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Autore: Marne    16/01/2017    6 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.

 

 

“E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».

Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario.

Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».”

[Bibbia – Giovanni 11, 43-44]

                                  

 

Atto II, Parte II – Lazzaro risorge.

 

 

Harry James Potter aveva visto molte cose nella sua giovane vita. Aveva assistito alla prima caduta di un Signore Oscuro, alla sua rinascita ed alla sua morte definitiva. Aveva assistito ad orrori inimmaginabili e, in quanto Auror, la sua vita sembrava voler continuare a seguire quella strada fatta di assurdità ed eventi agghiaccianti. Faceva parte di una squadra speciale, i suoi compagni cambiavano in continuazione e non sempre per cause completamente estranee al suo comportamento. Era stato dichiarato “peggiore e migliore Auror mai passato per il Ministero” e la sua reputazione era ben più che meritata: non c’era stata una sola persona che, negli ultimi due anni, aveva digerito il suo comportamento nevrotico, infantile e spesso ai limiti dello psicotico.

Non tutti erano pronti a lasciarci le penne, in missione.

Proprio per quel motivo, quando quel pomeriggio venne convocato nell’Ufficio del Ministro Shacklebolt, non si preoccupò più di tanto del motivo di quell’incontro inaspettato. Se proprio doveva essere sincero, gli incontri con il vecchio Kingsley erano fra i pochi momenti in cui riusciva ancora a sentirsi se stesso e non un burattino nelle mani di un destino bastardo. Se anche quel giorno avesse voluto parlargli per rimproverarlo del suo comportamento riprovevole, lui non si sarebbe preoccupato. A dirla tutta, avrebbe approfittato per confidargli qualcosa del suo ultimo incubo1.

Sorrise amaramente, mentre appariva in uno dei camini dell’Atrium del Ministero, scansando per un pelo un maghetto dall’aria buffa che sembrava non averlo visto e, un attimo dopo, una giovane donna dai tratti marcati. Fino a due anni prima avrebbe potuto parlare del suo problema con Hermione, oppure con Ron. Prima ancora avrebbe avuto anche Silente, Sirius o Remus. In quel momento, invece, non aveva altri che il Ministro della Magia, troppo preso dal tentare di risollevare le sorti del Mondo Magico per perdere il suo tempo nel disperato tentativo di assistere l’ex Golden Boy nella sua perpetua ricerca della pace interiore.

«Buon pomeriggio, Signor Potter» lo salutò una giovane impiegata dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Sembrava una brutta copia di Percy ai tempi della scuola, così… rigida e seria, gli ricordava in modo inquietante i momenti in cui la Professoressa McGranitt decideva di spaventare i suoi studenti: stessa espressione, stesso tono di voce, stesso chignon. Il fatto che gli avesse rivolto la parola doveva essere un segno di sventura, senza dubbio.

Resistendo alla tentazione di toccare legno2 come scongiuro, Harry si sforzò di sorriderle e fare un cenno del capo. «Signorina Peregrine, buon pomeriggio anche a lei» le augurò, sperando che detto pomeriggio potesse trascorrerlo il quanto più lontano possibile dalla sua persona, magari infestando qualche casa abbandonata o un cimitero buio. A dirla tutta, l’avrebbe vista bene in cima ad una collina, di notte, ad urlare per la perdita di un qualche familiare.

Sì, Miss Peregrine sembrava proprio una Banshee. Ed Harry Potter odiava le Banshee per due ragioni specifiche: prima di tutto, la sua fidanzata era di origine irlandese3 e gli aveva intaccato un sacro terrore di quelle creature oscure, poi, naturalmente, c’era il piccolissimo dettaglio che la sua famiglia fosse già stata più che decimata e che, in effetti, trovarsi una di quelle cose davanti o, peggio, sentirne l’urlo non avrebbe potuto far altro che peggiorare ulteriormente una situazione di partenza che era già tragica.

