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Autore: Jasmine_dreamer    17/01/2017    1 recensioni
"La finisci di starmi addosso? Mi perseguiti da settembre, quando l'anno scorso non conoscevi neanche il mio nome!" disse Alexia.
"L'anno scorso eri un cesso, poi non so cosa sia successo!" rispose Parker.
"Si chiamano tette. Ecco cos'è successo, quando ti crescono le tette improvvisamente diventi figa."
Lui rise: "Guarda che le tette non c'entrano, contribuiscono, ma non sono loro la causa del tuo cambiamento. Quando ti ho vista ho pensato che eri una favola."
Sul sorriso di Alex comparve un sorriso dolce e pensò a quanto fosse carino Parker. Poi si ricordò che era Parker e disse: "Non mi compri con due parole in croce, sai?"
"Oh che strano, sembrava di si."
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quando tornò a casa Jessica le chiese: "Alex, cosa c'è?"
Ma lei non le rispose.
"Alexia, ti ho fatto una domanda!"
"Perché non mi hai detto che si sarebbe trasferito?" Urlò arrabbiata e con le lacrime agli occhi.
In quel momento Jessica alzò gli occhi guardando dietro le spalle della figlia.
Alexia si voltò e vide Nick dietro di lei.
Scoppiò a piangere e corse nella sua camera.
Nick bussò alla sua porta.
"Vattene!" strillò.
Ma lui entrò comunque e si sedette sul letto.
"Piccola peste.." disse posando la mano sulla spalla della sorellina che era distesa sul letto a piangere.
Lei, sorprendendolo, lo abbracciò e sprofondò nel suo petto: "Perché mi lasci?!"
Lui la strinse: "Vuoi che io rimanga?"
"No, l'amore della tua vita non sono io!"
"Tu e mamma resterete sempre i più grandi amori della mia vita. Te lo giuro, Alex."
Lei lo guardò disperata.
"Io non ci riesco." disse alzandosi: "Ora chiamo Nancy e le dico che non parto."
"No, Nick..." disse afferrandolo per la mano: "Se devi andare con lei, va'."
"Ma tu stai così, come faccio a partire e saperti così?"
"Vai, io starò bene."
"Piccola peste." disse sedendosi e stringendola con gli occhi gonfi di lacrime.


Il telefono squillò e rispose Jessica.
"Pronto."
"Jessica sono Parker, Alexia sta meglio?"
"No, ci sta da schifo per questa storia della partenza."
Dall'altro capo del telefono Parker esitò: "Io la ammazzo, è tornata per portarle via la persona a cui tiene di più."
"Lei ama mio figlio, Alex non ce l'ha con lei. Credo che soffra perché da quanto Johnny è morto lei ha fatto completamente affidamento su Nick, e ora vederlo andare via la sta uccidendo."
"Mi sento così inutile, non so davvero cosa fare."
"Vuoi venire a cena da noi questa sera?"
"Vabene, tra quindici minuti sono lì."
"Ok, a dopo." 
Jessica riattaccò e iniziò a preparare la cena.
Poco dopo suonarono il campanello.
Jessica andò ad aprire: "Alex è in camera sua."
Parker bussò alla porta e quando Alexia andò ad aprire se lo trovò addosso che la abbracciava, mentre lei ancora piangeva.
"Mi dispiace, mi dispiace." disse lui.
Lei cadde in terra trascinandolo giù con lei.
A Parker veniva da piangere vedendola così distrutta.
"Sfogati." disse accarezzandole i capelli.
Alexia singhiozzava sempre più forte.
"Mi lasceranno tutti." disse lei.
"Io no, io sono qui." sussurrò Parker stringendola più forte.
Lei lo strinse a sua volta.
"Io la ammazzo, giuro, è venuta per distruggerti?"
"Parker.." disse lei staccandosi: "Lascia perdere."
Con la manica si asciugò le lacrime.
"Io non ce la faccio a vederti così." disse prendendole la mano e guardandola negli occhi.
Alex si accorse di quanto il suo sguardo fosse dolce e protettivo.
"Parker..." disse.
Lui le fece un mezzo sorriso triste: "Vorrei provare io la tua tristezza per non farla provare a te."
