiuto, insomma, era evidente che il suo piano per testare i sentimenti del suo collega era fallito miseramente. Quella sera decise di non tornare a casa; non aveva nè forza nè voglia di affrontare l'ennesima discussione con Jared. 
Il giorno dopo non avevano le riprese, fortunatamente, così si recò ad un bar vicino la loro abitazione. Al quarto giro di wishy e tequila, una biondina con un davanzale prorompente si avvicinò a lui. Quale modo migliore di dimenticare una persona, se non andare con un'altra?  
<< Tequila liscia, grazie.>> Ordinò la ragazza al barista. 
<< Offro io, splendore.>> Si fece avanti Jensen, scalando di un posto per accorciare la disanza che li separava. 
Il passo dal bere altro alcool, al trovarsi sui sedili posteriori della sua macchina, fu veramente breve. Il più grande cercava la morbidezza di quelle labbra, in quelle della giovane. Cercava di afferrarle quei capelli biondi e fingere che, in realtà, fossero un po' più corti e magari più scuri. 
<< J-Jay>> Ansimò, senza badare al nome << Andiamo a casa mia, lì staremo più comodi>> Disse, staccandosi da lei. Non si era nemmeno reso conto di averla chiamata con il diminutivo di Jared, fino a quando lo corresse con un << Jen, casomai. Mi chiamo Jennifer.>> , ma lui rispose con un semplice << Quello che è>> e partì. 
Si diede dell'idiota per tutto il viaggio, accese persino la radio per sopperire quei pensieri negativi e derisori che stava riservando a se stesso. Quando arrivò davanti l'appartamento, prese due profondi respiri, meditando se quella fosse stata la scelta giusta.
<< Tesoro, entriamo?>> Gli sussurrò al suo orecchio, ma l'unica cosa che Jensen voleva fare in quel momento era annullare tutto e andare dal suo Jared. 
Nello stesso istante in cui il biondo si decise a mettere la mano sulla maniglia, Jared aprì la porta. Sbarrò gli occhi difronte alla ragazza seminuda, formando una "o" con la bocca. Le sue iridi verdi si velarono di lacrime, rimanendo pietrificato per qualche minuto. Davvero si era illuso che quel bacio avesse un significato?
 E lì, Jensen, si rese conto di aver appena fatto la stronzata più grossa della sua vita. 
<< Divertitevi, vi lascio casa libera.>> Parlò il più piccolo, caricando la voce con disprezzo e acidità. 
<< No, Jared, aspetta..>> Provò a fermarlo il maggiore, ma Jared con uno spintone lo spostò e si avviò verso la macchina.
<< E'.. il tuo ragazzo?>> Chiese la ragazza, alzando un sopracciglio avanti all'assurda scena presentatagli davanti gli occhi.
<< Credo sia meglio che tu vada.>> La liquidò scocciato, Jensens, entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle. 
<< Wow, che gentiluomo.>> Si lamentò la bionda, girando i tacchi e cercando di tornare nuovamente al bar. 
Jensen aspettò seduto sul divano per trenta minuti prima di alzarsi e andare a cercare il suo collega. Era da solo, con una macchina e non aveva dato nessuna impressione di voler fare la cosa giusta. 
Tirò nuovamente le chiavi fuori dalla tasca e uscì velocemente da casa. 
Guidò per più di tre ore, girò tutti i bar della città, tutte le spiagge, discoteche e pub. Era abbastanza disperato. Al cellulare non rispondeva, così con uno sbuffo frustato, tornò all'appartamento. 
Quando entrò, una puzza di alcool gli andò dritto alle narici. Si girò verso la fonte di quel fetore e trovò il suo amico seduto su una poltrona con una bottiglia di wishy in mano.
<< Sei impazzito? Ti ho cercato ovunque!>> Si lamentò il maggiore, avvicinanosi per togliergli il liquido dalle mani.
