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Autore: dishorder    08/01/2017    1 recensioni
Respiro e chiudo gli occhi, piango per un po' e poi respiro di nuovo
Flashfic - 457 parole
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiudo piano la porta della mia stanza e senza far rumore esco di casa. Di stare chiusa in camera non ho più voglia, sento il bisogno di fare una passeggiata, di liberare un po' i pensieri, di non pensare a niente. Cammino a vuoto nelle strade di questo piccolo paese di mare, non c'è nessuno. Sono sola. A farmi compagnia c'è solo il cinguettare degli uccelli sugli alberi. Ma va bene così, non desidero altro in questo momento. Continuo a camminare fino a che non arrivo alla spiaggia, il mare di notte è probabilmente una delle cose più belle che abbia mai visto. Mi levo le scarpe e poggio i piedi sulla sabbia fredda. Inizio a sentirmi più leggera. Comincio a camminare affondando passo dopo passo i piedi nella sabbia, la spiaggia è vuota, sono sola. Mi siedo vicino il mare, guardo l'orizzonte per qualche secondo e poi mi stendo. Il rumore delle onde che si frantumano sulla spiaggia mi inonda le orecchie e il cielo in alto pieno di stelle mi riempie gli occhi. Mi sento leggera. Vedo quei luccichi nel cielo e tutto passa. Respiro e chiudo gli occhi, piango per un po' e poi respiro di nuovo. Avrei voglia di urlare, ma rovinerei l'atmosfera meravigliosa che il mare crea e no, non ne ho il coraggio. Tutto piano piano sfugge, non capisco più nulla. Ci sono momenti che non riesco più a controllare ed altri che rischiano di portarmi ad impazzire. Respiro perché sento di doverlo fare, perché probabilmente se non ci pensassi non lo farei. Respiro e piango, le lacrime lente scendono lungo la faccia. Non capisco se a causa di tutto il casino che sento in testa o perché il mare mi ha sempre fatto provare questa sensazione di vuoto che mi riempie inconsapevolmente dentro. Sono un po' persa, vorrei poter levarmi di tutto quello che ho addosso, buttarmi in acqua ed iniziare a nuotare fino a che le braccia non reggono più. Mi metto di nuovo a sedere e guardo le onde. Alla fine sono un po' come loro, mi frantumo ma continuo a tornare verso il mare, come se fosse una calamita, perché è tutto quello che ho, perché altrimenti non potrei più respirare, ma ogni volta che lo faccio, ogni volta che l'acqua sbatte sulla spiaggia perdo un po' di me stessa. Cambio, non sono più la stessa, ma resto comunque dove sono. Respiro, mi alzo e inizio a camminare. Mi avvicino all'acqua, è fredda eppure non percepisco nulla. Guardo l'infinita distesa d'acqua e mi chiedo se mi merito davvero tutto questo. Respiro e resto così, probabilmente per ore, a guardare l'immensità del mare e a chiedermi se, da qualche parte, qualcuno sta facendo lo stesso. .



  
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