Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    12/01/2017    4 recensioni
Il padre di Ben bussa alla porta di casa di Semir, è preoccupato perché non riesce a contattare il figlio. Entrambi si recano nell’appartamento del giovane poliziotto e lì fanno una agghiacciante scoperta . Ben è scomparso. Rapimento? E se fosse così, per mano di chi? In questa nuova FF Semir dovrà ancora una volta tentare di salvare la vita al suo socio, in una lotta contro il tempo e non solo.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Gli angeli di Ben

Era una stupenda domenica di sole quando le note di ‘One love’ di Tom Beck si diffusero per il lussuoso appartamento di Ben, annunciando l’alba di un nuovo giorno.
Erano passati quasi tre mesi da quando Ben era stato rapito e rinchiuso nel carcere di Colonia.
Il ragazzo aveva riacquistato la memoria quasi completamente, aveva ancora qualche vuoto, ma ormai era solo questione di tempo.
Il farmaco che il dottor Erger gli aveva iniettato in carcere la sera in cui arrivò, aveva avuto su di lui solo conseguenze di tipo mnemonico.

Quel giorno assieme a Livyana Ben aveva deciso di andare a trovare dopo l’infermiera che lo aveva aiutato ad evadere dal carcere, un altro ‘vecchio’ amico.
Mentre si preparava Ben ripensò alla recente visita che aveva fatto la settimana prima proprio a Flammy Hamilton, nome che aveva scoperto grazie ovviamente all’aiuto di Semir e di Susanne che gli aveva anche fornito l’indirizzo per andare a trovarla.
L’infermiera Hamilton abitava a pochi passi dalla stazione dei treni di Colonia in una graziosa casetta.
Attorno un piccolo giardino con uno scivolo e un’altalena penzolante dal ramo di un albero.
Ben si recò da lei un sabato pomeriggio.
Stava per suonare il campanello quando due bambini, un maschietto e una femminuccia uscirono dalla porta di casa.
“Dai facciamo un pagliaccio di neve” propose il maschietto.
“Semmai sarà un pupazzo!” lo ragguagliò la femminuccia.
“Le solite ‘donnine’ saccenti e puntigliose” pensò divertito Ben.
“Bambini, mi raccomando, se sentite freddo o vi bagnate tornate dentro a cambiarvi, stasera è il compleanno di papà, mi spiacerebbe dover restare a casa con un vostro mega raffreddore invece di andare a cena tutti insieme…”
La ragazza si bloccò, avvicinandosi al cancelletto “Ma lei è…” domandò titubante.
“Salve...mi chiamo Ben, Ben Jager” si presentò il giovane ispettore porgendole la mano.
L’infermiera aprì il cancello e stringendo la mano rispose “Piacere sono Flammy Hamilton. Mi deve scusare, ma c’è voluto qualche secondo per riconoscerla, senza i cerotti, la barba appena accennata…poi ho visto gli occhi, difficile dimenticarli”
Ben arrossì un po’.
L’infermiera lo notò “Ispettore vero?” chiese per toglierlo da quel momentaneo imbarazzo.
“Sì della polizia autostradale” asserì lui.
“Già, dovevo arrivarci subito, lei sapeva come muoversi per quei corridoi, altro che MacGyver”
“A proposito, adesso so chi è” replicò sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi.
L’infermiera lo guardò, in carcere non lo aveva mai visto sorridere, sicuramente un’arma ‘micidiale’ per ogni individuo di sesso femminile.
“Senta perché non entra in casa? Le offro una cioccolata calda, con questa neve…”
“Non vorrei disturbare…” tergiversò il giovane.
“Non si preoccupi, i bambini poi quando rientreranno la vorranno”
“Sono i suoi immagino, la sentivo prima parlare con loro mentre scendevo dall’auto”
“Sì” rispose orgogliosa.
Ben entrando in casa non poté non notare una stupenda foto che ritraeva la donna nel giorno del suo matrimonio appesa ad una parete dell’entrata. Entrambi gli sposi avevano in braccio un bambino.
“Che foto stupenda” esordì Ben per rompere un po’ il ghiaccio.
“Sì, io e mio marito ci siamo sposati dopo la nascita dei gemelli...lei è?” lasciando volutamente in sospeso la frase.
“No, non ancora, ma chissà forse un giorno, sa...mi sono ricordato di avere una fidanzata, una ‘quasi’ figlia e una famiglia ‘allargata’ meravigliosa”
“Che ne dici se ci diamo del tu?” propose l’infermiera “Insomma mi hai salvato la vita…”
“Beh anche tu l’hai salvata a me…” replicò il ragazzo.
