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Autore: randomnessUnicorn    15/01/2017    0 recensioni
❝ Egli si presentò a noi comuni mortali come Il Salvatore, come colui che avrebbe liberato la razza umana dall'illusione della realtà, facendoci vedere ciò che si nasconde al di sotto del velo dell’inconoscibile e dell’imperscrutabile. La conoscenza assoluta. Chi non l’avrebbe mai desiderata? (...)
Molti lo chiamarono l’Occhio della Provvidenza, che tutto vedeva e sapeva; l’aria di mistero che lo circondava avvalorava la teoria per cui lui non provenisse da questo mondo, ma da una dimensione parallela che la nostra mente inconsapevole non sarebbe nemmeno in grado di concepire. ❞
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bill Cipher, Dipper Pines, Mabel Pines
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
Capitoli:
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Lo scrutatore del Caos

Ⅲ. La melodia dell’incubo


 
“ La verità non esiste e la vita come la immaginiamo di solito è una rete arbitraria e artificiale di illusioni da cui ci lasciamo circondare. Sappiamo che esse sono il semplice risultato di accidenti o punti di vista, ma non abbiamo nulla da guadagnare ad abbatterle. E infatti, è straordinariamente insensato voler abbattere con un forcone da stalla un miraggio che non è mai esistito. Penso che all'uomo assennato convenga scegliere le fantasie che più gli aggradano e crogiolarvisi innocentemente, conscio del fatto che, siccome la realtà non esiste, non c'è niente da guadagnare e molto da perdere nel buttarle via. Ancora, non esistono fantasie preferibili ad altre, perché la misura del loro valore dipende dal rispettivo grado di adattamento alla mente che le contiene. „
 
( Citazione di Howard Phillips Lovecraft, da Lettere dall'altrove. )



 
~ ~



“We'll meet again,
Don't know where,
Don't know when
But I know we'll meet again some sunny day”


 
Così i mie occhi inevitabilmente si chiusero ed entrai nel mondo dei sogni, non avrei mai pensato che la mia mente sarebbe potuta diventare una minaccia per la mia stessa incolumità.
Nell’aria echeggiava una musica calda e accogliente, una canzone di speranza verso l’avvenire, considerando la situazione che stavamo vivendo nel mondo reale mi parve una sorta di beffa da parte del mio subconscio, o forse esso stesso voleva dirmi qualcosa attraverso le parole della canzone? In un certo qual modo l’ansia che mi attanagliava e la paranoia stavano scomparendo lasciando spazio a una placida tranquillità, se non sospetta, mi sentivo leggero e meno preoccupato del solito, da parecchio tempo non provavo un tale benessere.
Successivamente, la voce di Vera Lynn si sostituì a quella più familiare e meno intonata di mia sorella, non che in quel momento badassi alla qualità della performance giacché la felicità che provai nel vederla fu immensa e indescrivibile. Apparve davanti a me come una sorta di angelo della buona sorte, al di sopra delle nuvole, sorridente e beata, le sue mani erano giunte all’altezza del cuore, i suoi capelli ondulati e castani ondeggiavano nel cielo mischiandosi con le bianche nuvole di panna, i suoi occhi erano chiusi e la sua espressione manifestava serenità e pacatezza tanto che non potei fare a meno di correre verso di lei sorridendo come un bambino che rincorreva il camioncino dei gelati. Per un solo istante dimenticai di trovarmi in un sogno, che quella dinnanzi a me non era la vera Mabel ma una proiezione del mio subconscio.
Ella continuò a cantare quella melodia di cui le mie orecchie s’inebriarono, sarei potuto rimanere lì ad ascoltarla ed osservarla per l’eternità, non ricordavo quanto le illusioni potessero essere meravigliose…  Oltre che crudeli…
 
“Keep smiling through,
Just like you always do
Till the blue skies drive the dark clouds far away”
 
