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Autore: Aenris    16/01/2017    0 recensioni
Vivere per me è un rischio continuo.
Vivo nella paura che qualcuno scopra il mio segreto e che lo usi contro di me. Vivo nella paura di morire per sempre. Senza ritorno.
E' la cosa più terrificante, soprattutto per un Daeva, che è immortale.
Detto cosi sembra la classica scampagnata su Atreia, ma vi assicuro che non è così. Decidete voi se leggere la vita di Aenris
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Nonostante quelle parole in me viveva una piccola fiammella che indicava il desiderio di far andare tutto allo scatafascio e fuggire, cominciando una nuova vita assieme a Sheed, mentre la parte predominante voleva saldare l’enorme debito con i Lord dell’Empireo. E Sheed non aveva la minima intenzione di scappare, da buon worg.
Mi ritrasformai e spiegai tutto quanto a Aegir, anche del mio essere, esclusa la faccenda del tredicesimo Lord. Egli comprese la gravità della situazione e disse che se avrebbe incontrato un elisiano non lo avrebbe ucciso, oltre a non uccidere me. Mi diede appuntamento con un maestro dell’etere per curare la mia condizione ma rifiutai, sotto pressione dei latrati di Sheed.

Passai qualche giorno a rimettermi in forma e a provare il volo. L’allenamento andava perfettamente, il volo per niente, ogni battito faceva malissimo, omettendo i continui sguardi dei curiosi. Gli asmodiani non mi fecero innervosire, né mi insultavano. Aegir deve proprio far paura. La parte peggiore delle giornate è la mensa. Il cibo faceva schifo, tutti a fissarmi, io che me ne andavo velocemente. Riuscì a reclamare due semplici pugnali di pelle di Balaur nera notte e il mio arco, recuperato da casa mia. Sufficienti per battute di caccia private, da Daeva, ovvio.

Finalmente posso assaporare l’odore della neve e degli alberi, la natura è la cosa più bella che esista in questo mondo. Decine di volte questo pensiero mi tormentava al giorno. Non che mi dispiacesse. Sheed era tutt’altro che disaccordo, non gli piaceva la tendina. Per niente. Né la mensa, né la moltitudine di Daeva ammassati lì.

Cercai di evitare Brise il più possibile, ma lei non ne voleva sapere “Se era questo il tuo segreto e ora lo sanno tutti, perché non rientri nella legione?” chiedeva ogni volta. La risposta più frequente era “voglio cacciare da solo per il momento”. I legionari non mi parlarono mai.

“TI piace Morheim?” disse Galyus. “Come mai questa domanda?” risposi dato che non mi faceva mai domande personali.  “Ogni notte sgattaioli fuori appena il turno è finito, ogni giorno non ti si vede se non ai pasti e alle ronde di caccia.” Replicò lui “Dopo ciò che ho passato nessuno se non la natura stessa può curarmi, e si, mi piace molto.”. “Sei un mistero.”, “Sono piuttosto bravo ad esserlo.”, “Già, loro non riescono a capire cosa ti circola in testa, io nemmeno.” , “ Da bravo assassino mi sento lusingato.”, “Il problema sta nel fatto che alcuni, quelli che odiano maggiormente gli elisiani, ti considerano un pericolo, una facile preda e un abominio.” , “Affari loro, io sono qua e non mi schiodo finché non ho saldato il debito nei confronti dei Lord.”, “Per averti liberato?”, “Già….”, “E allora scatena l’inferno quando attaccheremo.”, “Pregusto già il momento” dissi con finta convinzione. Non sapevo come potevamo vincer senza etere. “Ehy Galyus, il generale ha già pensato ad attaccarli? E soprattutto come attaccarli?”, “I Daeva con maggiore grado stanno sviluppando un piano da settimane. Ma ancora non si sa niente”, “Devo parlargli, riesci a farmelo incontrare?”, “Domani gli chiedo un’udienza.”, “Grazie”, “Purtroppo è il mio lavoro.”

La notte dopo ero nella sua tenda. “Di cosa volevi parlarmi?” iniziò “Volevo informarti che Fregion interferisce tra noi e l’etere.”, “E come lo sai?”, “Perché non sarei stato con loro per tutto questo tempo, oltre al fatto che i Lord li avrebbero già sterminati tutti.”, “Grazie per questa preziosa informazione. Da ora il bersaglio primario sarà lui.”, “E come farete con l’ordine riguardo agli elisiani?”, “Non sappiamo come contattarli, i varchi sono irregolari oltre al dissenso di quasi tutti.”, “Era prevedibile tutto ciò. E stai sicuro che verranno loro.”, “Allora non ci rimane che attenderli. Chiederò a Pandaemonium altri combattenti da mischia. Hai altro da riferirmi?”, “Beritra è morto.”, “sono stati i Lord?”, “No, io.” La sua faccia era tra lo stupore e l’incredulità. Si ricompose subito. “Stupenda notizia. Asmodae ti ringrazia.”, “Meritava di peggio.” Dissi mentre uscivo. Ora ho fatto tutto cio che potevo. Resta a loro ideare un buon piano.

