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Autore: Sacapuntas    16/01/2017    0 recensioni
Sin dal giorno in cui il suo sangue si è mescolato agli scoppiettanti carboni ardenti, Eric Coulter ha la reputazione di essere il ragazzo più spietato, rude, indifferente e gelido della suo nuova Fazione. La sua fama lo precede, ma la cosa non sembra disturbarlo minimamente, e si gode i suoi vantaggi da Capofazione in completa solitudine. Ma a volte basta solo una parola di troppo, un profumo particolare e due grandi occhi ambrati per stravolgere e riprogrammare la mente di qualcuno.
Sentitevi liberi di aprire, leggere e, se la storia vi appassiona, lasciare una recensione, mi renderebbe davvero felice!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - Scenario della Paura




Sapere che Elizabeth si è classificata al settimo posto nella classifica del primo modulo mi fa sentire più sollevato. Dopo il diciottesimo posto ci si trova sotto la linea rossa, ed io sono contento che lei si trovi molto sopra la media. Non che abbia mai dubitato di lei, ovviamente, ero sicuro che sarebbe riuscita a lasciare tutti a bocca aperta. Persino Quattro sembrava piacevolmente sorpreso, gli era comparso un sorriso sulle labbra nel momento in cui ha letto il suo nome sulla lavagna. Dico soltanto che avrei voluto riempirlo di schiaffi. Io sono rimasto da solo in mensa, tutti gli altri sono in palestra. Il Rigido sta spiegando agli iniziati in cosa consisterà il secondo modulo, e so che devo affrettarmi a raggiungerlo. Più che altro perchè voglio vedere le loro espressioni durante la spiegazione. Guardo la lavagna con sincera curiosità, studiando con attenzione i nomi degli iniziati che non ho avuto l'opportunità di conoscere. Molti di questi mi suonano completamente nuovi e non suscitano in me nessun tipo di emozione.

1. Blackmount
2. Richard
3. Aaron
4. Cole
5. Gabe
6. Samuel

Le mie labbra si curvano involontariamente in un sorriso soddisfatto. Penso a quando il giovane cavaliere vedrà che Elizabeth non è più interessata a lui, e alla sua espressione delusa e afflitta quando scoprirà che ci siamo addirittura baciati. E penso proprio che lo verrà a sapere, perchè ho come l'impressione che la ragazza glielo dirà, anche per sbaglio. Oppure lo dirà ad Alice, che a sua volta se lo lascerà scappare dalla bocca, spezzando il cuore del povero Candido. Non pensare a questo, hai cose più importanti da fare, ora. Giusto.

7. Elizabeth
8. Cameron
9. Alice
10. Jonathan

Rido sinceramente divertito. Jonathan si è fatto surclassare da una Pacifica. Avrei voluto vedere la sua faccia quando l'ha scoperto. Sarà andato su tutte le furie.
Rimetto la lavagna al suo posto perchè non riconosco più nessun nome. So solo che quattro interni e due Eruditi si sono guadagnati il titolo di Esclusi. E fra gli interni ho riconosciuto soltanto il nome di Maureen e di Vivienne, che si sono classificate rispettivamente al  ventesimo e ventiquattresimo posto. Ora sono fuori, fuori dagli Intrepidi, fuori dalla società intera. Mi riviene in mente quando, durante la Giornata delle Visite, parlavano entrambe alle spalle di Elizabeth, innervosite dalle attenzioni che Stephan stava dedicando alla Candida e non a loro. Si sono concentrate così tanto sul far colpo sugli altri e adesso ne pagheranno le conseguenze, costrette a frugare dei cestini della spazzatura e scannarsi per una buccia di mela. In ogni caso, non sono più un mio problema. Due iniziate in meno da supervisionare.
Afferro un panino da un piatto dietro il bancone della mensa e mi affretto a mangiarlo prima di raggiungere Quattro in palestra. Oggi mi sento in vena di terrorizzare gli iniziati per quanto riguarda il secondo modulo. Muoio dalla voglia di sapere cos'è che fa tremare di paura tipi grandi e grossi come Blackmount, che magari sono quelli con più paure di tutti. Sapere che persone come Quattro, un ragazzo così silenzioso e misterioso, vengono letteralmente divorate dalla paura se chiuse in una scatola di legno o se messe di fronte al proprio padre mi fa provare una sensazione di sadico piacere.

