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Autore: Seira Hikari    14/01/2017    1 recensioni
E quando realizzi che spesso il confine tra gli incubi e la realtà non è poi così lontano è già troppo tardi.
Non volevi,non potevi piangere.
Paura della solitudine di ciò che sarebbe accaduto dopo tutto questo.
Come se "L'Happy Ending" esistesse davvero.
Avevo capito.
Una missione, un posto SCONOSCIUTO.
E se in realtà io fossi lo sconosciuto?
Genere: Drammatico, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Sabrina fissò per un po' la porticina ridendo, aveva un' espressione tutt'altro che umana. Dopo alcuni minuti aprì la porta del corridoio e tornò nella mensa. Gli altri nel frattempo avevano quasi finito di mangiare.
«Sabrina tutto ok??», domandò Fay, effettivamente ci aveva messo un po' in "bagno".
«Sì, c'era solo coda!», rispose ridendo.
Nick la guardava come al solito ma non diceva nulla finchè non si decise a parlare.
«Ma... Charlotte?»
Fay lo guardò come se si fosse dimenticata dell'esistenza della ragazza. Sabrina guardando l'amica di Charlotte aveva uno sguardo luccicante, come se quella sua dimenticanza l'avesse resa felice.
«Ahh!Vero! Charlotte dove si sarà cacciata?»
Tutta la felicità negli occhi di Sabrina sfumò via, ma cercò di non fare trasparire quello che pensava.
«Andiamo a cercarla, come minimo si sarà persa da qualche parte o sarà inciampata», disse Nick ridendo e immaginando la ragazza riccia incastrata in un buco da qualche parte.
«Ma no Nick! Lei conosce questa scuola meglio di chiunque altro!Tornerà presto, perchè non andiamo invece in cortile?» 
«Hai ragione Sabry!»
Nick fissò le due perplesso, non vedendo alternativa le seguì.
Sabrina continuava a stargli attaccata tutto il tempo mentre Fay faceva battutine di dubbio gusto sui due. Nick sembrava scocciato, certo, Sabrina non era bruttissima ma non si poteva dire neanche che fosse bella, trovava più carina Charlotte.
*flashback*
Nick e altri compagni di classe sono in gruppo a parlare, Charlotte è compagna di banco con Richard, uno dei migliori amici di Nick che stava parlando con il gruppo.
«Che voto dai a Charlotte, Richard?»
«Chi, questa qua?»
Charlotte si volta verso il gruppetto con espressione interrogativa.
«No no, nulla», disse Nick alla ragazza sorridendo mentre lei si rigirava.
«Hmm, 8 dai»
«Solo??», esclamò Nick allibito.
«E tu Nick?»
«9!»
*fine flashback*
Nick non sapeva se Charlotte avesse sentito o meno, anzi non se l'era mai domandato.
«Nick?»
«Nick??»
Si accorse di essere chiamato da Sabrina e smise di pensare ai fatti propri.
«Si?»
«Andiamo nel salone bianco?? Devo dirti una cosa», lo fissò per un po'.
«Hhm sì va bene»
Fay li osservava allontanarsi.
 -------------
Quando riprese i sensi Charlotte si accorse di essere quasi completamente sommersa dalla neve. Era in una foresta, nel bel mezzo di una bufera con abiti estivi. Non poteva andare meglio.
Si alzò di botto e iniziò a congelare e tremare, era ancora sporca di quel liquido nerastro che l'aveva trasportata in quel posto, non sapeva per quale motivo ma "quella cosa" l'aveva riscaldata almeno un po'.
"Dove... Dove sono finita?!", pensò mentre con una mano sulla fronte tentava di vedere qualcosa tra quella fittissima neve. Girò su se stessa nel tentativo di orientarsi, ma era tutto inutile, l'unica cosa che aveva capito era di essere in una foresta, in montagna, durante una bufera.
Iniziò a camminare da qualche parte, non sapeva neanche lei dove stava andando, ma piuttosto che rimanere lì e congelare preferiva almeno provarci, che fosse morta ugualmente non le importava.
Il liquido che la proteggeva dal freddo iniziava pian piano a congelarsi e a impedirle i movimenti, così, non avendo altra alternativa, inziò a levarselo pian piano. Ogni pezzo che si solidificava lo toglieva, continuava a camminare e il freddo aumentava, la bufera era forte come prima. 
L'ultimo pezzo.
