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Autore: Eirynij    14/01/2017    3 recensioni
È davvero possibile che nasca qualcosa tra due persone così diverse come Perona e Zoro? Certo che due anni sono lunghi e, se passati a stretto contatto sull’isola di Kuraigana, potrebbe succedere qualsiasi cosa... anche un miracolo! E cosa è più miracoloso dell’amore? Il confine tra la mancanza di sopportazione e l’attrazione può essere labile. Tra liti, incomprensioni, risate, paure e momenti di tenerezza, dal forzato percorso condiviso nascerà un sentimento che va oltre il semplice affetto…
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Perona, Roronoa Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una bella giornta
 
Perona, 69 bpm
 
Impiegai una settimana intera per riprendermi dallo sforzo atavico che avevo sostenuto per mettere in contatto lo spadaccino e Yasu e, mai come in quei giorni, mi mancarono i miei servitori. Quando ero a Thriller Bark non sentirmi bene era una festa: un corteo di schiavi mi portava fiumi di cioccolata, dolcetti buonissimi e innumerevoli bei regalini, tanto che fingevo di sentirmi male almeno una volta al mese. Ma in questa lugubre magione, nessuno era disposto a essere schiavizzato e il mio malessere veniva volutamente ignorato. Solamente il settimo giorno ricevetti una visita: era quello spadaccino testa d’alga che si presentava a mani vuote, fui tentata di cacciarlo per questo ma la prolungata solitudine mi aveva rabbonito così mi limitai ad escogitare un diversivo che mi avrebbe rallegrato il morale.
‹‹Sei in debito con me…›› gli feci notare.
‹‹Pago sempre i miei debiti›› mi rispose Zoro.
La conversazione stava proprio prendendo il verso che desideravo, quindi proseguii: ‹‹Ah si? E come intendi ripagarmi?››.
‹‹Cosa vorresti?›› chiese cautamente.
‹‹Potresti farmi da servitore…›› suggerii.
‹‹Non se ne parla››.
‹‹Dai, in fondo è merito mio se hai parlato col tuo fantasma ed è sempre merito mio se siamo tornati al castello, infatti tu ci avevi fatto perdere nel bosco!›› piagnucolai.
‹‹Solo per oggi›› cedette.
Ero incredibilmente soddisfatta del suo consenso, bastava solo che si agghindasse a dovere per rendermi ancora più contenta.
‹‹Chiudi gli occhi›› gli ordinai e lui, dopo avermi scoccato uno sguardo dubbioso, obbedì.
Saltai giù dal letto e, sulle gambe malferme, raggiunsi l’armadio: mi cambiai al volo e presi le bende che mi ero portata dall’infermeria per precauzione. Iniziai a fasciare lo spadaccino intimandogli di non sbirciare. Passò poco tempo e il mio capolavoro fu completo anche se gli mancava ancora qualcosa… estrassi dal mio armadio un grosso cappello blu e lo misi sulla cima della mia creazione: perfetto!
‹‹Apri!››.
Quando Zoro aprì gli occhi e si guardò allo specchio prima impallidì e poi diventò paonazzo dalla rabbia. ‹‹Sei il mio Kumacy›› gli dissi gettandogli le braccia al collo.
L’avevo completamente avvolto dalle garze fino a dargli le sembianze di un orso e il copricapo turchino lo rendeva perfettamente somigliante al mio orsetto-servitore.
‹‹Pazza! Cosa mi hai fatto?›› si mise a strillare.
‹‹Sei bellissimo›› gli dissi.
‹‹Io non ho tempo da perdere con te così›› disse sgusciando via dal mio abbraccio ‹‹quindi me ne vado››.
‹‹La porta è dall’altra parte››.
‹‹Addio!›› salutò Zoro imboccando l’uscita e tentando di divincolarsi dalla fasciatura. Lo rincorsi per il corridoio e per le scale.
‹‹Torna qui!›› ripetevo nell’inseguimento. Lo raggiunsi solo mentre stava uscendo nel giardino del castello: per essere fasciato come una mummia si muoveva anche troppo velocemente.
‹‹Hai promesso!›› gli ricordai.
 
