Ed eccomi
tornata, finalmente, in compagnia del capitolo sesto!!
Buona lettura! -
* Offre birra * -.
In risposta gli
sorrisi dolcemente, gli presi il mento con una mano e gli stampai un
bacio sulle labbra, compiaciuta della sua fantasia.
“Ti piace?”,
mi chiese.
“Sì! E' il
titolo che vorresti dare alla canzone?”, gli chiesi a mia
volta.
“No. Non lo so,
non credo... devo pensarci ancora bene!”, mi rispose, mentre
i suoi
occhioni guardavano verso l'infinito. And eyes
that see
into infinity,
pensai alla sua
'Capricorn'.
“Non hai freddo
con quella canottiera?”, gli chiesi, dando alle mie parole un
che
di malizioso, “prenderai un raffreddore! Siamo a Los Angeles,
ma è
pur sempre la fine di novembre”, gli feci notare poi.
“No, sto bene!
E poi ci sei tu a scaldarmi, non è vero?”, mi
disse, tirandomi a
sé. Peccato che Tomo aveva appena parcheggiato la macchina
davanti
casa.
“Eccoci
arrivati! Giù le chiappe!”, disse il nostro
Gesù personale.
“Bravo Tomo!
Hai centrato! Giù le chiappe dalla mia macchina,
gente!”, continuò
quello squinternato di Shannon. Quei ragazzi non sarebbero diventati
seri nemmeno alla soglia degli ottant'anni, pensai divertita.
Scendemmo dalla
macchina e ci dirigemmo verso il portico dell'edificio. Ad un certo
punto, Tomo parlò di nuovo: “Ragazzi... credo di
avere qualcosa da
dirvi...”.
Siccome sembrava
qualcosa di importante – perché se Tomo assumeva
quell'aria da
'oddio non so come dirglielo', si trattava per forza di qualcosa di
importante – prendemmo posto al tavolo posizionato dentro al
portico: io tra Jared e Shannon e lui di fronte a noi, neanche fosse
stato un interrogatorio dell'FBI, e lo guardammo incuriositi e anche
un po' preoccupati.
“Su, parla
amico!”, lo incitò lo Shanimal.
“Ecco, io...
sto conoscendo... ho conosciuto una ragazza!”, disse quello,
diventando leggermente rosa sugli zigomi.
“Ma è
fantastico, Tomo!!”, dissi io, giungendo
le mani tutta contenta.
“Yeeeaaaah,
era ora!!”, seguì il mio ragazzo, felice anche lui
per la notizia.
“Dai, dai,
dicci di lei!”, continuò Shannon, allegro.
“Beh... ecco,
si chiama Vicki. Ci stiamo frequentando da un po', ma ieri abbiamo
ufficializzato la cosa... ci siamo messi insieme, ecco. Credo di
essere innamorato di lei.”
Che tenero Tomo!
Quei sorrisoni dolcissimi che faceva non rendevano pienamente
giustizia al suo cuore.
“E' una ragazza
fantastica, sapete...”, continuò,
“è dolce, divertente e sa
fare un sacco di cose! E' un po' bassina rispetto a me, ma è
così
carina che...”
“Tomo”, lo
bloccai, prendendogli una mano. Volevo rassicurarlo, perché
mi
sembrava preoccupato di cosa avremmo potuto pensare riguardo alla sua
ragazza: “sono sicura che la troveremo tutti simpaticissima!
Personalmente, sento già di volerle bene.”
“Sì,
tranquillo! Non devi preoccuparti di cosa possiamo pensare
noi”,
disse Jared, dando voce ai miei pensieri, “è la
tua ragazza, deve
piacere a te!”
“Ehi, perché
qualche giorno non la inviti qui da noi?”, dissi io,
entusiasta di
conoscere un'altra donna marziana.
“Ecco... in
effetti le ho già chiesto di venire qui domani, anche lei
vorrebbe
conoscervi!”.
“Magnifico!!
Bravo Tomo!”, disse Jared, alzandosi e dando una pacca sulla
spalla
dell'amico, per poi entrare in casa a fare non so che.
“Bene, allora
vado a chiamarla per darle la conferma! Davvero, grazie
ragazzi!”,
disse Tomo, alzandosi anche lui
“E di che?