Quando arrivo in palestra, tutti si voltano verso di me con aria spaventata. Tutti tranne lei, ovviamente, che alza gli occhi al cielo divertita, mentre un sorriso si forma sulle sue labbra. Sono sicuro che sta pensando alla notte che abbiamo trascorso insieme. Vedendo che Alice la sta guardando perplessa, assume subito un'espressione neutra così convincente che per un momento dubito che quella sia la stessa Elizabeth che ho baciato. Non guardarla, hanno tutti lo sguardo fisso su di te. Lo so, lo so. Distolgo gli occhi da lei e salgo sulla pedana di legno.
"Sei in ritardo." dice Quattro. Non lo guardo nè lo saluto, e mi posiziono al suo fianco, incrociando le braccia sul petto. Faccio scorrere lo sguardo sulla piccola folla di iniziati davanti a me, che ora sono diminuiti, dal momento che sei di loro sono diventati Esclusi. Tutti loro hanno una muscolatura molto più evidente, dopo le settimane di duro allenamento alla maniera degli Intrepidi. Persino Alice, che è dimagrita visibilmente, ora sembra soltanto eccessivamente muscolosa. Samuel ha un grosso livido sotto l'occhio destro ed un altro sul braccio. Ha uno sguardo più truce del solito. Chissà se gliel'hanno già detto, mi chiedo, perchè a giudicare dalle occhiate assassine che mi sta lanciando, sembra proprio di sì. Poi mi ricordo che nessuno in vita mia, tranne Elizabeth, mi ha mai guardato in maniera amichevole, quindi il suo comportamento potrebbe essere semplicemente indice di un'antipatia nei miei confronti. Distolgo lo sguardo ancora più soddisfatto.
Quattro continua a esporre le parti fondamentali del primo modulo.
"Vi sarà iniettato il Siero della Simulazione." spiega con voce profonda, quasi annoiata, sollevando la siringa di metallo contenente il liquido arancione. Nessuno sembra reagire, se non per un chiacchericcio indistinto che si solleva dalla folla. Sfioro tutti gli iniziati con lo sguardo e vedo l'espressione di Elizabeth mutare drasticamente. Ora è decisamente più pallida del solito, gli occhi spalancati e la bocca socchiusa. Ha le braccia conserte e vedo che sulla sua pelle si sono formati dei piccoli solchi dovuti alla pressione delle unghie sulla carne. Che diavolo le sta succedendo? Non ricordo di aver mai visto Elizabeth così terrorizzata da qualcosa. Non ricordo di aver mai visto Elizabeth terrorizzata.

