Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: paoletta76    15/01/2017    1 recensioni
La verità era che dopo Praga non riusciva più a dormire. Gli bastava chiudere gli occhi, e lei era lì. Non l'immagine strafottente uscita dal cappuccio dopo il modo non convenzionale in cui l'avevano invitata a bordo, non quella allegra dei rari momenti di pausa. E neppure quella triste con cui gli aveva raccontato di non aver mai avuto una famiglia che l'amasse.
Il sorriso di Skye non si apriva. E quelle labbra appena socchiuse colavano sangue.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Skye, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore secco di un tuono, sopra le loro teste. James tendeva il collo e spostava lo sguardo attorno, come un felino in attesa di preda.
 
Non l’aveva mai visto, durante un combattimento. Più gelido e duro di quando l’aveva visto inseguire quell’essere verso il tetto dell’Orensanz.
- Tutto bene? – osò raggiungergli la spalla con le dita e sentì ì suoi muscoli tendersi di scatto.
- Tu che ne dici? – fu la sua risposta, brusca e velata.
- Non credevo potessi provare paura.
- Non ne provavo. Prima.
- Ti sei offerto volontario, per la cura. E la macchina dei ricord-
 
La interruppe, con un semplice sguardo e portandosi l’indice teso sulle labbra. Poi indossò la mascherina col visore ad infrarossi e si mise in posizione, fucile imbracciato e testa bassa.
Ora non sembrava neppure respirare.
 
- Torneremo a casa. Ci torneremo tutti.- ripeté lei, muovendosi ad affiancarlo, e sentendo la propria voce cadere nel vuoto. A meno di cinquanta metri in linea d’aria, due pesanti Hummer neri sbarcavano una decina di uomini in tenuta d’assalto.
- Ecco la scorta.- sibilò James, dentro la mascherina, senza perdere la propria posizione.
- Che facciamo?
- Aspettiamo. L’obiettivo è lui.
Un altro cenno, rapido, ad indicare la figura scesa per ultima e rimasta ad una manciata di passi dal veicolo.
 
Asgard appariva sfolgorante, in quella mattina che nulla aveva in comune con l’atmosfera che aveva appena lasciato alle spalle.
- Principe..- la voce del guardiano lo sfiorò appena.
- Heimdall..- rispose, piegando le labbra e muovendo oltre i propri passi.
- Ho avuto alcune nuove, sul tuo conto.- quella voce scura lo obbligò a fermarsi, e a voltarsi interrogativo.
- Spero buone.
- A palazzo circola voce che tu stia cercando di fare l’ennesima delle tue pazzie.
- E tu che vedi tutto, Heimdall, ne hai compreso anche il motivo?
Ecco. Ora la voce si velava dell’antica rabbia, mentre incrociava le braccia sulla propria camicia midgardiana.
La risposta fu un lento e deciso cenno di sì.
- Quindi sei disposto ad aiutarmi?
- Solo perché lo è anche tua madre. Il Padre degli Dei ha vietato espressamente che la sfera venga toccata. Da chiunque, noi compresi. Non finché non ne sarà svelato il pote-
- Heimdall. Smettila. Ho il sigillo, non sono diventato un imbecille. Brucia. La sfera brucia tutto quello che incontra, una volta attivata. Il suo raggio incenerisce ogni essere dotato di geni appartenenti al nostro mondo, sia esso animale o vegetale. Non ha potere, contro gli umani. Per loro, l’effetto è come quello di un’implosione luminosa.
- Ucciderai chiunque sia sopravvissuto alla terrigenesi, o abbia in sé sangue asgardiano.
- Non quelli che avrò messo opportunamente al riparo. E il mio obiettivo è fondamentalmente uno, radicato in un corpo umano senza vita.
- Ucciderai anche te stesso.
- E credi che m’importi, guardiano? – Loki ora sollevava le spalle, rilasciando il fiato e perdendo anche l’ultima traccia del mezzo sorriso ironico con cui aveva fatto il proprio ingresso nel Bifrost.
Heimdall scosse la testa, lentamente. Poi sollevò la spada e la conficcò nella chiave del portale, levando il passo accanto al principe nero, diretto con lui al palazzo e a guai sicuri.
 
Quando il portale si riaprì, scoprendolo affannato e dolente, l’aria di pace della città d’oro s’era fatta frastuono, di tuoni e d’armi, fuoco e risposta al fuoco, e nel fumo faticò a distinguere gli amici dai nemici.
 