Levò l'ultimo pezzo con mano tremante e dopo qualche minuto il freddo era diventato impossibile da sopportare.
Cadde a terra e svenne.
Si ritrovò in una stanza bianca infinita, un po' come il corridoio dove ci sarebbe dovuta essere l'acqua, e all'improvviso sentì qualcosa.
«Charlotte.»
«Charlotte?»
«Charlotte!»
Voci diverse la chiamavano, sulle pareti di quella stanza erano proiettate scene, persone che morivano, upupa, e tante altre cose che Charlotte non riuscì a capire.
«Charlotte tu non saresti dovuta essere qui», le disse una voce soave.
«Qui dove? In che posto sono capitata? Perchè c'è la neve se è estate? Sono forse morta congelata in questo momento? Sono forse impazzita?»
Le parve che la voce stesse sorridendo dolcemente come una mamma che culla sua figlio, ma poi capì che era soltanto una sensazione perchè le voci non potevano sorridere.
La voce delicata e femminile iniziò a parlarle ancora.
«Non sei impazzita e neanche morta per ora, questo mondo non è come quello da cui vieni tu, lo scorrere del tempo qui è diverso»
Charlotte rimase zitta mentre si girava intorno cercando di capire da dove provenisse la voce, nel frattempo le immagini erano scomparse.
«E perchè sono finita qui?»
«Una persona tramava contro di te, mia cara Charlotte ora non puoi più tirarti indietro»
«Da cosa?», domandò ma la voce sembrava non ascoltarla.
«Lei stava cercando di impedire che tu arrivassi qui, ma stupidamente una certa persona che voleva sbarazzarsi di te non le ha obbedito»
«Chi sarebbe questa "lei" e la persona che non le ha obbedito? Chi sono rispondi ti prego!»
«Moira», disse facendo una pausa.
«Moira e sua figlia»
«Non le conosco, cosa vogliono da me?! Perchè mi hanno mandato qui?!»
«Voleva sbarazzarti di te, non so per quale motivo ma voleva liberarsi di te»
«Ma che ho fatto di male...Voglio tornarmene a casa...», Charlotte si inginocchiò triste e stanca, sempre più confusa.
«Devi trascorrer una stagione intera qui se non vuoi morire oppure...»
«Oppure?»
«Devi spezzare la maledizione»
«Che maledizione..?»
«Una bambina fredda come il ghiaccio, fredda e inespressiva per tutto ciò che le è capitato, deve sciogliersi e riuscire a tagliare i ponti col suo passato per venire liberata... Ora cara Charlotte, il tempo a mia disposizione è quasi finito, svegliati, alzati e cammina dritto davanti a te per 40 passi, troverai un rifugio dove riscaldarti»
«No, aspetta! Ho ancora una domanda!»
«Fai veloce, Charlotte»
«Perchè Moira non voleva mandarmi qui?»
Un attimo di silenzio. La voce sembrava esitare molto.
«Perchè tu eri la prescelta» ripose
«Charlotte, buona fortuna»
La voce iniziava pian piano a scomparire mentre le voci diverse che prima la chiamavano urlavano.
«Vai Charlotte!»
«Aiutaci!»
«Ce la puoi fare!»
«Siamo tutti nelle tue mani!»
Charlotte si guardava intorno spaesata mentre quelle voci aumentavano e non riusciva più a sopportarle, si mise le mani alle orecchie e urlò.
Aprì gli occhi.
Era di nuovo coperta dalla neve, non sentiva più freddo, e quello non era un buon segno. Riusciva a muovere le gambe a malapena, ma si alzò ugualmente. Barcollava. 
"40 passi... Solo 40 passi", pensò mentre camminava cercando di andare dritta. Non vedeva ancora niente in quella bufera, era tutto bianco. Non sapeva perchè ma voleva fidarsi di quella voce. 
Riuscì a percorrere i passi necessari per arrivare davanti a un rifugio, la foresta era più fitta, era piena di lividi nelle gambe per il freddo e per le cadute fatte in mezzo alla neve e ai rami degli alberi. Era una casetta di legno e mattoni di pietra distrutta nella parte destra, per raggiungerla doveva attraversare due alberi e scendere da una piccola discesa, che ovviamente non vide.
Urlò scivolando. Atterrò di faccia in mezzo alla neve giungendo quasi esattamente davanti alla casa. Rimase per terra un po' per il dolore, un po' perchè stava ridendo tra se e se di quanto fosse imbranata e idiota. Si rialzò con fatica per il freddo. Con la mano sinistra spostò la neve che aveva in faccia e con la destra aprì la porta.