«Non è un buon pomeriggio» si lagnò la donna, arricciando il naso adunco come se lui le avesse appena sputato sulle scarpe. Era evidente che avesse atteso solo il momento giusto per iniziare a blaterare sui suoi problemi. «Il Ministro ha incaricato il mio Ufficio di sbrigare delle faccende della massima importanza a Ginevra, dobbiamo partire entro un’ora! E non abbiamo avuto neppure un paio di giorni di preavviso, nonostante la circolare 12/b sia chiarissima al riguardo! Nessuna missione internazionale può essere svolta, salvi casi di necessità e sicurezza internazionale, senza che sia stata data previa comunicazione di almeno tre giorni ai dipendenti interessati!».

Harry riuscì a reprimere una smorfia annoiata solo per forza di volontà. Era stato fortunato ad aver avuto rapporti con Percy negli ultimi quattro anni, lo avevano aiutato incredibilmente a temprare la propria resistenza al tedio. «Immagino si tratti di una questione di grande rilevanza, altrimenti il Ministro non avrebbe violato il regolamento» le fece quindi notare, con una gentilezza che davvero era forzata. Aveva voglia di prendere a schiaffi se stesso e darsi del bugiardo. Dopo aver pronunciato quelle parole, tuttavia, si accigliò. Questioni di grande rilevanza, tali da mandare in Missione quasi un Ufficio intero e senza il minimo preavviso, unite alla sua convocazione straordinaria dal Ministro potevano solo significare enormi guai in vista. Guai che richiedevano l’intervento non solo degli Auror ma, nello specifico, del Golden Boy.

Maledetta Peregrine, era riuscita a rovinargli l’umore – già pessimo – ed il resto della giornata. Quella che si sarebbe dovuta limitare ad essere una chiacchierata di rimprovero, conclusa magari con la promessa di terrorizzare meno persone nel prossimo futuro, rischiava di evolversi in una missione potenzialmente suicida per la quale Ginny lo avrebbe riempito di preoccupazioni e che si sarebbe presto tramutata in un’altra fonte di ansia ed incubi per la sua mente già profondamente turbata. Per quanto assurdo, Harry non poteva che incolpare la Peregrine ed il suo dannato aspetto da uccello del malaugurio.

La donna, con una smorfia, spinse uno dei pulsanti dell’ascensore, lasciando che le porte rinchiudessero entrambi in quello spazio angusto. Non sembrava volergli prestare grande importanza, probabilmente perché riusciva a percepire le sue vibrazioni negative già a quella distanza. Quando parlò, lo fece con l’espressione di qualcuno che stava facendo un gran favore al mondo soltanto esistendo. «Mi auguro che si risolva tutto presto, giovedì il Club di Gobbiglie del Ministero ha una competizione importantissima che io non posso davvero perdermi». L’ascensore si fermò e, un attimo dopo, la solita voce metallica annunciò il Primo Livello. «Non è arrivato, Signor Potter?» gli chiese poi, quasi avesse voluto rimproverarlo di non essere scattato immediatamente, magari balzando via come una gazzella nella savana.

Masticando degli insulti, Harry si fece avanti, voltandosi per un istante e solo per non apparire più maleducato di quanto già non fosse nell’immaginario collettivo. Un uomo capace di scacciare anche gli Auror più pazienti non poteva che essere considerato tale, no? «Arrivederci, Signorina Peregrine» la salutò, piegando leggermente il capo. «Le auguro una buona missione ed un buon viaggio» aggiunse, rammentando a se stesso che fare gli scongiuri proprio lì, davanti a lei, non avrebbe fatto altro che scatenarla ancora di più, portandogli solo rogna di ogni genere.

«Ah, sono certa che sarà un viaggio terribile! Odio le Passaporte!».

