Piccolo missing
moment da posizionare tra l’ultimo episodio del crossover (il 2x07 di Legends of Tomorrow) e l’episodio 2x09 di Supergirl, se inseriranno qualcosa di simile nel telefilm
allora farò festa, ma visto che ne dubito posso definirlo un missing moment in anticipo! ;-)
Buona lettura.
Ritorno a casa
Kara entrò nel tunnel creato dal congegno
di Cisco con un sorriso sulle labbra. Le era piaciuta quell’avventura, malgrado
le difficoltà e i momenti di rabbia, sentimento a lei così estraneo, aveva
conosciuto delle persone speciali ed era riuscita a farsi accettare oltre ad
aver contribuito a salvare quel mondo pieno di persone innocenti.
Fu presa dal bizzarro effetto
vorticante del tunnel e, come le aveva suggerito Cisco, pensò al suo appartamento.
Qualche breve istante e si ritrovò ad osservare la sua cucina. Il leggero
effetto di stordimento le fece fare un passo avanti, ma poi a sensazione passò
e lei sorrise: era a casa. Alle sue spalle sentì la chiave entrare nella toppa
e il suo sorriso si ampliò. Doveva essere Alex a cui aveva affidato le piante
verdi.
“Sono tornata!” Esclamò, ruotando su
se stessa, mentre la porta si apriva, ma rimase interdetta nel vedere che non
era Alex.
“Tornata?” Chiese la donna appena
entrata, un sorriso sulle labbra e un divertito brillio negli occhi.
“Co…come fai ad avere la chiave di
casa mia?” Chiese e Lena Luthor scoppiò a ridere.
“Oh, vogliamo fare quel giochino?
Devo ricordarti del sushi che sei volata a prendere in Giappone o delle plumerie che hai raccolto in Costa Rica e con cui hai
decorato la casa? Devo dire quanto sei stata romantica nel preparare la cena
perfetta e poi nel chiedermi di venire ad abitare da te?” Lena sorrideva, ma a
quel punto si morse un labbro, come se il ricordo l’emozionasse ancora. La sua
voce divenne più bassa, più sensuale. “Ti sei avvicinata con i tuoi grandi
occhioni azzurri, mi hai sorriso, le guance rosse, e mi hai detto, cito
testualmente: Lena, amore mio, vuoi venire ad abitare con me? Lo so che il mio
appartamento è minuscolo e tu sei abituata a case di gran lusso, ma sarà casa
nostra e in ogni istante io la riempirò del mio amore per te.” Mentre Kara la fissava, letteralmente a bocca aperta, chiedendosi
chi delle due fosse improvvisamente impazzita, Lena le si era avvicinata e ora
le depose un bacio sulle labbra. Uno di quei baci d’abitudine, che si fanno
alla persona amata quando si sa che non la si perderà mai.
Kara rimase bloccata, mentre Lena le passava
accanto, ignara della profonda confusione che aveva creato, posava con tranquillità
la borsa sul divano e si toglieva il leggero capotto che indossava.
“Il consiglio d’amministrazione mi
vuole morta, sarebbe stato meglio non obbligarli a fatturare tutte le
cosiddette spese di rappresentanza.” Lena rise mentre Kara,
ancora incapace di reagire, si voltava a guardarla, la donna si era tolta gli
alti tacchi e ora si sbottonava la camicia. “Oh, dimenticavo, ho letto il tuo
articolo, non sapevo potessi essere così pungente!” Si voltò e Kara abbozzò un sorriso, completamente ammaliata dalla
situazione: Lena, con assoluta tranquillità, si stava spogliando.
Per un istante scomparve nella stanza
da letto e allora Kara scosse la testa cercando di
ragionare, cosa che non le riusciva di fare con la donna nella stanza. Alzò la
mano osservando il congegno che le aveva costruito Cisco e le venne un orrendo
sospetto: e se non l’avesse portata a casa? Se quella fosse una terra diversa?
“Kara?
Vieni a fare un bagno con me?” La chiamò Lena sporgendosi dalla porta, i
capelli ormai sciolti che le ricadevano sulla spalla nuda, un’espressione
invitante negli occhi. Kara si sentì arrossire fino
alla punta dei capelli. Per fortuna Lena non la guardava più, invece era
entrata nel bagno e sentendo il rumore dell’acqua che colava, Kara non poté fare a meno di immaginare il corpo nudo della
donna che vi si immergeva.
“Kara?” La
chiamò di nuovo, Lena, perplessa.
“Ehm… Io… torno subito!” Disse e,
letteralmente, scappò dall’appartamento. Chiusa la porta alle sue spalle
sospirò di sollievo, ma quando si voltò si ritrovò a fissare due sbigottiti
occhi azzurri: i suoi sbigottiti
occhi azzurri.
“Cosa…?” La donna, superato lo
spavento, la aggredì, ma lei, altrettanto veloce bloccò il suo pugno.
“Aspetta! Sono io, voglio dire: sono
te!” La sua copia si fermò, fissandola perplessa.