Entrò in fretta in quella sala, la prima cosa che notò fu il camino acceso e il caldo di quella stanza. L'unica fonte di luce in quel salotto era il camino che illuminava tutta la casa di una luce arancione, calda e piacevole. Corse velocemente vicino al caminetto e rimase lì a scaldarsi per alcuni minuti ascoltando lo scoppiettio del fuoco.
Charlotte era così sveglia che non si accorse che di fianco a lei, a destra, una bambina aveva continuato tutto il tempo a dondolarsi su una sedia a dondolo e quando se ne accorse urlò per lo spavento e si capottò all'indietro.
«C-chi sei tu!», disse istintivamente prima di realizzare che forse era la bambina la più indicata a chiederlo, e si corresse.
«Cioè, so che sono una completa estranea, e forse tu ti stai domandando perchè diamine sono qui, ma non lo so neanche io, questo è il problema! Stavo congelando per la bufera e quando ho visto questo rifugio ci sono entrata senza neanche pensarci! Chiedo scusa per l'intrusione»
La bambina la fissava continuando a dondolarsi, Charlotte si aspettava una risposa.
«Quindi posso rimanere qui...?»
Di nuovo nessuna risposta.
Charlotte si alzò.
«Lo interpreto come un sì, ok?!», disse girando per il corridoio stretto e lungo.
Esplorò le varie stanze e nel frattempo si fece sera. Ripensò a ciò che era successo quand'era svenuta e si sentì sempre più confusa.
Il corridoio era lungo circa cinque metri ed era abbastanza stretto, le pareti erano bianche, ma di un bianco ormai scolorito, in alcuni punti si poteva persino intravedere la pietra tanto erano rovinate.
Le stanze di alternavano a destra e a sinistra. Charlotte trovò la cucina, una stanzetta carina piena di ampie finestre sovrastate da archi di marmo, non c'era nulla di particolare, pensò, aveva un tavolo con una splendida tovaglia e dei mobili con probabilmente tutti gli utensili necessari per cucinare. 
Trovò anche vari sgabuzzini e una camera da letto, vista la innumerevole presenza di pizzi e merletti pensò che fosse della bambina e uscì senza curiosare più di tanto, lei l'avrebbe anche fatto se solo fosse stata più in sè. Era ancora traumatizzata per quello che le era accaduto.
"Prescelta io, seh", pensò.
"Possa essere lei la bambina...?"
"Credo proprio di sì"
"Devo farla sciogliere no? Devo parlarci"
"Però non mi risponde", pensò riferendosi a quando era vicino al camino.
Si accorse di avere dimenticato una stanza alla fine del corridoio, e si girò in direzione della porta ma si bloccò.
"Non posso arrendermi. Da cosa sto scappando? Da un sogno? Pazza o meno devo comunque uscire da qui, e poi se tutte quelle persone sono morte..."
Charlotte si incamminò verso il salotto. Come immaginava la bambina era ancora lì a dondolarsi e appena si accorse della sua presenza la fissò.
«Bene!», esclamò Charlotte.
«Presentiamoci», aggiunse sorridente.
La bambina la fissò e smise di dondolarsi.
«Io sono Charlotte, ho 12 anni e sono un'imbranata buona a nulla, nel tempo libero però mi piace disegnare!», disse avvicinandosi alla bambina e inginocchiandosi arrivando alla sua altezza, più o meno.
La bambina rimase a fissarla. I suoi capelli erano lunghi fino alle spalle, lisci e castani. Aveva un ingombrante fiocco arancione in testa. I suoi abiti parevano antichi ed eleganti, pieni di pizzi e merletti. I suoi occhi parevano gialli, Charlotte non sapeva se era per la luce del camino o altro.
«Come ti chiami? Non essere timida, non ti mangio mica!»
«...Cha...»
«Cha?»
«...Chanel»
«Oh! Guarda che coincidenza! I nostri nomi hanno le prime tre lettere uguali! Non credi sia un segno del destino??»
La bambina non fece alcuna reazione.
"Ahah...Ci ho provato"
Un orologio a cucù, sbucato da chissà dove aveva iniziato a suonare, erano le otto di sera, ora di cena.
Charlotte si alzò.
«Dai, vado a cucinare qualcosa, cosa ti piace mangiare?»