Invece che tornare alla tenda deviai verso il perimetro del campo dove Sheed mi aspettava. Avvisai
guardia che ormai ci aveva fatto l’abitudine e mi diressi verso le colline del nevaio di Morheim. Osservai la neve che in quel periodo stava cadendo senza sosta. Era incredibile come dei semplici fiocchettini dessero vita a paesaggi tanto magici. Sembrava che l’invasione in corso non esistesse. Era talmente tranquillo da ipnotizzarti. Sheed mi si buttò a dosso e iniziammo a giocare per affievolire lo stress.

Decidemmo di scalare un pendio un po’ più arduo e ci incamminammo verso la montagna che separava la landa innevata da un territorio invaso da ottasidi e funghi maleodoranti. I balaur non erano ancora passati da lì, infatti gli esseri gironzolavano tranquilli, sereni. Vorrei essere come loro in questo momento….Niente problemi catastrofici e niente pensieri oltre a sfamarsi.  

Mi sedetti su una delle vette più basse, anche se ci avevamo impiegato qualche oretta ad arrivarci. Da li potevo vedere ovviamente tutta la landa sottostante, la cima del vulcano Mushpel -la zona più inospitale della regione, e la pietra che galleggiava sulla fortezza assediata -ghermita da puntini che si muovevano, i balaur-. Il portale dell’Abisso era stato chiuso in tempo, così da non peggiorare le cose fornendo alle lucertole un modo per ricevere rinforzi.
 Sheed si addormentò al mio fianco, era talmente bello quando dormiva… l’alzarsi e l’abbassarsi del petto faceva luccicare il pelo con i pochi raggi di luce provocando strani giochi di luce e neve.

 Piano piano la tranquillità di quel posto si insediò dentro di me e, preda di quella dolce sensazione mi appisolai tranquillo, beato grazie al freschetto del leggero venticello e culato dalle luci delle stelle - qualunque cosa siano -.
E ora come scendo? Non avevo mai scalato una montagna con la mia nuova forma, né tanto meno scendere da una montagna. Sheed increspò le labbra in una specie di risatina animale, come a prendermi in giro, e si pose fra me e la discesa ripida. Vai piano e puntellati bene sulle zampe, attento a dove le metti, possono esserci delle crepe sotto la neve.  Ci mancava una caviglia rotta in questo periodo -di nuovo-. Sheed trotterellò qualche metro più in basso e si sedette ad aspettarmi. Lo raggiunsi abbastanza velocemente scendendo in diagonale e facendo un passo alla volta. La prima scivolata successe al secondo step, misi una zampa su un sasso che, sotto il mio peso non indifferente, cedette e scivolai giù. Sheed mi afferrò per il collo e frenò la caduta puntellandosi come mi aveva fatto vedere all’inizio. Devi guardare dove metti le zampe criticò lui. Tu riusciresti a vedere un sassolino sotto la neve? Replicai in difesa. No ma le minuscole collinette che questo fa formare alla neve si. Non risposi e continuai la discesa, deciso a non scivolare un’altra volta.

Scivolai altre 4 volte.  Quando mancavano circa 20 o 30 metri alla fine Sheed mi balzò addosso e rotolammo fino alla fine, o almeno credo. I colori si confondevano tra loro perciò non saprei dire se anche Sheed si era trasformato in una valanga in miniatura. Quando arrivai giù tutta la neve che avevo smosso mi investi seppellendomi in una tomba morbida e fredda. Mi rialzai con il muso ricoperto di neve e Sheed era diventato una bambola di neve con la testa nera.
Sheed mi lasciò al solito posto e trotterellò via. Diedi il buongiorno a Galyus con una bella scrollata di neve. Inutile dire che finì dappertutto. Lui brontolò e uscì, oggi toccava a lui la ronda.

Mentre usciva dalla tenda una guardia entrò urtando Galyus. La prima si scusò e ci disse di radunarci alla tenda del generale.  La solita folla ci accolse e, dovendo prendere gomitate su ginocchiate nel mio caso ci “accampammo” in prima fila, io mi ero infilato fra due gambe di due daeva diversi pur di non rimanerne accerchiato stando in mezzo alla folla.

Senti due voci provenire dalla tenda e subito dopo Aegir si mostrò alla folla. “Dopo giorni di attesa gli elisiani sono arrivati”. Mormorii generali. “Ricordate che dobbiamo allearci con loro perché da soli non riusciremo mai a salvare i nostri Lords. E se non lo facciamo Asmodae cadrà nelle zampe di quegli abomini. Condivido anche io il vostro odio verso quei codardi a Asmodae è più importante. Quidi stringeremo i denti e sopporteremo.”. Un “Si” generale si sollevò intorno al generale. “Verrà mandato un plotone per porgli l’offerta di alleanza. Ora nominerò i candidati. Disse una decina di nomi tra cui il suo e poi nominò me. Non so il perché ma me lo aspettavo. “Preparatevi, partiamo tra un’ora.”
   
 
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