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Autore: KiarettaScrittrice92    10/01/2017    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il cinema

«Soui sucura?»
«Adrien, potresti smetterla di mangiare con la bocca piena?» lo rimproverò la mora al suo fianco, mentre, come succedeva ormai da quasi una settimana, attendevano che scattasse il verde per attraversare la strada e dirigersi all’ingresso della Dupoun.
Dall’altro lato li attendevano Alya e Nino, che li stavano salutando agitando le mani. Marinette ricambiò il saluto dei due amici, mentre il biondo ingoiava il boccone.
«Scusa... Dicevo, sei sicura?»
Lei abbassò il braccio, che aveva usato per salutare e fece un cenno con la testa per rispondere a lui.
«Me l’ha detto Lila ieri pomeriggio, quando ci siamo sentite.» puntualizzò, spiegando la sua breve risposta.
«E da quando tu e la volpe siete amiche per la pelle?» chiese Adrien pulendosi gli angoli della bocca con il pollice e l’indice, per poi mettere la mano in tasca.
«Non siamo amiche per la pelle Adrien, siamo alleate, dovresti imparare questa parola, visto che ti comporti così anche con Nathaniel.»
Scattò il verde e i due iniziarono ad attraversare la strada.
«Per me sei tu l’unica alleata di cui mi fido, my lady.» rispose facendole l’occhiolino.
La ragazza sospirò esasperata: più passava il tempo più notava che il vero Adrien non era affatto il semplice ragazzo gentile e di classe che immaginava, ma piuttosto era un incrocio tra quello e Chat Noir. Il problema era che spesso il caratterino sfrontato e orgoglioso di Chat Noir ancora la irritava, eppure in fondo, sapeva bene che amava anche questo suo lato, non per nulla si era innamorata anche di Chat prima ancora di scoprire che erano entrambi la stessa persona.
I due raggiunsero gli amici al limitare della scalinata che li avrebbe portati a scuola.
«Allora piccioncini come va la convivenza?» chiese Alya con il suo solito tono malizioso e divertito allo stesso tempo.
«Alya per favore, non ricominciare…» rispose scocciata la corvina, superando gli amici e salendo le scale.


«Ma che le hai fatto?» gli chiese Nino, stupito del comportamento della ragazza.
«Ah tranquillo, è solo un brutto periodo. Insomma è bello stare insieme tutto il giorno, ma le cose a casa da me non sembrano migliorare e siamo entrambi un po’ preoccupati, tutto qui.» rispose il biondo con un’alzata di spalle, iniziando a salire gli scalini coi due amici.
«E come se non bastasse Chat Noir e Ladybug sembrano spariti da quasi una settimana. - attaccò Alya pensierosa - È strano, non ci hanno mai messo così tanto ad intervenire.»
«Magari non sono soltanto gli eroi di Parigi e sono da qualche altra parte a salvare qualcun altro, in fondo, nonostante il padre di Adrien sia stato akumatizzato, non ha fatto danni fino ad ora, perciò magari non se ne sono neanche accorti.» rispose il fidanzato.
«È possibile. In fondo noi lo sappiamo solo perché ce l’hanno detto Adrien e Marinette, ma ancora non si è visto in giro. Però anche questo è strano, che piano avrà in mente Papillon nello sfruttare il signor Agreste in questo modo?» disse pensierosa la ragazza strofinandosi il mento.
Lui li stava ascoltando discutere di ciò che accadeva a casa sua senza dire niente, era come se si fossero dimenticati che lui fosse lì presente.
Il pensiero di quello che era accaduto cinque giorni prima ancora lo infastidiva. Non riusciva a capacitarsene: suo padre, nonostante il suo lato severo e intransigente era una delle pochissime persone di cui si era fidato sempre. Invece no, la sua fiducia era stata mal riposta, suo padre era Papillon: quell’uomo perfido che oscurava i cuori delle persone per ottenere il suo Miraculous e quello di Ladybug. 
Un sacco di volte, prima di addormentarsi sulla chaise-long in camera della sua fidanzata, aveva rimuginato sulle motivazioni e sui sentimenti che poteva provare suo padre dopo l’abbandono di sua madre, ma non trovava mai una giustificazione adatta per tutto quello. Insomma, anche lui era rimasto dispiaciuto, anche lui si era sentito abbandonato e affranto, ma di certo non aveva alimentato quella frustrazione sfruttando Plagg per qualcosa di malvagio. No, non poteva perdonare suo padre.
«Adrien stai bene?» la voce della sua dolce metà lo riportò alla realtà. 
Senza rendersene conto aveva raggiunto l’ingresso dell’aula, Marinette si era avvicinata lui ed ora lo stava guardando preoccupata.
«Sì, sì, tutto ok.» rispose, riscuotendosi e andando verso il suo posto.
Durante la lezione cercò di dimenticare quei brutti pensieri, aveva un piano per il pomeriggio e vista la notizia che Lila aveva dato a Marinette, sul fatto che suo padre sembrava fosse partito per un viaggio di affari, lui poteva stare tranquillo che non sarebbe accaduto nulla per almeno un paio di giorni. In fondo era ovvio, nonostante fosse Papillon, suo padre non poteva certo abbandonare la maison per troppo tempo.


