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Autore: RaidenCold    11/01/2017    2 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima serie fanfic e spero vi piaccia! Narrerà soprattutto della storia di Leonidas, ragazzo legato dal destino al mondo di Atena e dei suoi cavalieri, e sarà un racconto molto lungo... spero di non annoiarvi, buona lettura!
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tu ne cede mais, sed contra audentior ito qua tua te fortuna sinet.”

Tu non cedere ai mali, ma affrontali con più audacia,

per quanto la sorte te lo permetta.

(Virgilio, Eneide, 6, 95-96)

 

 

“Sicuro che non disturbo?”

“Sta tranquillo, sei sempre il benvenuto a casa mia.”

I due cavalieri avevano deciso di lasciare ad Ian un po' di tempo per riprendersi e sarebbero tornato l'indomani a Roma per parlare nuovamente con lui. Leonidas bussò alla porta e quando questa si aprì davanti a sé trovò un ragazzino alto quasi quanto lui:

“K-Keith?”

“Leo!”

Keith abbracciò un più ché sorpreso Leonidas:

“Santo cielo, sei cresciuto tantissimo!”

“E' un piccolo toro, come suo padre.”

Dalle scale scese Claire, che invece non era affatto cambiata in quei tre anni:

“Sei sempre bellissima Claire.”- sorrise Leonidas abbracciandola;

“E tu ti sei fatto un vero uomo...”

Claire osservò Leonidas con gli occhi leggermente lucidi- era una donna forte e raramente si lasciava andare a momenti stucchevoli:

“Fino a ieri tu, Lun e Minerva eravate tre cuccioli, e ora...”

Claire sorrise e poi salutò l'altro cavaliere:

“Deneb, anche tu sei diventato più grande!”

“Sì, ecco, io ho solo un anno in più di Leo, quindi sono cresciuto anche io!”- disse ridacchiando un po' imbarazzato.

“E' stato un viaggio molto lungo, stamattina l'aereo e adesso quattro ore di macchina, dovete essere stanchi!”

“Non si preoccupi Claire, noi cavalieri siamo addestrati a situazioni ben peggiori.”

“Ma la fame ce l'avete anche voi! Venite, vi aiuto a depositare i bagagli e poi preparo qualcosa da mangiare.”

“Tranquilla, li aiutiamo io e Keith!”

Dalla cucina uscì in ragazzo con gli occhiali.

“Alvin!”

“Ehilà Leo, è un po' che non ci si vede vero?”

I due amici si salutarono:

“Sei davvero rimasto qui da...”

“Da una settimana. La battaglia è stata sei giorni fa, ricordi?”

“Solo sei giorni?”

“Che ti succede vecchio mio, hai perso la cognizione del tempo?”

“No è che... sono successe talmente tante cose in soli sei giorni che sembra passata un'eternità. Comunque, Deneb, lui è Alvin, un mio carissimo amico nonché compagno di addestramento.”

“Piacere di conoscerti Deneb, Leo mi ha parlato diverse volte di te in questi anni.”

Deneb si girò verso Leonidas con un'espressione confusa:

“Ehm... sei l'unico cavaliere che abbia mai visto in azione, così ho narrato di quello che hai fatto quella notte tre anni fa. Un po' a tutti. Diverse volte...”

Deneb si mise a ridere ed il cavaliere del leone guardò a terra imbarazzato:

“E' meglio andare a mettere via le valigie...” sospirò.

 

Leonidas e Deneb erano andati a coricarsi e giacevano sui rispettivi letti a pancia all'aria:
“Che mangiata!”

“Quando ha ospiti Claire cucina sempre come se dovesse sfamare un esercito.”

“Quindi lei è la sorella di Alexander…”

“Già.”

“Sai, quando sono arrivato al Santuario dopo il mio addestramento, Alexander mi ha preso come suo assistente e mi ha allenato per alcuni anni. E' stato come un secondo maestro per me, è grazie a lui se ora un semplice cavaliere di bronzo come me è uno degli assistenti del Gran Sacerdote.”

“Capisco. Comunque... mi sembra una persona molto fredda...”

