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Autore: killian44peeta    12/01/2017    0 recensioni
Un morso e via, giú il sangue in direzione della gola, col suo sapore amaro, lievemente ferroso, appiccicoso e caldo che sembrava segnarle le papille gustative con segni invisibili mentre lentamente il suo colorito tornava buono e la pelle perdeva quelle rughe che vi si erano lentamente ammucchiate col tempo.
Era da un po' che non beveva, cosa che l' aveva portata ad invecchiare più velocemente rispetto al normale, rischiando di cadere a pezzi, di perdere pelle, bellezza e giovinezza.
Inizialmente aveva deciso di lasciarsi morire per la perdita dell' amata.
Sí, dell' amata, non dell'amato.
Ginevra era spirata tra le sue braccia, inutile il tentativo di darle il proprio, di sangue, per farla tornare.
Inutile la speranza di non perderla.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un morso e via, giú il sangue in direzione della gola, col suo sapore amaro, lievemente ferroso, appiccicoso e caldo che sembrava segnarle le papille gustative con segni invisibili mentre lentamente il suo colorito tornava buono e la pelle perdeva quelle rughe che vi si erano lentamente ammucchiate col tempo.
Era da un po' che non beveva, cosa che l' aveva portata ad invecchiare più velocemente rispetto al normale, rischiando di cadere a pezzi, di perdere pelle, bellezza e giovinezza.
Inizialmente aveva deciso di lasciarsi morire per la perdita dell' amata.
Sí, dell' amata, non dell'amato.
Ginevra era spirata tra le sue braccia, inutile il tentativo di darle il proprio, di sangue, per farla tornare.
Inutile la speranza di non perderla.
Aveva soppresso per venti giorni la propria voglia di bere del sangue ed era sembrata quasi una novantenne.
Ma non aveva resistito alla tentazione di uccidere colui che le aveva portato via Ginevra, che l' aveva uccisa così freddamente, lasciandole il suo cadavere, colpito da un proiettile di una Calibro trentanove.
Quando lo aveva visto, in quel vicolo, quando aveva sentito il suo odore incredibilmente attraente per le sue narici, ricevendo una scossa elettrica che l' aveva resa cieca di fronte alla rabbia e all' odio, l'aveva ucciso e dissanguato, saltandogli addosso.
L' uomo aveva tentato di ribellarsi a tale controllo, ma nonostante la vampira fosse stata debole e sul punto di morir di sete, aveva perso la battaglia.
E ora era a terra, il collo perforato da due canini lucenti e argentati, luccicanti per via della luce della luna che rischiarava quelle assolute tenebre, sia del funesto cielo, privo di stelle, che quelle che oscuravano il cuore della ragazza che man mano riprendeva la sua vera forma, i capelli lunghi fino al sedere, neri, che scendevano a cascata sulla vittima, ormai morta.
Lacrime di frustrazione, di rabbia e di dolore attraversavano le guance lattee della giovane, che ancora ricordava la gentilezza e la purezza della sua anima gemella.
Alla sua mente venivano mostrati i suoi occhi da cerbiatto, verdi come i prati e quei capelli biondi che aveva, accompagnate da labbra rosse, rosse come le sue in quel momento.
Rosse come il sangue, rosse come la passione, rosse come l' amore che le aveva donato dal primo momento in cui i loro occhi si erano incatenati tra di loro.
La giovane corvina si asciugó sia le guance bagnate che le labbra sporche, alzandosi, fissando quello sguardo vitreo, implorante di perdono.
Perdono che non avrebbe mai avuto.
Perdono che non sarebbe mai stato concesso, non da lei, nemmeno se avesse passato altri cento anni tra caccia e altra caccia ancora, in nuovi posti, con nuove prede da adescare.
E con la stessa disperazione che aleggiava nel suo cuore come un velo sulla testa di una sposa, che non aveva potuto maritarsi in tempo.
Presa dalla rabbia che ancora una volta la colpiva, staccó testa, busto, braccia e gambe dalla sua carcassa, aprendo poi ogni parte, godendo all' osservare le budella che scivolavano al di fuori della carcassa ormai distrutta, che avrebbe gettato nella candeggina senza farsi troppi problemi.
Lui aveva meritato tutto quello che la vampira aveva compiuto.
La aveva uccisa per ubriachezza, perché lei doveva averlo respinto ad un suo tentativo di sedurla, finendo col spararle ... o così immaginava per via della puzza d'alcool che lo ricopriva e che aveva sempre addosso da quando lo aveva incrociato per la prima volta in quella stupida città.
Quella città che voleva lasciare al più presto.

-Johanna? É questo il tuo nome?- chiese il ragazzo davanti a lei.
"Biondo, carnagione pallida, odore di droga e di ammuffito" ragionó lei, squadrandolo, ma senza darlo a vedere, stendendo il viso in un falso sorriso sereno.
-Esatto... e tu sei?-
-Christian... volevo dirti che sei davvero carina...-
-Oh...- si finse imbarazzata -Anche tu non sei male- rise, una risata che trovó ridicola, con un accennato velo di sarcasmo che non diede a vedere
"Bene" pensó " Anche stasera si pranza"

  
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