- Quanto accidenti ci hai messo?! – la voce nervosa di Phil Coulson lo accolse dietro i rimasugli di una vetrata della lounge, fra uno scatto per sparare ed il suo piegarsi a terra per ricaricare il fucile.
- E’ un piacere anche per me, direttore.- replicò, con una minuscola smorfia, prima di essere sfiorato da un proiettile e trovarsi costretto a piegarsi quasi viso a terra.
- Dietro al bancone! Presto! – quello gli raccolse un braccio e lo tirò di peso al riparo, tornando a caricare l’arma spalle al muro.
- Come.. cosa diavolo è-?
- Hanno attaccato. Saranno almeno cinquanta soldati dell’Hydra, hanno dalla loro parte anche alcuni inumani e il Quinjet che è scomparso tre giorni fa al Playground. E androidi. LMD dappertutto, sono immuni ai proiettili e sembrano inarrestabili. Sono perfetti, non riusciamo a distinguerli dagli altri; Fitz sta cercando di connettere dei sensori di calore ai mirini delle nostre armi, per avere il tempo di organizzarci ed utilizzare quelle più efficaci. Anche l’avamposto è in difficoltà, e-
Lo interruppe un boato, molto più forte dei tuoni che avevano crepitato fino a quel momento. Lo sguardo al soffitto, in tempo per ripararsi dalla caduta di un milione di schegge di cemento e vetro.
Quanto entrambi riuscirono a riemergere dal mucchio malamente riparato dal bancone bar, riuscirono a vederlo. Il soldato perfetto era riuscito ad aprire una breccia, e si dirigeva a passi decisi verso il fondo della lounge, verso i corridoi.
- FERMO! – Coulson gli scaricò addosso tutti i colpi che aveva ancora con sé, riuscendo a malapena a scalfirgli quella specie di uniforme nera che portava addosso. Quello piegò appena il viso con un’espressione che sapeva di demoniaco, prima di tornare sui propri passi.
- Dove avete radunato le persone che dobbiamo tenere al riparo? – fece Loki, ritrovandosi ad ansimare.
- Nel.. nel circuito dell’infermeria; Banner e Fitz hanno potenziato-
Un altro boato, la detonazione di qualche esplosivo, scosse la struttura da dentro, lasciandoli col cuore in gola.
- Oddio, sono.. sono tutti lì; Simmons, Darcy, i feriti..
- Sbrighiamoci.
 
Correva, attento a non lasciar scivolare la sfera oltre la barriera protettiva in cui gliel’aveva consegnata sua madre, strati di pesanti panni e metalli che già iniziavano a far sentire il bruciore sulle sue mani. Aveva iniziato a percepire calore una volta uscito dal portale della sala dei tesori, aveva provato a raccoglierla contro il petto e quel bruciore gli aveva tolto quasi il fiato. Ma non aveva smesso di correre.
Non gl’importava nulla dell’ira del Padre, e meno ancora di morire per l’effetto di quell’energia. Sapeva come fare, poteva salvarli. Doveva salvarli.
 
Coulson arrancava, alle sue spalle, con l’ormai inutile peso del fucile sulle spalle. Il crollo di quella porzione di Stark Tower aveva lasciato segni indelebili, ferite e tracce di sangue sul suo viso e sui suoi vestiti. Zoppicava, premeva la mano sul fianco in maniera insistente ed ogni tanto si lasciava andare ad una smorfia di dolore.
Ma non sarebbe stato il primo dei due a mollare.
 
Sorrise, appena, tendendo la mano davanti all’ingresso dell’ala infermeria:
- Aspettami qui.
- No, Loki. Te lo scordi.
- Stammi a sentire, per una volta. Non stai in piedi, hai bisogno di fermarti qui.
- No, non capisci. C’è anche mia figlia, lì. Ha ripiegato, ha deciso di fare da esca. Il suo sangue. Quella cosa lo percepisce, come e più del sangue degli altri; lei ha quel potere.. e ha radunato Stella ed un’altra con la stessa capacità, un’agente dello Shield più pazza di loro due messe insieme. Si faranno ammazzare, Loki.
- No, se arrivo prima io. E tu ora mi sei d’intralcio, Coulson. Mettiti al riparo, questa cosa fa del male..- il giovane ora apriva le mani, mostrandogli segni di ustioni sanguinanti e scure – e non so ancora quanto.
- Tu-
- Mettiti-al-riparo. Sei già morto una volta, per colpa mia.
Phil si ritrovò ad annuire, con un pesante sospiro, prima di scivolare a terra e vederlo scomparire nel buio.
 