***
 
Zoro, 62 bpm
 
Quando avevo acconsentito a farle da servitore per una giornata non immaginavo che sarei diventato un orsacchiotto fatto di bende e mi domandavo come fosse possibile tanta insanità mentale in una ragazza sola, ma era dalla parte della ragione: io avevo promesso.
‹‹Ora che mi hai conciato così cosa dovrei fare?›› le chiesi.
‹‹Giocare con me!›› esclamò lei entusiasta.
‹‹Cioè?››.
‹‹Hai presente quell’attività che si fa…››.
‹‹Lo so cosa vuol dire giocare! Non sono ignorante!›› protestai, quindi, timoroso di conoscere la risposta, chiesi: ‹‹A cosa vorresti giocare?››.
Iniziò a trascinarmi ed incitarmi urlando “vieni” e “seguimi”.
Mi riportò in camera sua dove esordì: ‹‹Giocheremo a prendere il tè››. Probabilmente impallidii, sicuramente mi sentii la morte addosso e, per un attimo, vidi la ragazzina assumere le forme di un diavolo assetato del mio dolore.
‹‹Ci siederemo al tavolino con Miss Lily, Mr. Pandoso e Madama Rosalinda›› iniziò a spiegare indicando prima il kotatsu e poi tre orrendi peluche di pezza di fattura artigianale e raffiguranti rispettivamente un cavallo giallo, una sottospecie di panda e quello che doveva essere un gatto rosa ma che, in realtà, sembrava un maiale. Avrei scommesso senza indugio tutte e tre le mie preziosissime spade che l’artefice di quei mostri di stoffa era Perona.
‹‹Io e te berremo la cioccolata mentre le tazze dei nostri ospiti saranno vuote, ma non farglielo notare o potrebbero offendersi…›› continuava a blaterale la ragazzina dando ancora di più prova della sua pazzia: voleva che io giocassi a prendere il tè, bevendo cioccolata, in compagnia di pupazzi inanimati facendo finta che fossero veri e dotati di sentimenti… Assolutamente no!
‹‹Non lo farò mai›› la interruppi.
Mi guardò sbalordita sgranando gli occhi scuri ma sul mio viso lesse così tanta determinazione che non insistette e incrociando le braccia chiese: ‹‹Cosa vorresti fare quindi?››.
‹‹Acchiapparello›› risposi sicuro mentre iniziavo a sciogliermi le bende di dosso, liberando prima una gamba e poi un braccio. Era il compromesso ideale tra il giocare con lei e il continuare, contemporaneamente, il mio allenamento con un po’ di sana attività fisica.
‹‹Come si gioca?››.
Lasciai scivolare al suolo l’ultima garza, finalmente libero.
‹‹Io inizio a correre… e tu devi prendermi!›› esclamai dando una spintarella a Perona e facendola barcollare indietro mentre me la davo a gambe.
 
***
 
Perona, 72 bpm
 
Non potevo crederci: me l’aveva fatta. Mi ripresi subito e iniziai a galoppargli dietro a ruota. Su e giù per le scale, lungo i corridoi, corsi a perdifiato fino a quando lo spadaccino non si ritrovò in un vicolo cieco. Mi lanciai su di lui urlando “preso” e lo feci indietreggiare sotto la mia spinta fino a farlo sbattere contro la porta in fondo al corridoio che cedette facendoci precipitare al suolo e svelando una stanza ricca di chincaglierie. L’atterraggio fu morbido sul petto dello spadaccino ma il mio viso finì così vicino al suo che i nostri nasi si sfiorarono e i nostri occhi si incontrarono. Che verde brillante! Arrossii violentemente e distolsi lo sguardo andando a ispezionare la camera.
‹‹Diamo un’occhiata!›› proposi alzandomi mentre le mie mani correvano istintivamente alla gonnellina rossa che aveva preso il volo lasciando intravedere abbondanti fette di pelle e le mutande di pizzo nero.
Non avevo mai visto tanto ciarpame riunito in un unico posto e iniziai ad aprire cassetti e spostare vecchi tomi impolverati.
‹‹Guarda qui›› mi interruppe Zoro indicandomi l’interno di una piccola scatola di ferro: vi era una rosa dai petali che sembravano di fiamma viva. Allungai la mano per toccarla ma la ritrassi subito.
‹‹Scotta!›› urlai portandomi il dito indice alla labbra.
Lo spadaccino inspirò profondamente e soffiò sul fiore ma il fuoco non si spense. Sorrisi pensando che un simile oggetto sarebbe stato benissimo in camera mia e afferrai la scatola dichiarando che da quel momento la rosa era mia e avrebbe abbellito la mia camera.
‹‹La scatola era sigillata, forse è il caso di richiuderla e lasciarla lì››.
‹‹La rosa è mia e non si discute!›› ribadii. Quindi gli intimai di aspettarmi lì mentre portavo il ritrovamento nella mia stanza perché sarei tornata e avremmo continuato l’esplorazione delle cianfrusaglie.
 