La bambina non rispose.
«Ehh! Capisco, vorrà dire che farò le omelette!»
Charlotte si diresse in cucina e trovò gli ingredienti necessari anche se sembrava tutto così... Antico, per esempio i frigoriferi, i fornelli ecc. non c'erano, oppure erano buchi nella pietra dove mettere fuoco e poi posizionare sopra delle padelle. 
"Che sia... In un altro tempo?", pensò cucinando.
Distrattamente si bruciò un dito, ma nonostante ciò riuscì a finire in pochi minuti la cena, prese dei piatti e delle posate e li portò in salotto da Chanel. Precedentemente mentre esplorava le stanze aveva trovato anche la sala da pranzo ma aveva come l'impressione che la bambina non si sarebbe mossa dalla sua sedia a dondolo.
«Ecco qua!», esclamò soddisfatta.
Chanel prese il piatto e con le posate iniziò a mangiare.
«No, no aspetta un attimo ti scotterai!»
Troppo tardi, Chanel aveva già mangiato un boccone, e poco dopo Charlotte la vide sempre inespressiva con la lingua ustionata fuori dalla bocca.
Per Charlotte la scena era troppo divertente e iniziò a ridere, corse in cucina a portarle un bicchiere d'acqua. Chanel lo bevve in un attimo e poi riprese a mangiare.
Charlotte la guardava sorridendo, e poi divorò anche lei il pasto. Quando entrambe finirono di mangiare la bambina riprese a dondolarsi e Charlotte prese i piatti e le posate e iniziò a lavarli.
Non aveva mai fatto le faccende domestiche, ma dato che dei suoi genitori non c'era traccia e che lei non le rispondeva, decise di riordinare tutto ugualmente. Osservò fuori dalla finestra della cucina e vide che la bufera si era placata e stava per finire.
"Uff, che ci faccio qui, sul serio..."
"Un brutto sogno, immagino"
"Appena finisco di lavare i piatti corro a dormire e scommetto che domani mattina mi risveglierò nel mio letto, o magari sotto il mio letto, sì, sotto il mio letto, forse spiegherebbe il perchè di questo strano sogno."
Appena finì di lavare i piatti si diresse alla ricerca della camera da letto, finora aveva trovato solo la camera della bambina e anche se lei sembrasse vivere solo su quella sedia a dondolo, non se la sentiva di rubarle degli spazi.
Rimaneva soltanto una porta da aprire: quella alla fine del corridoio. 
Quella stanza, sì, anche prima avrebbe voluto andarci ma qualcosa l'aveva fermata? Non si sapeva.
Charlotte aprì la stanza. Era una piccola camera da letto grande circa tre o quattro metri, aveva un tavolo di legno posto al lato destro della stanza, contro il muro in direzione dell'uscita, il letto era sempre nel lato destro della stanza ed era contro la parete opposta a quella del tavolo. 
Nell'altra parte della stanza c'era una enorme libreria. Charlotte si avvicinò e passò notando molti libri vecchi e polverosi, non la entusiasmava parecchio leggere, ma pensò che forse avrebbe potuto darci un'occhiata nel tempo libero.
Infine, poco dopo la libreria c'era un armadio. Decise di aprirlo per vedere se poteva trovare dei vestiti più pesanti dei suoi. Trovò qualche abito lungo da donna, uno in particolare la colpì molto. Era bianco e nero, la gonna era strappata e la parte superiore era bianca a pieghe, decorata da fili neri incrociati, terminavano alla fine del busto.
Sembrava più vecchio rispetto a tutti gli altri vestiti lì dentro.
"Piuttosto medioevale anzichè vittoriano", pensò.
Lo rimise dentro e ne scelse uno un po' più pesante, lo scelse arancione come quello di Chanel, pensava che magari così le avrebbe parlato di più. Era lungo fino alle caviglie e molto semplice, aveva le spalle fuori e le maniche molto larghe, anche nel busto era molto morbido, tranne in vita dove uno spago nero annodato in un fiocco che stringeva l'abito. 
La gonna era ampia e aveva qualche balza decorata di pizzo nero. Lo provò, giusto per curiosità, e a sua sorpresa notò che era più o meno della sua taglia, forse però le stava un po' troppo lungo.
Si spogliò e indossò una vestaglia che aveva trovato, si sdraiò sul letto coprendosi con le coperte, erano così calde e soffici che si addormentò in pochi minuti.
  
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