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Autore: queenjane    13/01/2017    2 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Nicola era il baluardo di sua moglie nei confronti del mondo, ostracismo   e  critiche, che assediavano Alessandra per ogni minima cosa.

 
La vera fonte di scontro erano i figli, aveva avuto solo bambine, che la suocera definiva dinasticamente inutili, lo ripeteva di continuo, che solo un maschio, per la legge salica che lo zar Paolo I aveva restaurato, poteva ereditare il trono. E di quelle creature si occupava lei stessa, tralasciando i doveri mondani di imperatrice.
E la zarina madre criticava la nursery a spron battuto, ritenendola poca igienica, le bambinaie troppo svagate, i cosacchi lascivi, le imperiali nipotine una lagna e una delusione, in verità ogni pretesto era buono per attaccare Alessandra.
Nello specifico, affermava che Olga fosse brutta e con la fronte troppo grossa, Tatiana noiosa, Marie un piagnisteo ambulante e Anastasia l’ennesima femmina che non poteva ereditare il trono.
Tutte le aveva provate, Alessandra, anche a chiedere l’intercessione dei santi, a frequentare asseriti mistici e guide spirituali e persone di dubbia fama, senza alcun risultato, tranne il ridicolo e pettegolezzi a iosa.
L’imperatrice madre non le perdonava nulla e tutti la deridevano, un carico pesante e si poteva comprendere, ma non giustificare, il suo desiderio di isolamento, di ritrarsi in una cerchia intima e familiare. Aveva combattuto per sposare Nicola, non poteva tentare ancora di conquistarsi la buona società o farsi rispettare? Vero che ci aveva provato, fino al limite, ma di quello la gente se ne scordava. Alix brillava quando era tra pochi intimi, era generosa e leale, tranne che era imperatrice di Russia, non una nobildonna di un misconosciuto regno.
- Olga che hai?- Dinanzi a uno specchio si prendeva le misure della famigerata fronte.
-Mi misuro la fronte, è troppo grande.
- E’  tua nonna, ne dice tante, ma non ti conosce sul serio, quando mai sta con voi?
-Che dici?
-Che parla a sproposito, mica ti conosce sul serio
-Sei irriverente. - un parolone che amava usare, almeno con me, lei ascoltava tutto , vedeva tutto e osservava tutto, ben di rado parlava. Salvo spiazzarti con una frase, una osservazione  casuale solo in apparenza, era un portento di ironia.
-Non sa come impari in un battito di ciglia, suoni bene il pianoforte.
-Non dovresti dirlo.
-La bellezza è negli occhi di chi guarda, mia madre almeno dice questo, io pagherei per essere bionda con gli occhi azzurri, come te, invece sembro un corvo
-Sei bella così come sei. Un tuo antenato era spagnolo, si vede che hai preso da lui, somigli a tua mamma, la principessa Ella.
-E tu pure, sei bella come sei e tua nonna, lasciala stare ripeto, è svanita.
-Sei proprio irriverente ..- E rideva sotto i baffi, come suol dirsi, io non dicevo quello che voleva sentirsi dire, non la assecondavo in tutto e per tutto.
-A proposito, io ti guardo e vedo una ragazzina che a volte non è molto empatica o gentile, ma ha bei capelli biondi, occhi color zaffiro e un sorriso gentile, questo non vedo la tua fronte.
-Stupida che sei, io sono gentile ED empatica. Quando ne ho voglia- Chiosando la mia battuta.
-Olga, non badare a tua nonna, ti dà fastidio, ti ferisce ..lascia stare. E poi se avessi una fronte perfetta, ti brontolerebbe su altro .
-Vero ..- e mi soffiò in viso lo zucchero a velo di una torta di mele e vaniglia, una fetta che consumavamo per merenda.
- COSA fai?
- Nulla, almeno hai la pelle candida.
Aveva sette anni quando decise di seguire il mio consiglio .. e io ero sciocca e petulante, ma le volevo bene.
E lei voleva bene a me, eravamo legatissime.
Le successive tre figlie dello zar Nicola II,nacquero a due anni di distanza  Tatiana, Marie e Anastasia, Olga le accolse tranne che avrebbe voluto dividerle con la sua amica inimitabile, Catherine, che era figlia unica.
La principessa Ella scuoteva la testa a quelle osservazioni.
Sottile, alta e perfetta,scuri i capelli, le iridi color miele profondo, come il suo antenato, il mitico Felipe Moguer, giunto dalle terre di Spagna, figlio di un marchese, che si era costruito titoli e fortuna alla corte di Caterina II, un audace bastardo.
Era più presente Felipe nei ritratti di famiglia che il principe Pietr, il padre della principessina Catherine, una figura indefinita, sullo sfondo,assorbito dai doveri militari, dal gioco di azzardo e dalla bottiglia, tranne che allora non lo sapevo...Mi declinavo in terza persona per esercizio, stile, disperazione .
Gentile ma distratto, se non era stato disonorato per i debiti lo doveva al cognato, Aleksander, vezzeggiato Sasha, il fratello di Ella, che aveva molte volte ripianato le sue perdite al tavolo verde.
 
Volevo un fratello o una sorella, ero figlia unica, viziata e ottenevo spesso quanto volevo ma non quello, in compenso avevo le granduchesse, rideva mia madre, lasciando indietro il suo profumo di cipria e peonia, i vantaggi di avere delle sorelle senza spartire l’ attenzione dei genitori (mia madre mi accontentò  quando avevo smesso di chiedere, le cose le faceva sempre a modo suo, mai quello degli altri).
Spesso, durante la stagione invernale, capitava che dormissi a Carskoe Selo, nel palazzo di Alessandro la giovane zarina preferiva quella cittadina a venti chilometri circa dalla capitale e il palazzo di cui sopra, più tranquillo e raccolto rispetto ai fasti ufficiali del proprio rango.
Non era un mistero che preferisse la quiete della sua famosa mauve room a un ballo scintillane.
Ecco di nuovo il profumo di lillà, i vasi pieni, mescolati al suo profumo preferito White Rose e alle sigarette che fumava, nei momenti di quiete che di fretta, ovvero sempre, una sigaretta appresso l’altra.
Quella era la sua stanza preferita, piena di mobili ordinati per corrispondenza ai grandi magazzini inglesi Marple’s- (cosa che aveva prodotto altra frecciata ai danni della giovane zarina, che bisogno aveva di ordinare quegli acquisti quando disponeva delle squisite collezioni e degli splendidi arredi dei palazzi dei Romanov? Era e rimaneva una Hausfrau, una casalinga in tedesco,una piccola borghese, anche in quello si palesava la sua inadeguatezza).
Il pianoforte verticale.
La chaiselongue ove era adagiata, lo sguardo appuntato sulla parete colma di foto, della madre Alice, di sua nonna la regina Vittoria di Inghilterra e paesaggi della Germania e della Gran Bretagna, un quadro dell’Annunciazione e un arazzo Gobelin che rappresentava Maria Antonietta e i suoi figli, dono dell’ambasciata francese.
Negli anni Alessandra usava ricevermi lì e sorrideva di più; se mia madre non mi accompagnava, alla fine la faceva rientrare nel novero di chi era contro di lei.
Io ero una bambina, amica delle sue figlie e lo zar suo marito voleva che le frequentassi e non recedeva da quella posizione, lui che di solito accontentava la zarina in tutto, anche troppo dicevano i più nei minimi come nei massimi.
Aveva occhi chiari, di un colore stupendo e cangiante, che esprimevano tutte le sue emozioni.
Era bella, alta e sottile.
 
 
   
 
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