Ho
dimenticato di
fare una precisazione lo
scorso capitolo, le frasi in corsivo fanno parte di “Il
principe in bicicletta” di Tre Allegri Ragazzi Morti, ammesso
che questo importi a qualcuno.
2)SARA
LA STREGA
Il
silenzio dall’altra parte fu eloquente, senza essere
Nostradamus Aisha
sapeva cosa stesse pensando Eli:
che in casa aveva un pazzo furioso, ma che lei era peggio di lui a
dargli corda e che per questo la sua socia la adorava.
“Aisha…
ma uno normale, senza turbe psichiche o problemi mentali, tu non sei in
grado di raccattarlo?”
“Ho
il sospetto di attirare gli scombinati come un vestito bianco attira le
macchie…
Forse riconoscono in me un’anima affine.”
“Tu
sei unica, stella.”
“Sicuro…Il
mondo collasserebbe con due Aisha, l’originale
e l’anti-me.”
“Ti
voglio bene, ma per favore stai attenta! Guarda come è
finita con Ale…”
“NON
NOMINARLO!”
Sbraitò
a pieni polmoni
e tentò di alzare
la testa, completamente dimentica di essere sotto una scrivania,
così picchiò la testa contro il ripiano.
Il
cordless le sfuggi di mano.
“Zio
canna! Ma sei una lesa, Aisha!”
Recuperò
il telefono, Eli
era vagamente preoccupata.
“Aisha!
Ma cosa è successo?
Ho
sentito un rumore pazzesco!”
“Ho
picchiato contro il piano!”
Dall’altra
parte del telefono si levò una risata.
“Crudele!”
“Si
ti voglio bene anch’io.”
“Ti
saluto socia, che vedo di andare a cucinare qualcosa di commestibile…”
“Tu
che
cucini?
Oh
meu
deu!
Lo vuoi ammazzare questo poveretto.”
“Ciao
Eli!”
Dopo
un altro quarto d’ora di cazzate, Salias
riattaccò, si disincastrò in qualche modo, tra
imprecazioni e grugniti e uscì dalla sua stanza.
Lui
era ancora sul divano, immobile.
“Io
vado a cucinare….Vuoi
qualcosa?”
“Come
ti pare.”
“Mi
dispiace….
Davvero. Vorrei poterti aiutare.”
Nessuna
risposta.
Lei
sciabattò
fino alla cucina, decise di fare un paio di cotolette e così
radunò tutto il necessario, canticchiando una canzone dei
Modena.
“Lascia
la porta aperta a tutti i viaggiatori
Perchè
i sentieri giusti vanno percorsi insieme”
Il
suono del campanello la interruppe, chi era?
Trotterellò
in salotto per andare ad aprire, non prima di avere messo una sedia
davanti alla porta della cucina, Nana poteva sempre decidere di
privarli del pranzo.
Era
Sara, in tutto il suo nero splendore.
Capelli
neri, giacca di pelle nera, gonna lunga nera, anfibi neri, la sua amica
satanista secondo la definizione dalla cara Pautasso.
“Ohi
Sa’! Come mai qui?”
“Silvia
è dai suoi”
Tradotto
dal Sarese
significava :”Voglio scroccarti un pranzo.” e
così si fiondò dentro senza aspettare oltre, lei
scosse la testa e richiuse la porta.
Non
era minimamente preparata a quello che sarebbe accaduto, non se lo
sarebbe mai immaginato e lei aveva una fantasia galoppante.
Sara
sgranò gli occhi e si mise a urlare frasi sconnesse con
le mani nei capelli, facendola rimanere interdetta.
“Un
fantasmaaaa!!!
Un
uomo senza ombra!”
Il
suo ospite si alzò dal divano e cominciò a urlare
a sua volta, in crucco.
Fu
il turno di Aisha
mettersi le mani nei capelli, mentre Nana sfrecciava inferocita sotto
il divano soffiando a più non posso.
Che
contorto passaggio si era persa nella mente della sua amica?
