Crossover
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Autore: Ash Visconti    08/01/2017    4 recensioni
Europa, inizi del secolo XI: in pieno medioevo due cavalieri d’oro, Crysos dei Pesci e Acubens del Cancro indagano su alcune attività sospette di cavalieri rinnegati, ma ben presto si troveranno coinvolti in un’avventura che coinvolgerà loro e il misterioso Regno Argentato ed il Regno Dorato.
Crossover tra Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Nota AU inserita per il fatto che due universi condividono lo stesso universo.
Da un'idea originale di Suikotsu autore qui su EFP. La storia è da considerarsi in continuity con la sua fic "Le guerre degli dei". Non è necessario aver letto le sue fic per comprendere questa fic.
AVVISO: STORIA PER IL MOMENTO INTERROTTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se c'ho messo molto tempo, ma prima ho avuto la febbre e poi ho una vita fuori da EFP.




Capitolo 11 - Verso una nuova battaglia.


“Per avere aggredito senza motivo un’ancella del palazzo reale e per avere resistito con violenza all’arresto vi condanno alla gogna, nella speranza che ciò vi inculchi un poco di buonsenso”.
Questa fu la dichiarazione del Principe Endymion, che, seduto sul trono, pronunciò la sentenza a cui condannava i quattro membri della Setta del Sole arrestati quella mattina che avevano aggredito Thetis, una delle ancelle di Beryl.
Mentre le guardie li portavano in piazza dove li avrebbero messi alla gogna, preparata apposta, Endymion si allungò sul trono.
“E questa è solo una delle mie tante giornate da futuro re ma confido che il mio sarà un Regno pacifico”.
“Ve lo meritereste davvero, principe” disse Crysos, sbucando da dietro un angolo.
Il Cavaliere era giunto quella mattina al lontano e misterioso Regno Dorato coi suoi due compagni, restando meravigliato come loro dalle meraviglie che aveva visto in quell'angolo sperduto del mondo. Su permesso del Principe aveva assistito al giudizio.
“Infatti. Oh, abbiamo visite”.
Nella sala entrò passo rapido Kunzite, scuro in volto.
“Principe, c’è un problema”.
“L’avevo intuito dalla tua faccia, cosa succede?”
“I solariani. Non sono affatto contenti dell’arresto dei loro confratelli. Meglio se vai in piazza a vedere”.
Accigliato, Endymion si alzò e si diresse a passo svelto verso l’uscita del palazzo. Kunzite lo seguì e poco dopo Crysos fece la stessa cosa.
“Chi sono questi solariani?” domandò al Principe.
“Sono i membri della Setta del Sole, un gruppo religioso dedito alla venerazione del Sole stesso”.
“Venerazione del Sole? Quindi sono seguaci di Apollo?”
“Non lo so, ma… no, non ho mai sento nominare Apollo nelle loro orazioni o discussioni private, quindi direi propri che non c’entrano nulla col Dio greco del Sole.”
“In ogni caso sono spesso e volentieri una seccatura, non so proprio come fanno ad avere così tanti affiliati” borbottò Kunzite.
A passo svelto i tre uomini giunsero nella piazza antistante al palazzo.
Lì una piccola folla rumoreggiava, davanti alle gogne in cui erano piazzati i solariani condannati dal principe.
“Liberateli!”
“In nome del Sole non potete tenerli prigionieri!”
“Libertà!”
“Lasciateli andare o ci penseremo noi!”
“Sol Invictus!”
La folla agitava i pugni ed i randelli ed urlava insulti alle guardie , che tesissime, tenevano le lance puntate contro la gente.
Crysos notò che la folla di solariani indossava le vesti più svariate: la maggior parte di loro vestiva di rosso, mentre alcuni vestivano di arancione oppure erano in abiti civili ma con una sciarpa di seta rossa attorno al collo.
Le guardie tuttavia si rasserenarono vendendo il Principe e Kunzite arrivare, ed anche la folla si zittì, anche se non mancò di osservare incuriosita quello straniero bello come solo un Dio può esserlo, vestito d’una splendida armatura d’oro.
“Voi! Tornate nelle vostre case!” urlò il Principe del Regno Dorato. “Ve lo ordina il vostro futuro re!”
Ma tra la folla nessuno sembrò ascoltarlo, anzi urlarono più forte, sbraitando che volevano i loro confratelli liberi, e subito.
D’un tratto Endymion notò uno dei solariani, uno vestito di rosso, alzare un randello, ma prima che potesse fare qualcosa, il tizio cadde a terra di schiena come un albero tagliato e la folla si ammutolì di nuovo.
