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Autore: Eridani    08/01/2017    2 recensioni
[INCOMPLETA] L'Enterprise accoglie a bordo un noto scienziato vulcaniano. Lui e Spock si erano già incontrati.
NB: Primi 4 capitoli leggermente modificati e corretti.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Immediatamente inserì la parola d'ordine e uno scrosciare di dati invase lo schermo. Non riusciva a capire molto dei diagrammi apparsi, ma subito intuì di cosa si trattava. Aveva già dato un'occhiata a questo lavoro, ma lo aveva ritenuto troppo complicato per il suo livello di istruzione scientifica, quindi l'aveva subito chiuso. Dopotutto, la sua missione non prevedeva che lui riuscisse a capire il suo funzionamento, ma solo la sua funzione e la sua conseguente importanza per la Federazione.
Chiunque avesse trasferito quegli schemi nel suo terminale lo aveva fatto per un motivo: le coordinate spaziali e temporali ne erano un indizio, ma il perché rimaneva ancora ignoto. Come ignoto era il significato di quella parola.
«Computer, accedere alla banca dati linguistica.»
«Accesso effettuato.» rispose una voce meccanica.
«Ricercare significato del termine “T'hy'la”.» ordinò, scandendo lettera per lettera.
«Ricerca in corso...»
Kirk si appoggiò allo schienale con le braccia incrociate al petto. Era sicuro di non aver mai sentito quella parola in vita sua. Nella sua testa iniziarono ad accumularsi domande su domande: chi aveva lasciato il messaggio? A quale scopo? Come aveva fatto ad entrare nel suo computer? Perché aveva scelto proprio quella parola?
«Ricerca completata.»
La voce meccanica interruppe i suoi pensieri.
«Termine: “T'hy'la”. Origine: pianeta Vulcano. Significato: amico, fratello, amante.»
Il respiro gli si fermò in gola. Kirk spense il computer e rimase in silenzio a riflettere.
Si potevano contare sulle dita di una mano le persone che a bordo della nave sapevano parlare vulcaniano. Ancora meno erano quelle che avevano le conoscenze informatiche necessarie ad infiltrarsi nel suo computer. E una sola, teoricamente, era a conoscenza dei dati da lui appena ricevuti: quella persona era lui stesso.
Tutto si faceva più complicato. A quanto sembrava, avere il Primo Ufficiale malato e un vulcaniano tutt'altro che affidabile a bordo non era abbastanza; ora doveva preoccuparsi anche di una terza persona ancora più pericolosa, le cui conoscenze potevano mettere a rischio l'intera missione o la stessa astronave.
In situazioni normali avrebbe potuto condividere le difficoltà con Spock, ma anche il vulcaniano faceva parte ora dei problemi che lo affliggevano. In svariate situazioni era stato al suo fianco e aveva condiviso con lui le pressioni del comando e delle decisioni, lo aveva consigliato sul da farsi e gli era stato accanto, da amico, quando il peso sulle sue spalle era diventato troppo grave da sopportare. C'erano stati anche dei momenti in cui il suo morale era caduto così in basso che neanche le parole del Dottore o le sue pozioni magiche erano riuscite a farlo riprendere; ma Spock, con la sua sola presenza, era riuscito ad alleggerirlo. A volte gli ricordava Sam, suo fratello, con cui aveva condiviso i pericoli e i divertimenti dell'infanzia, di cui teneva nella memoria alcuni dei ricordi migliori; qualsiasi problema facesse capolino, Sam era sempre stato pronto a consolare e aiutare il suo fratellino. Kirk non riusciva a ricordare una sola occasione in cui Spock si fosse rifiutato di porgergli la mano e tirarlo su, liberarlo dalle tenebre delle vite sacrificate e degli amori perduti. Avevano avuto lunghe conversazioni e lunghi silenzi pieni di parole; avevano trascorso più tempo insieme negli ultimi mesi di quanto ne avessero speso separati; avevano condiviso e oltrepassato ogni tipo di dolore che li aveva colpiti semplicemente trascorrendo ore in presenza l'uno dell'altro, scambiandosi ogni tanto qualche sguardo furtivo, chiedendosi cosa l'altro avesse in mente, ma senza invadere il suo spazio facendo domande sgradite. Avevano ormai raggiunto una complicità che nessuno dei due aveva mai pensato di poter condividere con un'altra persona, un tale senso di benessere e di conforto. Vi erano stati dei momenti in cui il pensiero di doversi separare per tornare ognuno nella propria stanza era stato quasi doloroso, quando l'invito di rimanere ancora qualche minuto era quasi arrivato alle loro labbra.