***
 
Zoro, 79 bpm
 
Frugammo per ore ma non ci furono altri ritrovamenti degni di nota. La ragazzina così intenta nella ricerca mi costrinse a saltare il pranzo, quindi quando finalmente calò la sera la mia pancia brontolava e gorgogliava come un pentola di fagioli. Mi caricai sulle spalle una Perona riluttante ad abbandonare quella che lei chiamava la “camera delle meraviglie” e, seguendo le sue indicazioni, riuscii a raggiungere la cucina quindi dopo averla depositata su una sedia iniziai a frugare nella dispensa estraendo tante cibarie e diverse bottiglie di liquore. Mentre mangiavo e bevevo a sazietà la ragazzina mi disse porgendomi il suo bicchiere: ‹‹Fammi assaggiare!››.
La guardai perplesso prima di versarle un dito della mia divina bevanda. Trangugiò d’un fiato facendo una smorfia poi iniziò a versarsene da sola.
‹‹Vacci piano›› l’ammonii ma nel giro di qualche bicchiere i fumi dell’alcool le avevano già annebbiato il cervello e impastato la lingua. Iniziò a raccontare con frasi sconnesse delle sue avventure di quando era alle dipendenze di Moria e ridere sguaiatamente. L’euforia lasciò il posto alla sonnolenza proprio mentre stavo finendo il decimo piatto di zuppa fredda così decisi che per lei era ora di andare a nanna. Feci scivolare la mia spalla sotto il suo braccio e condussi una Perona barcollante fino a camera sua dove la sdraiai con delicatezza sul letto pensando che domani avrebbe avuto sicuramente un bel mal di testa.
‹‹Zoro…›› sussurrò mentre le sfilavo gli stivali rossi e aggiunse qualcosa che non riuscii a sentire, così mi accostai al suo viso chiedendole di ripetere.
Perona si puntellò sui gomiti avvicinandosi ancora di più con un sorriso ebete stampato sul volto e, improvvisamente, le sue labbra premettero sulle mie in un bacio casto ma pieno di calore.
‹‹Grazie per la giornata… era moltissimo che non mi divertivo così!›› ridacchiò prima di crollare sul materasso e chiudere gli occhi.
 




Angolo dell'autrice: Ho scritto il capitolo tutto in un colpo, quindi vi prego di segnalarmi eventuali errori così che io possa correggerli. Spero che vi sia piaciuto il mio operato, era da un po' che volevo concedere ai nostri protagonisti una giornata leggera e ammetto di essermi molto divertita immaginando il Kumacy-Zoro scappare a destra e a manca dalla pazzia di Perona. Se voleste lasciare un commento anche piccolo piccolo lo gradirei più di una pietra preziosa. Aspettando di sentire le vostre "voci" vi ringrazio per avere letto fin qui e, un particolare ringraziamento, va alle gentilissime persone che hanno appuntato la mia storia tra le ricordate, le seguite o, addirittura, tra le preferite!
Un bacio,
Eirynij
   
 
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