Quando l’ascensore si allontanò, proseguendo la sua discesa, Harry lasciò andare un sospiro esasperato. Quella tranquillità con cui era arrivato al Ministero era ormai sparita e non c’era più nulla ad attirarlo verso la porta alla fine del lungo e scuro corridoio, neppure il pensiero che potesse trattarsi di una missione effettivamente interessante e capace di impegnare la sua mente abbastanza da distrarlo dalla spirale di autocommiserazione e ribellione adolescenziale tardiva in cui era caduto. Cos’aveva detto lo psicologo? Conseguenze dello Stress Post Traumatico. Personalmente, lui preferiva la diagnosi del suo Superiore, il Capo Auror Tanner: noia e solitudine.

Il Livello riservato agli uffici del Ministro e dei suoi assistenti era profondamente diverso rispetto alla prima volta che Harry l’aveva visitato, ai tempi di Caramell. C’erano molte più persone che correvano qui e lì – tutte con uno scopo e tutte in silenzio, Kingsley restava pur sempre un ex Auror – e le luci erano molto più forti e calde, così da non dare l’impressione di trovarsi nei sotterranei di un castello degli orrori. Il clima era solitamente gioviale, nonostante quel pomeriggio sembrassero tutti presi da qualcosa di nuovo, qualcosa che Harry non conosceva e che tutti gli altri morivano dalla voglia di conoscere meglio.

Cosa stava succedendo?

Una delle assistenti di Kingsley, che Harry conosceva fin troppo bene, lo raggiunse non appena lo vide avvicinarsi, sorridendogli. Hannah Abbott, fidanzata storica di Neville e – anche se Harry non l’avrebbe mai ammesso davanti a sua suocera – migliore pasticcera che avesse mai conosciuto in vita sua, era una delle poche persone che il giovane Auror incontrava volentieri, al Ministero. Era sempre così allegra e tranquilla da risultare piacevole come un balsamo per il cuore di chiunque. «Ciao, Harry» lo salutò, gentile, avvicinandosi per abbracciarlo brevemente e poi trascinarlo verso la porta dell’ufficio di Shacklebolt. «Il Ministro ed i suoi ospiti ti stanno aspettando. Per fortuna sei arrivato prima che fossero al completo, il Capo aveva minacciato di licenziarti» gli comunicò, con un tono talmente serio che, per un istante, anche lui si preoccupò.

Nessuno era tanto stupido da non prendere sul serio le minacce di Kingsley, sicuramente non lui.

«Sono stato in ascensore con la Peregrine, ho già avuto la mia parte di orrori per oggi» le rispose, con una smorfia, raddrizzando le spalle mentre l’amica gli sistemava il nodo della cravatta, naturalmente storto. Per quanto si sforzasse di uscire di casa in ordine, in un modo o nell’altro riusciva sempre ad apparire più sconvolto di quanto non fosse davvero. «Ehi, cosa sta succedendo in questo posto? Sembra che tutti stiano camminando su pezzi di vetro, tanto sono nervosi» le domandò poi, accigliato, voltandosi giusto in tempo per poter osservare due archivisti passare proprio lì vicino e tentare di origliare qualcosa della conversazione che si stava svolgendo all’interno.

Hannah accennò un sorriso imbarazzato, intrecciando le mani all’altezza del petto con aria nervosa. «Abbiamo ricevuto visite inaspettate, per questo anche tu sei qui. Il Ministro non era così nervoso dai tempi del Tribunale di Hogwarts4, non so se hai presente». L’ironia era evidente nel suo tono: Harry era stato uno dei protagonisti della serie di processi seguiti alla Battaglia del ’98, nessuno più di lui poteva ricordare lo stato di terrore ed ansia che aveva caratterizzato il mondo magico nel periodo. Kingsley si era ritrovato a dover gestire una società a pezzi, senza un centro di potere che fosse degno di tale nome e completamente nel caos. «Ricordi il periodo di sorveglianza cui siamo stati sottoposti? Ricordi quei maghi della Conferenza Magica Internazionale che sono stati mandati per tenerci d’occhio? All’epoca avevano detto un po’ a tutti che fossero dei semplici funzionari stranieri».

