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Autore: smilee_eelims    12/01/2017    1 recensioni
Mi piace pensare che i treni si portino dietro le storie di chi c'è passato
Così che esistano centinaia di migliaia di vagoni fantasma, mettiamola così,
Che non riusciamo a vedere.
Ma solo perchè una cosa non riesci a vederla non vuol dire che non esista.
C'è un treno e ci sono tutte le sue storie
Genere: Drammatico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è una ragazza che cerca il senso delle cose nelle cose stesse.

Apre un libro che è un macigno e fa scorrere le pagine fra le dita

Di pagina, ne sceglie una a caso

E la studia come un soldato farebbe incrociando il fuoco nemico

Da piccola le avevano detto che le risposte si trovavano così.

Ora che gli occhi le si fanno lucidi

E sul volto le leggo un cruccio infantile,

Lei mi sorride

Sappiamo che cercherà ancora.

 

Accanto a lei, un ragazzo con le cuffie in mano

Batte il tempo ,che gli risuona in testa,

Sul vetro scarabocchiato del finestrino.

Sta facendo ritorno da un luogo che doveva essergli piaciuto molto

E sembra maledettamente triste

Come chi si è lasciato alle spalle una parte di sé

Con cui non farà più pace.

Le mani hanno smesso di battere

Chi non vuole pensare finisce sempre per addormentarsi.

 

C'è poi una bimba dai grandi occhi scuri e vuoti

Che ride di un riso celestiale

E non sembra nemmeno cosa terrena

Quando la vedi rincorrere la voce della madre

Saltando da un sedile all'altro

Ha addosso una sciarpa che le fa da strascico

E canticchia la marcia nuziale

Urla di voler diventar grande, lo pensa davvero

Il treno ride

Non si dovrebbe mai diventar grandi.

 

C'è un uomo che ha visto troppe cose

E che agli altri piace chiamare pazzo

Le sue labbra si muovono, si

Ma non che una parola gli esca di bocca

Porta una medaglietta al petto

Sa che la sto fissando

E batte quattro colpi in testa

Esattamente quattro, sempre quattro

Dice di trovare sbagliati tutti gli altri numeri

E ride

Alla fine getta un grido

Parla una lingua che non conosco

Si divincola dai mostri nella sua testa

Come una belva in cattività.

La gente ora presa dall'isteria,

Scappa,

Scappano sempre quando non sanno cosa si trovano di fronte

Ma lui non sembra farci caso.

Ora urla un nome

Ulra di lasciar stare quel nome, che è suo amico

Poi si tappa le orecchie come se stesse sentendo uno sparo, forse più di uno.

Cala il silenzio e di nuovo apre la bocca senza proferir parola.

Un uomo impettito lo scorta fino alla fermata successiva

Lo invita a scendere

Ora è lì, sulle rotaie a fissarmi

Si congeda con un saluto militare

E lì aspetta, aspetta che il prossimo treno lo porti chissà dove

Battendo i quattro colpi.

 

Un uomo sulla sessantina

Stringe al petto una foto stracciata

Che prima aveva tenuta stretta in pugno.

Sembra in lotta con se stesso

Per qualcosa che non vuole lasciare andare.

La canizie gli dona

Come un soprabito troppo largo.

 

C'è poi una donna messa all'angolo

Ha la testa china

Giurerei stia piangendo

Qualcuno la sta chiamando

E con la voce rotta dal pianto

Sussurra che si, stavolta l'avrebbe lasciato

Incrocio il suo sguardo,

Le sue valigie sono vuote.

 

Il treno comincia a svuotarsi, siamo vicini al capolinea

Ha un'aria tetra

Infestato com'è degli spettri

Dei morti che si credono vivi.

 

Ora vedo una madre voltare la faccia alla figlia

Una singhiozza,

L'altra non sente nulla,

Vorrebbe stringerla a se

Ma è stranamente paralizzata

Ha i muscoli atrofizzati dall'apatia

E riesce a mandar giù il groppo in gola solo quando mente.

'Guarda là fuori, mamma

Siamo arrivati a casa'.

  
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