“Calma gente, tenete giù le armi e vediamo di non farci male” disse forte e chiaro Crysos ancora col braccio destro teso in avanti come se dovesse lanciare qualcosa.
“Che hai fatto?” chiese Endymion.
“L’ho neutralizzato”.
“E come?”
“Oh, con quella”. Ed indicò una rosa rossa in faccia al solariano. “Tranquilli, il vostro compare è solo svenuto; si riprenderà tra qualche ora” gridò poi alla folla. “Ma vi avverto: le mie rose sono anche armi micidiali!”
“Da quando le rose sono armi micidiali?” chiese Kunzite alzando un sopracciglio.
“Le mie lo sono” rispose semplicemente il guerriero dorato.
In quel mentre un uomo si fece largo tra la folla per portarsi avanti a tutti.
“Fermi, fermi! Lasciate fare a me!”
L’individuo era un uomo alto e magro, avanti con gli anni, con corti capelli grigi ed occhi chiari.
Indossava la stessa veste degli altri solariani, ma era di colore giallo, l’unica di quel colore tra i membri della Setta del Sole.
“Principe”, salutò con deferenza.
“Sommo Sacerdote Delo, è un piacere rivederla” replicò freddamente Ednymion.
“Anch’io vorrei chiacchierare con voi in circostanze più tranquille, sire. I miei fratelli e sorelle si sono piuttosto alterati quando hanno saputo dell’arresto di questi quattro”.
“Lo vedo bene”, commentò acido Endymion.
“Mi scuso per il loro... ehm, elevato senso di comunità e frattellanza, ma forse possiamo trattare…”
“Certamente: voi tornate alle vostre case ed aspettate pazientemente che i vostri “cari” confratelli scontino una pena che si sono meritati”.
“Ma…”
“Niente ma, Delo,” replicò duro il Principe, in certi casi bisognava fare gli inflessibili. “O devo prendere questa folla agitata per una rivolta alla corona?”
Il Sommo Sacerdote arrossì. “Ma, principe, la nostra fedeltà alla corona è salda, gli animi si sono scaldati per amore dei loro confratelli tutto qui”.
“Allora chiuderò un occhio se sgombrate la piazza”.
“D’accordo, arrivederci principe, che il Sole v’illumini. Tornate a casa!” gridò poi con autorità Delo alla folla di solariani.
Qualcuno protestò ma nessuno disobbedì apertamente.
 “Avete sentito il Sommo Sacerdote, no? Andiamo!” gridò un uomo giovane vestito di arancione alle proteste di alcuni.
I tre aspettarono che la folla si disperse, poi dopo che il principe ebbe scambiato alcune parole con le guardie tornarono verso il palazzo.
Kunzite sospirò.
“Porco di quel so io chi, ‘sti tizi sono bravi a far saltare i nervi.”
“Vi causano problemi molto spesso?” chiese Crysos.
“A volte sì, a volte se ne stanno tranquilli” rispose l’argentato.
“Non avete preso provvedimenti contro la Setta del Sole?”
Il Principe sospirò.
“Non hanno il divieto di celebrare la loro religione, sarebbe davvero ingiusto vietarlo,  violeremo i principi questo regno; ma lo vedi anche tu: spesso costoro esagerano quando sono in preda all’esaltazione”.
“Zoisite ti direbbe di bandirli, se fosse qui” fece notare Kunzite.
“E sarò ricordato con nomignoli poco carini e molto indesiderati”.
“Ed io, Zoisite, Nephrite e Jadeite, e tutti i membri del consiglio reale ti diremo di fregartene”.
Endymion sorrise. “Che farei senza di voi?”
Proseguirono in silenzio fino alle porte dl palazzo, dove il Cavaliere d’Oro fece un osservazione.
“Hanno osservato molto attentamente la mia armatura quei solariani…”
“Beh, logico: è d’oro!” commentò Kunzite. “Chissà quanto vale”.
“In realtà è fatta di altri materiali oltre all’oro, e non è così semplice fonderla per ricavare delle barre d’oro, ma lasciamo perdere. Ho notato che questi solariani indossano vesti uguali ma di colore diverso, ha qualche significato tutto ciò?”
“Sì, i colori rappresentano il grado all’interno del gruppo: giallo per il sommo sacerdote, arancione per gli alto sacerdoti, casta d’elité all’interno del gruppo, e rosso per i semplici sacerdoti. I novizi vestono abiti normali ma portano una sciarpa di seta rossa attorno al collo”.
“Speriamo che ora quelli ci diano un po’ di pace, abbiamo già abbastanza problemi con questi rinnegati che vengono dalla Grecia e vogliono per qualche oscuro motivo una statuetta, e non sappiamo se e quando si faranno vivi”.