Harry annuì, stringendo le labbra. Ricordava benissimo quei tizi inquietanti. C’era un mago americano che l’aveva perseguitato per tutte le otto settimane che era rimasto a Londra, chiedendogli dettagli sulla battaglia e facendo strane insinuazioni che più di una volta gli avevano fatto perdere la testa. Una sua collega russa aveva perseguitato Hermione, ma lei era sempre stata molto più pacata di lui. «Naturalmente. Sono tornati? Siamo di nuovo sotto esame?». Fulminato da un pensiero improvviso, si irrigidì. «Ti prego, dimmi che non si è presentata una qualche crisi internazionale che ci costringerà a partire con l’Ufficio per la Cooperazione, anche Peregrine sta partendo. Qualunque cosa la coinvolga non può che finire tragicamente».

Il modo in cui la giovane strinse i denti non gli piacque affatto. «Non erano dei semplici funzionari, Harry, erano degli agenti speciali, sono chiamati Banshee, credo che al corso vi abbiano spiegato qualcosa» mormorò, guardandosi intorno per assicurarsi di non essere ascoltata. «Il Ministro diceva sempre che la loro presenza qui era la peggiore delle vergogne per tutti gli Auror perché implicava che non foste capaci di mantenere la pace da soli. Quando sono andati via è stato un sollievo, era la dimostrazione palese che i guai per noi fossero finiti, ma ora che sono tornati…».

Banshee. Solo il nome fece rabbrividire Harry. Il periodo breve che il Signor Aldrige – il suo istruttore all’Accademia – aveva impiegato per parlare di quel Corpo Speciale ai Cadetti era stato terrificante, condito di omicidi politici coperti nel più magistrale dei modi, rivoluzioni silenziose e spargimenti di sangue così ben nascosti da far dubitare persino che fossero mai accaduti. Le Banshee, che solo negli ultimi vent’anni avevano iniziato ad accettare uomini, erano sinonimi di morte quasi quanto il Gramo, con la leggera differenza dell’agire nel rispetto della legge. Ovunque andassero, gli orrori erano talmente grandi che una strage riusciva sempre ad apparire come il male minore. Quel sacro timore che Aldrige aveva tentato di instillare in tutti loro era diventato pura superstizione e l’idea di averne avuti fra i piedi senza esserne consapevoli, unita alla possibilità che alcuni fossero con il Ministro – attendendo proprio lui – lo terrorizzava.

«Quanto pensi sia grave?» fu tutto ciò che le chiese, cominciando ad occhieggiare in direzione della porta con un filino d’ansia in più. La Peregrine gli aveva decisamente rovinato la giornata. Ginny avrebbe fatto bene ad essere pronta a sopportare i suoi lamenti per ore e ore, altrimenti avrebbe davvero dato di matto prima della fine della settimana.

«Non lo so, ma credo proprio tu debba entrare. Sei in ritardo di sette minuti e poco fa Tiffany è uscita da quella stanza praticamente in lacrime. Non puoi più farlo aspettare». Hannah gli diede una incoraggiante stretta alla spalla, sorridendogli in modo così gentile da non lasciargli alcun dubbio sul perché Neville si fosse tanto innamorato di lei. Era l’equivalente umano di un rotolo alla cannella5 ed il suo amico era sempre stato un tipo parecchio goloso.

Doveva smetterla di fare pensieri tanto imbecilli nei momenti di panico.

«Ormai sono qui, eh?».

«Alea iacta est6, Harry».

 

***

 

C’erano quattro persone insieme a Kingsley, quando finalmente trovò il coraggio di bussare ed entrare. Erano tutti giovani e tutti vestiti con completi in pelle di drago di un magenta molto scuro, tendente al nero, con un pentacolo ricamato all’altezza del cuore. Pentacolo di Circe¸ così doveva chiamarsi, un simbolo di protezione antico quanto la Magia stessa, l’unico, a detta di molti, capace di impedire che la anima di quei pochi scelti andasse letteralmente in pezzi sotto il peso della Magia Oscura che erano soliti sopportare e utilizzare. Il fatto che fossero quattro, tre donne ed un uomo, fece accigliare Harry, che tuttavia non disse nulla. Stando alle sue conoscenze basilari, ogni squadra era composta da cinque membri, uno per ogni punta del pentacolo, a cui generalmente era assegnato un ruolo specifico.

