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Autore: benedetta1999    09/01/2017    0 recensioni
Benedetta e le sue due migliori amiche si trasferiscono in Canada per iniziare una nuova vita, per lasciarsi alle spalle le sofferenze e i dolori dell'adolescenza. Sarà molto difficile per la protagonista adattarsi, tante cose nuove da imparare, nuovi studi da intraprendere e un lavoro estenuante che non le darà neanche il tempo di respirare, ma sarà qualcuno a stravolgere la sua monotana ed impegnata vita; che aprirà le porte del suo cuore e della sua mente per fargli prendere una boccata d'aria.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

  12 Agosto 2016, Venerdì 6.30 a.m

Qualcosa nella stanza iniziò prima a vibrare..poi a suonare...sentii porte che sbattevano..persone che parlavano ..'Benny è ora di alzarsi'
 Cavolo avevo di nuovo ignorato la sveglia, se arrivavo  tardi a lavoro ero fritta...forza e coraggio Benedetta, alzati, preparati e vai a lavoro così la facciamo finita, pensai.
Feci scivolare piccole parti del mio corpo fuori dal  piumone , per evitare l'impatto gelido con l'ambiente esterno, ancora non mi capacitavo come ,malgrado il riscaldamento al massimo, la mia stanza continuava ad essere la più fredda della casa (eh bhe ovvio, solita fortuna). Mi diressi verso il bagno,non potei fare a meno di notare il riflesso del mio viso nello specchio: dei profondi cerchi viola solcavano il contorno degli occhi, dovevo dormire di più ma gli incubi persistevano e non riuscivo a trovare un rimedio per farli passare, era come se avessi preso appuntamento con loro.. Mi lavai i denti e la faccia, pettinai i capelli troppo lunghi e rovinati e scelsi velocemente qualcosa da indossare. Già in corridoio potevo sentire l'odore del caffè appena fatto e il rumore dei cereali versati nelle tazze.. dio quanto amavo la colazione, sopratutto quando era Ilaria a prepararla-
'Buongiorno ragazze' dissi alle mie due coinquiline Ilaria e Martina entrando in cucina
'giorno!'
'Ora mi puoi spiegare come fai a non sentire quella sveglia? é martellante! se non ti aiuta a svegliarti, ti prego distruggila perchè sveglia noi e noi ce l'abbiamo gia una sveglia'
'Già Martina che tira l'acqua del cesso hahah, comunque non è colpa mia, la sentirei se dormissi abbastanza'
'ancora incubi?'mi chiese Ila, le risposi con un'alzata di spalle
'Potresti provare con un po' di camomilla ' propose Martina
'potrei ma non ne vado matta, sai che preferisco il tè'
' si beh ma in qualche modo dovrai fare, sei impegnata tutto il giorno, devi riposare altrimenti crollerai prima o poi '
Oramai era piuttosto chiaro quale fosse il ruolo di Ilaria nella mia vita era un misto tra una mamma rompi scatole e un infermiera insistente , si prendeva sempre cura di me e Martina quando non stavamo bene ma d'altronde, in quanto studentessa di medicina, si suppone fosse questo il suo scopo anche se ci trattava come delle vere e proprie pazienti. Martina invece era la pazza della casa, non che la mangiona di turno ,avesse potuto vivere solo di pane e focaccia lo avrebbe fatto( non ingrassando neanche di un kg), ma la vigilessa della salute non glielo  avrebbe permesso mai!
Per dire tutto in modo generale loro erano due delle mie migliori amiche, ci eravamo trasferite da pochi mesi in Canada,subito dopo la fine della maturità e vivevamo tutte e tre in un appartamento vicino al centro di Toronto dove  lavoravamo e studiavamo.Prima di trasferirci avevamo fatto una piccola 'vacanza' con i nostri padri per cercare casa, scegliere le università ecc.. insomma per verificare se il trasferimento fosse una cosa fattibile e fortunatamente siamo riuscite a trovare gli studi che ci interessavano e piccoli lavoretti per permetterci il mantenimento nel nuovo paese. Martina studiava lingue straniere all'University Lenguage of Toronto, Ilaria  ortopedia all'University of Science and Medicine e io economia presso l'University of Toronto. I primi mesi furono davvero duri, avevamo dovuto comprare alcune cose per la casa (già arredata grazia al cielo), imparare i pagamenti delle bollette e delle tasse, girare mille volte le stesse zone della città prima di saperci orientare e ovviamente prepararci per l'inizio dei corsi e dei lavori. Tutte e tre lavoravamo in posti differenti, abbastanza vicina a casa nostra quindi a parte casi speciali ci spostavamo principalmente a piedi; Ilaria lavorava come segretaria presso una clinica ortopedica, Martina  in un asilo nido come maestra  mentre io in un famoso bar chiamato Jipsy.. so che può sembrare patetico ma era l'unico posto di lavoro che mi concedeva orari flessibile che mi permettessero non solo di studiare ma di avere anche un minimo di vita sociale, e poi mi pagavano bene ,quindi era più che perfetto.
Quel giorno avevo il turno intero al bar, quindi dopo aver salutato le mie amiche, uscii dall'appartamento con la mia tazza fumante di tè English Breakfast (il mio preferito!) e mi diressi a lavoro. Erano appena le sette e mezza che già qualcuno aspettava fuori dal bar per ordinare il suo caffè, comunque entrai dalla porta laterale, posai la borsa nel mio armadietto del retro bar e mi misi la mia tenuta da barista ( maglietta bianca e grembiule nero, niente di speciale o stravagante come quelle assurde divise che spesso fanno vedere nei film con ridicoli cappelli a forma di muffin sulla testa).Lavoravo con due fratelli gemelli, Josh e Matt, due pazzi scatenati che adoravo; rendevano le giornate lavorative meno pesanti e poi avevano la capacità di farmi ridere a crepa pelle ed entrambi gay  quindi posso lasciarvi immaginare le profonde conversazioni che avvenivano dietro il bancone.