Alice nota la sua espressione e strattona con discrezione il braccio di Samuel, che stacca gli occhi da me per voltarsi verso la Pacifica. Lei gli indica col mento la Candida che sembra perdere colore ogni secondo che passa, lo sguardo fisso sulla siringa stretta nella mano di Quattro, che intanto continua a spiegare il funzionamento dei computer che gli permetteranno di vedere le loro paure più profonde.
Samuel non è sorpreso quanto Alice nel vedere il volto terrorizzato di Elizabeth, ma ne è ugualmente preoccupato. Le scuote la spalla senza farsi notare dagli altri e le bisbiglia qualcosa, ma la Candida non risponde a parole, scuote invece la testa e riacquista colore solo nel momento in cui Quattro mette via la siringa. Sono così colpito dalla sua reazione che per un istante mi ritrovo a pensare che forse era tutta una messa in scena, in modo da far credere agli altri che avesse paura almeno di qualcosa. Dopotutto, non è la prima volta che maschera le sue emozioni in presenza degli iniziati.
"...Gli interni con Lauren. Gli altri con me." conclude Quattro, ed il gruppo degli iniziati si divide.
Tolti gli interni, sono rimasti soltanto sei iniziati: i due Candidi, la Pacifica, e Blackmount, Richard e Gabe, appartenenti alla Fazione degli Eruditi. Li seguo soltanto perchè non ho altro dove andare, dato che Max è occupato in qualcosa di cui non ha voluto rendermi partecipe e non ho voglia di allenarmi. Inoltre, voglio capire cosa diavolo è preso ad Elizabeth poco prima. Si sarà soltanto impressionata. Non può avere paura delle siringhe. L'unico modo per scoprirlo davvero è chiederglielo.
Quando sono sicuro che gli altri sono troppo occupati ad ascoltare Quattro per badare a me, la affianco e lei rallenta il passo per mantenere la distanza dagli altri iniziati. Le afferro il braccio e le osservo le braccia nude, e noto graffi rossi dove prima lei aveva affondato le unghie. Glieli sfioro col pollice, aggrottando la fronte, e lei si ritrae infastidita. La guardo, accigliato e perplesso, esigendo spiegazioni. Ma lei si limita a guardarmi di sfuggita, distogliendo subito lo sguardo per posarlo altrove. Non pensavo di vivere tanto a lungo da vedere Elizabeth senza una risposta pronta.
"Non ho un buon rapporto con le siringhe." mormora, la voce rotta dall'imbarazzo "Ma quello non sembra un ago, assomiglia di più ad una matita eccessivamente appuntita."

Non posso evitare di ridere sommessamente alla sua ironia, e lei mi fulmina con lo sguardo. Ed ecco, la prima paura di Elizabeth si è rivelata prima ancora di averle iniettato il Siero della Simulazione. Lei sospira e si stringe nelle spalle. Ha occhiaie profonde e i suoi occhi, solitamente brillanti, ora sono spenti, come se fosse diventata tutto d'un tratto una macchina. Vorrei baciarla adesso, in questo corridoio male illuminato, per infonderle anche solo un decimo del coraggio che so che ha, ma non posso rischiare tanto, e mi limito ad accarezzarle i capelli. Lei risponde al gesto scuotendo la testa, e mi sembra che i suoi occhi siano lucidi. È una ragazza così diversa dalla Candida spavalda e temeraria che ero solito vedere, che rimango un attimo interdetto.
Quando gli altri svoltano l'angolo, diretti verso la stanza dove si tengono le simulazioni del secondo modulo, Elizabeth mi prende per il colletto e mi spinge con forza al muro. In realtà, il suo concetto di "forza" è così relativo che non sento neanche dolore alla spalla a seguito dell'impatto con la parete di pietra. Per un momento penso che mi voglia dare un ultimo bacio prima della prova, quindi avvicino il volto al suo per venirle incontro, ma lei non si muove e, al contrario, si allontana, i palmi che ancora stringono il tessuto della mia maglietta.
"Promettimi che non guarderai la mia simulazione. So che puoi farlo, me l'ha detto Quattro. Non guardare la mia simulazione, Eric." sibila, ma non ha un'aria minacciosa. Oserei dire che sembra spaventata, se non la conoscessi quel poco che serve a capire che non lo è, ma che vuole soltanto che il concetto sia chiaro. "Devi promettermelo."
"Te lo prometto."