“Non sei un mio clone o Bizarro?”
“No! Vengo da un’altra terra.”
“Oh… conosci Barry quindi?”
“Sì! O almeno la mia versione di
Barry.” Alla sua affermazione, la ragazza sorrise e si calmò immediatamente
fiduciosa, poi però corrugò la fronte.
“Cosa ci facevi a casa mia?”
“Pensavo fosse la mia… Cisco mi ha
dato questo congegno, ma deve aver funzionato male.”
“Forse non funziona al primo
tentativo e devi riprovare.” Le suggerì la donna.
“Sì, forse.” Ammise lei, poi si
guardò attorno imbarazzata, incapace di porre la domanda che le stava a cuore.
“Sì?” Chiese, gentilmente la sua
copia.
“Mi chiedevo… tu e Lena…”
“Oh!” Il viso della ragazza si
illuminò non appena lei nominò il nome della Luthor.
“Voi due non…?”
“No! Voglio dire… mi piace, ma non in
quel senso… credo…” Kara arrossì incapace di dimenticare
le labbra di Lena sfiorare con semplicità le sue e altrettanto incapace di scordare
l’effetto che le aveva fatto vedere la donna spogliarsi davanti a lei.
“Beh, è presto detto: mi sono
innamorata di lei non appena l’ho vista. Non è stato facile all’inizio, io
l’amavo in entrambe le mie personificazioni, Kara e Supergirl, ma lei aveva un debole per Kara.”
“Davvero?” Chiese lei, stupita.
“Sì, è stato difficile uscire con lei
come Kara e non poterla baciare come Supergirl, ma quando mi ha detto che mi amava ho dovuto
dirle la verità su di me.” Era strano vedere i propri occhi brillare in quel
modo e Kara sentì il cuore stringersi, lei non aveva
mai provato un sentimento d’amore romantico tanto forte. “Non le è piaciuto
sapere che le avevo nascosto una parte così importante di me, ma mi ha
perdonato e poi è venuta a vivere con me, dovrebbe essere qua a momenti.”
Concluse con un sorriso.
“Ehm… in realtà è arrivata qualche
minuto fa…”
“E ti ha visto?”
“Sì… ma pensava fossi tu… voglio
dire, siamo identiche...” La ragazza inclinò la testa guardandola con aria
inquisitoria.
“Non l’avrai baciata?”
“Io? No!”
“Ma, lei, ha baciato te? Mi bacia
sempre quando arriva a casa.” Si mise le mani sui fianchi con aria arrabbiata.
“Mi ha colto di sorpresa, non mi
aspettavo che avesse le chiavi di casa mia e poi lei mi ha parlato di quando le
ho portato del sushi e delle plumerie…”
“Di quando io le ho portato il sushi e le plumerie!
E poi, di sorpresa? Siamo
super-veloci noi!” Precisò la ragazza sempre più arrabbiata.
“Mi dispiace!” Affermò lei.
“Vorrei vedere te se arrivassi nel tuo mondo e baciassi la tua Lena!”
“Beh… lei non è la mia Lena…” Il loro super-udito le avvisò
che la ragazza di cui stavano discutendo si stava avvicinando alla porta.
“È meglio che tu vada, avrà sentito le
nostre voci.” Le disse allora la sua copia.
“Sì… mi dispiace!” Le ribadì poi
premette sul marchingegno di Cisco sperando che questa volta la portasse
davvero a casa.
“Ehi.” La richiamò la Kara di quel mondo. “Non lasciartela scappare, è la cosa
più bella che ho.” Le sorrise e poi si voltò verso la porta che si apriva e la
sua Lena.
Kara fece un passo e fu catturata dal
vortice. Quando ne uscì si guardò attorno frenetica era nel suo appartamento,
ma era davvero il suo?
La porta iniziò ad aprirsi e lei
sentì il cuore accelerare, si voltò gli occhi sgranati e vide entrare Alex.
“Kara! Sei
tornata? Quando?”
“Sono a casa.” Mormorò lei invasa da
un senso di sollievo.
“Stai bene? Ce l’avete fatta?”
“Sì.”
“Dai, raccontami tutto!” Alex le
prese le mani e l’attirò sul divano. “Eravamo preoccupati.” Kara
le sorrise, poi iniziò a raccontarle dell’invasione aliena e delle
straordinarie persone che aveva incontrato, nella sua mente però risuonavano le
parole della sua copia: la cosa più bella che ho. Questo aveva detto e i suoi
occhi brillavano, brillavano come mai avevano fatto i suoi, non per le cotte
della scuola, non per James o Adam e neppure per Mon-El.
Si alzò per prendersi un bicchiere d’acqua e sorrise, forse, dopo, avrebbe
trovato una scusa per volare fin da Lena. La sua mente se la immaginò seduta alla
bianca scrivania intenta a scrivere qualcosa al computer o magari seduta sul
divano mentre leggeva qualche dossier. Il suo volto arrossì ricordando la
camicia che scivolava dalle spalle della donna cadendo a terra.