 
Mabel aprì le braccia verso di me come se mi stesse invitando a volare insieme a lei tra le nuvole e il blu infinito. Tentai di raggiungerla, allungai la mano per poter afferrare la sua fino a quando…
La voce di mia sorella incominciò a stonare, molte delle parole che pronunciava divennero incomprensibili e confuse; la stessa melodia era distorta, stridente, così come la sua voce che iniziò a gracchiare come se fosse quella di un robot che stava andando in corto circuito. Il paesaggio circostante iniziò a perdere la propria pacatezza, tutto diventò improvvisamente cupo, il cielo aveva assunto mille sfumature di marciume e iniziò ad ululare dando vita ad un temporale.
Gli occhi di Mabel si spalancarono, bianchi e vuoti, e mi fissarono senza manifestare la minima emozione, ma io sapevo che stava soffrendo. Il modo in cui mi aveva guardato mi provocò un capogiro e solo allora rammentai che mi trovavo in un sogno. Mi ero lasciato sopraffare da un miraggio come uno sciocco!
Feci un passo indietro, poi un altro e un altro ancora, finché non persi l’equilibro e quasi inciampai, dal momento che la terra aveva iniziato a tremare. L’immagine di Mabel incominciò a frantumarsi, quasi come fosse composta da pixel, si stava sgretolando pezzo per pezzo, fino a che non scomparve del tutto dissolvendosi nel vuoto. Lo stesso accadde al resto del panorama che andò in frantumi. La terra sotto ai miei piedi si sbriciolò, mi voltai tentando di scappare senza sapere dove stessi andando visto che non vi era nessuna via d’uscita. Correvo reggendomi la testa con le mani e urlavo a me stesso di svegliarmi, dicendomi che questo era solo un brutto sogno e che sarebbe terminato al più presto. Bastava desiderarlo ardentemente! Mi pizzicai le guance, mi graffiai, il dolore che percepii era così acuto, più intenso rispetto a quello del mondo reale, ma ogni mia azione fu inutile dato che non mi svegliai.
 

“And I will just say hello to the folks that you know
Tell them I will not be long
They'll be happy to know that as you saw me go
I was singing this song.”
 
 
Nell’aria ancora rimbombava quel canto, però questa volta non era mia sorella a intonarlo ma una voce indefinita, disumana e meccanica, sembrava quella d’un sintetizzatore vocale mal funzionante. Urlai a quella voce di stare zitta, che non la sopportavo e che mi stava facendo impazzire, non ottenni il risultato desiderato dacché il suono divenne ancora più molesto e insostenibile provocandomi un atroce dolore alla testa.
Ad un certo punto anche la terra di fronte a me incominciò a frantumarsi e mi fermai, immobile e confuso, non sapevo cosa fare o dove fuggire. Ero schiavo del mio stesso sogno. Un sogno lucido dove ogni sensazione ed emozione erano intensificate al massimo della potenza, più che sogno lo avrei definito un incubo lucido poiché tutto era fuori dal mio controllo, non potevo fare niente per migliorare la situazione o per svegliarmi. Tutto mi stava sfuggendo di mano!
 

“…W e' l l m e e t … a g a i n…”
 
 
La voce incominciò a tremare e a rallentare come se qualcuno avesse utilizzato un qualche effetto speciale sonoro, un’alterazione che non fece altro che rendere ogni cosa ancora più inquietante e terribile.
Rimasi completamente immobile lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, tremante e rassegnato, mi guardavo intorno in cerca di qualcosa che non conoscevo o comprendevo.
Forse dovevo solo ignorarlo? Fare finta che tutto fosse normale e insignificante per me? Non dare peso a tutta questa follia…?
 
 
“yad ynnus emos
niaga teem ll'ew wonk I tub
nehw wonk t'nod
erehw wonk t'nod
niaga teem ll'ew”
 
 
Improvvisamente, se tutto non fosse già abbastanza assurdo, si sentì il suono del nastro d’una cassetta riavvolto, un rumore meccanico e disturbante che mi fece rabbrividire.
Dopo alcuni secondi la canzone tornò a suonare al contrario lasciandomi completamente basito. Non sapevo se incolpare me stesso, in fondo quello era il mio subconscio, la mia stessa mente stava partorendo delle diavolerie simili? Com’era possibile?
No, non poteva essere colpa mia, qualcuno stava di sicuro manipolando i mie ricordi allo scopo di spaventarmi e farmi impazzire. E sapevo benissimo chi fosse il colpevole o, almeno, potevo immaginarlo. Bill Cipher. Il solo pensarlo mi provocò un senso di malessere interiore, iniziai a tremare come una foglia, incrociando le braccia e tenendomi le spalle con le mani, guardavo intorno a me il mondo che si era completamente cancellato. Dopodiché oscurità. Come se qualcuno avesse spento la luce di una stanza, tutto si colorò di nero. Strano come riuscissi a vedere me stesso, non era un buio normale visto che potevo osservare le mie mani, le mie gambe, il mio intero corpo.  Dall’oscurità più profonda udii una voce che prima non avevo mai sentito, mi apparì buffa e innaturale, sembrava quasi un eco, incominciò a ridere beffardamente:
 
«Allora? Piaciuto lo show, piccolo Pine Tree? AHAHAHA!»