- James! Maledizio-
- Muoviti, Sara!
Quella grandine di proiettili non dava loro neppure un secondo per controllare lo stato del perimetro. Spalle alla fiancata già sforacchiata del SUV, il Soldato d’Inverno caricò per l’ennesima volta la coppia di pistole che gli era rimasta come ultima offensiva, prima di spostarsi oltre il profilo di lamiera ed esplodere una manciata di colpi. L’aria era sferzata dal volo di un Quinjet, puntato contro le vetrate della lounge.
Un istante, ed una grandine di fuoco ne abbatteva una porzione sufficiente a garantire lo sbarco di una manciata di uomini neri e armati. In testa a tutti, quell’essere.
- E’ lui.
- Cosa? – James tornò spalle alla lamiera, quasi addosso a lei – seguendone lo sguardo.
- E’ lui. Sono riusciti a creare una breccia. Non ci metteranno molto, ad arrivare all’infermeria. Riesci a coprirmi?
Lui rispose facendo cenno di sì col viso, ed allo scattare della ragazza si sollevò di nuovo oltre l’auto, accompagnando con un urlo una nuova grandine di proiettili.
 
L’ultimo boato aveva fatto saltare la luce dell’infermeria, lasciando dietro di sé un brusio di sorpresa e paura.
- Ci penso io.- Jemma aveva teso una mano verso una delle compagne, sollevandosi e cercando a tastoni la cellula di attivazione del sistema d’emergenza.
Un sospiro di sollievo, quando le lampade blu le permisero di rivedere le facce delle persone che aveva intorno.
Tutti salvi, per il momento.
- Va tutto bene? – osò chiedere. Le rispose un mucchio indistinto di sì, di va bene e di mugolii di paura. Qualcuno si abbracciava, nella penombra degli angoli, fra lettighe ed armadietti – non vi preoccupate; questa è l’area più blindata della Tower, è stata progettata per non far entrare germi e non far uscire prigionieri guasti.
Le sembrò di percepire il mezzo sorriso di Darcy, raccolta poco distante dalla porta, e venne ad accoccolarsi accanto a lei:
- Tu stai bene?
- Dici per questo casino, o per la schiena? – replicò quella, con un filo d’ironia.
- Un po’ tutti e due.
- Quando e se ne saremo fuori, Stark dovrà comprarmi il vestito più costoso che-
 
Un altro boato, più sordo e più vicino. Poi rumore di passi, grosso modo cinque, sei persone. Non apparivano amichevoli, dato che facevano saltare le serrature a colpi di pistola.
Poi, una voce. Cupa, velata.
 
Una voce che Jemma conosceva molto bene.
 
- Qui. Sono qui. Riesco a sentirli.
La voce era proprio alle loro spalle, oltre il velo della vetrata olografica della stanza 6. Aveva appena fatto in tempo a spegnere le luci blu, che un pugno mandò in frantumi il vetro ed una mano la tirò a forza fuori, lasciandola sobbalzare con un grido.
 
- LASCIALA!
Dal fondo del corridoio, una figura femminile in uniforme tattica.
Nel suo divincolarsi, Jemma riconobbe Stella: fra le mani uno dei pugnali laser che Leo le aveva appena perfezionato, e negli occhi lo sguardo di un demone. L’essere nero non sembrò farle neppure caso; sollevò una mano, e solo con un cenno delle dita la costrinse a portarsi le mani al collo, come cercando di difendersi dal soffocamento.
Una manciata di secondi soltanto, prima che una lama arrivasse a conficcarglisi fra le scapole, facendolo scattare e lasciandogli perdere la presa su tutte e due. Una mano ad estrarre la lama, e la sua attenzione ora virava sulla seconda intrusa.
Muovendosi a gattoni, Jemma approfittò della distrazione per raggiungere la collega, rimasta a terra con le dita ancora sul collo e la tosse che la piegava a terra:
- Tutto bene?
- No..
- Ce ne sono altri?
- Ne abbiamo neutralizzati tre, Sara è rimasta nel corridoio alle prese con altri due; voi-
- Siamo soli, e al buio, ma per ora tutti interi.
- Vieni, dobbiamo impedirgli di entrare.
 
L’agente O’Neill combatteva, come una tigre a difesa dei propri cuccioli. Non sentiva il dolore, né il rumore sordo della spalla che si dislocava lasciandole sfuggire un grido. L’essere nero aveva i tratti di Grant Ward e la forza più che triplicata. Ma non l’avrebbe mai piegata se non uccidendola.
 
Vicino.. sono vicino.
Loki percorse buona parte del corridoio praticamente a tastoni, mentre lontano echeggiavano ancora tuoni mescolati a grida e rumori di spari. Ora le grida però si facevano più vicine, e la voce era quella di una donna.
Il cuore dritto alle tempie, pensando a Sif e alla bambina.
La sfera continuava a bruciare, fra le sue dita, e non c’era più difesa di stoffa o metallo a proteggergli le mani.
Non m’importa, non m’importa..- continuava a ripetersi, un passo dietro l’altro, fino a quando oltre quell’angolo non incontrò la canna di una pistola.
- Fermo.- un’altra voce, femminile e decisa. La canna della pistola contro la tempia - alza le mani.
- Lo farei volentieri, ma temo che lascerei sfuggire qualcosa di estremamente pericoloso.
 