                                                                                                    ***

Sono davanti al pannello di controllo collegato al computer della Stanza delle Simulazioni, che sta inserendo automaticamente i dati di Elizabeth. A breve, dovrò essere capace di vedere le sue più oscure paure e sono così impaziente che non riesco a fermare il ginocchio destro, che continua a ballare inquieto. Guardo nel monitor alla mia sinistra, che mi permette di vedere cosa sta succedendo all'interno della stanza grazie ad una telecamera sul soffitto. Elizabeth è seduta sulla sedia reclinabile, la testa fra le mani, rigida come un tronco d'albero. Quando Quattro si volta verso di lei con la siringa in mano, la vedo sgranare gli occhi, e mormora qualcosa che non riesco a sentire. Anche Max, accanto a me, dice qualcosa, ma io non gli presto attenzione perchè sono troppo occupato ad osservare la Candida mentre appoggia le spalle allo schienale e cerca di rilassarsi. Vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi in preda al panico mentre Quattro preme lo stantuffo della siringa. Lei stringe il bordo del lettino e il suo respiro sembra calmarsi. Le sussurra qualcosa prima che lei si possa assopire, ed io mi avvicino per poter origliare. Non sopporto l'idea che qualcuno sia così vicino alla ragazza per la quale impazzisco. "...e sii coraggiosa." è l'unica cosa che riesco a cogliere. Lo è già, idiota, non c'è bisogno che tu glielo dica.
Guardo il suo volto che passa da un'espressione terrorizzata ad una sempre più stanca, finchè i suoi occhi non si chiudono e la simulazione ha inizio.

Mi sposto su un altro monitor, e la prima cosa che vedo è una stanza talmente luminosa che sono costretto ad assottigliare gli occhi per l'eccessiva quantità di luce.
Poi la noto, Elizabeth è seduta su una sedia di metallo pesante ed ha gli avambracci stretti ai braccioli da una fascetta di cuoio marrone, rivolti all'insù. Anche le sue fragili caviglie sono legate alle gambe anteriori della scranna. Cerca di liberarsi, strattonando con forza le braccia, ma l'unico risultato è che la stretta delle fascette si stringe ancora di più sulla sua pelle, facendo risaltare le vene come piccoli tubicini viola. Elizabeth alza lo sguardo e si osserva intorno visibilmente agitata, ma tutto ciò che la circonda è il bianco più totale. Accanto a lei compare un tavolo di metallo sul quale ci sono vari attrezzi medici, e nello stesso momento in cui lei lo nota, una figura si materializza nella luce. Allargo l'immagine, è una sagoma bassa, vestita con i tipici vestiti della Fazione dei Candidi; una donna sulla cinquantina dai capelli corti e crespi, il naso stretto e gli occhi piccoli, e porta dei guanti di lattice bianco. Elizabeth ansima ed il suo respiro cede il posto al panico.
"Mamma!" grida Elizabeth, mentre la figura avanza a passo spedito verso di lei, l'espressione minacciosa e le labbra sottili contratte in una smorfia furiosa.
Mamma. Per quale motivo sua madre è nel suo Scenario della Paura?
La madre di Elizabeth si ferma davanti a lei e prende un attrezzo dal tavolo di metallo accanto alla sedia. Metto a fuoco, e capisco perchè Elizabeth si sta ora agitando in maniera convulsa sulla sedia. La ragazza digrigna i denti e sibila qualcosa alla madre in modo minaccioso, ma dal suo sguardo capisco che sta vivendo uno dei suoi incubi peggiori.
Ovvio che è così, è il suo Scenario della Paura, dopotutto.
La donna stringe una siringa dal lungo ago in una mano, mentre con l'altra costringe la figlia a guardare mentre la punta le si insinua sotto la pelle. Elizabeth urla, ed è il suono più brutto del mondo. La madre della ragazza lascia che la siringa le penzoli dal braccio e prosegue a inserirne un'altra, poi un'altra ancora, e ancora una terza, sotto lo sguardo angosciato della vittima. Le lacrime di terrore rigano il volto spaventato della piccola Candida, che intanto sta implorando la madre di lasciarla andare. La donna si ferma e si toglie i guanti, gettandoli per terra, per poi tirarle un violento schiaffo in pieno viso. La sedia cade e, quando tocca terra, il pavimento diventa via via più molle, quasi liquido.