<< Sei basso..>> Biascicò Jared, trattenendo una risata. << E stupido>> Continuò, ridendo più forte. 
Jensen alzò un sopracciglio. << Ma quanto hai bevuto.. sei completamente ubriaco>> Sussurrò l'altro, cercando di farlo alzare e sistemarlo sul letto. 
<< Che c'è, il playboy di casa può ubriacarsi e scopare in giro e il piccoletto no?>> Continuò il castano, la voce impastata da tutta quella merda che aveva bevuto.
<< Ma che cazzo stai dicendo..>> Lo guardò male il biondo, gemendo per il peso dell'altro su di se. << Come fai a pesare così fottutamente tanto se vai avanti ad insalate>> Si lamentò, riuscendo, a fatica, a farlo sdraiare sul materasso. 
<< E tu come fai ad essere così stupido?>> Chiese di rimando il minore, ridendo nuovamente.
<< Questo lo hai già detto, amico, grazie>> Ringhiò Jensen, sbuffando affaticato. 
<< Tu.. non..hai mai capito>> Lo accusò Jared, gli occhi chiusi pronto ad andare verso il mondo dei sogni. Jensen alzò un sopracciglio, guardandolo male nonostante l'altro non potesse vederlo. 
<< Capire cosa?>> Chiese, leggermente allarmato.
<< Che sono innamorato di te, idiota. Ma tu vai in giro con le donne.. con Misha, ti piace misha eh. Bè, lui è moro e simpatico e..>> 
Jensen stava per chiedersi come facesse a parlare così tanto anche in quelle condizioni, quando si accorse che il suo amico si era profondamente addormentato. 
Si premurò di togliergli le scarpe e di spogliarlo, mettendo da parte tutte le emozioni che questo gli provocava con un << La prossima volta che lo farò, spero che tu sia cosciente>> , per poi metterlo sotto le coperte. Uscì dalla sua stanza e tornò in salone. 
E quindi il suo Jared era innamorato di lui. Era stato così sciocco a non capirlo prima. 
Un lieve sorriso s'impadronì del suo viso; il giorno seguente avrebbero avuto molto di cui parlare.
***

La sveglia suonò incessante nelle orecchie di Jared. Il minore provò ad aprire gli occhi, ma ad accoglierlo ci fu solo un forte mal di testa e lo stomaco sotto sopra. La luce del giorno gli accecava gli occhi sensibili. Stava uno straccio. 
Provò ad alzarsi, ma un capogiro lo fece desistere e rimettere giù. Si girò in torno, trovando sul comodino un succo d'arancia con delle aspirine. 
<< Come ti senti, tigre?>> Domandò Jensen, entrando nella stanza. Si appoggiò allo stipide, incrociando le braccia.
<< Una merda.>> Gemette il più piccolo, coprendosi il volto con un cuscino. 
<< Prendi quelle pastiglie, Jared, ti faranno stare meglio.>>  Disse, ridendo per l'assurdità della scena. Solitamente le cose erano invertite, lui stava male per l'alcool e il piccolo Jared si prendeva cura di lui.
Il castano annuì, alzandosi a fatica. Fece come gli era stato ordinato, ma un attimo dopo aver bevuto il succo, corse in bagno. Si inginocchiò difronte al water, rimettendo pure l'anima. Jensen andò da lui, mettendosi alle sue spalle. Prese i suoi capelli per le mani e lo aiutò a non sporcarsi. 
<< E' così che ci si sente dopo una sbornia?>> Chiese Jared, la voce visibilemente sofferente.
<< Se si prende tutta la merda che ti sei preso tu, sì. Ci si sente esattamente in questo modo.>> Lo riprese il maggiore, aspettando pazientamente che l'altro finisse.
Quando ebbe finito, Jared si tirò su con l'aiuto del biondo. 
<< Scusa, papà>> scherzò il più piccolo, dirigendosi in cucina.