Le lezioni mattutine passarono più lente di quanto si aspettasse: era stata tutto il tempo a prendere appunti e si sentiva spossata. Sapeva però che quella stanchezza non dipendeva affatto dallo spiegare della professoressa Bustier, ma dal fatto che ormai da una settimana a quella parte dormiva male. La notte si ritrovava, la maggior parte del tempo sveglia a cercare una soluzione per sconfiggere definitivamente Papillon, senza fare del male a Gabriel Agreste, ma nemmeno Tikki aveva la vaga idea di cosa fare. Come se non bastasse sentiva Adrien, al piano di sotto della sua stanza rigirarsi nervoso nella chaise-long, probabilmente perché nemmeno lui riusciva a dormire.
L’unica volta che avevano dormito entrambi bene era stata la volta in cui erano rimasti insieme nel suo letto, la sera dell’ultima riunione da Fu, ma il risveglio il giorno dopo era stato talmente imbarazzante per Marinette, che non ebbe più il coraggio di invitare il ragazzo a rimanere con lei.
Perciò quando la campanella suonò, decretando la fine delle ore mattutine, la ragazza tirò un sospiro di sollievo.
«Allora mangiamo insieme per pranzo?» chiese Nino, voltandosi indietro verso di loro.
«Perché no? Possiamo andare al Café de Flore, ho sentito che fanno le insalate migliori di tutta Parigi.» propose Adrien, che aveva finito di sistemare la sua borsa e si era voltato a sua volta verso le ragazze.
«A-al Café de-de Flore?» chiese sconvolta la ragazza sentendosi avvampare.
«Uuuh, la piccola e balbettante Marinette è tornata, credevo non l’avrei più sentita.» scherzò Alya divertita.
La corvina la linciò con lo sguardo, per poi cercare di riprendere un tono normale di voce, anche se le costava parecchia fatica e sentiva ancora quel fastidioso calore alle guance.
«P-perché proprio lì? I-insomma, mio padre fa degli ottimi panini…» cercò di convincerli, ma sinceramente, nemmeno lei si sarebbe convinta se qualcuno le avesse parlato così.
«Dai offro io!» sorrise Adrien, mettendole un braccio attorno alle spalle e scortandola fuori dall’aula, seguiti dagli altri due.
«M-ma…» tentò di protestare ancora, ma Nino parlò prima di lei.
«Non capisco, quale problema c’è ad andare al Café de Flore?»
Alya, a quella domanda fece un verso esasperato.
«Proprio non ci arrivi testa di rapa? È stato il luogo del primo appuntamento di questi due piccioncini.»
«Non era un appuntamento…!» protestò lei, sempre più rossa.
«Oh sì che lo era…» puntualizzò con tono malizioso il biondo di fianco a lei, stringendola di più.
«Cosa? Ma se neanche ti piacevo allora?» chiese sconvolta lei, ormai sicura di essere un pomodoro ambulante.
«E chi te lo dice? Per quanto ne sai tu, potrei essere stato innamorato di te dal primo giorno che ci siamo incontrati.» le sorrise facendole l’occhiolino.
«Mentre le mettevi la gomma da masticare nella sedia?» chiese dubbiosa Alya.
«Ehi, non sono stato io! Io stavo cercando di toglierla!» protestò Adrien con il suo miglior faccino imbronciato, mentre il gruppo usciva dalla scuola e iniziava a scendere le scale: alla vista di quella faccia, tutto l’imbarazzo sparì e scoppiò a ridere divertita.
«Ti faccio così ridere, my lady?» chiese lui volgendosi di nuovo verso la fidanzata.
«Quando fai quel musetto da gattino offeso? Sì decisamente!» lo prese in giro lei, continuando a ridere.
«Ma guarda che teneri questi due.» commentò divertita Alya.


«Senti Marinette, che ne dici di andare al cinema, visto che non abbiamo lezioni pomeridiane?» chiese, non appena si furono separati da Alya e Nino, dopo il pranzo.
«Al cinema?» chiese Marinette stupita, voltandosi verso di lui.
«Beh insomma, non abbiamo mai avuto un appuntamento come si deve da quando stiamo insieme e sai quanto ci tengo ad essere il tuo principe azzurro purrrfetto.»
Dalla bocca della ragazza uscì quella risata cristallina che lui adorava, poi arrivò la risposta.
«Per me sei sempre perfetto, anche quando fai lo sborone, caro il mio micetto. Comunque sì, vengo volentieri al cinema con te.» concluse, prendendogli la mano.
Ricambiò la stretta appena sentì le sue dita delicate sfiorargli il palmo, per poi girare a sinistra e dirigersi verso il Cinéma le Saint Germain des Prés che era proprio a due passi dal Café de Flore.
«Che andiamo a vedere di bello?» chiese Marinette con tono curioso.
«Oh, lo vedrai.»
Entrarono nel multisala e la prima cosa che attirò l’attenzione di entrambi fu una locandina parecchio grande, con sopra scritto a caratteri eleganti L’accademia La Fémis, in collaborazione con i vincitori della Dupoun presenta: Mouline Rouge ma al posto di Nichole Kidman ed Ewan McGregor, vestiti da Satine e Christian, c’erano loro due.
Il ragazzo si voltò soddisfatto verso di lei e la vide arrossire.
«Ma, ma…» tentò di dire lei. 
«L’ho scoperto ieri girando su internet. Tranquilla il film è quello originale, ma ne valeva la pena no?»
La ragazza annuì, ancora rossa in volto.


Mai avrebbe pensato che un giorno sarebbe andata al cinema con Adrien Agreste, mai avrebbe pensato di incrociare la sua mano nel cesto dei popcorn e preferire tenere strette le sue dita invece di buttarsi i chicchi di grano turco scoppiati in bocca, mai avrebbe pensato di vedere quello che riteneva uno dei film più romantici che avesse mai visto al suo fianco.
Ma la cosa che la lasciò completamente senza fiato fu quando, mentre Christian cantava a Satine “Your song”, lui avvicinò la bocca al suo orecchio e disse quelle parole, intonandole perfettamente nel suo sussurro.
«How wonderful life is while you’re in the world…»

  
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