"Sei sempre stata una ragazza forte, tant'è che nessuno si è mai permesso di metterti i piedi in testa.
Sei una di quelle ragazze 《particolarmente particolari》.
Sei consapevole di essere stramba e ne vai fiera, rendendo fiero anche me".
Moon stava leggendo le righe di quella lettera, macchiandola di lacrime.
Quel giorno era tremendamente malinconica.
Forse perché era passato un anno da quando si era trasferita dall'Italia a Seul, Corea del Sud.
O forse perché era passato un anno da quando lo aveva conosciuto.
Quello scontro all'aeroporto aveva cambiato la vita di entrambi.
"All'inizio pensavo veramente che tu fossi folle, ma poi grazie a te ho iniziato a vivere, ma vivere nel vero senso della parola".
Più leggeva e più le lacrime scendevano copiose dai suoi enormi occhioni occidentali.
Erano di un colore molto bello, marroni scuri.
Questi riprendevano il colore dei suoi capelli lunghi e contrastavano con la sua carnagione diafana.
E lui, le aveva sempre detto che era rimasto estasiato da questa sua strana bellezza mediterranea.
"Mi dispiace averti fatta stare male e penso che tu sia una delle persone più importanti per me ed è per questo motivo che...io voglio...lasciarti libera".
Moon si stava ricordando di tutte le cose che avevano passato insieme.
Le prime uscite, le varie passeggiate sotto la pioggia ed il loro primo bacio.
"Perché so che il mio stile di vita ti farà solo soffrire, tra mancanze e gossip inventati che sembreranno più che reali".
Leggeva e non capiva perché lui sifaceva così tanti problemi.
Non aveva detto che aveva imparato a vivere?
E allora perché era così?
"Io non voglio perderti ma se amare vuol dire lasciare libera l'altra metà, non sarò io a bloccare il tuo volo ed anzi, ti aiuterò a spiegare le tue bellissime ali".
Un'altra lacrima bagnò la lettera.
Stava sorseggiando la sua camomilla seduta sulla sua adorata poltroncina rosa confetto.
Si trovava in soggiorno sotto un'immensa coperta bianca, candida come i fiocchi di neve che stavano scendendo dal cielo ed in quel momento udì il suono del suo campanello.
Guardò l'orologio e si meravigliò.
Erano le 23.30 spaccate.
Chi poteva essere a quell'ora?
Si alzò svogliatamente, ancora avvolta dalla graziosa coperta, ma appena aprì la porta la coperta cadde violentemente a terra perché Moon si era portata entrambe le mani davanti alla bocca, per lo stupore.
Lui giaceva sullo stipite della pirta con lo sguardo basso.
I capelli color argento gli ricadevano sopra gli occhi perfettamente socchiusi.
Forse gli davano fastidio.
《Ji...Jim..Jimin!》 balbettò Moon, incredula di averlo davanti alla porta di casa sua.
Jimin senza dire nemmeno una parola, si slanciò verso di lei, stringendola in un abbraccio talmente forte da togliere il respiro ad entrambi.
Passarono dei minuti prima che lui si staccasse da Moon.
Ora voleva cercare quegli occhi.
Ed eccoli in tutto il loro splendore.
Stettrero un altro minuto così.
《Sei stato uno sciocco a pensare che io non dovessi più avere a che fare con te.》disse lei dopo quel familiare abbraccio.
Gli scesero delle lacrime e lui ne asciugò alcuna prima di darle un bacio.
《Ti amo.》 gli sussurrò poi Jimin, chiudendo la porta dietro di se e prendendola in braccio.
《Anch'io ti amo sciocco.》 disse lei, in braccio al suo principe "argento".


Note autrice: scusate se sembra scritto tutto attaccato purtroppo sto avendo dei problemi T.T Fatemi sapere se la storia vi è comunque piaciuta :)
~BT~