Avete presente quando vi svegliate e  vi invade quello strano presentimento che vi porta a pensare che quel giorno sarà un inferno ? o volgarmente parlando una giornata di merda? Ecco quella mattinata non fu per niente di buon auspicio. Appena entrata in servizio una donna sulla quarantina continuava a chiedere dove fosse finito il suo caffè, un uomo dava ordinazioni a raffica al fantasma formaggino probabilmente, perchè nessuno lo stava calcolando minimamente e almeno sette persone con i loro bei muffin in mano si ammassavano di fronte alla cassa chiedendo di poter pagare.... come dicevo un inferno. Il brutto di lavorare in un famoso bar a Toronto era proprio il numero impressionante di clienti che arrivano ogni ora, in pratica non si aveva un attimo di pausa. Tutta la giornata più o meno ebbe lo stesso afflusso del mattino, arrivata alle 13.00  non sentivo neanche più le gambe.
Finalmente, all'alba delle 16.00 io, Josh e Matt ci concedemmo una tazza di tè e qualche biscotto, giusto per metterci un po' in forze visto che non avevamo avuto neanche il tempo di pranzare. Ottenere questo lavoro fu la fortuna più grande di tutte perchè Josh era il titolare del bar e quando vedeva il locale meno pieno mi permetteva di tornare a casa a studiare. Non occore dirvi quanto questo mi aiutò per le lezioni e le preparazioni degli esami, senza contare che spesso e volentieri mi aiutava essendo lui stesso un contabile e un datore di lavoro. Il locale si stava piano piano svuotando, le persone sedute ai tavoli si potevano ormai contare sulle dita di una mano  ma proprio quando Josh mi diede il permesso di tornare a casa, un gruppo di ragazzi fece capolinea nel bar tutti allegri e raggianti.. credetemi quando vi dico che la mia faccia era più o meno come quella di una bambina che appena finito di fare i compiti, vogliosa di andare a giocare in giardino, se ne vede assegnare degli altri. Josh mi guardò, poi alzò le spalle e disse ' bene, direi che il tuo presentimento era piuttosto esatto stamattina'
'Già che fortuna avere un sesto senso infallibile' gli risposi con una smorfia in faccia.
Con noi lavorava anche un altra ragazza ,Kelsey che serviva i tavoli. Si era appena seduta per la prima volta in tutto il giorno ed ebbe la mia stessa espressione quando il gruppetto fece irruzione nel locale; si alzò, prese il suo taccuino e si diresse verso di loro.
Dopo aver preparato l'ordinazione dei ragazzi, Kelsey mi chiese di aiutarla con il servizio cosi andai a portare due bollenti tazze di tè nero a due giovani signore che chiaccheravano sul perchè tre pennellate a caso su una tela venissero considerate  opere d'arte. Stavo  proprio per avvicinarmi al tavolo delle due quando improvvisamente un ragazzo si alzò  venendomi contro e facendomi rovesciare addosso entrambe le tazze di tè. Sul momento pensai di aggredirlo con la prima cosa che mi capitasse sotto mano, ma poi un dolore lancinanti mi fece distogliere lo sguardo dalla stanza per soffermarlo sulla mia mano destra, che era diventata rossissima. Se vi può far piacere non imprecai, il che fu una sorpresa per tutti, anzi in realtà mantenni il controllo , neanche un piccolo ahi uscì dalla mia bocca, niente, mi limitai ad abbassarmi e a tirare su quel che rimaneva delle tazze infrante sul pavimento.
'oh mio dio scusami tanto, mi stavano stuzzicando e d'istinto mi sono alzato'
Il ragazzo che mi aveva urtato ora stava di fronte  a me, intento ad aiutarmi con i cocci dei piattini. Notai subito chi fosse ma sul momento non mi ci soffermai ero troppo impegnata a ripulire il casino che aveva combinato e a controllare la mia mano che nel frattempo aveva cessato di essere mia, infatti...
'oh mio di Benedetta la tua mano! Si è gonfiata da morire, vado a  chiamare Josh o Matt' urlò Kelsey
' no davvero non farlo, non ce n'è bisogno, sto benissimo'
'Benny erano due tazze di tè bollenti, non si scherza con le ustioni, devi andare all'ospedale'
A quelle parole gli amici del colpevole si alzarono d'improvviso (che è una moda?)
' ha ragione la tua amica, se permetti vorremmo accompagnarti noi, è il minimo che possiamo fare'
'bhe veramente non siete stati voi ad urtarmi' disse con voce un po' sarcastica
' ho la macchina parcheggiata proprio qui fuori' Il ragazzo mi indicò un bellissima jeep wrangler nera di fronte al marciapiede..(caspita, si trattava bene il ragazzo)
' Ti rigrazio davvero, grazie a tutti voi, siete gentilissimi, ma no '
'permettimi di rimediare al casino che ho fatto'
'oh no davvero, credo che tu abbia fatto fin troppo, è stato  un incontro molto..caldo grazie ' ( 'a mai più' pensai )
I suoi amici scoppiarono a ridere mentre nel frattempo erano arrivati Matt e Kelsey che con la mia borsa in mano si offrirono di portarmi in ospedale.
Prima di andare via non potei fare a meno di notare le facce dei tre ragazzi che mi guardavano salire in macchina confusi e dispiaciuti, e un po' mi pentii di non aver accettato il loro passaggio, in fondo sembravano tutti simpatici ;ma d'altronde si sa  mai salire in macchina con degli sconosciuti.

 
   
 
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