«Signori, vi presento Harry Potter» lo presentò proprio il Ministro, facendogli cenno di accomodarsi nella sedia più vicina alla sua, ad una distanza piuttosto evidente dai quattro. Sembrava quasi che avesse paura di qualcosa che avrebbero potuto far loro. O che Harry avrebbe potuto fare, nonostante fosse una possibilità alquanto improbabile. «Agente Potter, ti presento la squadra Banshee 3: Ophelia Perderghast, esperta in Anatomopatologia Magica7», indicò, nel dirlo, la donna seduta sulla sinistra, con degli occhi scuri che ad Harry sembrarono stranamente familiari e che gli sorrise, gentile, quasi avesse saputo quanto poco lui avesse capito della sua professione. «Poi abbiamo Bartholomew Maine, Magizoologo», l’unico uomo sorrise, allegro, dalla sua posizione alle spalle della signorina Perderghast.

«Prego, Barry va benissimo. Mio nonno era Bartholomew, preferisco evitare di confondermi con lui» specificò, con un fortissimo accento americano, sventolando l’uncino che aveva alla mano sinistra come se fosse stato una mano. Dal canto suo, Harry non voleva proprio sapere come avesse perso l’arto: suo cognato Charlie era stato particolarmente prodigo di dettagli sulle capacità distruttive delle varie bestie che aveva incontrato, le varie volte in cui erano riusciti ad ubriacarlo a sufficienza.

Il Ministro non aveva apprezzato particolarmente quell’interruzione, ma sembrò trattenersi dal rispondere a modo suo. Fosse stato qualcun altro, ci sarebbe stata una lunga sequela di borbottii conditi da sguardi davvero cattivi. «D’accordo, sì, Barry Maine. Poi abbiamo la signorina Winter Vane, Legilimens» continuò, indicando la più giovane del gruppo, una graziosa ragazza con occhi chiarissimi e capelli di un caldo color oro, seduta elegantemente nella sua sedia e con in mano una tazza di tè apparentemente appartenente ad un servizio parecchio costoso.

«In effetti è parte del servizio cinese ereditato da mia nonna, signor Potter» gli rispose, con un accento che Harry riconobbe essere australiano, rendendolo immediatamente consapevole della capacità che aveva inizialmente ignorato. Legilimens. «Oh, noto che ha delle conoscenze in Occlumanzia! Com’è eccitante!» squittì ancora lei, quando lui si sbrigò a rialzare le difese come il compianto Severus Piton aveva tentato di insegnarli, ai tempi della scuola. Diversamente da Piton, però, lei sembrava particolarmente entusiasta di aver trovato una minima resistenza, non c’erano stati commenti riguardo la sua fragilità.

«Mi piace tenere i miei pensieri per me» fu tutto ciò che le disse, stringendosi nelle spalle e sforzandosi di non farsi incantare dalle fossette che le erano apparse sulle guance quando aveva sorriso. Lui era fidanzato con Ginny Weasley, non c’era dettaglio adorabile che fosse paragonabile alle caratteristiche deliziose della sua – Merlino volendo – futura moglie.  Conscio di dover ancora conoscere l’ultimo membro, Harry si voltò nella sua direzione, osservandola con attenzione. «Mentre lei è… Katie?».

Katie Bell, i capelli biondi raccolti in una coda alta proprio come ai tempi della scuola ed i grandi occhi verdi pieni di divertimento, lo osservava dall’angolo all’estrema destra, braccia incrociate al petto e l’espressione di qualcuno che aveva atteso con impazienza di essere finalmente riconosciuto. «Sei diventato grande, Harry» gli disse, sorridendo più di prima. «Prima che tu lo chieda, , ero già nella squadra ai tempi della Guerra ma non potevo certo venire a raccontartelo. E no, non puoi sapere qual è la mia capacità, il Ministro ha concordato nel mantenere il segreto».