Elizabeth si trova ora sott'acqua, con le braccia e le caviglie ancora legate. Tutt'intorno a lei ora non è più bianco, ma blu scuro, quasi nero. Si dimena con più determinazione e su un primo momento le fascette non sembrano voler cedere, ma con un ultimo strattone si libera e nuota disperatamente fino in superficie, i capelli che le fluttuano intorno alla testa in vortici scuri e densi. Ma sembra che la surperficie non arrivi mai, ed Elizabeth si contorce per la mancanza di ossigeno, mentre grossi pesci con gli occhi sporgenti e mille denti rivolti all'insù le cominciano a nuotare intorno. Uno di questi la urta e lei grida, esaurendo l'ultima riserva di aria che le era rimasta. Un altro le addenta la gamba e la trascina verso l'abisso nero sotto di lei, ignorando i suoi vani tentativi di liberarsi dalla stretta del grosso pesce. La ragazza tenta di tirare una gomitata all'animale, ma alla fine sembra perdere i sensi e si lascia circondare dall'oscurità.
"Mai vista una cosa del genere." commenta Max pensieroso, massaggiandosi il mento con le dita "Questa ragazza ha una mente malata."
"Cosa vuoi dire?"  domando incuriosito, aggrottando la fronte, senza staccare gli occhi dallo sguardo vuoto della Candida. Se non avessi visto l'intera scena, penserei che sia morta.
"Voglio dire che è tutto nella sua testa, è lei a creare il suo Scenario della Paura. Perchè dovrebbe avere paura di annegare, se in questa città l'unico lago che abbiamo si è prosciugato centinaia di anni fa? Ha una mente masochista: crea qualcosa per poi averne paura. Non lo fanno in molti." sospira lui, lasciando cadere la mano sul tavolo.
Ha ragione, in questa città non c'è mai stata una quantità così abbondante di acqua, mi chiedo in che modo Elizabeth possa aver immaginato una cosa del genere. E quei pesci, poi, come ha potuto creare una cosa tanto spaventosa?

Non trovo risposta a questa domanda perchè il suo scenario cambia ancora. Intorno ad Elizabeth l'acqua comincia a sparire, e lei cade a terra annaspando più aria di quanto i suoi polmoni possano contenere. La stanza nera nella quale si trova non sembra spaventarla, ma quando un cono di luce proveniente dall'alto illumina la sua figura rannicchiata, il suo sguardo si riempie di angoscia. Intorno a lei si è formata una folla di circa trenta persone, chiudendola in un cerchio silenzioso attorno al cerchio di luce. Riconosco alcuni dei loro volti malamente illuminati da quell'unica fonte di luce, fra di loro c'è anche Quattro, Alice, Samuel, Jonathan... Ci sono anche io, in prima fila. Sono quasi tutti iniziati, o Capifazione, alcuni invece non mi sembra di conoscerli. La folla non cerca di ucciderla, non urla indignata il suo nome, in realtà non sembra voler fare nulla, se non fissarla in silenzio.
Sentirsi osservata, penso, sapevo che era una cosa che non riusciva a sopportare. Il suo volto non è il ritratto del terrore come nelle prime due paure, ma è visibilmente turbata e irrequieta. Fa scivolare lo sguardo da persona a persona, e si sofferma su di me. Mi guardo in giro, Max è sulla soglia della porta e sta parlando con Tori, la nostra tatuatrice, quindi mi volto di nuovo verso il monitor e allargo l'immagine su Elizabeth. Lei si avvicina all'Eric della simulazione e gli sussurra qualcosa, prendendolo per mano. È spaventata, mi dico, e sta chiedendo aiuto a me. Non a Samuel, non a Quattro. A me.
"Eric, fammi passare, per favore. Devo andarmene da questo posto... C'è troppa gente, non posso restare qui." mormora stringendomi la mano ancora più forte. Posso quasi sentire la pressione delle sue piccole dita sulle mie. Il me alternativo la guarda freddo, come se non avesse sentito una sola parola di quello che ha detto. "Eric, non farmi v..."
L'Eric della simulazione la spinge di nuovo, con una violenza che io non avrei mai usato su di lei, dentro il cerchio. Elizabeth sussulta e cade all'indietro, una voragine si forma sotto di lei e vi ci sprofonda. Dimena le braccia in cerca di un appiglio, ma il grosso buco si allarga ancora di più sotto di lei, impedendole di appoggiarsi al bordo. Qualcuno la segue, ma non riesco a capire chi sia.