“Kara?” La
richiamò sua sorella e lei si rese conto di essere rimasta bloccata a metà
movimento, un sorriso sciocco sulle labbra. “A cosa stai pensando?”
“No, nulla!” Affermò e Alex corrugò
la fronte fissandola con aria inquisitoria.
“Nulla?”
“Nulla.” Confermò lei, arrossendo
ancora di più, Alex annuì e poi sorrise.
“Molto bene, allora spiegami com’è
possibile che esista una squadra che viaggia su una macchina del tempo per
sistemare le anomalie della storia.” Kara annuì alla
sorella, contenta che avesse deciso di non indagare oltre, almeno per il
momento. “Di Lena Luthor e del perché mormori il suo
nome e poi sorridi come una quattordicenne innamorata ne parleremo dopo.”
L’acqua che Kara stava bevendo le andò di traverso,
Alex scoppiò a ridere mentre il suo viso assumeva un color rosso pomodoro.
“Lena? Chi, io? Innamorata? Noooo.” Disse in così evidente imbarazzo che Alex rise di
nuovo.
“Lo sapevo. Temevo ci mettessi più
tempo a capirlo, ma sono contenta che questo viaggio tra i mondi ti abbia
illuminato.”
“Cosa? Tu lo sapevi?” Chiese sempre più
stupita: lei stessa non lo sapeva! Anzi non ne era sicura neppure adesso, come
poteva Alex…
“Pensavo fosse solo lei ad essersi
presa una cotta per te, all’inizio, ma poi ho capito.”
“Lei? Sei sicura? Voglio dire, come
puoi dirlo?” Era rossa in volto e quasi balbettava, Alex sorrise dolcemente e
si strinse nelle spalle.
“L’ho capito nel momento stesso in
cui è entrata in casa tua e mi ha visto. La sua gelosia era più che palpabile e
quando le hai detto che ero tua sorella si è sciolta come un fiocco di neve al
sole.” Sorrise al ricordo.
“Oh.” Disse solo Kara.
“Già.” Confermò Alex che aveva
passato la sua stessa situazione solo qualche mese prima. “Andrà tutto bene,
vedrai.” Kara si sedette sul divano accanto a lei e
Alex la strinse. “Forza, raccontami dei viaggi nel tempo.” Le disse poi,
capendo che aveva bisogno di distrarsi da quel pensiero, bello, ma pauroso.
“Ecco, loro…” Bussarono alla porta e
lei abbassò gli occhiali stufa delle sorprese, poi si alzò e andò ad aprire. Il
fattorino le consegnò un grande mazzo di plumerie e
poi la salutò.
“Chi li manda?” Chiese Alex,
perplessa. Kara appoggiò i magnifici fiori sul tavolo
e cercò il biglietto, lo aprì, confermando il suo sospetto, e arrossì di
piacere mentre leggeva le parole scritte con elegante calligrafia: “Spero che tu ti rimetta presto, le nostre
chiacchierate mi mancano.”
Lo rilesse ad alta voce nel vedere
l’aria interrogativa di Alex.
“È firmato: Lena.” Aggiunse, un ampio
sorriso sul volto.
“Oh, giusto: la copertura per la tua
assenza dal lavoro è che sei malata. Come lo abbia saputo la Luthor, però, è un mistero.” Alex le fece l’occhiolino e Kara inspirò il delicato profumo dei fiori.
“Dici che…?”
“Oh sì.” Confermò Alex con un sorriso
sulle labbra.
“Credo che andrò a trovarla, più tardi…”
“Sì, credo che dovresti.” Kara la guardò e sorrise, poi tornò sul divano e la strinse
a sé.
“Grazie.” Mormorò.
“E di che sorellina?”
“Di essere sempre dalla mia parte.”
Alex sorrise un po’ di più poi si separò da lei e la fissò dritta negli occhi,
seriamente.
“E ora…”
“I viaggi nel tempo, sì!” Scoppiarono
a ridere e poi Kara iniziò a raccontare tutto quello
che sapeva sulle Leggende.
Qualche chilometro più in là, all’interno
di un moderno palazzo di vetro, Lena osservava la città distendersi davanti a
lei, nella mente solo un’idea: Kara Danvers le mancava, le mancava enormemente.
Sospirò e poi tornò al suo lavoro,
sperando che la ragazza stesse meglio, che apprezzasse i suoi fiori e che
presto sarebbe entrata nel suo ufficio, con quell’adorabile, dolce aria, un po’
imbarazzata, un po’ professionale che poi abbandonava non appena lei le sorrideva.
Oh sì, Kara
Danvers le mancava.
Alex osservò la sorella alzarsi in
volo e sparire nel cielo azzurro. Sorrise, era strano, dopo tutto quello che le
aveva visto fare e dopo tutto quello che le aveva raccontato, ma le sembrava
che l’avesse appena vista partire per quella che avrebbe potuto essere la sua
più grande avventura.