Una voce che non avevo mai udito prima mi stava chiamando e si stava prendendo gioco di me.
Il soprannome che aveva utilizzato mi sembrò bizzarro, se questa non fosse stata la sede sbagliata, oltre che il momento sbagliato, ci avrei riso sopra, ma la mia faccia manifestò tutto tranne che ilarità. Continuai a guardarmi intorno in cerca dell’essere misterioso che mi stava interpellando. Giravo su me stesso come una trottola, e dalla risatina burlona che sentii compresi che a quel mostro avevo dato la medesima impressione, di sembrare una trottola, così mi fermai, alzando i pugni, e urlai al vuoto che mi circondava: «Fatti vedere, Bill Cipher!» dissi con un tono di voce stranamente alto, mi sentii sicuro di me, forse perché mi trovavo in un sogno, di norma non avrei mai alzato la voce in questo modo senza ragionare, soprattutto di fronte ad un demone, ma volevo affrontarlo, il rancore e il dolore che portavo dentro di me mi spinsero a gridare il suo nome, non mi importava più di niente dal momento che l’unica cosa a cui tenevo al mondo mi era stata portata via.
Tutto ad un tratto vidi il vuoto più nero tremare, il che era paradossale. Un fascio di luce immenso invase la stanza come se qualcuno avesse scattato una fotografia col flash, quasi mi sentii accecato e dovetti tapparmi gli occhi con le mani. Solamente dopo mi resi conto che quello non era altro che un occhio che mi fissava intensamente, gigantesco e mostruoso, esso batté la palpebra per poi rispondere, «Oh, ma come siamo audaci qui!», si riferiva al fatto che l’avessi sfidato in modo sfacciato, io, messo a confronto con lui, non ero altro che un essere piccolo e insignificante, una formica ignara della galassia in cui si trovava e dell’universo stesso. Forse nemmeno lui, un demone dal sapere illimitato e dalla potenza indicibile, si sarebbe aspettato una risposta tanto impulsiva e sfrontata da parte mia. Che si fosse sentito mancare di rispetto? Eppure rimanevo pur sempre io l’umano dai pensieri violati, quasi fossi l’ospite della mia stessa mente.
Non gli avrei mai perdonato il modo col quale aveva utilizzato il mio prezioso ricordo di Mabel, la sua immagine, la sua voce, il suo intero essere, allo scopo di raggirarmi e imbrogliarmi, illudendomi che fosse ancora viva.
Come se mi avesse letto nella mente, e forse era effettivamente così, mi disse, «Non portarmi rancore, piccolo Pine Tree, volevo solo giocare con te, non ti sei divertito? Ahahaha!» peccato che non risi insieme a lui, anzi, fissai il suo bulbo oculare con disprezzo e disgusto, successivamente il suo sguardo divenne serio, chiaramente indignato dal fatto che non avessi riso alla sua battuta o che non stessi tremando dalla paura. Risposi prima che potesse aggiungere qualcosa, «Non chiamarmi in quel modo! No, tu non sei reale! Sei frutto della mia mente, sparisci!» posai le mani sulle orecchie, chiudendo gli occhi e mi concentrai al massimo in modo da potermi svegliare e far finire questo supplizio. Il demone non fu contento di sentire le mie parole, tanto che il suo occhio si spalancò assumendo una colorazione rosso sangue, avevo la sensazione che sarebbe esploso da un momento all’altro come un vulcano in eruzione, la voce con cui aveva risposto mi diede quest’impressione, poiché essa sorse roca, ruvida e tremolante, «Ma che arroganza…! Io che volevo proporti qualcosa d’ interessante, è stato maleducato da parte tua, sai? Non hai idea di CHI hai davanti, altrimenti non saresti così insolente.».
Propormi qualcosa d’ interessante? Sentii puzza di imbroglio, non potevo certo credere alle sue parole, si trattava pur sempre d’un demone menzognere avente una forte capacità oratoria e persuasiva. Egli sarebbe stato in grado di vendere gelati ai pinguini del Polo Sud, avrebbe addirittura convinto il più fermo sostenitore terrappiattista che in realtà la terra fosse triangolare né piatta né sferica, e l’avrebbe resa tale pur d’ aver ragione. I suoi erano livelli di follia che superavano ogni concezione d’irreale e pazzesco! Un’indefinibile definizione.
«Perché dovrei crederti…? E cosa vuoi esattamente?» finsi di mostrarmi interessato alla sua proposta nonostante il mio sguardo fosse rimasto perplesso e diffidente, intanto lui era tornato alla sua colorazione originale, appariva come un triangolo giallo, una sorta di parodia d’ una piramide, nessuno avrebbe mai detto che un essere simile potesse essere pericoloso, non incuteva nessuna minaccia se non un senso di simpatia, visto anche il modo in cui era conciato, con quel cappello e il papillon. Com’era possibile prenderlo sul serio? Se non avessi sentito le testimonianze e le storie sul suo conto non avrei mai agito in modo così circospetto, mi sarei lasciato soggiogare dalle sue apparenze come un infante che accetta le caramelle da un gentile sconosciuto e, inevitabilmente, fa