Ben passò un paio d’ore in compagnia della donna, raccontandole di Livyana, di Elise e di Semir, il collega, ma soprattutto l’amico che non si sarebbe mai rassegnato all’idea di perderlo.
Poi venne il momento di far rientro a casa.
“Spero di rivederti, magari con la tua famiglia, torna a trovarmi quando vuoi”
“Certo e grazie ancora” replicò Ben uscendo da cancelletto.
Durante il tragitto continuava a pensare a ciò che gli aveva detto Flammy.
“Sei una persona speciale e questo ti rende anche ‘fortunato’, sei circondato da persone che ti vogliono bene. Posso giurarti che non dimenticherò mai che, rischiando la tua vita, hai salvato la mia da quell’aggressione in carcere, come non dimenticherò mai il volto del tuo collega quando seppe di te. Sarà difficile che dimentichi l’espressione che gli si stampò in viso quando gli dissi che avevi perso la memoria ed eri stato picchiato. Ciò che vi lega va oltre il limite della ragione, della logica, ciò che vi unisce è qualcosa di speciale ed indissolubile”

“Sarà felice di vederci il signor Heineken?” chiese Livyana riportandolo alla realtà “Ehi Ben? Mi stai ascoltando?”
“Sì, sì…penso di sì…o almeno credo…anzi sono sicuro che gli piacerà sapere che sono vivo e adesso so chi sono. Semir mi disse che era preoccupato quanto lui, anche se ne dubito, questa volta Semir ha rischiato davvero di morire di crepacuore”
“Gli porterai anche la tuta…quella che ti aveva prestato? Mi ricordo che facesti il diavolo a quattro con il personale medico, anche se tutta tagliata non volevi che la buttassero… ”
“Sì anche se purtroppo è decisamente rovinata, ma gli farà piacere riaverla o almeno vedere che ho mantenuto la promessa che gliela avrei restituita, era del figlio, gliene porterò anche una nuova di zecca della sua taglia e anche un paio di scarpe, mi prestò anche quelle, purtroppo le sue sono andate. Sai mi ricorda molto Otto…tu non lo hai conosciuto, era un collega speciale, come Isaac mi ripescò da un lago in cui ero precipitato…e morì per salvare la mia vita” Ben si rattristò a quel pensiero.
“Vabbè dai parliamo d’altro, oggi deve essere una bella giornata spensierata” concluse sospirando.
“Senti perché non hai chiesto anche ad Elise di venire con noi?” chiese maliziosa Livyana.
“Scusa…perché???” tergiversò Ben.
“Strano…vedo che tra voi due…insomma non sono fatti miei, ma mi sembra che…anche prima che tu perdessi la memoria…”
“Possiamo parlare d’altro?” propose Ben visibilmente imbarazzato.
“Ah…quindi è vero…tu e lei…” incalzò la ragazzina.
“Se anche fosse…” cercò di ribattere Ben, ma venne interrotto da un’imperterrita Livyana.
“Lo è!”
“Beh se anche fosse” ribatté sorridendo “Non sono fatti tuoi”
“Wow le farò da damigella…” esultò la ragazzina.
“Piantala Livyana” scherzò Ben facendo il finto arrabbiato e scompigliandole i capelli.
 “Ok, ma ti avverto che lo prendo come un sì”

Un paio d’ore dopo Ben bussò alla porta della piccola casetta in legno di Isaac Heineken.
“Chi è?” chiese una voce all’interno.
Ben stava per rispondergli chi era, ma al vecchio quel nome forse non gli avrebbe detto nulla.
Lo smemorato di Colonia” rispose con un sorriso sulle labbra.
Livyana lo guardò storto “Vedrai lui capirà” le disse piano.
Subito dopo si aprì l’uscio.
“Ragazzo, che piacere vederti…e questa bella ragazzina chi è?” chiese quasi euforico il vecchio. Rivedere il ragazzo era veramente una bella sorpresa.
“Questa è Livyana, la ‘mia’ bambina” la presentò orgoglioso Ben “E io sono…”
Stava per dire il suo nome quando Isaac lo anticipò.
“Ben Jager ispettore capo della polizia autostradale di Colonia” sciolinò il vecchio.
“Esatto e lei come ne è venuto a conoscenza?” chiese stupito Ben “Aspetti Semir…sicuramente quando venne in cerca di me…” continuò schioccando le dita, ma fu interrotto dal signor Heineken.