“Io ed i miei compagni siamo qui per questo” assicurò Crysos alle parole di Kunzite.
Endymion sospirò: la piega che stavano prendendo gli ultimi giorni non piaceva né a lui né a nessun’altro.
 “Ho dei gran brutti presentimenti per il futuro”.
Crysos rimase un attimo in silenzio.
“Sì, anch’io” ammise.
 
 
Serenity camminava su e giù per la sua stanza, con l’animo in preda a grandi dubbi.
La sorte di Sailor Venus, la impensieriva. Sailor Venus, la sua guardia del corpo, la leader delle sue guardie del corpo, l’amica che conosceva sin dall’infanzia, con cui giocava da bambina, con cui da grande scherzava sugli spasimanti della guerriera di Venere e fantasticava sul principe azzurro che l’avrebbe portato all’altare. Ed ora dov’era? Prigioniera chissà dove, chissà se stava bene…
Osservò Artemis: il gatto bianco era seduto su una sedia, mogio mogio, anche lui in pensiero.
La porta si aprì e la gatta Luna entrò nella stanza.
“Buone notizie! La Regina ha trovato Sailor Venus grazie allo Specchio Magico!”
Serenity sapeva che sua madre aveva con sé uno specchio magico vecchio di generazioni che usava, come i suoi antenati per rintracciare i lunari dispersi.
“Allora, dov’è?” chiese ansiosa.
“Sulla Terra!”
La Terra?
“La Terra?” fece Artemis. “Ma vengono da lì gli aggressori?”
“Non si sa con certezza, comunque  è lì che si trova attualmente, e l’esercito si mobiliterà immediatamente per recuperarla.”
“Bene, almeno c’è possibilità di salvarla.
Serenity però non era tranquilla: il fatto che l’avevano rapita scambiandola per lei la faceva preoccupare moltissimo: che le avrebbero fatto quando si fossero accorti che non era la Principessa della Luna?
Di scatto si avviò verso la porta della sua stanza.
“Uh? Dov’è che vai?” chiese Artemis.
“Da Sailor Venus!”
Luna inarcò un sopracciglio.
“In che senso scusa?”
“Nel senso che accompagno il generale Tsukoyomi a salvarla!”
“Eh?” gridò Artemis. “Ma non sei una combattente, e poi tua madre ti ha vietato di uscire dal regno!”
“Non m’importa!” dichiarò la Principessa avviandosi alla porta. “Non starò qui ad aspettare!”
Prima che raggiungesse la porta Luna si piazzò tra lei e l’uscita della stanza, osservandola severamente.
“Perché vuoi andare?”
“Perché una mia amica è stata catturata da gente che l’ha scambiata per me! Luna, spostati per piacere”.
“Principessa” intervenne la gatta guardandola con serietà negli occhi. “Non è che volete fare un altro giro sulla Terra?”
Serenity arrossì. “Non è vero!” strillò indignata. “Non centra niente con questo, sono solo preoccupata a morte per Sailor Venus!”
“Anch’io e le altre guerriere sailors siamo preoccupate, cosa credi! Ma dobbiamo avere fiducia in… Ehi!”
Serenity aveva praticamente scavalcato Luna per aprire la porta; la spalancò e si fiondò a passo svelto nel corridoio.
Nel corridoio c’era già Sailor Mars che si stava avviando verso la stanza della Principessa.
“Oh, Principessa! Stavo giusto cercando te! Dov’è che vai?”
“Mia madre dov’è? Devo parlarle. E’… urgente”.
“Oh beh, è nella sala del trono col Generale Tsukoyomi, Mercury e Jupiter. Ti ci accompagno”.
“Sì, grazie”.
“Ehi aspetta!” esclamò Luna correndo dietro alle due, seguita da Artemis.
Nella sala del trono c’erano sua madre, seduta sul solito trono, il generale, intento a parlare con lei in piedi, e, un po’ in disparte, Jupiter e Mercury.
All’arrivo delle due e dei gatti, tutti si voltarono nella loro direzione.
“Ah, Serenity!” salutò la madre, “Stavamo giusto discutendo sugli ultimi dettagli per l’operazione per salvare la tua impavida guardia”.
“Nonché recuperare il maltolto” aggiunse Tsukoyomi.
“Partirete presto?”
“Sì, Principessa. Grazie a vostra madre che ha individuato Sailor Venus possiamo agire senza indugio. Il piano è semplice ma è efficace: prima la liberiamo e poi diamo una lezione memorabile ai rapitori. Stavamo decidendo chi delle vostre guardiane verrà nella missione; ovviamente hanno tutti e tre gli interessi per venire, ma ho deciso che mi avrebbero accompagnato Jupiter per la sua forza e Mercury che ci aiuterà nei piani strategici”.