“Lo è: lui è il gelo assoluto, non perde mai la calma, ha una forza straordinaria e padroneggia le energie fredde come nessun altro, a parte il mio maestro ovviamente.

“Questo tuo maestro deve essere molto forte.”

“Fortissimo; Mi salvò la vita undici anni fa e mi accolse in casa sua crescendomi come un figlio insieme a sua moglie.”

“Come si chiama?”

“E' stato il precedente, nonché primo in assoluto, cavaliere del cigno: il suo nome è Hyoga.”

 

 

Ian quella mattina si svegliò come al solito, scese dal letto, andò in bagno, si lavò la faccia, prese il suo bastone per non vedenti e uscì dalla sua stanza. O almeno così avrebbe voluto fare: rimase a letto per alcuni minuti dopo essersi svegliato, poi si alzò in piedi e rimase un altro po' immobile in mezzo alla stanza; posò la mano sul bastone, ma poi la tolse. Ormai era come se vedesse, ma non con gli occhi, bensì con l'animo, o meglio, con il cosmo.

 

“Come, non è andato a lezione?”

“Don Carlo ha detto che non manca quasi mai, eppure oggi non è venuto. Probabilmente non se l'è sentita...”

“Però così si fa solo del male. Ti ha detto dove possiamo trovarlo?”

“Sì, probabilmente è in biblioteca oppure in camera sua ancora.”

“Leo, vai in biblioteca, io lo cerco nella sua stanza.”

Leonidas annuì e si diresse verso la biblioteca; dopo qualche metro girò a destra e scese dalle scale, poi si fermò in mezzo ad un corridoio con un'espressione crucciata: «Non ho idea di dove sia la biblioteca...»

All'improvviso avvertì un piccolo cosmo che proveniva non molto lontano da lui; si avvicinò a quel cosmo e si ritrovò davanti alla porta della stanza nella quale vi era l'armatura della vergine.

Aprì la porta- avrebbe certamente dovuto bussare prima, ma in quel momento non gliene importava granché- e davanti a sé vide che in mezzo alla stanza vi era seduto Ian a gambe incrociate, intento a contemplare l'armatura.

Leonidas chiuse delicatamente la porta e si sedette accanto al ragazzo:

“Sei di nuovo tu, con quel cosmo caldo... però non è caldo come il sole del mattino, anzi, con il sole del mattino ha solo una cosa in comune...”

“Che cosa?”

“Sai quando lo guardi, che ti abbagli? Non sei completamente accecato, sei leggermente stordito, un po' ti scalda ma intanto ti pervade.”

“Fa paura?”

“Un po'.”

“Non era mia intenzione spaventarti.”

“Tranquillo.”

“Come fai a sapere come sia la luce del mattino?”

“Ho imparato a vedere il mondo con altri occhi, probabilmente quello che tu chiami cosmo.”

Entrambi rimasero in silenzio per alcuni istanti;

“Sai, ho ricevuto la mia armatura d'oro tre anni fa; mi sembra ieri.

Sapevo che sarebbe stata una grande responsabilità, le armature d'oro sono solo dodici, e tutti si aspettano molto da te, perché i cavalieri d'oro sono l'epiteto della cavalleria. Però io non avevo tutte le tue abilità...”

“Non me ne importa nulla...” Ian si strinse la testa tra le ginocchia: “Non ho mai voluto tutto questo... è bello vedere con altri occhi le cose, ma non hai idea di cosa significa avere costantemente paura di quello che il tuo animo potrebbe fare, il continuo timore di ferire gli altri...”

“E' vero, tu possiedi capacità completamente diverse dalle mie, io sono solo bravo a fare a botte, però vedi, al Santuario ci sono un sacco di cavalieri formidabili e sono certo che tra di loro ce ne sono alcuni che possono insegnarti a tenere sotto controllo i tuoi poteri.”

“Dici davvero?”
“Ne sono certo, altrimenti non vedo perché il gran sacerdote mi abbia mandato fin qui,o meglio, io una ragione ce l'avrei...”
“Cioè?”