E
se li avesse fatti tacere con l’ausilio del posacenere, in
modo da non rendere vana la presenza di Alex nella sua vita?
Per
un attimo si immaginò la paternale del poliziotto che
avrebbe scoperto i cadaveri…
-Signorina
Salias,
l’omicidio non è legale, anche se fatto per
salvaguardare la salute mentale del suo condominio.
Non
sapeva che oggi era la giornata mondiale della pazzia?
È
per questo che ha incontrato questo sconosciuto tra la spazzatura.
Lo
sappiamo che lei ha adottato una pazza come amica, la qui presente Sara
Sefarei
la comunità gliene è grata, ma doveva prevedere
che due pazzi incontrandosi avrebbero dato di matto e perdoni il gioco
di parole.
D’altronde
se avesse dovuto portare un altro gatto a Nana, non li avrebbe tenuti
separati i primi tempi?-
Scosse
la testa, non era più lucida nemmeno lei e finì
per scoppiare istericamente a ridere, senza che quei due lo notassero.
Dei
colpi furiosi si alzarono dal pavimento, la stronsa
aveva reso manifesta la sua presenza, come se ce ne potesse dimenticare….
Era
il momento di prendere in mano la situazione…
“VOOOOIIII!”
I
due la guardarono straniti.
“TU!”
indicò Sara.
“Smetti
di parlare per enigmi e parla una lingua comprensibile! Italiano,
Sardo, Inglese, quello che vuoi, basta che abbia un senso e soprattutto
smettila di urlare, altrimenti la Pautasso
ci scuoia tutti!”
“E
tu!” indicò il moro.
“Tu
Taci! Voglio una cazzo di spiegazione e la voglio adesso!”
I
due si sedettero sul divano, guardandosi in cagnesco.
“Voglio
che la tua amica mi spieghi che problema mentale ha!”
“Parla
per te! Sei maledetto!”
“S
A R
A.”
“Ok
ok! Ti spiego!”
“Deo
gratias!”
“
è maledetto. Qualcuno gli ha fatto una maledizione,
semplice, no?”
Si
massaggiò le tempie, tentando di calmarsi, ma poi
esplose.
“COSA
CAZZO SIGNIFICA CHE è MALEDETTO? PARLA CHIARO DIO
CRISTO!”
“Significa
che qualcuno, animato da grande rancore verso di lui per via di un
torto ricevuto ha deciso di vendicarsi, cancellandolo dal mondo.
È
come se non fosse mai nato.
È
una maledizione zingara, Aisha.”
“Sa’…che
ti sei fumata?”
“Nulla!”
La
corvina si voltò verso il ragazzo e gli tradusse in tedesco
quello che le aveva appena detto.
Lui
sbiancò, strinse i pugni e cominciò a insultarla,
Sefarei
gli rispondeva con segni di scongiuro, Aisha
invece chiuse gli occhi e tentò di convincersi che fosse un
incubo.
La
porta sbattuta la riscosse, sul divano c’era solo Sara.
“Dove
è andato?”
“Ha
detto che siamo delle pazze che lo prendono per il culo e che
raggiungerà suo fratello e gli altri in hotel.”
Si
prese la testa tra le mani gemendo, era un miracolo che non le fosse scoppiata…
“
Sara…
ma ti rendi conto che tu gli hai annunciato di essere maledetto, come
se fosse la cosa più normale del mondo?
Dobbiamo
fermarlo! O sarà la fine, lo disferanno!”
“No!
Non si deve aiutare i maledetti.”
“Sara
Maria Eleonora Sefarei
o ti alzi o ti alzo io e credimi non sarò gentile”
Strinse
minacciosamente gli occhi, la sua amica sbuffò, ma alla fine
si tirò in piedi.
“Per
me sbagli.”
“Sara…”
“D’accordo
Aisha!”
Afferrò
le chiavi della macchina e si fiondò dabbasso ignorando
palesemente la Pautasso,
che sbraitava sulla soglia del suo appartamento e mulinava minacciosa
un bastone.
