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Autore: littleheda    15/01/2017    2 recensioni
Stati Uniti d'America, 2139.
Sono passati oltre 100 anni dalla rivoluzione che sconvolse gli Stati Uniti, le 6 città che rimasero in piedi formarono 5 stazioni, più la capitale.
Ogni 5 anni, dieci ragazzi delle 5 stazioni americane che formavano gli Stati Uniti venivano scelti per la Selezione, una missione in cui venivano mandati su un'isola sperduta per mettere in atto le proprie capacità.
Quel posto molto pericoloso, ha molti segreti nascosti che a lungo andare i ragazzi scopriranno. Sarò dura vivere, dovranno costruirsi una casa e lotteranno per la sopravvivenza fin da subito, ma sono sicuri di una cosa:
non sono soli.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un rumore assordante svegliò Chris. Era la sveglia, che segnava le 6:30 del mattino. Con malavoglia si alzò dal letto, e cominciò a prepararsi per la lunga giornata che lo attendeva.
Il famoso giorno arrivò. Se lui o Alexa fossero stati estratti, la sua vita sarebbe cambiata del tutto.
 
Uscì dalla sua stanza e si diresse verso il campo del distretto Centro. Tutti i cittadini del distretto Sud e qualche politico del Nord si sarebbero riuniti nell'enorme piazza di New York, dove avrebbero visto l'estrazione dei due selezionati per la missione attraverso degli schermi. A quel pensiero, Chris si spazientì. Odiava stare al centro dell'attenzione, anche se di attenzioni ne aveva avute fin troppe nella sua vita.

Si diresse alla mensa, piena di ragazzi che aspettavano quel momento. Non c'era letteralmente un posto dove sedersi, cercò di identificare Johnathan per capire dove fosse finito, ma i suoi occhi si fermarono in un punto.
Vide i capelli biondi di sua sorella. Nonostante fosse bassina, riusciva a scorgerla tra la gente poco più alta, e affrettò il passo per raggiungerla.
Appena se la ritrovò davanti, Alexa non potè che alzare lo sguardo sul ragazzo, e i suoi occhi sprizzarono di felicità. In un attimo gli saltò addosso, rischiando di cadere.
 
"Ma dove eri finita questi giorni?" chiese contento il fratello più grande di rivederla.
"Mi hanno spostata di stanza, e mi sono allenata parecchio" rispose staccandosi dall'abbraccio  "anche io non ti ho più visto".
"Lo so. Ero in pensiero per te" disse lui guardando la ragazzina bionda.
"Sto bene. Chris" dopo un momento di esitazione continuò la frase "Ho molta ansia. E se dovessero estrarre il mio nome? Cosa farò? Non voglio finire in quel posto" il ragazzo lesse nei suoi occhi la preoccupazione di Alexa, aveva paura ed era normale.
"Non succederà, perchè in questo caso qualcuno potrebbe offrirsi volontario" le sorrise, sapeva che era contro le regole ma avrebbe fatto di tutto pur di proteggerla.
"No! Assolutamente no, è contro le regole e poi non vorrei mai che mi lasciassi qui senza nessuno" le lacrime minacciavano di uscire "non posso perderti" mormorò concludendo.
"Ascolta, può succedere di tutto. Perchè dovremmo pensare solo a noi? Ci sono tanti ragazzi qui e il nostro nome e la probabilità che esca è una su un milione" voleva consolare la sorella, probabilmente era vero quello che disse. Non credeva di partire, con più di cinquemila ragazzi non avrebbero mai fatto il suo di nome.
Alexa non fece in tempo a rispondere, che un autoparlante ripetè loro le istruzioni da seguire.
Il ragazzo ammirò la sorella, che, spaventata, si diresse verso l'uscita della mensa insieme ad un gruppetto di amici.
La vide uscire, e si meravigliò di quanto fosse cresciuta. Era cambiata dalla morte del padre, strappata via dal fratello vivendo in parte da sola. Nonostante i suoi 15 anni, si comportava come una persona matura. Chris sapeva che sarebbe diventata qualcuno nella vita.
 

Tutti i ragazzi dai 14 ai 18 anni del campo di addestramento della stazione di New York, come in tutte le altre stazioni, presero posto nella grande piazza del campo.
Chris, camminando a testa alta, scorse la chioma di Johnathan e gli corse incontro.

"Ma dove ti eri cacciato? Ti ho cercato ovunque" mormorò spazientito Chris.
"Ehi scusa, parlavo con Sarah, era in preda all'ansia e stavo cercando di calmarla" rispose il biondo.
"Johnathan sempre all'azione per la famosa Sarah" rise il ragazzo, mentre si passò la mano tra i capelli.
"Lasciamo stare... sono un caso perso" diede una spallata all'amico, che smise di ridere appena arrivati ai cancelli della piazza. Era composta da diversi giardini, dove i ragazzi si allenavano all'aperto.
Davanti a loro, le guardie controllavano che fossero presenti tutti i ragazzi, attraverso un chip di riconoscimento. Mentre i due erano in fila, al momento dell'inserimento dei dati di una ragazzina, una guardia fermò un ragazzo che tentò di scappare. Avrebbe voluto farlo anche lui, pensò.