“Sì, è una buona idea” commentò Artemis.
Vendendo l’erede al trono di animo cupo, Tsukoyomi decise di rassicurarla.
“Non preoccupatevi Principessa; Sailor Venus, sarà salvata, un gran numero di giovani volontari freme dalla voglia di salvare la donna più bella della Luna”. Rise. “Senza togliere merito alle altre donne in fatto di bellezza, sia chiaro”.
La risatina del Generale trovò eco tra le donne presenti, ed anche la Regina sorrise leggermente.
“Ehm, Madre, Generale, c’è una richiesta che voglio fare” cominciò la Principessa, decisa a chiudere la faccenda immediatamente.
 “Cosa, cara?” fece la madre.
Serenity stette per un momento in silenzio, sentendo gli sguardi curiosi degli altri, e quello serio di Luna su di lei. Era una richiesta forte la sua e sua madre non avrebbe approvato, lo sapeva, ma ci avrebbe provato  comunque.
Prendendo fiato, Serenity buttò fuori in un colpo quel che pensava.
“Voglio accompagnarvi nella missione di salvataggio!”
Tutte le persone presenti fissarono la bionda principessa della Luna come se avesse appena detto la più grande sciocchezza dell’universo. Serenity però si sentì poco a disagio, sicura della sua decisione.
“Accompagnarci?” fece Jupiter perplessa.
“Sì, venire con voi” rimarcò la principessa evitando di guardare la madre, che la fissava severamente.
“E’ fuori discussione, Serenity, tu non ti muovi da qui!”
“Madre…”
“Non hai sentito quel che ho detto?”
“La Regina ha ragione, Principessa” intervenne più gentilmente Sailor Mercury. “Sei preoccupata per Sailor Venus e ti capisco, anch’io, tutte noi lo siamo, ma non c’è bisogno che venga anche tu”.
“La nostra parola di riportarla indietro non vi basta?” chiese Tsukoyomi accigliato.
“No”, ammise Serenity dopo un attimo di silenzio. “Non del tutto. Voglio essere là quando sarà libera. Chiedo solo questo”.
“Scordatelo! Prima sparisci sulla Terra per ore, ed ora vuoi lanciarti in una battaglia? Tu hai una tendenza a cercare la morte!” aggiunse la Regina puntandole un indice accusatore.
“Ma non intendo combattere, madre, starò a guardare, sarò fuori dal conflitto”.
“No”.
Serenity scosse “Lo faccio per Venus”.
“Aspettala qui”.
La bionda Serenity scosse la testa.
“No. Non ce la faccio ad aspettare qui”.
“Ah, ma tu vuoi farmi morire di crepacuore, figlia sconsiderata!”
Le sailors e Tsukoyomi si scambiarono sguardi perplessi ed indecisi: oltre all’aspetto fisico, la Principessa del Silver Millennium aveva ereditato anche un bel po’ di testardaggine dalla madre su certe decisioni.
Personalmente, il generale era molto critico sull'interesse mostrato più volte dalla Principessa per un mondo sì bello, ma abitato da esseri violenti ed inferiori, e si chiese se la Principessa in ciò non vedesse un occasione per visitare “legalmente” la Terra…
Avrebbe volentieri rifiutato di portarsi dietro la Principessa, però in quelle situazioni di attrito tra lunari aveva imparato dal padre che in quelle situazioni era meglio fare da mediatori e cercare di trovare una soluzione accettabile.
E forse ne aveva una.
“Calma, calma, forse si può trovare un compromesso che soddisfi entrambe…”
“Ne dubito, generale!”
“Via, via maestà, lasciatemi proporre, se voi e vostra figlia andate avanti a discutere non ce la caveremo più. Se la facessimo venire?”
“COSA?” sbraitò la sovrana. “Mia figlia non va da nessuna parte!”
Le sailors, Luna ed Artemis si guardarono a disagio: l’ultima volta che avevano sentito la loro sovrana sbraitare così era stato quando aveva scoperto che la figlia si era fatta un giretto di nascosto sulla Terra, in barba ai divieti.
“Non sto dicendo che dovrebbe stare trai combattenti sia chiaro, ma potrebbe stare lontana dalla battaglia, e quando tutto sarà finito potrà finalmente abbracciare la sua cara amica”.
“Esatto, generale, questa era la mia idea, grazie!” esclamò la Principessa esibendo il miglior sorriso scalda-cuore del suo repertorio.