Con suo sommo stupore, trovò la tavola tutta apparecchiata con la colazione già pronta. Il suo cuore perse un battito. 
<< Che significa?>> Chiese, volgendo lo sguardo verso il suo caro amico.
<< Significa che dobbiamo parlare, ma prima ti faccio riprendere un po'>> Sorrise Jensen, sedendosi a tavola.
Jared, se possibile, impallidì ancora di più. Cercò di nasconderlo, annuendo. Si sedette anche lui, consumando il tutto in silenzio. 
Dentro di sè amò ancor di più Jensen per tutta quella premura, per averlo già fatto stare meglio. 
Quando entrambi ebbero finito, il biondo sparecchiò e lavò le posate e i piatti sporcati. Jared alzò un sopracciglio divertito, incrociando le braccia al petto.
<< Prima le pastiglie, poi la colazione e adesso questo? Sto ancora sognando, amico?>> Lo prese in giro, liberandosi in una sottile risata. 
<< Sì, principessa, non ti ci abituare.>> Ghignò l'altro, scuotendo il capo. << Ora vatti a preparare che dobbiamo uscire.>> Continuò, asciugandosi le mani. 
Jared lo guardò basito; non aveva risposto alla sua provocazione e in più lo stava portando fuori nel giorno libero, invece di rimanere a dormire? Forse doveva cominciare a preoccuparsi. 
Senza rispondere, si diresse in camera. Cercò di prendere tempo.. e se avesse detto qualcosa di troppo la scorsa notte? Forse Jensen non voleva più vivere con lui e voleva dirglielo nel modo meno indolore possibile. 
Cominciò a sudare freddo: cosa doveva fare?
<< Forza, Jared, sbrigati. Io sono già pronto!>> Sbuffò Jensen da dietro la porta. << Ti ricordo che non sei una donna, lascia in pace quei capelli.>> Cercò di prenderlo in giro, ma non ricevette risposta. Sospirò profondamente, gli aveva preparato una bella sorpresa quel giorno, sperava solo che l'attesa avrebbe compensato tutto. 

***
Erano in macchina già da diverse ore. Jared cominciava ad innervosirsi, insomma, quale posto era tanto importante da vedere proprio quel giorno? 
<< Rilassati, Principessa, siamo quasi arrivati.>> Sorride Jensen, staccando gli occhi dalla strada quel tanto che bastava per guardarlo. Era così bello, pensò. 
<< Smettila di chiamarmi principessa!>> Si lamentò il più piccolo, incrociando le braccia al petto.
<< Mai, principessa.>> Ghignò Ackles.
Finalmente per Jared, dopo qualche minuto svoltò in un vicolo. Era stretto e totalmente buio, nonostante fuori ci fosse un bellissimo sole.
<< Vuoi per caso uccidermi, Jens?>> Chiese il castano, sdrammatizzando quella situazione.
Jensen non rispose, ma parcheggiò la macchina. Fece il giro della macchina, aprendo anche la sua portiera. 
<< Vieni con me>> Sussurrò dolcemente, prendendo la sua mano nella propria. Jared era sempre più basito, ma decise di non parlare più.
Camminarono per un centinaio di metri, fino a quando non si trovarono avanti ad un muro fatto di piante. Senza troppa fatica, Jensen lo buttò giù, girandosi poi verso il suo caro amico. 
Jared aveva la bocca spalancata e gli occhi granati, mentre difronte a lui si apriva un mondo. 
Vedeva un vasto prato verde, rivestito di colorati e amabili fiori. Alla fine vi era un bellissimo lago, sovrastato da alberi e rami che regalavano un riflesso magico. All'interno c'era una famiglia di piccole paperelle che nuotavano allegramente. 
Era il posto più bello che avesse mai visto in tutta la tua vita.
<< Jensen.. è bellissimo..>> Riuscì a dire, avanzando lentamente in quel paradiso terrestre. 
Il maggiore sorrise apertamente, trascinandolo all'inizio del lago. Lo fece sedere, accomodandosi accanto a lui. 