Inumano. Soldato. Androide.- ora la sua mente calcolava gli effetti dell’esplosione della sfera in tutti e tre i casi possibili. E magari anche il modo di usarlo come scudo.
- Lucas? – il tono di quella voce cambiava completamente, la pistola si spostava e tornava in sicura. L’aveva chiamato con il nome midgardiano. Non era uno dei cattivi.
- Ehi.- oltrepassò lentamente l’angolo, incontrando la figura nera di Sara. Viso pesto, labbra sanguinanti. Negli occhi, la sconfitta a prescindere – stai da schifo..
- Anche tu te la stai cavando alla grande, vedo.
- Già.- un rapido esame delle mani, cercando di non perdere la sfera. I palmi stavano già perdendo il secondo strato di pelle.
- Devi liberartene al più presto.
- Oh.. per questo esiste la chirurgia plastica; al massimo l’unguento di mia madre insieme al fantastico cazziatone che mi attende ad Asgard da Odino.
- Non era-?
- D’accordo che la usassi? Certo che no, per chi mi hai preso?
Sara scuoteva la testa, ora, prima di ricaricare l’arma ed agganciarla al fianco. La voce di Claire la rimise sull’attenti e la convinse a fare uno scatto.
- Aspetta.- Loki le trattenne il braccio – dobbiamo mettere al riparo le persone rifugiate in infermeria; l’effetto di questa cosa è disastroso, su chiunque non sia umano.
- Ma abbiamo bisogno di distrarlo, e io-
- Dobbiamo trovare il modo, Stella. Con chi sei entrata? Chi c’è con loro?
- Ho lasciato l’avamposto quando li ho visti entrare usando il Quinjet; con me sono salite Stella e Claire, e nell’infermeria.. nell’infermeria ci sono Darcy e Jemma.
- Hai un modo per metterti in contatto con loro?
Lei rispose con un cenno di sì, e cominciò a provare. Radio fuori uso, cellulare completamente in crash. Le mani ora cominciavano a tremare.
- Senti; questo ci costringe a fare alla vecchia maniera: tu vai avanti, prova a fare da esca, a distrarlo. Cerca di trovarti il più possibile vicino a loro e fai scappare tutti nella cella di contenimento della stanza 6; Banner l’ha perfezionata per resistere a sé stesso ed a quel tizio con la testa in fiamme, è l’unica struttura di cui ci possiamo fidare per sperare di proteggere gli inumani. Al mio segnale, vedi di esserci anche tu. Devo colpire lui.
- Lucas.- ora la voce della ragazza si velava di rimprovero.
- Lo so. Non importa.
- Certo, che importa! Hai una famiglia.
- E’ per questo che dobbiamo farlo in tre.- una voce leggermente opaca li sorprese entrambi, e la figura zoppicante di Phil Coulson li oltrepassò per fermarsi e voltarsi all’angolo successivo – allora? Andiamo?
 
Dieci secondi. Solo dieci secondi, e li visse come al rallentatore.
La voce ad attirare l’attenzione di quell’essere, il suo inquadrarla e bloccarsi, esattamente come aveva fatto sul tetto dell’Orensanz. La mano che mollava la presa sul braccio frantumato dell’agente O’Neill e la sbatteva a terra, lontano. I suoi passi, lenti e misurati fino ad averlo così vicino da percepirne quasi i battiti del cuore.
 
Che ironia. I battiti. Grant Ward è morto..
 
La coda dell’occhio a seguire il movimento disordinato di quella ventina di corpi in fuga verso la camera di contenimento, la collega che sollevava il viso sfigurato. La voce di suo padre che gridava.
 
ORA!!
 
Le sembrò di percepire il movimento della gola di Loki che deglutiva.
Poi, tutto scomparve in un’infinita fiamma blu.

ed eccomi qui, dopo un po' di tempo, con letteralmente un capitolo-grandinata. Non me ne vogliate, è che la notte porta consiglio, la musica anche, ed in questo periodo di ghiaccio la testolina frulla :) Ci stiamo avvicinando alla fine di UtS: ancora un capitolo, massimo due e saluteremo i nostri personaggi per un po'.
p.s: non so se l'avete già trovato, ma all'interno c'è un minuscolo easter egg per un'altra idea di questa saga. Se lo trovate, aspetto commenti ed eventualmente pomodori (maturi, mi raccomando). Alla prossima, e un infinito GRAZIE a chiunque stia continuando a leggere-recensire-trattenere fra le preferenze o le seguite questa storia. Besos e per oggi goodnight ;)

 
  
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