Atterra in piedi sul cemento, agile come un gatto, e sembra quasi che stia riprendendo a respirare. Poi, però si guarda intorno e una forte brezza le scompiglia i lunghi capelli. Si trova sul tetto di un edificio molto più alto dell'Hancock, e davanti a lei il sole sta tramontando dietro gli edifici della città. Io la trovo una vista spettacolare, quel colore arancione-rosso che invate la città, quell'odore dell'aria fresca della sera che comincia a riempire i polmoni... Ma Elizabeth non sembra pensarla come me. Le sue gambe cominciano a cedere e si stringe nelle spalle, forse cercando di diventare più piccola di quanto già non lo sia.
Ansima terrorizzata, ed io sono troppo concentrato su lei per vedere la figura scura che sta correndo verso di lei. Colui che l'aveva seguita la prende per i fianchi e la solleva da terra. La ragazza urla e scalcia mentre il suo assalitore le blocca le braccia con entrambe le mani. Non riesco ad identificarlo perchè l'immagine non è chiara e ha il volto coperto da un cappuccio, ma dalla sua sagoma alta e snella mi sembra proprio simile a quella di Jonathan. Ma perchè Jonathan dovrebbe essere nello Scenario di Elizabeth?
L'assalitore le lega i polsi con del filo spinato e la getta con brutalità a terra, facendole sanguinare i polsi. Comincia a slacciarsi i pantaloni. Ed ora capisco di che cosa Elizabeth ha davvero paura.
Una vampata di rabbia e di non so che cos'altro mi sale dallo stomaco e sono tentato di uscire dalla stanza per andare a picchiare l'Iniziato, specialmente ora che, nella simulazione, si è inginocchiato accanto a lei e cerca di strapparle la camicia.
"Questa è una paura molto comune fra le ragazze." spiega Max, mentre ritorna al suo posto accanto a me "Quella di essere violentate, dico, non è la prima volta che assisto ad uno scenario simile."
Il modo in cui pronuncia la parola "violentate" alimenta la mia ira. Non riesco a condividere la tranquillità del Capofazione, perchè ora Jonathan sta cercando di spalancare le gambe di Elizabeth, ed io non so cosa darei per poterla rassicurare che è solo una simulazione. E che Jonathan la pagherà, comunque. Elizabeth smette di divincolarsi e comincia a piangere, e questo è anche peggio di sentirla urlare. L'assalitore ride, una risata roca e profonda che non sembra appartenere neanche ad una persona, e le serra la gola con una mano. Il volto della ragazza si fa rosso per lo sforzo di respirare e, con un ultimo e disperato tentativo di liberarsi, gli sferra un poderoso calcio in testa, facendo cadere Jonathan all'indietro. Elizabeth si alza e si sistema velocemente la camicia, poi, con una rabbia pura che non le avevo mai visto negli occhi, caccia il suo coltellino dalla tasca posteriore dei jeans e accoltella lo stupratore alla gola. Poi al petto. Poi in un occhio. Ed è ora che riconosco la mia Elizabeth.
"Uhh, brutale." commenta Max, ed io lo ignoro, perchè potrei finire per tirargli un pugno in pieno volto.
Disperata, Elizabeth tenta di allontanarsi, ma incredibilmente Jonathan si rialza e la raggiunge. La prende di nuovo di peso e la getta oltre il cornicione, ignorando le grida terrorizzate della ragazza. Non solo Jonathan la pagherà, ma farò in modo da rendere la sua vita un inferno.