una brutta fine. Considerando il suo carattere volubile decisi di calmarmi un tantino, e sentire quello che aveva da dire, magari se ne sarebbe andato autonomamente via dalla mia mente dopo essersi stancato di me e della testardaggine che dimostravo ma, invece, confessò, «Da un po’ che ti osservo, piccolo Pine Tree, dai l’impressione di essere più acuto e intelligente degli altri idio- ehm… Esseri umani, è un peccato che ti nasconda dagli altri, che tu rimanga in questo bunker ombroso e inospitale, non desidereresti qualcosa di più?», mentre parlava con quel tono di voce pacato, oserei dire cortese, dava quasi l’impressione di essere realmente disposto ad aiutarmi o che gli importasse veramente qualcosa di me, il suo modo di fare era così lusinghiero e seducente che ne rimasi ipnotizzato per un lasso di tempo indefinito.
No, non dovevo lasciarmi fuorviare di nuovo! Come avevo fatto prima, mi tappai le orecchie serrando gli occhi, ma invano poiché per qualche strana ragione riuscii a sentirlo e a vederlo lo stesso. Vidi il suo sguardo irritato e annoiato, ai suoi occhi, anzi, al suo occhio, apparivo come un bambino che non voleva ascoltare la ramanzina dei genitori o che non voleva sentire la verità perché troppo dolorosa. La verità si dimostra il più delle volte insostenibile e amara, no? Così fu…
Ciò che ascoltai, dopo quella breve ma lunga pausa di riflessione, mi raggelò il sangue, come se avessi ricevuto una secchiata d’acqua gelida, tanto che spalancai gli occhi e le mie mani caddero verso il basso come pesi morti.
Con un accento piuttosto compiaciuto e ironico, il maledetto Demone dichiarò, «Quindi non vuoi più vedere tua sorella, Mabel…? Quell’adorabile Shooting Star, manca anche a me, sai?»
Rimasi completamente immobile, le mie gambe iniziarono a tremare tant’è che non riuscii più a reggere il mio stesso peso e caddi in ginocchio, osservai all’interno del suo occhio immagini confuse e scolorite di mia sorella, come quando prima di morire si rivedono gli attimi della propria vita, io stavo visionando i momenti che ho condiviso con Mabel. I miei occhi incominciarono ad inumidirsi e piansi, senza nemmeno accorgermene, rimanendo impassibile e non sapendo cosa dire. La mia attenzione venne colta di sorpresa appena Cipher proferì nuovamente parola, dal momento che io non avevo risposto nulla, «Allora? Non vuoi fare un patto con me~? Non desideri riavere la tua sorellina indietro, viva e vegeta?» rimasi a fissarlo per alcuni interminabili secondi, dopodiché scossi il capo a quell’assurda richiesta poiché lui era la causa di tutti i nostri problemi. È colpa sua se Mabel ora non esiste più! Con quale arroganza e insensibilità mi ha chiesto una cosa simile?!
Asciugai le lacrime che mi avevano bagnato il volto anche se continuavano a sgorgare appannandomi la vista e, finalmente, riuscii a formulare una frase più o meno sensata, «No…! Cioè… Non voglio avere nulla a che fare con te. Desidero tanto rivedere Mabel ma non per questo voglio rovinarmi la vita scendendo a patti con il diavolo…» quasi avevo balbettato, ancora tremante, mi guardavo intorno come se non riuscissi a reggere il suo sguardo scrutatore. Egli socchiuse il suo occhio, stranamente non si alterò, posò le mani sui suoi spigolosi fianchi accennando una risatina alquanto fastidiosa e ironica, «Ah, ma io non sono il diavolo, lui non esiste, sei spiritoso quanto cocciuto… Rispetto la tua scelta, per ora. La mia proposta è sempre aperta, quindi pensaci su, ok?». Non mi aspettavo una reazione simile, non comprendevo tale volubilità. Non capivo nulla! Forse il suo era semplicemente un avvertimento, avrei dovuto prestare più attenzione del solito e non trovarmi impreparato di fronte ad ogni avversità. Sarebbe tornato, ciò significava altri incubi e nuovi spaventi, ne ero certo!
In seguito mi sentii stranito, la testa incominciò a girarmi caoticamente, percepivo il mio corpo come leggero, fluttuante, privo di peso. Cipher afferrò il cilindro dalla sua testa a punta ed esibì un buffo inchino, un’azione che mi parve del tutto assurda considerando le cose vissute fino a quel momento. Come se egli si stesse prendendo gioco di me per l’ennesima volta, tutto pareva un crudele scherzo, quel suo modo di agire e di parlare appariva surreale ed estremamente imprevedibile, estraniante, sarebbe stato complicato per me realizzare quest’esperienza… Me la sarei ricordata da sveglio? Avrei rammentato questo incontro? In entrambi i casi la mia ansia non si sarebbe placata, la mia esistenza avrebbe continuato la sua corsa nel medesimo modo di ieri. Nemmeno sta volta gli risposi, né un cenno né uno scuotimento di capo, niente di niente. Mi salutò sparendo nel nulla e, quando mi svegliai di soprassalto, bagnato completamente dal mio sudore, la sua risata malefica fu l’ultima cosa che le mie orecchie udirono.

