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Autore: crisalide    28/05/2009    1 recensioni
E in tutta questa oscurità ( from black to blue) il mio tamburo batterei, in questo mare di morti miseri, così forte da oltrepassare le porte della morte e giungere fino alla vita, io e il mio tamburo. SVEGLIA! Un bambino prega.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                            CIELO ROTTO

 

 

Che dirai ora alla pioggia?

Odio chi odia per vivere, perché è proprio come me.

Nella corrente, un passo, due passi, finché l’acqua non sfiora il petto, lì dove- s’annida la disperazione.

Come mi piacerebbe, morire lontano.

Là dove la lapide sarebbe perduta, nei campi, tra la terra e il cielo.

Tra il vento e la pioggia, che piano piano eroderanno la pietra cancellando ciò che è- il mio nome.

Lasciando- polvere.

Cancellando la mia esistenza- sbagliata, catena di DNA difettosa- a che mai sono servite le gomme?

 

La tua grande mano sulla mia, a guidare i miei gesti mirati ad annullare

L’innocenza ( quale imbroglio) del cieco, che vive e dà morte.

Nella corrente delle anime dimenticate nuoterei velocemente, e sporcherei l’acqua innocente della morte con la vita che esce dal mio cuore- una ferità così grande- che non basta una pistola, oh, no.

Nella corrente dello Stige , dolce idromele, battezzerei la mia anima all’infinito, così da deturparla per sempre, facendola diventare nera, chiazzata di catrame.

E in tutta questa oscurità ( from black to blue) il mio tamburo batterei, in questo mare di morti miseri, così forte da oltrepassare le porte della morte e giungere fino alla vita, io e il mio tamburo.

SVEGLIA!

Un bambino prega.

Prega.

Prega.

In ginocchio, prega già per un buon posto nel regno della morte.

Un bambino.

Un bambino.

Un bambino.

Un bambino.

Per un buon posto nella sala proiezioni della morte, un bambino prega.

Oh beh, la vita che scorre.. e cosa dedichiamo alla morte?

Sotto la mia lapide di polvere, riposo, in una mano il sole e nell’altra la luna.

Il cielo sopra la mia lapide di polvere, è finito.

Dietro le cortine del confessionale, da tempo non c’è nessuno.

Dietro il cielo, non c’è nulla, è finito lì- guarda- segui con lo sguardo la mia mano. L’hai visto?

Il cielo è finito, e un bimbo prega, sotto tonnellate di marmo e cemento, di affreschi e crocefissi, di toghe e libri sacri o meno.

Tutto quello che voglio è me e la mia miseria, VATTENE FUORI DALLA MIA MISERIA!

Fuori, fuori, fuori.

Lascia una salma trasformarsi in polvere nella pace, lascia la mia anima sola, pronta, ad un passo- dall’illuminazione.

Lasciala lì, in piedi sopra la fossa, avvolta dal nero, con un cupo velo di lutto a celare il volto- che più non respira.

Persa sotto la superficie.. e sotto l’acqua che scorre, la mia anima passerà l’eternità, senza consumarsi.

Bambino, è solo un gioco, e allora sarà anche solamente un sogno, non ti pare?

Canta sulla mia lapide, invece, cammina con accanto la mia parola, sopra di te il cielo e sotto le tue scarpe la polvere del mio nome.

Non è difficile, guarda, puoi anche correre- corri, corri più che puoi, e canta sotto questo cielo, finito.

Dalla corrente dello Stige, emergerò e brucerò i miei occhi.

NON ADDORMENTARTI MAI

Per donarteli, così che tu veda la vita e la morte, così che tu veda- il cielo.

Ancora una volta, senza confini ne crepe.

La chiamano fantasia.

E colui che la possiede, colui che convive con l’immaginazione, che smuove le acqua dell’illusione- si ricordi.

Di camminare a fianco di chi ha perso gli occhi, sul sentiero d’autunno, mano nella mano, verso la rinascita, verso la fonte di pietra.

 

 

 

   
 
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