Superate le guardie e il cancello, attraversarono i diversi giardini presenti fino ad arrivare alla piazza principale. Di fronte avevano un mega schermo, dove veniva trasmessa un'immagine con su scritto 'Giorno della Selezione'.
La cerimonia iniziò con l'ingresso del presidente della stazione di New York, che ringraziò per la partecipazione. Quando gli schermi trasmisero le immagini del distretto Nord della piazza principale, Chris ebbe un nodo alla gola, impossibile pensare quante persone stessero guardando la cerimonia dei propri figli.
Chris riuscì a scorgere la sorella alla sua destra, non troppo distante da lui. Era alto, riusciva a inquadrare bene le persone.
La guardava, e pensava cosa sarebbe successo nei prossimi minuti. Alexa si girò, incontrò lo sguardo del fratello e gli accennò un sorriso, palesemente falso.
 
"Oggi è il giorno tanto atteso per l'America. Estrarremo i due prescelti per questa missione attraverso il monitor, che mostrerà i due nomi. Buona fortuna" la donna si allontanò dal microfono, dopo un lungo discorso a cui Chris non prestò attenzione, seguita da altri uomini importanti, ma egli non ci aveva mai capito niente di politica, per questo non conosceva quelle persone.
Sempre questa gente, fece movimenti strani sullo schermo virtuale davanti a loro, e il ragazzo pensò di poter avere una crisi da un momento all'altro. Con un sorriso malefico, la presidente premette un pulsante, e un mucchio di scritte apparvero sul grande schermo. Fino a che non comparve quella decisiva.

 
"Il primo selezionato è..." Chris faticava a respirare dal panico "Darry Towell" tirò un sospiro di sollievo, anche l'amico accanto a lui.
"Forza, vieni avanti" ripetè la presidente.
Darry, un ragazzino sui 15 anni, era come bloccato. Secondo Chris sarebbe svenuto da un momento all'altro. Tutti i ragazzi guardarono come se gli facesse pena il ragazzino, ed altri esultavano per la scelta del monitor.
Darry si avvicinò al grande palco, rimanendo immobile, probabilmente non riusciva a salire gli scalini dallo shock.
Il ragazzo guardò Alexa, che aveva un misto di sollievo e ansia sul suo viso.
 
"E ora estrarremo il secondo selezionato"
Chris cercò di non pensare a quello che stava per accadere. Un altro nome innocente avrebbe seguito questo destino. Non voleva vedere lo schermo, così abbasso il capo, guardandosi le scarpe.

 
"Chris Walters"
 
Il cuore gli balzò in gola. Alzò la testa lentamente, mentre il suo amico lo guardava incredulo. Girò lo sguardo nella direzione della sorella, che puntò i suoi occhi azzurri spiccanti verso il fratello, la persona a cui teneva di più. Era senza parole, non riusciva a crederci.
Ma mai Chris si sarebbe aspettato che il suo nome venisse pronunciato. Sarebbe dovuto partire, lontano da casa e da sua sorella.
Tutti si girarono verso di lui, alcuni risero, altri erano felici e altri ancora in totale panico.

"Fatti avanti" pronunciò la presidente, cercando di individuare il ragazzo tra la folla, ma era impossibile.
In un attimo, Chris si fece strada tra le persone e tentò la fuga, invano perchè le guardie lo presero prima che potesse superare i cancelli laterali.

"No!" gridò la sorella, che in preda al panico cominciò a correre verso di lui, ma altre guardie la fermarono.
"Lasciatelo! Vi prego!" non riuscì a liberarsi dalla presa salda delle guardie, che cercarono di calmare la ragazzina.
Chris fu trascinato a forza vicino al primo selezionato. Le guardie non si staccarono da Chris, che cercò lo sguardo della sorella. Ma vide solo la sfortuna venire verso di lui.
Presto sarebbe partito, lasciando sua sorella da sola, e probabilmente non l'avrebbe più rivista.

 
-------
Jennifer non apprese quello che stava succedendo. Aveva creduto alle parole della madre, che l'avrebbe protetta nel caso fosse stata scelta.
Il presidente della stazione Los Angeles invitò i due prescelti a salire sul palco. Ma Jennifer era come bloccata.
Dopo che il presidente pronunciò il suo nome, la ragazza si guardò intorno, sperando di poter scampare a quell'incubo. Con il chip di riconoscimento venne riconosciuta, e le guardie cercarono di smuoverla da dove era in piedi immobile. Fu uno shock.
Appena arrivò alla grande scalinata, incontrò lo sguardo di una ragazza mora nelle prime file, non era Kayley.

Era Gwen.