“Perché a Firenze vive la mia famiglia. In realtà non è la mia vera famiglia, quella non l'ho mai conosciuta; quando avevo sei anni venni adottato da un cavaliere e da sua moglie, ed è grazie a loro se sono quello che sono ora.”

“Stai sorridendo vero?”

“Sì, come lo sai?”

“Per capire che una persona sorride non serve necessariamente la vista.”

“Saresti un cavaliere eccezionale.”

“Ma io... io odio la violenza...”

“Lo sai perché i cavalieri non usano armi?”

“No, perché?”

“Perché Atena odia le armi. E odia la violenza, però a questo mondo c'è sempre qualcuno pronto a sopraffare i più deboli, ed è allora che un cavaliere combatte: non combattere per battaglie personali ma solo per difendere la giustizia è una ferrea regola morale di ogni cavaliere che si rispetti.”

“Atena... sono cresciuto in una scuola cristiana e ho sempre pensato che fosse un mito greco, nulla di più. Posso farti una domanda Leonidas?”

“Va bene.”

“Tu in cosa credi?”

“In cosa credo, vediamo... io credo in me e nei miei compagni.”

“No, dico, qual è la tua fede, se ne hai una?”

“Te l'ho detto, ho fede nei miei compagni.”

“Non credi in nessuno, neanche in Atena?”

Leonidas cercò di rispondere, ma si era accorto che di fatto, non si era mai posto la domanda più importante che un cavaliere di Atena dovrebbe farsi: «Io credo in Atena?».

“Non saprei dirti, magari un giorno te lo dirò.”

“Io non mi sono mai domandato se tutte quelle cose che mi hanno insegnato siano giuste o sbagliate e fino ad oggi ho vissuto felice, ma solo ora mi rendo conto che era solo un'illusione. Semplicemente avevo fatta mia una verità che di fatto avevo accettato senza esitazione, e ora sono troppo dentro di essa per uscirne; sai, fino al mese scorso dicevo a don Carlo che avrei voluto fare il prete, come lui. E ora sinceramente non me ne importa più niente, adesso voglio solo capire chi sono.”

“E tu chi sei?”

Ian non fece in tempo a rispondere che un enorme boato fece esplodere le finestre, ed i due rotolarono a terra storditi coprendosi le orecchie; dopodiché Leonidas vide un muro crollare e tutta la stanza venne irradiata dalla luce del mattino.

Lentamente, un'enorme figura nera entrò nella stanza:

era un uomo, grande quasi quanto Bull, che indossava un'armatura grigia come la cenere; l'elmo pareva la testa di un cane e anche le protezioni delle mani sembravano due fauci minacciose di una bestia nera.

L'uomo annusò l'aria e guardò Leonidas:

“Questo odore mi è familiare, anche quel moccioso a Firenze lo aveva...”

dopodiché gli tirò un calcio sullo stomaco;

“Ora devo eliminare quest’altro qua, a te penserò dopo.”

L'energumeno cercò di muoversi, ma attorno al suo corpo vide degli anelli di ghiaccio che gli bloccavano i movimenti.

Dietro di lui comparve Deneb, con indosso l'armatura del cigno:

“Ce n'era una altro... avrei dovuto fare più attenzione!”

Deneb incrociò le mani, le alzò sopra la testa, e poi di colpo le abbassò: da esse uscì un gelido getto di cosmo che investì l'uomo con l'armatura nera scaraventandolo sul muro che si sbriciolò crollandogli addosso per via dell'impatto.

Deneb si avvicinò a Leonidas:

“Stai bene?”

“Cosa?”
“Stai bene Leo?””

Leonidas non riusciva a sentire quello che l'amico gli diceva.

“M-mi ha stordito, non ci sento... presto va da Ian, è inerme!”

Deneb fece per avvicinarsi ad Ian ma si sentì afferrare la faccia e l'enorme mano dell'uomo con l'armatura nera lo scaraventò a terra;

“Stupido cavaliere, ben ti sta, ora ti distruggo la testa!”

Fece per calpestare la testa di Deneb, ma questo di scatto si girò e afferrò il piede con le mani, poi lo ribaltò e si alzò in piedi allontanandosi da lui.