Saltarono
sull’orrore, Sara con una lentezza esasperante,Salias tentò
rabbiosamente di mettere in moto, ma la vecchia Panda non ne voleva
sapere, rimase ostinatamente ferma persino dopo i canonici quattro
tentativi e la consueta imprecazione.
“Te
l’avevo detto!”
“SAAARAAA!
MA perché FAI COSì?
CHE T’HA FATTO?”
“Perché
non devi immischiarti con gli affari del destino, nemmeno se sei una
strega come la sottoscritta!”
“Cazzo!
Proprio adesso una dissertazione filosofica mi devi tirare fuori?
Mettiamola così, se il destino l’avesse voluto
lasciare solo come un cane, me l’avrebbe mandato
letteralmente tra i piedi? Cosa mi dici mo?”
“è
un obbiezione interessante…
Forse chi ha fatto la maledizione prevede che in qualche modo la si
possa rompere…”
“Sara
L’unica cosa che si romperà sarà la mia
testa! Facevo una vita tranquilla e lui ci piomba dentro tipo
tornado,poi arrivi tu e gli rovesci addosso una storia assurda e lui
comprensibilmente reagisce male.
Non
posso lasciarlo da solo in questo stato, lo capisci?
Non
me lo voglio ritrovare sulla coscienza, quindi se sai dove possa essere
andato dimmelo.
Ti
scongiuro.”
La
sua amica annuì.
“Credo
di sapere dove alloggino.”
“Bene
e allora vediamo di andarci alla svelta!”
“Ma
Sara sei sicura?”
“Giuraci!
Mia cugina mi ha dato il tormento perché l' accompagnassi! Dovrebbe essere da qualche parte a presidiare insieme a
quelle esaltate delle amiche sue.”
“Ma
sono pazze!”
“Non
ci piove!”
Erano
arrivate davanti a uno degli hotel più costosi della
città, un posto che loro non avrebbero potuto permettersi
nemmeno nelle loro più rosee aspettative.
“Come
cazzo ci entriamo???”
La
domanda aveva un senso, ma Sara si limitò a sogghignare
malignamente e dopo aver sollevato la gonna fece una breve corsetta
verso una cameriera che stava arrivando in quel momento per iniziare il
suo turno.
Aisha
rabbrividì, sapeva cosa aveva in mente l’amica
quando camminava in quel modo, con quella luce negli occhi, avrebbe
convinto quella cameriera a farle entrare grazie al suo
“fascino” dark, spaventandola a morte e causandole
incubi per i prossimi quindici giorni.
La
corvina iniziò a girare intorno alla poveretta, che strinse
più saldamente a sé la borsetta forse temendo un
borseggio e ignorando che l’unica cosa che le sarebbe stata
rubata di lì a poco sarebbe stata la felicità
,poi si fermò, le appoggiò una mano sulla spalla
e sussurrò qualcosa al suo orecchio.
Avrebbe
pagato milioni per sapere cosa diavolo sussurrasse alle sue vittime,
milioni, perché Sara non falliva mai, i malcapitati
eseguivano qualsiasi suo ordine, anche quello di tagliarsi le vene
seduta stante o di buttarsi da un ponte se li avesse dati.
Come
volevasi dimostrare la ragazza impallidì e Sara le fece
segno di raggiungerla, un problema era stato aggirato.
-Se
non fosse amica mia, avrei paura di lei!-
“Sara,
ma che le hai detto?”
“Fossi
matta! Segreto professionale!”
“Scallonisi!(*)”
“Non
parlare sardo, che vuol dire?”
“Non
te lo dico!”
“Dimmelo!”
“No!”
“Dai!”
“Ho
detto di no!”
Mentre
tenevano questo fondamentale discorso, erano passate tra la security
dell’albergo, senza che nessuno fiatasse, forse per la
presenza della cameriera, forse per l’aspetto di Aisha,
che era praticamente la divisa della cameriera pre
lavoro o per la faccia di Sefarei
che diceva:”Non osate nemmeno pensare che io sia una fan di
quei tre o vi uso come vittime nel mio prossimo rito
satanico!”.