Ecco, quella specificazione non gli piacque proprio per niente. «Perché non posso saperlo? E come facevi a sapere che te l’avrei chiesto? Anche tu sei una Legilimens?» domandò, vagamente risentito, osservandola come se avesse appena tentato di pugnalarlo alle spalle. La gioia nell’aver incontrato nuovamente una vecchia amica era stata violentemente risucchiata nel dubbio. O nella paranoia. Era già parte delle Banshee ai tempi della guerra, l’avevano mandata per controllare lui e gli altri membri dell’ES? «Katie, io…».

«Oh, per tutte le cavallette» sospirò la signorina Vane, lasciando levitare la tazza di tè davanti a lei per poter allargare le braccia con aria esasperata. «Katie, ti avevamo detto di evitare affermazioni colme di mistero, lo sai che mettono le persone sulla difensiva. Hai fatto preoccupare il signor Potter» rimproverò la collega, senza perdere il tono gentile ma suonando tuttavia autoritaria. Si voltò verso di lui, subito dopo, cercando di apparire conciliante. «Non si preoccupi, caro, non è per una questione personale che Katie non può spiegarle le sue capacità, ma per la sua stessa sicurezza. Preferiamo non diffondere queste informazioni, ma lei ne sarà messo al corrente nel momento opportuno. E, per rispondere alla sua domanda, , Katie era stata inviata per aiutare l’Esercito di Silente, così come molti altri nostri agenti, infiltrati nell’Ordine della Fenice e fra altri ribelli. Non crede anche lei che sia ovvio? Era un conflitto pericolosissimo per la pace mondiale, naturalmente siamo intervenuti insieme a tutti voi».

L’ovvietà di quel ragionamento fece sentire Harry un idiota. «Sì, ecco… ma perché nessuno se n’è mai accordo? Facevo parte di entrambe le Resistenze, tuttavia non mi sembra di aver mai notato qualcuno di voi» fece notare, stringendo per un istante le labbra in una fedelissima imitazione della Professoressa McGranitt contrariata.

«Nessuno deve vederci, nessuno deve conoscerci. È la politica del nostro Ordine, signor Potter» gli disse Maine, stringendosi nelle spalle. «Se tutti sapessero, allora nessuno cercherebbe di risolvere i problemi con le proprie forze e sarebbe il caos. Noi interveniamo palesemente solo in casi di estrema necessità e temo che questo lo sia».

A quel punto fu il Ministro a riprendere la parola, schiarendosi la voce. «Come i nostri ospiti mi stavano dicendo prima che arrivassi, Harry, qualcuno ha ricercato tutti i Mangiamorte che si erano recati in esilio volontario dopo la guerra, li hanno radunati in un castello sperduto nel cuore della selva boema, dove li hanno uccisi tutti» iniziò a spiegare, facendo poi un cenno alla signorina Vane, che annuì.

Dal canto suo, Harry era ancora abbastanza confuso da non avere la più pallida idea di come reagire. In che senso li avevano ricercati ed uccisi? Tutti? Tutti i Mangiamorte erano stati sterminati? Chi era stato? Perché?

«Sono domande perfettamente legittime, caro» gli rispose Winter Vane, l’espressione pacifica del volto angelico inquinata da un accenno di preoccupazione. «E siamo qui proprio per tentare di dare una risposta. Per adesso sappiamo che tutti i Mangiamorte fuggiti, nessuno escluso, sono stati rintracciati, rapiti e… beh, sottoposti a pena capitale. È stato un vero e proprio massacro, li hanno trucidati dal primo all’ultimo, senza utilizzare l’Avada Kedavra» continuò, sospirando con evidente preoccupazione. «Erano almeno cinquanta persone, fra uomini, donne e anche bambini. Nella scena del delitto non sono state ritrovate tracce di alcun genere, se non…» si voltò verso Miss Penderghast, facendole cenno di continuare. Lei, però, scosse il capo, evitando momentaneamente la domanda.