L'uomo si rialzò:

“Dannato seccatore, ti distruggo!”

L'uomo allungò le braccia e le fauci che coprivano le mani si spalancarono, mentre Deneb poteva avvertire il suo cosmo crescere:

«Sta per lanciarmi contro la sua tecnica segreta, devo usare il Diamond Dust

Deneb portò il suo pugno verso il fianco, dopo di ché entrambi scagliarono i loro attacchi:

l'uno una polvere di ghiaccio carica di cosmo, l'altro un spirale di energia oscura formato da tre colonne che si intrecciavano tra di loro. Dallo scontro di quelle due forze nacque una tremenda esplosione che demolì completamente la stanza e buona parte di quell'ala del collegio (fortunatamente, essendo tutti a lezione, non ci furono vittime).

Quando il polverone alzato dall'esplosione si dissolse, Leonidas poté osservare sconcertato che l'unico rimasto in piedi era l'uomo con l'armatura nera, mentre Deneb giaceva al suolo e la sua armatura presentava diverse crepe;

“Queste nuove Daimon sono sensazionali... è come riavere la mia vecchia pelle, anzi mi sento molto più forte!” e detto ciò l'uomo scoppiò in una fragorosa quanto inquietante risata.

“Cosa c'è di così divertente mostro?”

L'uomo si girò adirato a vedere chi gli stesse rivolgendo quelle parole con tanta arroganza; Leonidas, notato ciò, si voltò a sua volta, e ciò che vide lo lasciò stupefatto:

«I-Ian... infine ha indossato l'armatura!»

L'armatura della vergine aveva protetto Ian dall'esplosione, e vedendo ciò il ragazzo aveva capito quale sarebbe stato il suo prossimo compito, così l'aveva indossata ed ora si apprestava a combattere la sua prima battaglia:

“Mostro, non so chi tu sia o cosa voglia, ma di una cosa sta pur certo, dovrai implorarmi affinché io ti conceda il mio perdono.”

L'uomo lo guardò sorpreso, dopodiché scoppiò nuovamente a ridere:

“Pensi di farmi paura moccioso? Dilanierò le tue carni!”

“Quattordici anni.”

“Cosa?”

“Sono quattordici anni che tengo i miei occhi chiusi. Ma ora...”- le palpebre di Ian cominciarono lentamente ad alzarsi-: “...penso sia arrivato il momento di far vedere loro la luce.”

Ian aprì gli occhi, e un'immensa massa di cosmo lucente, come mai Leonidas aveva avvertito, investì l'uomo con l'armatura nera spazzandolo via completamente; non era rimasta alcuna traccia di lui.

“Mi chiedo se sia morto; poco importa, adesso sono sicuro che non ci darà più fastidio.”

Leonidas si alzò in piedi e si diresse verso il ragazzo:

“Sei stato grandioso...”

Ian cominciò a parlare, ma senza usare la bocca, trasmetteva i suoi pensieri a Leonidas:

«Prima mi hai chiesto chi fossi, e stavo per dirti che non lo sapevo, ma ora mi rendo conto di chi realmente io sia: sono un cavaliere.»

 

 

“Spero che i lavori finiscano presto...”

“Ci vorrà un po' di tempo Ian, una parte del collegio è stata completamente rasa al suolo.” - rispose Deneb tastandosi un taglio sulla fronte che si era fatto durante lo scontro, e che gli avrebbe probabilmente lasciato una cicatrice.

“Già, hai ragione... Leonidas recupererà l'udito?”

“Ma certo, è stato solo stordito i suoi timpani stanno bene; vedrai che fra qualche giorno ricomincerà a sentire.”

Ian sorrise e si voltò verso il finestrino: osservava il panorama dall'aereo, i suoi occhi vedevano un mondo tutto nuovo, un mondo immenso e meraviglioso, che non vedeva l'ora di scoprire.







 

Postilla:

Termina così il primo atto! Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui con tutto il mio cuore. ;)

L'inizio di questa storia lo considero più un aperitivo del mondo che voglio mettere in scena, i prossimi atti saranno decisamente più dinamici... spero che vi piaccia ciò che ho in mente!

   
 
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