Siamo felici quando ci sono donne in casa!”, rispose Shannon,
scherzando – o forse no – come al suo solito. Tomo
scosse la
testa ed entrò in casa, lasciando me e il batterista da
soli. Questo
si rivolse a me, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
“Allora,
sistah, come va la vita?”, mi chiese. Non sapevo se stava
scherzando di nuovo oppure se era veramente interessato alla mia
vita, con lui il confine tra scherzo e serietà non mi era
ancora ben
chiaro.
“Beh, che
dire... passano gli anni e la vita si accorcia!”, risposi
beffarda,
avvalendomi del cavallo di battaglia di mia nonna.
Lui si mise a
ridere e poi aggiunse: “Dico sul serio!”
“Shannon Leto
che parla sul serio? Ma sei serio?”, gli dissi ridendo e
creando
uno dei miei soliti giochi di parole. Mi era sempre piaciuto da matti
giocare con le parole.
“La solita
apocalittica. Hai solo ventiquattro anni, baby!”, mi rispose.
Sembrava voler dare alla conversazione una piega seriamente seria.
“Quasi
venticinque. A gennaio ne compio venticinque, ricordi?”,
dissi io.
“Sempre pochi
sono! Io e Jared abbiamo iniziato a quasi trent'anni a dare il meglio
di noi”, mi ricordò.
“Lo so, però
io frequento ancora l'università...”, risposi,
sentendomi un po'
una buona a nulla, persa all'interno della mia facoltà di
filosofia.
“Ma ti
laureerai il prossimo anno! E poi l'università non mi sembra
una
cosa da buttar via!”, mi disse il mio cognatino.
“Hai ragione...
è solo che ho paura che una volta uscita da lì,
non saprei più che
cosa fare.”, mi confidai.
“Tesoro, è
proprio lì che arriva il bello. Devi seguire i tuoi sogni,
quello
che senti di voler diventare! Fidati, se sai cosa vuoi, e se lo vuoi
davvero, lo otterrai.”, mi incoraggiò lui. Come il
fratello, aveva
una forza d'animo spettacolare.
“E se non ci
riuscissi? Ho paura di fallire, Shan, di non riuscire a fare
abbastanza.”, continuai io.
“Non devi avere
paura, non sai mai cosa la vita ha in serbo per te. Ad ogni modo,
sappi che noi saremo sempre qui ad aiutarti. Qualsiasi cosa succeda,
potrai sempre contare su Jared e me, e anche su Tomo! Ci puoi
giurare!”, mi disse, con un sorriso che a vederlo sembrava
pieno di
promesse.
Per tutta
risposta lo abbracciai, quasi commossa dalle sue parole e dalla
bellezza della mia situazione: avevo un ragazzo che mi amava e che
amavo alla follia, un cognato che mi voleva bene neanche fossi
davvero sua sorella, e un amico dolcissimo che era sempre pronto per
me e per tutti noi. Lui mi fece appoggiare la testa sulla sua
possente spalla sinistra, mi cinse di nuovo le spalle con un braccio
e mi diede un dolce bacio tra i capelli, per poi ricominciare a
parlare.
“Queste braccia
e questo cuore saranno sempre qui per te, non dimenticarlo mai
piccola!”, mi disse, poggiando la sua mano destra all'altezza
del
cuore, come si usa fare durante le cerimonie solenni. Sbaglio o era
più affettuoso del solito? Era pur vero che lui era solito
abbracciare tutti, però mi sembrava che stesse esagerando
almeno un
po'. Avrei dovuto preoccuparmi o era un'altra delle mie insulse
paranoie? Optai per la seconda e mi scossi dai miei monologhi
interiori. In quel momento Jared sbucò dalla
porta, stava per dire
qualcosa ma si bloccò alla vista di me e Shannon abbracciati.
“Ehi, bro!
Quella è la mia ragazza, giù le
zampe!”, disse, tra il serio e il
sorriso.
“Ehi, sei
geloso di me? E' la mia fottuta sorella, posso abbracciarla quanto mi
pare!”, disse di rimando Shannon, giocando pericolosamente
con il
fratello.
“Stai
scherzando? Solo io ho il diritto di abbracciarla!”, disse
Jared,
lanciando l'asciugamani che aveva in mano in faccia al batterista.
Poi ci raggiunse e mi prese per un braccio, tirandomi verso di
sé
per gioco: “E' finito il tuo turno, Shanimal, tocca a me!
Mollala!”