<< E' il momento di parlare, non credi?>> Parlò, prendendo un profondo respiro. Jared degludì, facendo tornare alla mente tutti i pensieri negativi che aveva momentaneamente dimenticato per lo stupore.
<< Ieri sera hai parlato molto.>> Cominciò Jensen << Non che solitamente non lo fai, ecco..>> Rise leggermente, strappando un sorriso anche all'altro. << Ma ieri hai detto cose molto compromettenti.>> Sospirò, cercando le parole migliori per quel discorso che si era tanto preparato per tutto il viaggio. 
<< Ora ho modo di capire molte cose, Jared. Il motivo per il quale hai cominciato ad avitarmi dopo la scoperta di quelle foto. Il perché hai preso male quel bacio. La tua gelosia nei confronti di Misha e la tua ubriacatura di ieri.>> Continuò inumidendosi le labbra con la lingua. Il volto del minore si velò di rosso per l'imbarazzo. Avrebbe voluto sparise con tutto se stesso, in quel momento.
<< Jens..>> Provò a fermarlo, ma l'altro lo zittì con un cenno della mano.
<< Il nostro rapporto è cambiato lentamente, giorno dopo giorno. Solamente che io ero troppo preso dal lavoro per rendermene conto. Sono stato cieco nei confronti dei tuoi sentimenti e mi dispiace, ma se tu fossi stato più attento, avresti notato come anche io sono cambiato verso di te.>> Proseguì lentamente.
Jared, che fino a quel momento era preso a fissare l'acqua avanti le sue iridi verdi, si girò di scatto verso di lui. Il suo sguardo era carico di stupore, amore, incredulità. Le sue labbra tremarono impercettibilmente. 
<< Se fossi stato più attento, ti saresti reso conto che Misha mi stava aiutando a scoprire se tu fossi innamorato di me, come io lo sono di te. Perché sì, Jared Padalecki, io sono innamorato di te. Perdonami se me ne sono reso conto troppo tardi, ma avevo paura. Paura di rovinare la nostra amicizia, paura di rovinare le riprese. Ma ho capito che tu sei più importante della pau...>> 
Jared non lo lasciò finire che si buttò al suo collo. La spinta fu così forte che Jensen cadde all'indietro, congiungendo la schiena all'erba. Il castano si distese su di lui, posando finalmente le sue labbra su quelle dell'altro. Lo baciò ancora e ancora e ancora, sorridendo. I suoi occhi brillavano di felicità. 
Jensen non poteva chiedere visione migliore. Lo tenne stretto a sè, come se lasciarlo equivalesse a morire. 
<< Ti amo, ti amo, ti amo! >> Dichiarò contento Jared, lasciandosi sfuggire una lacrima di gioia. << Dio, Jens, sei perfetto. Tutto questo lo è, sul serio. E' la cosa più bella che qualcuno potesse fare per me e... Dio, non trovo nemmeno più le parole.>> straparlò ancora, facendo divertire Jensen. 
<< Troppi sentimentalismi per oggi, basta.>> Scherzò, rimanendo però sdraiato. 
<< Ma smettila!>> Rise Jared, colpendolo dolcemente sulla pancia, facendolo ridere ancora di più. 
<<  Vieni qui e zitto.>> Ordinò il biondo, buttandolo giù. Gli circondò il corpo con il proprio braccio, facendogli appoggiare la testa sul suo petto.
<< Adesso sei mio per sempre, Jared Pada-pada qualcosa.>> Lo baciò ancora, trasmettendogli tutto l'amore che provava per lui. 
<< Per sempre.>> Sussurrò sulle sue labbra l'altro, continuando a baciarlo. 
E quel giorno rimaserò lì, abbracciati, racchiusi nel loro nido d'amore. Trovandosi ancora e ancora e ancora, convinti più che mai che nessuno li avrebbe mai separati. 
  
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