Sposto lo sguardo sul monitor alla mia sinistra e studio la reazione di Quattro, che guarda l'inerme figura della ragazza sul lettino reclinabile con un'espressione preoccupata e allo stesso tempo sorpresa. Ha avuto questo sguardo durante tutta la Simulazione di Elizabeth. Mi ritrovo ad ingelosirmi anche in una situazione come questa, pensando che il Rigido non ha il diritto di preoccuparsi per lei.
Elizabeth fa un volo di almeno cento piani, prima di atterrare con violenza su un pavimento a specchio che riflette il suo volto angosciato madido di sudore. La stanza sembra quasi quella del primo scenario, completamente bianca e luminosa. Sembra tutto tranquillo e, per alcuni secondi, Elizabeth ha il tempo di riprendere fiato e cercare di calmarsi. Sembra funzionare. Poi un'altra parete formata da un altro specchio le urta con irruenza sulla schiena, sbilanciandola in avanti. La ragazza tenta di correre via, ma un altro specchio si para di fronte a lei e la costringe ad appiattirsi alla parete alle sue spalle. Con un rumore metallico, un quarto specchio si abbassa su di lei, rinchiudendola in una scatola che riflette al sua figura da ogni angolazione. Si rannicchia, portandosi le ginocchia al petto, e comincia ad ansimare in preda al panico, mentre infinite Elizabeth fanno lo stesso. Poggia le mani sugli specchi e si sporge, come se potesse vederci attraverso. Una delle Elizabeth riflesse cambia espressione, sorridendole in modo tagliente. Si volta, e la mia Elizabeth, spaventata e confusa, incontra l'espressione disgustata di un suo altro riflesso. Un terzo, poi, ha il volto rigato dalle lacrime. Uno ha il viso contratto per la rabbia. Ci sono infinite espressioni che si alternano per fissare Elizabeth, ma nessuna sembra avere uno sguardo amichevole.
"Questa, poi." mormora Max avvicinandosi allo schermo, l'aria pensosa "Anche la claustrofobia è una paura comune, ma che significato hanno gli specchi? E tutti quei riflessi?" sbuffa, lasciandosi cadere sullo schienale della sedia girevole. Si passa una mano sul viso. "Capire le ragazze non è mai stato così difficile."

All'improvviso, tutti i riflessi gridano all'unisono, le loro bocche diventano enormi e piene di denti, i loro occhi cavità nere e vuote. Non assomigliano più ad Elizabeth. Ora sono trasformati in volti disumani e spaventosi, e si avventano tutti insieme sulla ragazza terrorizzata, inghiottendola nell'oscurità. Lo schermo del monitor diventa nero ed Elizabeth si sveglia, sedendosi di scatto sul lettino e respirando a fatica. Quattro si stacca dalla macchina e si avvicina a lei, posandole una mano sulla spalla che lei respinge con decisione. Sorrido nonostante la situazione, sono contento che si sia rifiutata di farsi rassicurare da lui.
"Quante sono?" chiede Max distrattamente, digitando codici e numeri sulla tastera davanti a lui.
"Sette." rispondo, distogliendo controvoglia lo sguardo dal monitor, e mi volto lentamente verso il Capofazione "Aghi, annegamento, luoghi affollati, stupro, altezza, claustrofobia e... Specchi." elenco. Pronuncio l'ultima paura con indecisione. Spero di poterla capire, andando avanti con gli studi delle sue simulazioni.
"...Specchi." conclude Max, digitando anche l'utima lettera sulla tastiera. Neanche lui sembra convinto. Poi, però, sorride soddisfatto. "Be', che dire. In media un iniziato ha dalle dieci alle quindici paure. Sette sono un ottimo inizio."
"Penso che lei non la pensi così." mi lascio sfuggire mentre guardo Elizabeth che esce dalla stanza delle Simulazioni e viene sostituita da Alice. Vorrei poter uscire da qui e darle un bacio lungo e rassicurante. Invece devo rimanere qui a guardare le Simulazioni degli altri iniziati. A volte sono così preso da lei che mi dimentico che sono un Capofazione e che ho le mie responsabilità.
"Oh, Eric, non mentire." ride Max al mio fianco, dandomi qualche poderosa pacca sul collo "Non dire che non ti sei divertito."
Il Capofazione ascia la stanza con dei fogli in mano ed io mi ritrovo a dover studiare lo Scenario della Paura della Pacifica.
"No." mormoro in risposta, anche se so che ormai non mi può più sentire "Neanche un po'." 
   
 
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