 

 
* * *

Da quel momento rimasi a fissare il vuoto del soffitto color bianco sporco per diverso tempo, il suono delle lancette dell’orologio mi aiutò a distrarmi dai miei pensieri, non avevo nessunissima voglia di riflettere sull’accaduto.
Il sogno avuto sta notte mi parve reale e irreale al tempo stesso, pur trattandosi solo di un incubo ero consapevole di aver vissuto realmente quell’esperienza, avevo comunicato sul serio con Cipher.
Cosa voleva da me quel demonio? Non avevo ascoltato il suo intero discorso, dunque non potevo sapere quali atroci clausole il suo accordo contenesse, sono certo che non avesse in serbo nulla di buono per me. Pensava d’ ingannarmi con false lusinghe, dicendomi di essere più intelligente degli altri esseri umani, una recitazione da Oscar, la sua. Per un momento gli avrei detto di sì… Non comprendo perché non l’abbia fatto. Non avendo nulla da perdere, il mondo intero è spacciato, e la razza umana stessa è giunta al capolinea, non avrei perso un granché accettando la sua proposta, e forse avrei rivisto Mabel per l’ultima volta. Avremmo osservato insieme, mano nella mano, il mondo disfarsi davanti ai nostri occhi, e noi con lui… Ah, ma a cosa sto pensando? Lei non vorrebbe sentirmi dire queste cose. No! È stato saggio non cedere a patti con lui, eppure… La curiosità ora mi attanaglia… È la stessa sensazione che hai provato anche tu quando ti ha proposto quel desiderio? La curiosità uccise il gatto ma la soddisfazione lo riportò in vita, giusto? Tu non sei tornata in vita, però. È tutta una bugia! Il mondo intero è una menzogna partorita da chissà quale mente sadica e malata. L’esistenza non è nient’altro che una fandonia e noi, insensate e inermi marionette manovrate da un maligno burattinaio, non possiamo fare altro che subire finché non ne avrà abbastanza. Nel suo mondo era il signore supremo ma ciò non gli bastava. Il mondo dei vivi è tutt’altra cosa, una fonte di divertimento assai più spettacolare rispetto alla dimensione che ha lasciato e che, oramai, l’aveva annoiato a morte. Un tempo e uno spazio che non gli procuravano più l’intrattenimento necessario, quello di cui qualunque divinità capricciosa ha bisogno per dilettarsi. La vita d’un essere umano non è niente se paragonata a quella di un dio. Il termine vita è riduttivo, poiché la vita equivale ad una nascita. Una divinità, anche se quel mostro preferiva essere denominato demone, è un essere immortale, non si è certi che sia effettivamente nato. Oppure è sempre esistito? È stato creato insieme all’universo? Addirittura prima del Big Bang? Neppure il quasi infinito ciclo vitale delle stelle potrebbe essere messo a confronto con l’esistenza d’un essere simile. Un periodo di tempo che la mente umana nella sua limitatezza non potrà mai comprendere o arrivare a calcolare. Io stesso mi sorprendo degli assurdi discorsi che sto facendo e che non portano a nulla se non a nuove domande senza risposte e altrettanti giramenti di capo.