«È stato un vero e proprio massacro, sono state utilizzate anche armi babbane allo scopo di aumentare la sofferenza e la paura delle vittime» continuò la donna dagli occhi scuri, con una smorfia. «Abbiamo trovato resti animali che fanno pensare all’utilizzo di incantesimi e creature che non venivano disturbate da anni, signor Potter, ed il tutto si è svolto in modo metodico, come se fosse stato pianificato così da portarli tutti allo stremo e costringerli a subire ogni singola angheria. Volevano torturarli, come… come una vendetta».

«Potrebbe essere l’azione di un lupo solitario?» si informò l’Auror, sinceramente preoccupato, raddrizzando le spalle ed assumendo l’espressione che quattro anni di servizio avevano forgiato con particolare efficienza. «Magari un parente di vittime di guerra, qualcuno rimasto così turbato da aver perso la concezione di bene e male. Molte persone hanno perso la testa, finito lo scontro».

E lui ne aveva incontrati molti durante le due o tre volte che aveva accettato di recarsi dallo psicologo.

Fu Katie a rispondergli, con un sospiro. «No, era un lavoro troppo metodico, troppo… minuzioso. C’è uno scopo, un modello alla base. Qualcuno con a disposizione una tale conoscenza magica avrebbe potuto rintracciare i Mangiamorte impenitenti o, addirittura, presentarsi direttamente ad Azkaban, piuttosto che rifarsi sui pentiti. Oltretutto, anche coloro che non sono andati in esilio hanno iniziato a sparire, sono rimasti in pochi ad avere ancora la propria libertà».

Il pensiero di Harry fuggì immediatamente a Malfoy e ad i suoi genitori. Loro erano fuggiti, significava forse che…?

«Anche i genitori del Signor Malfoy sono stati trovati morti, caro» gli rispose Miss Vane, con tono desolato. «In questo preciso momento, l’ultimo membro della nostra squadra lo sta portando qui, per metterlo sotto la nostra protezione. Lui è uno dei pochi membri del circolo ristretto di Lord Voldemort ad essere ancora in vita, abbiamo bisogno delle sue conoscenze per cercare di capire».

«Capire cosa?».

«Capire chi sta vendicando Voldemort, Potter» si intromise Maine, con un sospiro, guardandolo come se fosse stato un povero idiota. «Stanno colpendo i traditori del Signore Oscuro, utilizzato magia talmente spaventosa che nessuno, prima, aveva osato utilizzare. Si tratta di qualcuno ben più potente di quanto il tuo vecchio nemico sia mai stato, qualcuno intenzionato ad onorare la sua memoria, di cui noi non conosciamo l’identità o lo scopo reale». Ophelia gli lanciò uno sguardo ammonitore, quando lo vide allontanarsi dal muro con fare battagliero, rimettendolo al suo posto. «Una volta eliminati i Mangiamorte traditori, quanto credi ci vorrà prima che questa cosa venga a cercare te, Potter?».

Quelle parole, per una ragione sconosciuta, fecero accigliare Harry, rendendogli chiaro il motivo della sua presenza in quel luogo. «Voi non volete il mio aiuto» esalò, sentendo un moto d’irritazione crescere dalla bocca del suo stomaco fino a diffondersi per tutto il resto del suo corpo. «Voi siete qui per proteggermi».

La risata di Maine fece schizzare alle stelle la sua rabbia. «E pensare che tu l’avevi definito tardo, Katie! Ha afferrato il concetto ben prima del previsto».

«Barry, piantala» intervenne nuovamente Ophelia, sinceramente arrabbiata. Quando si voltò verso Harry, c’era esasperazione nei suoi occhi. «Scusalo, gli piace spingere le persone al limite, è il motivo per cui ha perso la mano» gli disse, cercando di suonare conciliante. «Siamo qui per proteggerti, ma anche perché abbiamo bisogno anche di te. Sei stato un Horcrux, potresti conoscere dei dettagli a noi non sconosciuti».