“Diciamo che sono un po’ tornato a comunicare con il mondo esterno, ero in pena per te, quindi ogni giorno andavo a prendere il giornale”
“Ottimo, la Passat quindi…” si sincerò il ragazzo.
“Cammina ancora” asserì Isaac “Comunque giustamente come hai detto tu il tuo collega, l’ispettore Gerkhan, quando venne qui, mi disse il tuo nome” poi aggrottando un po’ la fronte continuò “Quindi lo vedesti anche tu dalla collina”
“Sì, purtroppo non sapendo chi era, ho preferito scappare, dopo essermi sincerato che non le avrebbe fatto nulla…se mi avesse trovato in casa, magari mi sarei risparmiato una pallottola sul fianco e molto altro” sentenziò Ben.
“Già…quel giorno lui mi disse chi eri, ma tu eri già andato via. Io l’ho sempre saputo, o meglio erano i tuoi occhi, le tue parole a dirmi che potevo fidarmi di te, che in fondo eri una brava persona…”
“Sa a volte mi chiedo cosa sarebbe successo se le avessi detto che mi avevano fatto credere di essere l’assassino di suo figlio…”
“Quel pensiero ti tormentava allora, e mi sembra ancora adesso” replicò bonario il medico.
“Le assicuro che per me è stato un incubo…un incubo da cui non riuscivo a svegliarmi…”
“Posso immaginarlo, nel sonno spesso ti ho sentito piangere, ma comunque è stato meglio così lasciandomi all’oscuro della tua ‘presunta’ identità non hai solo salvato la tua vita, ma anche la mia, avrei potuto commettere l’errore più grande della mia vita”
“Lo sa che è morto?” chiese Ben diventando di colpo serissimo.
“Sì mi hanno informato, forse dovrei dire che mi dispiace…in fondo anche se un assassino Winterberg era sempre un essere umano” replicò triste il medico.
Ben accennò un sorriso “Sa conoscendola credo che…insomma se le avessi detto chi credevo di essere, mi avrebbe cacciato, ma non avrebbe fatto mai niente da doversene pentire per il resto della vita”
“Chissà, ma ora ci penserà qualcun altro a giudicarlo” sentenziò Isaac alzando il dito indice al cielo.
“Creda a me, signor Heineken lei è una brava persona”
“Comunque alcuni giorni dopo tra i ricordi di mio figlio ho trovato…ma entrate su…stiamo parlando sulla porta…”
Isaac fece accomodare i suoi ospiti in casa, da un cassetto tirò fuori una foto che ritraeva Ben, Semir e alcune giovani reclute.
“Tieni guarda se riconosci qualcuno” disse porgendogli una foto.
“Ma quello sei tu…e anche zio Semir…che giovani” intervenne Livyana.
“Non è di molti anni fa, Ben è sempre lo stesso, forse i capelli sono più corti” replicò divertito il medico rivolgendosi alla ragazzina.
“Suo figlio ha fatto il corso di guida sicura con me…non lo sapevo…”  Ben era sbigottito.
“Mio figlio mi parlò di quel corso, di te e dell’ispettore Gerkhan…voleva avere la fortuna di trovare un collega per formare una coppia come la vostra…purtroppo…”
Ben non sapeva cosa dire, fortunatamente il vecchio cambiò discorso e guardando Livyana disse:
“Ti va di andare a fare un giro in barca? Però facciamo remare lui…”
“Certo che mi va signor Heineken” cinguettò lei.
“Isaac, chiamami Isaac…puoi darmi del tu se vuoi”
La giornata trascorse serena, Ben aveva anche portato il pranzo e i tre passarono ore piacevolissime.
Verso sera arrivò il momento di far ritorno a casa.
“Passate a trovarmi quando volete…e se vorrete potete venire a trascorrere anche qualche giorno qui, adesso le giornate si stanno allungando e qui attorno ci sono passeggiate bellissime in mezzo a posti incantevoli”
“Certo, verremo volentieri Isaac” rispose felice Livyana.
“Grazie di tutto” salutò Ben porgendogli la mano.
“E di cosa, te lo avevo detto che con quegl’occhi non potevi essere un delinquente, ma una persona speciale e adesso so che lo pensava anche mio figlio”
Ben abbracciò il vecchio, poi salì sulla Mercedes e insieme a Livyana fece ritorno a Colonia.
“Ben lo sai cosa penso?” esordì la ragazzina dopo qualche secondo.
“Dimmi” rispose curioso il giovane.
“Isaac sembra la versione maschile di Helga”
“Già anche io lo penso, chissà magari potremmo farli conoscere” sogghignò il ragazzo.