Lei e Gwen erano molto amiche sin dall'infanzia, fino a quando suo padre non fu incarcerato per complicità di un furto della banca nella stazione Nord. Jennifer non aveva idea che parlandone in giro si sarebbe ricontorto tutto contro di lei.
Perse una sua cara amica confidandosi con la madre Elis, ma non fu colpa sua. Il padre di Jennifer ascoltò la loro conversazione, ed essendo poliziotto della stazione Sud, lo raccontò alla centrale di polizia, che diede un mandato di arresto per Blake Andrews. Aveva ferito i sentimenti della figlia, ma non avrebbe mai potuto tenere nascosto allo stato chi avesse derubato un grande patrimonio.

Lo sguardo pietrificato di Gwen le fece venire un tuffo al cuore. Dall'arresto del padre era diventata molto più fredda, cercava solo di allenarsi nel tiro con l'arco, forse immaginava che il bersaglio fosse stato Jennifer.
Il cuore della ragazza batteva all'impazzata, temeva che qualcuno lo potesse sentire. Ma perse un colpo quando sentì il nome della seconda selezionata.
 
"Gwen Andrews"

Puntò lo sguardo verso di lei nelle prime file.
Tutti si girarono e percepirono lo stupore delle parole del presidente.
Con fare saggio, camminò fino alla scalinata, e non ci mise tanto a salire.
Lei era una a cui non fregava niente del giudizio della gente, pensava solo a se stessa. I suoi occhi verdi lo dimostravano, la paura era solo una debolezza per lei. E lei non era debole.
Gwen guardò la ragazza di fianco con aria di interesse, come per dire "ecco che ci si ricontra".
 
In poco tempo il presidente finì il discorso e i ragazzi furono invitati a lasciare il posto, mentre condussero le due ragazze in una grande sala, dove gli attendevano molte chiacchierate.
Si sedettero su una piccola panca davanti ad un enorme scrivania, probabilmente del direttore del campo.

"Benvenute ragazze. Sono il direttore del campo, Jackovinch. Conoscete le procedure dei prossimi giorni o devo spiegarvele?" prese posto sulla sedia dietro la scrivania, fissando le due ragazze che erano indecise se parlare o meno.
"Sappiamo come funziona, non serve che ce lo ripeta" rispose con qualche nota di cattiveria la mora, che pareva già essersi stufata della situazione.
"Andrews, la smetta di commentare. Questo non è un gioco, e per la sua scortese risposta avrei potuto anche espellerla dal campo" disse Jackovinch, mentre scrisse qualcosa su un foglio.
Gwen sbuffò e si girò verso la sua ex amica. Gwen non sopportava starle così vicino, non dopo quello che le aveva fatto. Jennifer era molto dispiaciuta ma non potè fare granchè.
Jennifer, a sua volta, si girò per cercare di iniziare una conversazione, dato che le due ancora non si erano scambiate mezza parola.
"La smetti di fissarmi o devo girarti io?" chiese duramente Gwen, sembrava quasi una bulla.
Jennifer voltò il capo, non aveva parole per descrivere quanto dolore stesse provando in quel momento. La sua amica era sempre stata una ragazza dura, non le importava ferire qualcuno. Dovevi pensarla come lei, altrimenti non avresti legato.
"Preparate i bagagli con tutto il necessario, perchè domani partirete per Washington D.C. e incontrerete i selezionati delle altre stazioni. Avrete molto di cui parlare, vi spiegheranno tutto quello che dovrete compiere sull'isola. Passerete la notte in un alloggio del distretto Nord e potrete stare con i vostri familiari. Fino a stasera ci sarà l'allenamento extra e poi vi condurremo nelle vostre abitazioni" spiegò Jackovinch.
"Posso andare a trovare mio padre in prigione o devo essere costantemente controllata su tutto quello che faccio?" chiese la mora a braccia conserte.
"Potrai andare, ma sotto vigilanza. Ci assicuriamo sempre che i selezionati non se la filino via, dato che ci è capitato molte volte" fece l'occhiolino alla ragazza che distolse lo sguardo.
In tutto questo parlare Jennifer non aveva ancora aperto bocca, poi si diede coraggio.
"Ci alleneremo al campo?" chiese, ma si sentiva avvampare.
"Allora non ti hanno tagliato la lingua" disse Gwen sghignazzando.
"Andrews" il direttore rimproverò Gwen, che sbuffò amaramente "sì, ma in una palestra riservata"
"Bene. Abbiamo finito?" chiese la mora, e Jennifer la guardò come non lo faceva da tempo.
"Klare!" esclamò il nome di una guardia fuori la porta "portale nella palestra D7 e non farle uscire fino all'ora di pranzo" si alzò e si diresse verso la guardia, che obbedì agli ordini.
Sarebbe stata una lunga giornata, pensò Jennifer.


​Ciao a tutti! Spero vi piaccia questa storia, questo capitolo l'ho fatto più lungo giusto per mostrare le storie dei due ragazzi. Grazie per la lettura :)
   
 
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