Era forse angoscia quello che Kirk provava? Rimpianto per non aver rivolto prima quella domanda, paura di non avere più occasione di farlo?
In quel momento si accorse di essere vissuto nel timore. Nel timore di un rifiuto. Ogni volta in cui avrebbe voluto approfondire e espandere la loro amicizia si era lasciato trattenere dal dubbio, l'incertezza di poter rovinare un rapporto così profondo solo a causa del suo egoismo. In quel momento si accorse di volere di più, di averlo desiderato ormai da tempo. Ma anche solo la possibilità di offendere Spock con le sue richieste gli aveva impedito di provarci.
Era questo quello che McCoy voleva che lui realizzasse, quello su cui lo aveva messo in guardia?
Amore. Sì, era questo ciò che provava.
Se non si fosse ritrovato in una situazione così tragica, avrebbe riso di sé stesso e del lungo tempo che aveva impiegato per arrivare ad una soluzione così semplice.
“T'hy'la”. Gli piaceva il suono di quella parola, almeno tanto quanto gli piaceva il suo significato. Era la giusta definizione per tutto ciò che Kirk desiderava ci fosse tra lui e Spock. Ora che sapeva, voleva avere l'occasione di spiegarsi, di confessare a Spock tutto quanto e di essere finalmente sincero con lui e con sé stesso. Ora che sapeva, il pensiero che tutto potesse venirgli sottratto non lo faceva più sprofondare nella disperazione, ma lo innalzava ad uno stato di determinazione assoluta.
«Capitano a sala motori.»
«Qui Scott.» rispose l'uomo dall'accento scozzese.
«Signor Scott, ho bisogno di lei. Mi raggiunga immediatamente nel mio alloggio.»
«Sì, Capitano.»
Kirk cominciò a camminare su e giù per la stanza, in attesa.
Quando il cicalino suonò, aprì immediatamente la porta. Il capo ingegnere entrò e rimase sull'attenti.
«Signor Scott, quello che sto per mostrarle è altamente classificato. Non ho il permesso di farlo vedere ad anima viva, ma nello stato di cose in cui si trova la nave sono pronto a violare tale ordine. Confido nella sua lealtà e segretezza.»
«Sì, Signore.» rispose serio l'ingegnere, annuendo con forza come a voler convincere con quel gesto il suo superiore della fiducia che poteva riporre in lui.
Kirk riaccese il suo terminale e lo volse verso lo scozzese.
«Quelli che le sto mostrando sono le specifiche del progetto del Dottor Sakar. Riesce a capire di cosa si tratta?»
Scotty scorse velocemente con gli occhi i piani, intuendo a grandi linee ciò che gli stava di fronte. Nella sua mente da ingegnere, già cercava di trovare il modo di rendere ciò che era su carta qualcosa di concreto.
«Credo di sì.»
«Allora comprende anche la loro importanza. Questo è il motivo per cui la Flotta Stellare ha richiesto l'Enterprise per scortare Sakar. Solo io, come Capitano, sono a conoscenza della loro esistenza. Ma circa cinque minuti fa ho ricevuto un messaggio sul mio terminale contenente queste precise specifiche. Ora, ho bisogno che lei faccia per me due cose: primo, voglio che lei scopra chi è stato a farmele avere e come; lo chiederei ad una squadra della sicurezza, ma non voglio coinvolgere troppe persone; secondo, voglio che lei studi questi schemi e mi dica se riesce a comprenderli. So di potermi fidare.»
«Sì, Signore. Mi metto subito al lavoro.»
In quell'istante qualcuno suonò alla porta.
«Entri pure.»
Il Dottore fece tre passi veloci e si fermò agitato davanti al Capitano.
«Ho completato le analisi.»
«Poteva riferirmi i risultati via interfono, invece di correre fino a qui.»
«No, non potevo.» disse McCoy con voce calma, tenendo gli occhi bassi e sfregandosi nervosamente le mani. Poi, come se gli atomi che costituivano il pavimento gli avessero improvvisamente regalato forza e coraggio, alzò gli occhi e riferì ciò che aveva scoperto «Capitano, il campione di saliva appartiene a lei.»
Nella stanza cadde per un attimo il silenzio. Scotty alzò di scatto la testa incredulo, Kirk fermò il suo camminare irrequieto. Solo il ronzio dei motori, solitamente ignorato a causa dell'abitudine, faceva da colonna sonora a quell'attimo di stupore collettivo.