«Oh, per tutte le cavallette», l’esclamazione di Winter Vane li fece tutti voltare nella sua direzione, trovandola a labbra strette e preoccupata. «Credo che l’ultimo membro della nostra squadra sia arrivato» spiegò, lanciando un’occhiata carica d’urgenza agli altri compagni ed al Ministro. «Signor Potter, credo sia meglio che lei torni a sedersi. La sua reazione potrebbe essere… violenta».

Harry, che non si era neppure reso conto di essere balzato in piedi, ubbidì solo grazie al modo gentile con cui lei aveva fatto quella richiesta. L’ansia, improvvisamente, esplose nel suo stomaco, facendogli aumentare i battiti cardiaci. Perché erano tutti tanto preoccupati? Chi era il quinto membro della squadra? Si trattava di qualcuno contro cui lui aveva combattuto? Uno dei Mangiamorte fuggitivi che erano scampati al Tribunale?

«Scusate il ritardo, Malfoy ha avuto qualche problema con la sua nausea».

Per un momento, Harry Potter pensò d’essere impazzito. Era impossibile che davanti a lui fosse apparsa Hermione Granger, la migliore amica che aveva ritenuto morta negli ultimi due anni. Era impossibile che fosse lei.

«Hermione?».

L’immagine di Mary Dursley che gli leggeva uno specifico brano biblico gli tornò improvvisamente in mente, facendogli tremare le ginocchia.

«Ciao, Harry».

Lazzaro era risorto.

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

 Harry Potter è diventato incapace di stringere rapporti lavorativi, ormai è lo spauracchio del suo ufficio e si rifiuta categoricamente di procedere con le visite dallo psicologo. Quanto gravi saranno i danni che l’apparente morte e resurrezione di Hermione gli causeranno?

 

Punti importanti:

» 1 – Nonostante il sogno del capitolo precedente sia stato ben più che chiaro, il buonsenso di Harry lo ha convinto che fosse stato solo frutto della sua fervida immaginazione. Crede davvero che esista un altro Horcrux? Forse, ma preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo.

 

» 2 – Toccare legno, gesto scaramantico inglese che corrisponde al nostro toccare ferro.

 

» 3 – Perché Ginny è irlandese? Prova n. 1, i capelli rossi. Prova n. 2, Prewett è un cognome irlandese. Ergo, Molly Weasley è irlandese, quindi i suoi figli lo sono per metà.

 

» 4 -  Tribunale Speciale creato per giudicare i colpevoli della seconda guerra magica, ispirato liberamente al Tribunale di Norimberga e simili. Sono stati giudicati tutti i Mangiamorte, molti dei quali sono finiti ad Azkaban per il resto della loro vita.

 

» 5 – Per chi li conoscesse: cinnammon rolls. Il termine viene ormai utilizzato per indicare persone particolarmente dolci e gentili, in contrapposizione ai cosiddetti sinnamon rolls (da sin, peccato), che indicano persone peccaminose ma che si fanno comunque adorare.

 

» 6 – Locuzione latina che viene fatta risalire a Giulio Cesare al momento del passaggio del Rubicone (io ADORO Giulietto mio) e che viene tradotta con “il dado è tratto”.

 

» 7 – Questo nome complicato indica un’esperta in malattie magiche. Ha un po’ il ruolo di un medico legale, anche se più specifico. Nessuno di voi ha mai visto Bones? E sì, Ophelia è imparentata con Harry, motivo per cui lui sembra ricordare gli occhi della donna.

 

» Katie Bell, ritorna uno dei personaggi della saga. Avrà un ruolo fondamentale, già alla fine del prossimo capitolo dovrebbe iniziare a dimostrarlo ;)

 

Grazie mille a tutti coloro che hanno letto, spero davvero di aver stuzzicato la vostra attenzione e che continuerete a seguirmi!

 

A lunedì prossimo con l’aggiornamento!

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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