Il giorno dopo Semir passò a prendere Ben, finalmente riprendevano a lavorare fianco a fianco, la coppia d’oro della CID era tornata.
Il ragazzo lo aspettava sotto casa sua con quella solita aria scanzonata.
Appena lo vide Semir ebbe un tuffo al cuore, quanto gli era mancato il ‘vecchio’ Ben.
E ancora una volta si stupì nel vederlo così allegro; si chiese quanta forza di volontà avesse, paragonandolo ad un’Araba Fenice, il ragazzo riusciva sempre a rinascere dalle sue stesse ceneri;
Semir in quel momento non si capacitava, con tutto quello che gli era capitato Ben era uscito da quell’incubo più forte di prima.
“Ciao socio, posso salire?” chiese Ben aprendo la portiera sfoderando il suo solito magnifico sorriso.
“Sì certo, altrimenti saresti capace di sfondarmi il vetro” ripose con faccia seria Semir, ma si vedeva lontano un miglio che stava scherzando.
“Ed dai socio ti ho già detto che mi dispiace…mica te la sarai presa? Dai non ero io…” fece con fare da cucciolo smarrito Ben sbattendo in maniera civettuola gli occhi.
“Ah proposito, mi devi ancora 47 euro e spiccioli…” gli rammentò Semir “Anzi facciamo 50 conto tondo ci sono anche le monetine che stavano nel cassettino dell’auto”
“Sì scusa, mi farò perdonare…però devi essere sincero, non ti ho fatto cadere di peso facendoti sbattere la testa quando ti ho tramortito…” stava per continuare il discorso, ma venne anticipato da Semir.
“Non avevo dubbi in merito, l’amnesia ti aveva privato dei ricordi, ma eri sempre il ‘solito’ Ben”
Semir avrebbe voluto dire ‘il mio ragazzo’, ma preferì lasciar perdere, non voleva che i discorsi si incanalassero su un binario troppo serio.
Ma Ben aveva l’impellente bisogno di togliersi un peso.
“Aspetta lasciami finire” si fece serio il giovane salendo sull’auto e chiudendo la portiera “Scusami se ti ho puntato la pistola contro, so cosa significa…e so anche quanto ti arrabbiasti quella volta, mi ripromisi di non farlo più invece…”
Ben si stava riferendo a quell’episodio che vide suo padre Konrad accusato di omicidio. Semir per evitare che scappasse puntò la pistola contro l’imprenditore e Ben, arrivato anche lui sul posto si sentì quasi costretto a puntare l’arma contro l’amico. I due vennero quasi alle mani e in seguito, se Ben non fosse tempestivamente intervenuto Semir sarebbe morto carbonizzato.
“Ehi ragazzo” questa volta Semir non riuscì a trattenersi “Non mi hai sparato cosa che invece ho fatto io e più di una volta”
“Beh questo non è vero, ti ho sparato ai piedi e se l’agente non mi avesse fermato chissà come sarebbe finita…”
Ben si sentiva come sempre in colpa e Semir non voleva che il collega vivesse con quel peso addosso.
“Hai cercato di spaventarmi, volevi che me ne andassi, sono sicuro che mai lo avresti fatto…perché…” Semir cercò con cura le parole “Perché una parte di me era, è e resterà sempre con te”
“Astuto mi stai scagionando usando le parole della canzone che ho scritto per te” sogghignò Ben.
“Quello che hai scritto ricalca la realtà, socio” sentenziò il piccolo ispettore.
“Comunque se alla stazione di sevizio non mi avessi sparato per fermarmi sarei scappato…” ribatté deciso Ben “Non avrei più una vita, una memoria, una famiglia, un lavoro che malgrado tutto amo e un amico sincero e leale come te”
Semir sentì prepotenti salire le lacrime, quel ragazzo era veramente incredibile, aveva una scusante per tutto, ma non per se stesso. Di seguito fece un profondo respiro, scrollando la testa. Aveva sempre desiderato un figlio maschio e in fondo forse qualcosa di simile lo aveva accanto a se in quel momento.
“Dai coraggio pigrone ci aspetta una giornata di asfalto e benzina”
Semir cercò di alleggerire l’atmosfera e Ben capì al volo, anche lui aveva voglia di metterci la classica pietra sopra.
