Noè, la moglie e i figli preoccupati,
da giorni stanchi, umidi e affamati,
guardavano la pioggia che incessante
copriva strade, gente, bestie e piante.
Avevan così fretta di salpare
sfuggendo alla minaccia d’annegare,
che s’eran volti al loro fato triste
senza portare appresso le provviste.
Noè soffriva per i suoi parenti,
costretti senza pane sotto ai denti,
e per diversi giorni a tempo infame
pensò come saziar la loro fame.
Fu verso il sesto giorno di digiuno
passato senza avere cibo alcuno
che prese un’improvvisa decisione
e cominciò a gestir la situazione.
Chiamò a raccolta dunque il gran Noè
le bestie e la famiglia intorno a sé,
e disse urlando, “Amici sofferenti,
quest’oggi avrete cibo sotto ai denti!”
E diede loro un piatto rigoglioso
pieno di arrosto buono e delizioso.
Mangiaron tutti allegri e sollevati,
e quando ormai si fuor rifocillati
qualcuno disse timido e sagace,
“L’arrosto ivi mangiato sì mi piace,
ma chiedo, se è concesso aver risposta,
dove codesta carne era riposta”.
Noè sorrise in modo misterioso,
e non rispose al figlio assai curioso;
è certo che finita l’avventura,
riparo da ogni fame e da paura,
Noè andò in giro vispo a raccontare
le loro imprese prima di salpare.
“C’eran due coccodrilli sulla nave”,
diceva in modo tenero e soave,
“L’orango tango, poi, che gran bestione!
Due piccoli serpenti in successione...
C’era un’enorme aquila reale,
un gatto un topo un elefante australe...”
E se qualcun chiedeva al vecchio matto,
“Ma i due leocorni, poi, che fine han fatto?”
Il volto si copriva di rossore,
pensando al loro ottimo sapore,
e sorridendo, ma con gli occhi tristi,
diceva un po’ esitante, “Non li ho visti...”