La testa, dopo essermi svegliato da quella notte infettata d’incubi, mi doleva in una maniera atroce. Ormai dormire è inutile, dormo e mi ritrovo più esausto di prima, non recupero la minima energia. Concentrare ogni pensiero su quel demone mi demoralizza e sfianca, risucchiandomi ogni piccola particella di vita. E ride, sono sicuro che anche adesso stia ridendo di me e della mia stupidità.
L’unica nota positiva di questa giornata è stata Wendy giunta a farmi visita, vederla mi ha tranquillizzato, mi ha anche portato delle medicine in grado di guarire questo mio mal di testa, ammetto con un certo stupore di sentirmi meglio rispetto a prima, riesco perfino a scrivere.
Avevo proprio bisogno di vedere una persona amica, avrei voluto chiederle di restare un po’ con me, di dimenticarci per un momento del mondo esterno e della sua rovina, ma ho pensato che non fosse il momento adatto, non si è ancora totalmente ripresa dalla scomparsa dei suoi parenti, appare spesso fredda e distante, ma posso comprenderla poiché mi è capitato lo stesso avendo perso anche io delle persone care.
Oltre alle medicine, ella mi consegnò un pacco misterioso, rimasi sorpreso perché non stavo aspettando nulla da nessuno, da parecchio tempo che non ricevevo posta, e dubitavo che qualcuno si ricordasse di me o che desiderasse contattarmi – a parte Wendy, ovviamente-. Ho perso ogni traccia dei miei vecchi amici e dei miei prozii, non ho la più pallida idea di che fine abbiano fatto, ammetto di essere preoccupato per loro ma non dispongo di nessun mezzo per contattarli, loro potrebbero benissimo pensare che sia morto.
In ogni caso è un pacco sospetto, non riporta il nome di nessun mittente e non vi è scritto alcun indirizzo. Suppongo che sia stato affidato direttamente a Wendy, il mittente misterioso le avrà chiesto di consegnarmelo di persona. Lei stessa mi comunicò di non aver riconosciuto quell’uomo giacché indossava una lunga veste scura che gli copriva il volto, la sua stessa voce suonava in maniera strana, pareva camuffata da un qualche marchingegno tecnologico però, senza alcun dubbio, quell’individuo mi conosceva dal momento che non ebbe la minima esitazione nel consegnare il pacco a Wendy. Che fosse uno dei miei amici sotto mentite spoglie? Perché nascondere la propria identità? Una faccenda a dir poco strana, per questa ragione non so se fidarmi o meno… Che sia l’ennesimo imbroglio di Cipher? Oppure la trappola d’un folle qualsiasi? E di folli se ne vedono fin troppi in giro negli ultimi tempi. Non sono sicuro di sapere quale sia la decisione giusta da prendere, Wendy mi ha detto di fare quel che mi sentivo, di seguire l’istinto, e che qualunque decisione avessi preso sarebbe stata quella giusta.
Da quando in qua la vita ti mette di fronte a scelte semplici? E questa non è di certo un’eccezione, tuttora sto fissando quell’enigmatico pacco chiedendomi cosa contenga. Allo stesso tempo, un senso d’inquietudine misto a curiosità prevarica sulla mia ragione…
Pulsa, la mia testa, il dolore sta tornando, più fisso la scatola e più si fa intenso. Devo sapere, venire a capo di questo enigma, succeda quel che succeda!


 
   
 
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