Lei appoggiò le spalle al letto e chiuse gli occhi: "Mi dispiace tu mi abbia vista così.." poi abbozzò un sorriso: "Immagino di sembrare un panda."
Lui ricambiò il sorriso: "Beh, si.. ma sei comunque bellissima."
"Grazie Parker, davvero."
"Non ringraziarmi."
Poi Nick irruppe nella camera: "Ragazzi è pronta la cena."
Parker si alzò e, sorridente, allungò la mano verso Alex che ricambiò il sorriso e afferrò la sua mano che la aiutò ad alzarsi.
"Cosa si mangia, mamma?" strillò Alexia scendendo le scale.
"Parker sei magico?" disse ridendo: "Polpettone e patate al forno."
"Gnam!" disse Parker sedendosi accanto ad Alexia.
Nick, Jessica, Parker e Alex passarono tutta la sera a ridere e scherzare.
Di tanto in tanto Alexia e Parker si scambiavano degli guardi e dei sorrisi, che non passarono inosservati a Jessica e Nick che, una volta finito di sparecchiare e lavare i piatti, andarono a letto lasciandoli soli a guardarsi un film.
In televisione c'era Shutter Island, uno dei film preferiti da Alex, ma Parker sembrava guardasse più lei del film stesso.
Lei che piano piano si appisolò sulla sua spalla fino ad addormentarsi.
Finché non si addormentò anche lui, per poi svegliarsi alle dieci della mattina dopo dal suono del cellulare.
"Pronto?" disse assonnato.
"Ma dove sei?" chiese Nancy.
"Da Alex.. ma perché che ore sono?" chiese dopo essersi accorto che era mattina.
"Le dieci, Parker."
"Mi sono addormentato. Ci vediamo a pranzo, ciao." disse riattaccando.
Alexia si stiracchiò.
"Ma che è successo?"
"Niente, abbiamo ancora tutti i vestiti addosso." 
Alex gli tirò uno schiaffo sul petto: "Cretino!" 
Lui rise e lei pure a sua volta.
"Ma che ore sono?" fece lei.
"Le dieci e cinque." 
"Mamma è a lavoro, perché non ci ha svegliato?" 
"Ha capito che dormivi profondamente per come russavi e quindi ha deciso di non disturbarti."
"Io non russo!" disse Alex offesa.
Lui annuì.
Lei lo guardò male e lui scoppiò a ridere: "Ma Rattatà, se ho dormito tutto il tempo come faccio a sapere se russi o no?"
"C'è un momento della giornata in cui non fai il cretino?"
Lui fece finta di pensarci portandosi una mano al mento: "Mmh, no.. Almeno ti faccio ridere!"
"Questo lo credi tu!"
"Ieri hai ricominciato a ridere quando c'ero io, non mentire a te stessa, Alexia!" disse lui mettendosi a braccia conserte.
Lei rise: "Quanto sei stupido."
"Dai, andiamo a fare colazione!" disse Parker balzando in piedi.
"Parker, devo lavarmi, cambiarmi e truccarmi!"
"Lo farai dopo!"
Lui allungò una mano verso di lei.
Lei scosse la testa e la afferrò: "Sono impresentabile."
"E smettila di fare la modesta!"
"Non è fare la modesta, sono davvero impresentabile!"
"Sì, sì. Sali in macchina dai."
"Sei proprio antipatico!" fece lei salendo in macchina.
Lui rise. Ma rideva sempre quel ragazzo?
Parker mise i System of a Down, e Alex iniziò a cantare a squarciagola.
"Parker, canta!"
"Ma faccio schifo!"
"Canta!" 
Lui scosse la testa e cominciarono a cantare assieme, ridendo.
Una volta arrivati e spenta la radio, Alex disse: "Beh effettivamente fai un po' schifo."
"Lo so!" fece aprendo la portiera.
Lei rise e scese dalla macchina a sua volta.
Entrarono al bar e ordinarono dei pancakes alla nutella.
"Per un attimo ho creduto prendessi la piadina con il salame e la maionese."
"Ma come sei simpatico!"
Risero assieme.
Una volta finito di fare colazione Parker la accompagnò a casa e poi andò a casa sua.
Non appena chiusa la porta Alexia sorrise, senza un apparente motivo.
   
 
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