«Non è possibile. Ero con te e...»
«Beh, a meno che qualcuno non ti abbia prosciugato della tua saliva senza che tu te ne sia accorto, allora quell'intruglio nel bagno è tuo. Diamine, Jim, non fare quella faccia. Sono sorpreso quanto te.»
Kirk riprese a passeggiare avanti e indietro, così velocemente e con così tanta foga che era quasi un miracolo che sul pavimento non si fossero formati ormai dei solchi.
«Da quando Sakar è a bordo sono successe fin troppe cose inaspettate.» meditò ad alta voce.
«Non vorrai dare la colpa a lui!?» chiese il Dottore, che, per quanto si fidasse del suo Capitano, ancora non aveva visto alcun motivo per accusare il loro ospite.
«Dev'essere collegato.»
«E cosa te lo fa credere? Solo perché è un tipo strano non significa che tutti i mali di questo mondo siano da attribuire a lui.»
«Il mio istinto. Non ci si può fidare di lui, Bones. Dobbiamo stare in guardia!»
Disse queste parole con tanta veemenza e tanto ardore, che al Dottore tornò in mente l'incidente accaduto più di un anno prima, quando a causa di un malfunzionamento del teletrasporto il Capitano era stato diviso in due. Nei suoi occhi ora poteva ben riconoscere lo stesso sguardo appartenuto a quel duplicato dall'animo malvagio, nel momento in cui aveva creduto che qualcuno stesse tentando di portargli via il comando. La nave era tutto per lui. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
E Kirk in quel momento aveva trovato qualcosa di ancora più importante.
«Tutta questa tensione ti sta dando alla testa.»
«Vuoi esimermi dal comando dell'Enterprise? È nei tuoi diritti e doveri, se è questo che ritieni opportuno fare.» chiese con tono di sfida.
Se fosse stata qualsiasi altra persona, il Dottore avrebbe risposto a tono, ma capiva che la scontrosità dimostrata dall'amico non era altro che una maschera, necessaria a mantenere il controllo. Come le conseguenze dell'incidente avevano dato prova, le emozioni positive non sempre aiutano; possono essere, anzi, una debolezza. La situazione richiedeva tutte le qualità che il duplicato aveva incarnato. Per questo McCoy non si stupì e non se la prese. Anzi, tutta quella fermezza stava cominciando a convincerlo. Perché se il suo Capitano aveva deciso di ricorrere ad un comportamento così rigido e apparentemente distaccato, ciò non poteva indicare altro che la presenza di un forte motivo di fondo. E forse, come spesso capitava quando c'era di mezzo il Primo Ufficiale vulcaniano, qualcosa gli stava sfuggendo o gli era stato nascosto.
In un tale stato di emergenza, c'era bisogno di fiducia. E McCoy decise - forse per abitudine, forse per amicizia, forse perché questa stessa decisione non lo aveva mai tradito – di fidarsi del suo Capitano, che questi avesse delle prove o che il suo fosse solo un sesto senso.
«No, non arriverei mai a questo.» rispose, strofinandosi le mani sudate e lasciando trasparire un lieve sorriso conciliatore.
Kirk sembrò intuire in quel piccolo cenno tutto ciò che il Dottore in pochi secondi aveva decretato. Lasciò quindi che l'ombra di un sollievo gli percorresse gli occhi.
«Capitano,» si intromise Scott, che nel frattempo aveva cominciato a svolgere i compiti a lui affidati «non ho trovato alcuna prova che qualcuno abbia violato il suo computer. O è dannatamente bravo, oppure ha fatto tutto da qui, accedendo normalmente al suo terminale.»
«Analizzi i video della sicurezza e controlli se qualcuno si è avvicinato al mio alloggio dall'inizio dell'ultimo turno.» ordinò Kirk immediatamente, quasi la discussione appena avuta con l'Ufficiale Medico Capo non lo avesse scosso minimamente. Aveva raggiunto quello stato in cui qualsiasi imprevisto, scoglio o difficoltà non sono altro che un sottile velo da attraversare, tanto fragili contro la convinzione da non venire nemmeno registrati, se non come piccoli fastidi da scacciare via con un gesto della mano.
«Sì, Signore.» rispose l'ingegnere, prima di andarsene con passo deciso e veloce.
McCoy osservò il suo compagno di bevute lasciare l'alloggio. Solo allora si rese conto di non sapere perché Scotty si fosse trovato lì. La cosa lo preoccupò.
«Jim, cosa diamine sta succedendo?»

   
 
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