Arrivarono
nella hall lo videro, rannicchiato a terra, con un energumeno che
urlava qualcosa in tedesco a sovrastarlo.
“Cazzo!
ma è proprio sfigato!”
La
finezza di Sara era il suo marchio di fabbrica, ma spezzando una lancia
in suo favore, si può dire che la corvina partì
subito all’attacco del cerbero, abbaiando qualcosa in tedesco.
-E
quando parla il crucco, fa paura il doppio, ma ora pensiamo a quello.
non
esti
ancora mottu?(**)-
Si
inginocchiò accanto a lui per scuoterlo, ma vide che non era
svenuto, era solo completamente apatico, svuotato, come in preda a un
lutto, ebbe paura.
In
quel momento ebbe una paura fottuta,per lui, per
quello che gli era successo, per come aveva reagito, per il futuro, per
tutto, probabilmente sbiancò, ma si fece coraggio.
-Aisha!
Non svenire! Non farlo!-
Lo
scosse gentilmente.
“Stai
bene?”
Domanda
cretina, ma al momento il suo cervello non sapeva produrre di meglio,
come prevedibile ottenne il silenzio come risposta.
“Ascolta.
Lo so che stai di merda, ma ti prego, dammi un segno di
vita.”
Scoppiò
a piangere, eccoti accontentata Salias…
Cadde
nel panico.
Cosa
doveva fare?
Lo
scosse per farlo tornare alla realtà, lui la
guardò spaesato.
“Sono
Aisha,
ti ricordi di me, si?
Quella
del cassonetto.”
Fece
segno di si.
“Sara
è molto brava con le piazzate, ma non potrà
distrarlo in eterno.
Quello
chiamerà la polizia e ci saranno un mucchio di casini,
quindi non puoi rimanere qui,per quanto tu voglia.
Speravo
che Sara avesse detto un mucchio di stronzate, ma i fatti dimostrano il
contrario: non ti hanno riconosciuto
Ti
prego ascoltami e andiamocene da qui.”
Lui
annuì e mormorò.
“Non
mi lasciare…”
“E
chi ti molla? Sara mi ammazzerebbe se lo facessi dopo tutto il casino
che ho fatto per venire qui…”
Lo
aiutò ad alzarsi e lui si appoggiò a lei, come se
fosse del tutto incapace di muovere un passo da solo, per fortuna non
era molto
pesante.
-Ma
questo mangia o si nutre d’aria?-
Si
allontanarono e la viola avrebbe scommesso la foto di Sid
che aveva nel portafoglio che il rasta del gruppo li stesse guardando
molto attentamente, come chi cerca di riconoscere una persona, ma non
ci riesce.
-E
il rasta dovrebbe essere suo fratello, gemello, se non sbaglio.
Chiunque
abbia fatto questa accidenti di maledizione non ha considerato questa
cosa, se sia un bene o un male per Bill non lo so, solo Sara potrebbe saperlo…-
Dopo
l’ultimo urlo
belluino, che
lasciò interdetto il gorilla, la mora li raggiunse
tranquillamente, come se fosse stata di ritorno da un giro di shopping
e non da un round con un tizio largo almeno il doppio di lei.
“Un
giorno mi devi spiegare come fai….”
“MMMai…”
“Hai
una sigaretta?”
La
voce remota che si introdusse nella loro conversazione le
spaventò, era il ragazzo.
“Ti
reggi in piedi che cerco il pacchetto?
No..
meglio sederci!”
Si
diressero verso una panchina, su cui lasciò andare il moro,
lui cadde come una bambola rotta, Eli
docet
e lei cercò ansiosamente le Camel nella borsa.
“Tieni,
eccotela!”
“è
una Camel…”
“Quelle
fumo…”
“Ah…non
sono come quelle di mio fratello.”
Stava
per dirgli:” Ma io non sono tuo fratello!” ma si
trattenne, iniziò a confabulare con Sara per il pranzo.
Optarono
per un posto che Alex avrebbe definito bettola, ma che a loro piaceva,
erano certe che Nana avesse trovato il modo di entrare in cucina,
nonostante le sedia e che si fosse spazzolata tutta la carne.