“Lo faccio per risolvere questa disputa; in realtà anch’io ritengo che voi dovreste restare qui”. Il Generale raffreddò la felicità della Principessa.
La Regina non rispose, e Tsukoyomi tornò alla carica.
“Starà nelle retrovie. Le darò una scorta di uomini scelti che la riporteranno sulla Luna se le cose dovessero prendere una piega inaspettata. Che ne dite? Mi sembra un buon compromesso che soddisferà entrambe”.
“D’accordo” concesse con riluttanza la Regina, come se qualcuno cavasse fuori di bocca quella concessione con le tenaglie.
“Generale, guardiane, a voi affido la cura e la salvaguardia di  questa mia sconsiderata figlia. Guai a voi se quando torna ha anche un solo graffio”.
“Sì, Regina!”
Tsukoyomi aggiunse mettendosi una mano sul cuore:
“Mia Regina, Principessa, vi prometto questo: quegli sporchi invasori la pagheranno. Subiranno sulla loro pelle la nostra ira e la nostra forza. E quando giaceranno a terra morenti, umiliati e sconfitti capiranno la portata della loro follia e si pentiranno amaramente di aver attaccato il nostro splendido regno! Ma allora sarà troppo tardi per i ripensamenti”.
 
 
“Allora siamo pronti o no?” chiese Daniel del Corvo giocherellando coi suoi coltelli da lancio.
“Calma, il gran capo sta prendendo le ultime decisioni con gli Elfi Oscuri” gli rispose Georgios della Balena.
“Uff!” l’ex Cavaliere di Atena fissò la città dl Regno Dorato immersa nel tramonto. Dovette ammettere a sé stesso che i riflessi del Sole sui tetti e le cupole d’oro producevano un grandioso effetto d’occhio.
“Sai che detesto? L’attesa prima della battaglia. Specie quando rimandano l’attacco per chissà quale motivo. E’ snervante”.
“Almeno ti sfoghi quando danno finalmente l’ordine d’attacco”.
“Giusto”.
Osservando nuovamente i tetti dalle tegole d’oro, si chiese dove avessero trovato tutto quel ben di Dio con cui decorare la sommità delle case. Invero, quel luogo aveva il suo fascino e non aveva apri sulla Terra, chissà poi com’era il Regno Lunare.
“Sai, dovrebbero chiamarla “La Città dove l’oro scorre a fiumi”, attirerebbe un mucchio di visitatori”.
“Che vorrebbero rimpinguare il proprio borsello”.
“Giusto anche questo”.
Gettò uno guardo attorno: i guerrieri di Svartalfheim erano allineati in attesa dell’ordine di marciare e di passare all’azione.
Di rinnegati dl Grande Tempio, solo lui, Georgios ed il loro leader Megaleìo avrebbero preso parte all’assalto per mettere le mani sulla statuetta. Gli altri sarebbero rimasti nascosti al loro rifugio.
Forse Francesco dl Cane Maggiore non sarebbe stato male come aiuto, ed anche Roberto di Cerbero. Quanto ad Arles ed Artemisia… beh, meno aveva a che fare con quegli squilibranti meglio era. Ma il loro capo Megaleìo era un’ottima aggiunta: sarebbe stato l’uomo più bello della Grecia (o del mondo intero, perché no) ad occuparsi di Crysos dei Pesci.
“Il Re degli Elfi Oscuri non parteciperà alla battaglia, ci penseranno i suoi due generali, Cardham ed Imor” disse tra sé l’ex Cavaliere della Balena.
“Furbo: manda avanti i lacchè, così non rischia. Ma è il re dopotutto, non un soldato qualunque, perché dovrebbe rischiare?”
Lanciò per aria un coltello, per poi riafferrarlo al volo.
“Ma il nostro capo è diverso, eh? Megaleìo combatterà con noi”.
Georgios annuì. “Megaleìo è sempre stato il nostro lume, ed ora ci guiderà alla rivincita contro i Cavalieri di Atena ed ad un nuovo futuro”.
Improvvisamente tra le truppe ci fu movimento, e poco dopo, Megaleìo, avvolto in un ampio mantello, bello come sempre, la fluente chioma nera che gli danzava sulle spalle, raggiunse i due cavalieri d’argento.
“E’ ora” disse semplicemente.
Gli Elfi Oscuri cominciarono a muoversi, seguiti dalle sagome gigantesche, pelose e grugnenti dei Grendel. Nel mondo là fuori il sole era ormai calato, lasciando posto alla notte, ambiente più ideale per un abitante di Svartalfheim.
Daniel studiò la punta del suo coltello da lancio prima di rimetterlo nel fodero.
“Finalmente inizia il divertimento”.

 
   
 
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