“Sì basta fare gli sfaticati, meglio muoverci altrimenti la Kruger questo giro ci manda a dirigere il traffico in qualche isoletta sperduta nel mare del Nord” poi indeciso se allacciarsi la cintura di sicurezza o no propose: “Semir mi fai guidare la tua auto? Ma prima sposto il sedile, non sono un nanerottolo come te, cavoli quando sono salito…in velocità…a momenti mi spaccavo i denti con le mie stesse ginocchia”
“Spiritoso…comunque scordatelo di guidare la mia macchina…non se ne parla nemmeno…”
“Ed dai, tu hai guidato la mia…”
“NO!”
“Guarda stacco i fili…ci metto un secondo…”
“Guai a te se tocchi la mia auto…tieni giù quelle manacce…”
“Ahia!”
“Comando a Cobra 11” li interruppe Susanne attraverso la radio.
“Cobra 11? E che è?” rispose serio Ben prendendo il microfono.
“Come che è?” replicò la ragazza.
“Tranquilla” ribatté Semir con un sorrisone prendendo lui il microfono “Ben sta scherzando, il ragazzo è tornato!”
“Sì me ne sono accorta…comunque c’è stato un assalto ad un portavalori al chilometro 46 dell’A1 direzione Colonia”
“Ok Susanne, vado a salvare il mondo” rispose Semir “Vieni con me socio?”
“Certo come no, pitone 13 …” ma fu interrotto dal piccolo ispettore.
“Come pitone…” replicò il piccolo ispettore.
“Ah vipera…”
“Cobra, Cobra 11 !!!” ribadì Semir.
“Scusa…ho sbagliato rettile” ridacchiò Ben allacciando la cintura di sicurezza “Ho qualche vuoto di memoria ultimamente, prometto che me lo ricorderò…Cobra 11!”
FINE.

Angolino musicale e piccole note…e anche questa volta i nostri due ispettori, sono arrivati vivi alla fine della storia. Che poi detta tra noi non potrei mai ‘seppellire’ uno dei due, insomma mi diverto troppo a maltrattarli, uno in particolare, ma a quanto leggo nelle recensioni/messaggi privati la cosa non vi dispiace, anzi.Agatha Christie ‘eliminò’ Hercule Poirot, ma io non sono lei e almeno per ora non ho intenzione di accoppare nessuno dei due.  Una piccola pausa poi seguirà un’altra storia frutto di una sfida tra me e Maty (in anticipo chiedo già scusa…per accontentare lei ho dovuto fare una cosa per me inconcepibile…capirete e vi spiegherò in seguito…).
Ultima cosa Felix Winterberg è il nome del personaggio interpretato da Tom Beck nella serie ‘Einstein’.
Ringraziamenti:
Un grazie immenso a tutti i lettori e a coloro che hanno inserito questa storia in una delle liste.
Ai recensori che con le loro lunghissime, profonde, accurate e divertenti recensioni hanno dato vita inconsapevolmente a cinque capitoli che nella prima stesura manco c’erano… e mi hanno riempito di immeritati complimenti.
Grazie di cuore a Liviana, Elisa & Summer.
Grazie a Popsi e amarzenta.
Grazie a Maty mia stupenda Beta Reader, consigliera, grande Amica e molto altro.
A presto ChiaraBJ.
Vi lascio con l’ultima canzone…
Ben alla fine ha voluto ricordarsi di tutti i suoi angeli e la canzone che mi è subito balenata per la testa è stata questa…
Nickelback If today was your last day (se oggi fosse il tuo ultimo giorno)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=lrXIQQ8PeRs
Il mio migliore amico mi ha dato il miglior consiglio Ha detto ‘ogni giorno è un dono e un diritto’ Non lasciare nessuna pietra non smossa, lascia indietro le tue paure E cerca di prendere la strada meno battuta Quel primo passo che fai è il passo più lungo…Vale sempre la pena lottare per ciò che ha valore…Se oggi fosse il tuo ultimo giorno E domani fosse troppo tardi Diresti addio al ieri? Vivresti ogni momento come il tuo ultimo? Lasceresti le vecchie foto nel passato? Doneresti ogni centesimo che hai? Chiameresti vecchi amici che non vedi mai? Rievocheresti vecchi ricordi? Perdoneresti i tuoi nemici? Troveresti quella che sogni? Giureresti e spergiureresti a Dio lassù Che finalmente ti innamorerai? Se oggi fosse il tuo ultimo giorno Lasceresti il tuo segno curando un cuore spezzato? Sai che non è mai troppo tardi per dare il tuo massimo Indipendentemente da chi sei Perciò fai tutto ciò che è necessario Perché non puoi riavvolgere un momento in questa vita Non lasciare che niente si metta nella tua strada Perché le mani del tempo non sono mai dalla tua parte…
  
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