“Non
nasconderti dietro al fatto che Nana è più
intelligente di te, la verità è che non volevi
infierire ulteriormente su questo poveretto con la tua cucina…”
“Sara,
la tua simpatia mi lascia basita. Ci vediamo stasera.”
“Non
vuoi che rimanga qui?”
“Se
non l’hai notato lui ha paura di te e mi piacerebbe che
avesse almeno una tregua psicologica prima di cavargli qualcosa sul
perché è stato maledetto.”
“La
tua simpatia invece mi incita a prenderla a calci!”
“Posso
ricordarti che se lo facessi la prossima volta che Silvia è
dai suoi la mia cucina sarà chiusa per te?”
“E
se io sfondassi la porta?”
“Ti
romperei in testa quello che ne rimane…”
“Lo
sai che ti voglio bene, Aisha?”
“Si,
te ne voglio anch’io Sara Maria Eleonora…”
“Che
palle! Ho perso la mia vittima odierna…”
Brontolando
la dark si allontanò, lasciandola da sola con il ragazzo,
lei si voltò verso il sedile passeggeri.
“Siamo
arrivati…
Ora scendo e ti lascio uscire…”
“Non
potevi prenderti una macchina con quattro portiere?”
“Mio
nonno mi ha regalato questo e sono fortunata ad averla!”
Scese
dalla macchina, lui la seguì, ancora con
un’espressione assente e non le parlò
più, completamente preso dai suoi poco piacevoli pensieri.
Come
previsto Nana aveva spazzolato tutta la carne, lui si buttò
a peso morto sul divano.
“Non
ho un posto dove andare…”
“Puoi
sempre rimanere qui…”
“Ho
qualche altra scelta?”
“Vivere
come un barbone al parco?”
Silenzio.
“Ok,
scusa. Ho un’altra stanza che al momento è libera,
se vuoi puoi starci tu.
Parleremo
dopo di dettagli più pratici…”
Si
alzò in piedi e l’abbracciò di slancio,
la viola rischiò seriamente il soffocamento e
iniziò a cambiare colore, diventando di un rosso acceso.
“Sono
contenta che tu sia contento, ma ora lasciami, che mi manca
l’aria.”
Lui
assunse una faccia offesa.
“Oddio
scusa! Cioè il fatto è che sei alto, insomma mi sovrasti…ok….
No…aaahh!
Seguimi!”
Consapevole
di aver rimediato una figuraccia, ma contenta di avergli strappato
almeno un accenno di sorriso, gli mostrò la camera del suo
ex coinquilino, lui annuì e lei gli cambiò le
lenzuola, il resto era pulito , avendo fatto le pulizie il giorno prima.
“Benvenuto
al manicomio.”
Lui
abbassò gli occhi, lei gli appoggiò una mano
sulle spalle.
“Sembra
tutto terribilmente brutto, ma io e Sara ti aiuteremo a
risolvere.”
Alzò
un sopracciglio scettico.
“Lo
so che sembra pazza e probabilmente lo è, ma fidati di
lei.”
“Grazie.”
“Prego,
se ti servo sono in camera mia.”
Lui
annuì e lei si diresse in cucina a sistemare il casino che
aveva fatto la gatta e poi in camera sua a leggere un libro per
l’università, ironicamente trattava delle sedute
spiritiche.
Il
pomeriggio passò lentamente, al ritmo dei capitoli del libro
e delle
sigarette che fumava, non era del tutto concentrata, ma quel libro
andava letto.
La
luce si era affievolita e aranciata quando alzò gli occhi e
vide la figura titubante sullo stipite, la cosa che la colpì
fu la somiglianza con pierrot, lei chiuse il volume.
“Posso
entrare?”
“Certo”
Lei
gli fece posto sul letto, lui si stese accanto a lei.
“Vorrei
parlarti, posso?”
“Certo….
Vuoi una sigaretta?”
“No.
Ho pensato a quello che mi ha detto la tua amica.