“Ehi, divah, ma
chi ti credi di essere? Il mio turno non è ancora
finito!”. E così
finii con il mio ragazzo che mi tirava da una parte e suo fratello
che mi tirava dall'altra. Confermai la mia precedente teoria, basata
sull'assoluta convinzione che sarebbero stati così anche
alla soglia
degli ottant'anni, e chiamai a gran voce il santo Tomo.
“Mio dio, che
sta succedendo qui?”, rispose il poverino, affacciandosi alla
porta
aperta con un mestolo in una mano e il cellulare nell'altra, che
teneva ancora appoggiato ad un orecchio.
“Tomooo, mi
stanno squartandoooo!!!!”, urlai tra le risate,
“aiutamiiiiii!!!”.
“No, niente
amore. Solo, ricordami di farti stare lontana dai fratelli Leto,
domani”, lo sentii mentre parlava con Vicki e ci guardava
stranito
più che mai. Poi scosse la testa e strinse le labbra, come a
dire
che aveva perso anche l'unica forma di vita intelligente rimasta in
quella dimora, ovvero me, e tornò dentro, rassegnato.
“Ragazzi!!
Avete lasciato Tomo da solo ai fornelli! Smettetela!!”, dissi
io,
cercando di far ragionare quei due pazzi.
“Soltanto
quando il qui presente fratellone prometterà di non
abbracciarti mai
più!”, disse il mio ragazzo.
“Te lo puoi
scordare, fratellino caro! Ne ho tutto il diritto!”,
ribatté mio
cognato.
“Dai, sul
serio, vi prego, devo andare ad aiutare Tomo!!”, li pregai,
disperata.
Per grazia
divina, Shannon mollò la presa, e io finii dritta tra le
braccia di
Jared: “Ecco la mia stella personale! Non ti
lascerò mai più da
sola con quel cattivone!”. Sorrisi, gli diedi un bacio sulle
labbra
perfette e scappai dentro casa, prima che l'altro Leto potesse dire
qualsiasi cosa e ritrovarmi di nuovo senza via di fuga.
Finalmente potei
aiutare il nostro amico a preparare il pranzo, anche se riusciva a
cavarsela piuttosto bene, recando orgoglio al suo diploma di cuoco.
Mangiammo
scherzando e discutendo del più e del meno, parlando anche
di Vicki
e di come saremmo stati felici di averla tra noi il giorno seguente.
Poi mi venne in mente che...
“Jay! Ma cosa
hai fatto tutto quel tempo in casa, mentre io e Shan eravamo
fuori?”,
chiesi al mio ragazzo.
“Ah, giusto!
Quasi dimenticavo! Era il regista Andrew Niccol, ha detto di avermi
inserito nel cast di 'Lord of war', un film che vede protagonista
Nicolas Cage nei panni di un astuto trafficante d'armi. Io
dovrò
interpretare il fratello minore. Mi chiamerò Vitaly, Vitaly
Orlov.”,
ci informò, cercando anche di crearsi con la mente una
figura del
personaggio.
“Amore! Che
bello!! Ma sei convinto di volerlo fare?”, gli chiesi,
sapendo che
non accettava tutti i ruoli che gli venivano proposti.
“Sì! Credo sia
un'esperienza importante! E poi lavorare con Nic... voglio dire, lui
è sempre stato uno dei miei eroi! Oggi stesso vado a
ritirare il
copione e gli abiti che mi hanno preparato, non vedo l'ora di
buttarmici dentro!”, disse, convinto ed entusiasta.
Amavo questo suo
entusiasmo, questa sua voglia di fare. Con questo suo approccio al
lavoro e alla vita, ogni volta mi insegnava quanto fortunati siamo ad
essere vivi, presenti, ad abitare la realtà che ci circonda,
a
coglierla in tutti i suoi aspetti e a non lasciarcela sfuggire.
Eeeeccoci qua!
Cosa ne pensate
di questo capitolo? E del comportamento di Shannon? E' semplicemente
affettuoso o ci nasconde qualcosa? Traete le vostre conclusioni,
giuste o sbagliate che siano, e nei prossimi capitoli scoprirete la
verità!
Bon, termino qui
il mio introito, con la speranza che prima o poi qualcuno mi faccia
sapere la propria opinione – tanto lo so che leggete! u.u
Con
affettuosissimo affetto,
vostra
Pomegranate.
Stay tuned, be martian!