Alla
m-maledizione.”
Tacque
un momento, sembrava smarrito, non doveva essere facile riordinare le
idee in circostanze così assurde, Aisha
si accese una sigaretta e guardò il fumo disperdersi.
“è
stata la ragazza della lettera.”
“Cioè?”
“Qualche
mese fa, tra le tante lettere che ricevo ne ho trovato una strana, che mi
ha colpito...era un lettera di sfogo, una ragazza con una storia
bruttissima alle spalle e alla fine diceva che si sarebbe suicidata.
Io
non le ho dato peso, non sai quante lettere assurde si ricevono…
Però…”
Altra
pausa di silenzio, altra boccata di Aisha,
forse stavano al nodo della questione.
“Però…
Qualche giorno dopo ho visto sul giornale che si era suicidata davvero
e mi sono sentito una merda. Non avevo riconosciuto una lettera vera da
un mucchio di stronzate.
Ci
sono stato male, un paio di volte l’ho anche sognata, forse
avrei potuto fare qualcosa…”
Scoppiò
di nuovo a piangere seppellendo la testa nel cuscino, lei gli
passò una mano tra i capelli, ora qualcosa era
più chiaro, complice il libro che stava leggendo e una
conversazione sul rancore dei morti avuta con la sua strega preferita…
“Senti…mi
dispiace veramente….Io
non so niente della vita di un personaggio famoso, ma so che ci sono
delle ragazze che si inventano le stronzate più assurde pur
di essere notate, tipo la cugina di Sara.
Tu
non potevi saperlo, capisco che tu stia male, tutti reagiamo male
quando la morte ci sfiora, ma questa volta non potevi fare nulla…”
“Grazie,
ma le cose non cambiano…”
“Ascolta,
Sara dice che questa cosa è reversibile…
Diciamo
che ora hai la possibilità di rimediare a ciò che
no hai fatto, di placare i tuoi sensi di colpa.
Allo
stesso tempo è una punizione perché ti priva
delle persone a cui vuoi bene, ma non è per sempre.
Hai
capito?”
Lui
alzò la testa dal cuscino, aveva gli occhi ancora velati di
lacrime.
“Dici
davvero?”
“Non
ti offro una certezza, ti offro una speranza.”
“M-me
la farò bastare…Meglio
di niente no?”
“Esatto.”
Si
sorrisero a vicenda.
In
quel momento la porta si spalancò e Sara entrò
sbraitando che moriva dalla voglia di provare la cucina di Aisha
per cena.
“Silvia
è ancora dai suoi…”
Fu
effettivamente costretta a cucinare, Sefarei
criticò quel piatto di piatta con lo zelo e la
malvagità di un critico gastronomico, anche se Aisha
non era una cuoca e casa sua un ristorante.
Bill
rimase ancora una volta basito e le fece capire a gesti che la
considerava
pazza, Salias
scosse la testa sconsolata, quei due erano incompatibili.
Dopo
aver lavato i piatti, Sara l’incaricò di buttare
la spazzatura.
“Sefarei!
ti stai prendendo troppe libertà!”
“Perché
ti serve una guida Salias!
Non puoi vivere nella perdizione!”
“Bavarycoddai(***)”
“Uffa!”
La
viola afferrò il sacchetto e sbraitò a scanso di
equivoci in inglese e italiano:“ Se non torno sappiate che vi
ho voluto bene e punite Sara Maria Eleonora Sefarei!”
“Non
lasciarmi con questa pazza!”
Bill.
“Taci
schizzato! Fanculo
Salias!!”
Sara.
Scese
le scale fischiettando, uscì
in cortile e si diresse verso i cassonetti della raccolta
differenziata, quando qualcuno la chiamò.
ANGOLO
DI
LAYLA
PRECISAZIONI
:
(*)Che
palle (Sardo)
(**)Non
è ancora morto? (Sardo)
(***)
Vai a farti fottere (Sardo)
La
canzone che canticchia Aisha
è “ Una perfecta excusa dei
Modena City Ramblers.